martedì 1 marzo 2022

Cronache dagli anni senza Carnevale/723. Si vedono terreni inzuppati di pioggia e stelle di marzo

 

 


L’inverno gira la pagina, una pagina di gelo e guerra, inizia a disfarsi la fitta trama di brina, anche se cade ancora la neve sui disperati che fuggono dalle loro case, la primavera ha iniziato a gettare le gemme sui rami e si prepara l’inverno triste al suo addio.

Oggi vado a ripescare una poesia di Ingeborg Bachmann che ho sempre amato e che ho già pubblicato sul blog.

 

Stelle di marzo


Ancora la semina è lontana. Si vedono
terreni inzuppati di pioggia e stelle di marzo.
Nella formula di pensieri infecondi
si configura l’universo seguendo l’esempio
della luce, che non sfiora la neve.

 

Sotto la neve ci sarà anche polvere
e, non disfatto, il futuro nutrimento
della polvere. Oh il vento che si leva!
Altri aratri dirompono l’oscurità.
Le giornate tendono a farsi più lunghe.

Nelle lunghe giornate, non richiesti,

veniamo seminati entro quei solchi storti
e diritti, e si eclissano stelle. Nei campi
prosperiamo o ci corrompiamo a caso,
docili alla pioggia, e infine anche alla luce.

 

 

Sapremo essere docili alla pioggia? Vogliamo esserlo? Abbandonarsi agli elementi, cercare un rifugio, accendere il fuoco, preparare il cibo. Tutti gesti normali, di una normalità che non tutti nel mondo possono permettersi, dipende dal tempo e dal luogo dove il caso ci ha destinati alla nostra nascita. Questa è la Cronaca breve numero 723 di martedì 1 marzo del primo anno di guerra e del terzo anno senza Carnevale. La poesia di Ingeborg Bachmann è tratta da Poesie, traduzione di Maria Teresa Mandalari, Guanda 1988

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