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venerdì 22 gennaio 2016

Cercare l'iconografia interiore adatta alla propria vita

Il Libro rosso racconta come Jung è diventato Jung. Ciò che più ha toccato i lettori è stato il senso di assertività che comunica, incoraggiando ciascuno ad affrontare la propria esperienza, a scorgere il valore di questa impresa, a comprendere che per quanto folli possano essere sogni e fantasie rientrano comunque nel registro umano e c'è qualcun altro che ne ha avute di simili e si è preso la briga e ha avuto la pazienza di cercare di capirle. Ha dato ai lettori la sensazione di non essere soli. Quindi, a mio parere, il suo successo non riguarda né la psicologia di Jung né una sua particolare cosmologia. Il senso è che vale la pena appoggiarsi alla propria esperienza per spingersi più avanti in una qualsiasi iconografia interiore adatta alla propria vita.

frammento dell'intervista di Silvia Ronchey a Sonu Shamdasani
Repubblica 16 novembre 2015

C.G. Jung
Il Libro Rosso
Liber Novus
a cura di Sonu Shamdasani
traduzione di Anna Maria Massimello, Giulio Schiavoni e Giovanni Sorge
Bollati Boringhieri 2010


mercoledì 10 settembre 2014

Scrivere è addentrarsi in una zona d'ombra interna

C’è un “essere-pilota” dentro di noi che lavora costantemente all'integrazione dell’esperienza attraverso il racconto della nostra esistenza. Non si tratta di prendere coscienza, ma di integrare, interpretare, modificare i fatti della vita. 
«Il mio essere-pilota, il mio essere-scrittore mi racconta la vita e io sono il suo lettore» dirà un giorno elaborando le sue idee sullo scrivere. Cercare la fedeltà al vero è illusorio. Come è illusorio pretendere di ridurre l’individuo a un unico io. C’è una moltitudine di io dentro la singola persona e gli avvenimenti raccontati attraversano necessariamente la distorsione dovuta alla compresenza di tanti se stessi in questa folla. La modificazione deriva anche dal fatto che ricordiamo avvenimenti passati attraverso la consapevolezza del presente e comunque l’essere-pilota non agisce alla luce del sole, ma in una zona d’ombra interna. È in quel punto oscuro alla coscienza che l’essere-scrittore pesca le sue storie e i suoi ricordi filtrati. Talvolta avvelenati. Marguerite, rimasta fredda rispetto a Freud e a Lacan, ha incontrato Jung ed è stato un colpo di fulmine.

(Questo è un passaggio fondamentale del bellissimo romanzo biografico o biografia romanzata che Sandra Petrignani ha dedicato a Marguerite Duras)

Sandra Petrignani
Marguerite
Neri Pozza 2014

lunedì 5 maggio 2014

La creatività è un campo coltivato a maggese

...leggere con gli occhi fissi può essere una necessità
(...)
vorrei invitarli (i lettori) a scovare un autore. Un principe indiano scomparso nel 1989, allievo di Winnicott, faceva lo psicoanalista a Londra e si chiamava M. Masud R. Khan. Ha scritto poco, ma ogni suo libro è un po' una pietra miliare. In un saggio intitolato: The Privacy of the Self, pubblicato a Londra nel 1974, diceva, tra le altre cose, che "la creatività è un campo coltivato a maggese". Un luogo dove si aspetta. Si aspetta per capire le cose. Si fa riposare il campo per poi seminarlo con miglior profitto. Aspettare è dunque tutto. Soprattutto nella lettura, e nella comprensione dei testi; aspettare che gli occhi si fermino su un segno, su un verbo, su un termine palindromo, a guardarlo. Lasciando che il tempo ci regali il senso delle cose.

Sette Corriere della Sera giovedì 1 maggio 2014

Ci vuole tempo per leggere, per capire, per imparare. 
Ci vuole tempo vuoto e anche la noia per rendere fertile la nostra immaginazione.
Grazie a Roberto Cotroneo che ci ha regalato le sue intense riflessioni sul valore del tempo e della lentezza e la bella citazione di Masud Khan

martedì 1 ottobre 2013

Le due case di Jung

Küsnacht è un villaggio a otto chilometri da Zurigo. Dalla città si raggiunge in dodici minuti di treno. Ci si arriva anche in vaporetto e dal vaporetto si può effettivamente vedere, facendosela indicare, la ricca villa di Jung, dove oggi vivono ancora gli eredi. E’ vicinissima all’acqua, e intorno e in lontananza il contorno delle montagne. L’ingresso è al numero 228 della SeeStrasse, la strada principale che da Zurigo corre verso sud lungo il lago fino a Rapperswil. Il cancello è sempre spalancato, per permettere, forse, agli ammiratori del grande psicanalista scomparso nel 1961 di entrare in giardino, fare qualche passo lungo il vialetto d’ingresso punteggiato di conifere nane, scattare fotografie, leggere la celebre frase che Jung stesso volle scolpita sull’architrave del portoncino: Vocatus atque non vocatus deus aderit, cercato o no il dio verrà. Non è una dichiarazione di fede cristiana. Risale all’oracolo di Delfi e la parola dio va intesa come «domanda ultima». Spiegò Jung in un’intervista: «Misi quell’iscrizione per ricordare ai miei pazienti e a me stesso che “il timore di Dio è l’inizio della sapienza”» come dice il Salmo. E perché: «Tutti i fenomeni religiosi, che non siano meri rituali della Chiesa, sono strettamente intrecciati con le emozioni».

frammento di un articolo di Sandra Petrignani del 20/8/2011

domenica 25 novembre 2012

La Recherche di Musatti


Mentre passeggiavo con il naso per aria non lontano da casa e pensavo a com’era bella la trattoria che ha chiuso l’anno scorso e adesso è diventata un’hamburgeria (esisterà mai questa parola?), sono finita in braccio alla signora Angela che fino all’anno scorso, pure lei, aveva una bellissima bancarella di libri usati sui Navigli. Così abbiamo parlato, anche con lei, dei bei vecchi andati e della passione condivisa dei vecchi libri di carta. Lei mi ha ricordato quanti libri mi ha venduto e in particolare una bella edizione Einaudi in cofanetto, che risale agli anni Cinquanta del secolo scorso, appartenuta al decano della psicoanalisi Cesare Musatti. Che emozione quando, ancora anni fa, lei mi aveva raccontato dei numerosi volumi appartenuti allo psicoanalista e che erano finiti nelle mani di un suo collega, forse soprannominato Il turco o forse il greco, che ne aveva comperati e rivenduti a centinaia. Questa storia è raccontata anche da Sandro Gerbi sul Corriere della Sera, perché lo scrittore Andrea Kerbaker ne era venuto in possesso di circa ottocento, molti dei quali con dedica. All’epoca un po’ lo avevo invidiato, ma sono molto contenta della mia Recherche. Mi chiedo perché questa soddisfazione sia legata proprio e soltanto ai libri di carta. Ma in fondo mi importa poco saperlo. L’importante è che i libri ci siano.

E.P.

venerdì 7 settembre 2012

La verità dell'esistenza

Nell'inconscio è custodita la verità dell'esistenza, nell'io e nella sua progettualità, l'illusione concessa all'individuo per vivere.

Umberto Galimberti