Spira sempre un vento da Occidente verso ora di pranzo,
un vento che non appartiene alla città non silenziosa, un vento che sconquassa
i passanti, i rami ancora spogli e gli uccellini che si muovono perché già
sentono la primavera. Ma neanche questo vento occidentale riesce a tenere a
bada le spire della guerra che si levano dal fronte orientale e all’improvviso
sembra che non siano passati i decenni, che la seconda guerra mondiale sia appena terminata, che non siano crollati il muro di Berlino e l’Unione Sovietica. Ma cosa
ne può sapere il vento dei nostri tormenti terreni? Così mi lascio guidare
dalle folate e dalla mia immaginazione per cercare tracce di una pace che
stiamo perdendo e che davamo per scontata.
Nessun riparo
Il vento sceglie solo
il vento come compagno
di strada. Inutile cercare
di infilarsi tra le folate,
il vento sa sempre quando
è tempo di andare o tempo
di sparire. Solo noi restiamo
fermi, spaventati, non abbiamo
capito, non capiamo perché
il vento soffia quando noi
siamo distratti e ci porta
con sé prima che sappiamo
dire come. Alzo lo sguardo,
copro il viso. È una bufera
che si avvicina e non ci
sono ripari in questa città
e da nessuna parte nel
mondo intero.
Un altro lunedì di guerra è trascorso e questa Cronaca
736 di lunedì 14 marzo del terzo anno senza Carnevale si consola insieme a me
scrivendo e leggendo poesia.
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