sabato 31 agosto 2019

le cose che esistono nel solo istante in cui guardiamo

A Biskra, una sera di leggera brezza calda, quando sono arrivato aleggiava un aroma di polvere e caffè, il fumo di un falò di cortecce, l’odore della pietra, del montone. Me ne appropriai. Come ci si regala un paesaggio. Questo è l’essenziale, quando viaggiamo su queste rive: concederci quello che non potremo mai portarci via, che esiste nel solo istante in cui guardiamo, e che non fa parte dei ricordi ma del piacere di vivere. Piccole cose, come per esempio l’ultimo palpito della luce prima di mezzogiorno. Perché, direbbe Leila, “la vita è un frammento di nulla.


Jean-Claude Izzo 
Aglio, menta e basilico
traduzione di Gaia Panfili
e/o 2012

venerdì 30 agosto 2019

La città delle estati e l'inverno dei volti

Con animo furente hai navigato lontano dalla casa paterna, varcando le doppie rocce del mare, e abiti una terra straniera.
Medea 

Da cinque giorni la pioggia colava senza tregua su Algeri, aveva finito per inzuppare persino il mare. Dall'alto d’un cielo che sembrava inesauribile s’abbattevano sul golfo incessanti acquazzoni, tanto spessi da diventare vischiosi. Nella baia senza contorni, il mare si gonfiava grigio e molle come una grande spugna. Ma la superficie delle acque sembrava quasi immobile sotto la pioggia costante. Solo di tanto in tanto un largo moto impercettibile sollevava sul mare un vapore torbido che veniva ad approdare al porto, sotto la cinta dei viali inzuppati. Anche la città, con tutti i suoi muri bianchi gocciolanti d’umidità, esalava un vapore che veniva incontro al primo. Da qualunque parte ci si voltasse, sembrava che si respirasse acqua: l’aria insomma si beveva. Io camminavo di fronte al mare affogato; aspettavo, in quell'Algeri decembrina che per me rimaneva la città delle estati. Ero fuggito dalla notte d’Europa, dall'inverno dei volti. Ma anche la città delle estati s’era vuotata delle sue risa e mi offriva solo schiene curve e lucenti. La sera, nei caffè violentemente illuminati in cui mi rifugiavo, leggevo la mia età su visi che riconoscevo senza poter dar loro un nome. Sapevo soltanto che erano stati giovani con me e non lo erano più.



Albert Camus
L'estate e altri saggi solari 
Ritorno a Tipasa
in Saggi letterari
traduzione di C. Pastura, S. Perrella, S. Morando, E. Capriolo
Bompiani 1966

giovedì 29 agosto 2019

Edipo è il primo romanzo noir

Patrick Raynal si dilungava su questo rapporto di filiazione: “Se definiamo brevemente la scrittura noir, l’ispirazione noir come uno sguardo sul mondo, uno sguardo sul lato oscuro, opaco, criminale del mondo, pervaso dall'intensa percezione della fatalità che ci portiamo dentro e che nasce dal fatto che l’unica cosa che sappiamo veramente è che moriremo, allora sì, dico che l’Edipo è il primo romanzo noir.

Jean-Claude Izzo 
Aglio, menta e basilico
traduzione di Gaia Panfili
e/o 2012

mercoledì 28 agosto 2019

Una geografia delle felicità possibili

Non so cos'ero venuto a cercare a Santa Cruz, quel giorno. Ma quello che trovai lì mi andò bene. La quiete. Forse perché mi era bastato chiudere gli occhi perché il paesaggio mi entrasse dentro fino a diventare mio. Allora ho capito che sarebbe rimasto in me ovunque fossi andato. Ho capito dopo, in altri porti, in altre città di questo Mediterraneo, che sarebbe stato sempre così. Che quello che avevo scoperto non era il Mediterraneo preconfezionato che ci vendono i mercanti di viaggi e di sogni facili. Quello che offriva, che mi offriva il mare non era nient’altro che una felicità possibile. Di sicuro, anche altrove sarebbe stato sempre così. E così, nel corso degli anni, mi sono creato una geografia delle felicità possibili. In questa geografia rientra Biblo. Yazid, un pescatore incontrato al porticciolo, mi aveva raccontato la leggenda di Adone. Una leggenda fenicia. Il primo giorno di primavera, Adone morì alle sorgenti del fiume che oggi porta il suo nome, fra le braccia di Astarte. Il suo sangue fece nascere gli anemoni e tinse di rosso il fiume dalle acque ferruginose. Allora le lacrime di Astarte caddero a pioggia sulla natura al risveglio, e ridiedero vita all'amante. Un tempio ai piedi della grotta di Afqua, innalzato dai fenici, le rende omaggio. Ero venuto a vedere proprio quel tempio. Un tempio dell’amore. Della fedeltà. Ero solo.

Jean-Claude Izzo 
Aglio, menta e basilico
traduzione di Gaia Panfili
e/o 2012

martedì 27 agosto 2019

le città del Mediterraneo

Di ritorno dal Cairo, Flaubert scrisse a un amico: “Ho acquisito la certezza che le cose previste accadono di rado”. Nelle città del Mediterraneo è spesso così. Non trovi mai davvero quello che eri venuto a cercare. Forse perché questo mare, i porti che ha generato, le isole che culla, le linee e le forme delle sue rive rendono la verità inseparabile dalla felicità. L’ebbrezza stessa della luce non fa che esaltare lo spirito di contemplazione. L’ho scoperto a casa mia, a Marsiglia. Vicino alla baia des Singes, ben oltre il porticciolo di Les Goudes, all'estremità orientale della città. Ore e ore a guardar passare nello stretto di Les Croisettes le barche di ritorno dalla pesca. È qui, e in nessun altro posto, che queste mi sembrano, mi sembreranno sempre le più belle. Ore e ore ad attendere quel momento, più magico di qualsiasi altro, in cui un cargo entrerà nella luce del sole al tramonto sul mare e vi scomparirà per una frazione di secondo. Il tempo di credere che tutto è possibile. Qui non pensiamo. Dopo. Soltanto dopo pensiamo a tutte le ore della vita in cui avremmo dovuto imparare, e a quelle in cui avremmo dovuto dimenticare. Certo, è raro che un’intera vita possa trascorrere così, nella contemplazione.


Jean-Claude Izzo 
Aglio, menta e basilico
traduzione di Gaia Panfili
e/o 2012