Cerco nel quaderno delle citazioni parole
scritte da altri per nutrire queste povere Cronache che parlerebbero ormai solo
di guerra. Recupero questa bella citazione di Juan Cobos Wilkins, un frammento
dell'intervista online pubblicata su La
Tribuna di Albacete in occasione dell'uscita del libro Para qué la poesía?
“Perché la poesia?
Per guarire, per vivere, per sopravvivere,
per convivere, per rinascere.
Fino a questo momento della mia vita, e in
questo momento, ci credo, lo affermo.
E l'ho sottoscritto in questo libro.
La poesia, la musica ... L'arte è una
roccaforte, un'isola per il naufrago, un ponte sospeso nel vuoto, una mano
sulla spalla a consolare la solitudine. L'arte emana e genera una potenza
emotiva sfuggente, che, come una Pietà, ci sostiene”.
Questa è la versione originale e la
traduzione è mia
Para qué la poesía? Para sanar, para vivir,
para sobrevivir, para convivir, para renacer. Hasta este momento de mi vida, y
en él, así lo creo. Lo afirmo. Y lo firmo en este libro. La poesía, la
música... El arte es un bastión, una isla para el náufrago, un puente colgante
en el vacío, mano en el hombro para la soledad. Emana y genera un inaprensible
poder emocional, e, igual que una Pietá, nos sostiene.
Così, nonostante la primavera che incombe stonata in
queste settimane di guerra, mentre l’inverno si ritira, mentre il vento
continua a sconquassare le strade e i rami, mentre la pioggia ancora si
nasconde, l’arte è l’unico rifugio per la nostra anima, perché il mondo è un
luogo inospitale, perché l’umanità è inospitale. Stranieri a noi stessi,
intrappolati nella guerra tra bene e male, prima ancora che nella guerra
tout-court, ecco che le nostre anime si ripiegano sotto le ali del tempo e
vorrebbero essere altrove, non qui, non oggi. Che è mercoledì 16 marzo del
terzo anno senza Carnevale e del primo anno di guerra e questa Cronaca 738 sta
con me, naufraga sull’isola che ci offre una temporanea salvezza.
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