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martedì 4 giugno 2013

L'ebbrezza della luce

Di ritorno dal Cairo, Flaubert scrisse a un amico: "Ho acquisito la certezza che le cose previste accadono di rado". 
Nelle città del Mediterraneo è spesso così. Non trovi mai davvero quello che eri venuto a cercare. Forse perché questo mare, i porti che ha generato, le isole che culla, le linee e le forme delle sue rive rendono la verità inseparabile dalla felicità. L'ebbrezza stessa della luce non fa che esaltare lo spirito di contemplazione.
L'ho scoperto a casa mia, A Marsiglia. Vicino alla baia des Singes, ben oltre il porticciolo di Les Goudes, all'estremità orientale della città. Ore e ore a guardar passare nello stretto di Les Croisettes le barche di ritorno dalla pesca. È qui, e in nessun altro posto, che queste mi sembrano, mi sembreranno sempre le più belle. Ore e ore ad attendere quel momento, più magico di qualsiasi altro, in cui un cargo entrerà nella luce del sole al tramonto e vi scomparirà per una frazione di secondo. Il tempo di pensare che tutto è possibile.

Jean-Claude Izzo
Aglio, menta e basilico.
Marsiglia, il noir e il Mediterraneo
(Mediterraneo delle felicità possibili/1)
traduzione di Gaia Panfili
edizioni e/o 2006


sabato 28 luglio 2012

Estate, Marsiglia, felicità

Ridiscese di alcuni metri poi si sedette sull'erba, all'ombra di un boschetto di oleandri. Si lasciò invadere dall'aria calda e profumata.
Di fronte a lui il forte di Saint-Jean, l'antico comando degli Ospedalieri di Gerusalemme. Pareva che la luce volesse saziarsi del rosa delle sue pietre. Ne lambiva le più piccole asperità con lo stesso piacere con cui si assapora un gelato al lampone.
Più in basso la stretta imboccatura, un tempo passaggio strategico per accedere al Vieux Port. Appena superata i velieri prendevano lo slancio verso la rada. 
Con lo sguardo seguì uno dei traghetti che ritornava, vuoto, dalle isole del Frioul  e dal castello d'If. Sarebbe andato a ormeggiare al molo davanti alla Canebière, che da lì intravedeva appena...
Tirò fuori da un tascapane un panino con tonno, pomodori e olive e iniziò a mangiarlo facendo estremamente attenzione a non farsi sgocciolare l'olio sulle dita. Continuando a masticare si lasciò invadere dalla felicità, quella semplice, incomprensibile, che dal cielo scende sul mare.

Jean-Claude Izzo
Marinai perduti
traduzione di Franca Doriguzzi
edizioni e/o 2001