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lunedì 5 maggio 2014

La creatività è un campo coltivato a maggese

...leggere con gli occhi fissi può essere una necessità
(...)
vorrei invitarli (i lettori) a scovare un autore. Un principe indiano scomparso nel 1989, allievo di Winnicott, faceva lo psicoanalista a Londra e si chiamava M. Masud R. Khan. Ha scritto poco, ma ogni suo libro è un po' una pietra miliare. In un saggio intitolato: The Privacy of the Self, pubblicato a Londra nel 1974, diceva, tra le altre cose, che "la creatività è un campo coltivato a maggese". Un luogo dove si aspetta. Si aspetta per capire le cose. Si fa riposare il campo per poi seminarlo con miglior profitto. Aspettare è dunque tutto. Soprattutto nella lettura, e nella comprensione dei testi; aspettare che gli occhi si fermino su un segno, su un verbo, su un termine palindromo, a guardarlo. Lasciando che il tempo ci regali il senso delle cose.

Sette Corriere della Sera giovedì 1 maggio 2014

Ci vuole tempo per leggere, per capire, per imparare. 
Ci vuole tempo vuoto e anche la noia per rendere fertile la nostra immaginazione.
Grazie a Roberto Cotroneo che ci ha regalato le sue intense riflessioni sul valore del tempo e della lentezza e la bella citazione di Masud Khan

giovedì 26 settembre 2013

Temporali della scrittura

Con il tempo ho cambiato modo di scrivere. Con il tempo ho tolto tutto quello che non serviva. Ho imparato a inquadrare, sono tornato all’essenziale. I miei prossimi libri li porterò addosso come vestiti leggeri, saranno incollati alla mia pelle, saranno la mia pelle.
Se oggi si scrivono pochi buoni libri non è perché si scrive male. Ma è perché solo pochissimi sanno liberarsi di antiche paure per scrivere romanzi degni di questo nome. Le storie, i racconti, i romanzi, sono come temporali. Non sai quanto durano, ma sai che finiranno. Non sai quanti lampi, e tuoni ci saranno, come non puoi sapere che direzione prenderà la pioggia e neppure come sarà la luce. Potranno scoppiare di notte, potranno essere estivi, o arrivare in pieno inverno, magari in alta montagna. Ma sarà acqua che ti arriva addosso, mentre tutto attorno si ferma, mentre un cielo sconosciuto ti sta parlando.
Ecco, dovessi tenere questa mattina una lezione di scrittura comincerei dai temporali. Scrivete come foste dentro un temporale. E aspettate che passi, per capire chi siete diventati, perché se un vostro racconto sa dirvi chi siete diventati allora non c’è bisogno di imparare a scrivere. Sapete già scrivere.

Roberto Cotroneo
frammento del post del 23 giugno 2013


giovedì 19 settembre 2013

Scrivere romanzi è questo

Ma scrivere romanzi è questo. È una disciplina emozionante, è una libertà rigorosa. È una teologia della parola. È un mondo che prima non c’era. E di cui sei fiero. E sono pagine di vita che ti vengono restituite ogni volta, e ogni volta ti raccontano cose nuove. E ti viene solo voglia di ricominciare, per poi correggere, per poi ripensarci, e ancora limare, e dire: questo so fare, questo è quello che mi è stato chiesto. E questo continuerò a fare perché ogni romanzo mi cambia, e ogni romanzo mi parla. Sapendo che mai come in questo momento della mia vita fare vuol dire essere: questo so fare perché questo so essere.
E l’essere e il fare sono esattamente la stessa cosa.


Roberto Cotroneo
frammento del post del 2 luglio 2013

giovedì 29 agosto 2013

La letteratura è qualcuno con cui correre

Lasciamo i libri dove devono stare, non inquiniamo per favore un lavoro di solitudine e interiorità, l’unico rimasto. L’unico che ti permette di isolarti davvero, che ti permette di non dover rispondere a niente e a nessuno, l’unico lavoro che puoi fare da solo in riva al mare con un foglio e una biro qualsiasi, se lo vuoi.
La scrittura è vita e sofferenza, ed è tempi morti, spesso molto lunghi. È capacità di raccontarsi e al tempo stesso pudore nel raccontarsi. La letteratura, parafrasando un autore da me molto amato, David Grossman, è qualcuno con cui correre: un te stesso nuovo che corre accanto a te, e ti spiega il passato, e ti insegna il futuro.


Roberto Cotroneo 
frammento del post dedicato al talent show per scrittori

mercoledì 28 agosto 2013

Il silenzio che cammina tra i libri

Guardo la mia biblioteca e sento il silenzio che cammina tra i libri. E riporta a paesaggi lontani, sorprende come una nevicata di agosto.

Roberto Cotroneo
tweet del 22 agosto 2013

venerdì 23 agosto 2013

Ossessione e creatività

Oggi copio un post dello scrittore Roberto Cotroneo sulla creatività.
Il suo blog merita una lettura costante.


È motore immobile. Solo l’ossessione può spingere la creatività a farsi sostanza. A trasformare idee e pensieri in qualcosa di comunicabile agli altri. L’ossessione è l’opposto del nulla, del niente. L’ossessione è la creatività allo stato più grezzo. Non c’è romanzo vero che non nasca da un’ossessione iniziale. Non c’è opera musicale che non risuoni prima, come un’ossessione, nella mente del compositore. Non c’è pittura sacra che non obbedisca all’ossessione della purezza e della perfezione ultima, e non c’è torre, città, castello che non sia costruita seguendo il filo ossessivo della protezione assoluta, oppure, a maggior ragione della inespugnabilità. L’ossessione è forza interna inconfessabile, l’ossessione va plasmata come fosse creta, resa tollerabile, perché si possa continuare a vivere normalmente. L’ossessione diventa arte, letteratura musica perché non si trasformi in follia, in melanconia, in sofferenza. L’ossessione è scardinare il centro dal suo sito, irrompere nel nulla, scacciare il niente. È una malattia da cui esci soltanto se impari a riconoscerla. Ma se non ci riesci, diventa una torre d’avorio, e  la tua voce non ha più possibilità di uscita.

giovedì 9 maggio 2013

Scrivere romanzi è imparare a leggere l'atlante della faccia oscura della luna

Scrivere romanzi è come imparare a leggere l'atlante della faccia oscura della luna. È fantasticare su qualcosa che nessuno può vedere.

Roberto Cotroneo
Tweet di un discorso amoroso
Lorenzo Barbera editore 2013


domenica 5 maggio 2013

Il vento parla una lingua che conosco bene

Non siamo più abituati alla variabilità del tempo. All'idea che il cielo possa cambiare all'improvviso, come una piccola prova che ci riserva il destino. Cerchiamo stabilità nel tempo e fingiamo di essere variabili, duttili e sorprendenti nella vita di ogni giorno. È del tutto inutile. Il tempo che cambia è un modo dell'attesa, sono i colori che virano, i movimenti delle nuvole quando le nuvole sembrano parlarsi una con l'altra; il tempo che cambia è il vento quando si alza e vuole suggerirti le cose, e qualche volta sembra conosca le tue parole, e altre parole in lingua straniera, la lingua lontana da cui proviene e da cui prende il nome.
Non siamo più abituati ai profumi che cambiano quando tutto prende a inumidirsi e quando il sole, intermittente, sembra lanciare segnali Morse a un mondo che non sa decifrarli. Non sappiamo accogliere la pioggia addosso senza correre per proteggerci dall'acqua, e non sappiamo guardarla, per capire se è perpendicolare come antichi dadi persiani, o se è obliqua, come in certe storie che scrive Gabriel Garcia Márquez. Se è incerta o decisa, se divide il cielo con il sole o invece scurisce le ombre e si colora di verde o di giallo. Oggi il cielo sta cambiando, il tempo si fa diverso. E il vento parla una lingua che conosco bene.

Roberto Cotroneo

Tweet di un discorso amoroso
Lorenzo Barbera editore 2013

lunedì 29 aprile 2013

Il romanzo è una grande isola circondata da atolli


...la narrativa non è più sola, come un tempo, a presidiare i cancelli del mondo per spiegarlo, per renderlo leggibile, in una visione d’insieme a tutti quelli che vogliono capirlo. E per almeno tre motivi. Il primo è che il mondo è infinitamente più grande e globale rispetto a quello che conosceva Proust, e addirittura a quello di Tolstoj. Il secondo motivo è che le forme di scrittura sono moltissime. Il romanzo non è più un continente da visitare. Ma è un una grande isola circondata da atolli: e gli atolli sono i social network, e tutte le scritture che conosciamo e che corrono per il mondo. Il terzo motivo è linguistico. Le lingue stanno uniformandosi perché si uniformano i pensieri. E dunque i libri sono sempre più simili tra loro, e spesso lontani per noi.

Roberto Cotroneo
(frammento di un post del 12 maggio 2012 sul suo blog Troppe cravatte sbagliate)