venerdì 31 luglio 2015

Il corpo è la scure: si abbatte sulla luce

I

Vedo dal buio
come dal più radioso dei balconi.
Il corpo è la scure: si abbatte sulla luce
scostandola in silenzio
fino al varco più nudo – al nero
di un tempo che compone
nello spazio battuto dai miei piedi
una terra lentissima
- promessa.

Antonella Anedda
Notti di pace occidentale
Donzelli 1999


giovedì 30 luglio 2015

dimenticare la stella la candela il calore del giorno farne a meno – amandoli in silenzio –

So con esattezza cosa sogno:
una voce dal petto – solo mia –
con il do di ogni canto d’inizio
ciò che per lingua spenta
chiamiamo morte e suo timore.

Al buio ci si abitua
quanto più si accantona il conforto della luce
quando si impara che l’uno
è la sponda secca dell’altra
ai lati di uno stesso fiume.

Conosco quel tipo di coraggio: dimenticare la stella
la candela il calore del giorno
farne a meno – amandoli in silenzio –
in un meno uguale alla marea
che si abbassa conservando i confini
l’orma delle barche la sabbia-arata del mare.

Si batte la fronte
– la notte come un muro.

Nel bruciore
si stringe una diversa luce
quel fulgore privo di memoria
che qualche volta cinge
ciò che per suono muto – ancora – non ha nome.

Antonella Anedda
Notti di pace occidentale
Donzelli 1999

mercoledì 29 luglio 2015

L'isola insonne di gelsomini e stelle

In tutta l'isola c'è siccità. Non piove da dieci mesi, e come dice Stella il silenzio della terra che ha sete è totale.

Palermo isola sull'isola assediata due volte, dai monti e al di là dei monti dal mare. Catania insonne di gelsomini, di stelle e occhi di bambini.

Palermo languisce in una corolla di monti assetati.

Goliarda Sapienza
Il vizio di parlare a me stessa
Einaudi 2011 

martedì 28 luglio 2015

giorni alberi stagioni e luci

Nell'arco di alcuni anni
giorni alberi stagioni e luci
albe e notti più una 
che ancora dura e per sempre.

Michele Ranchetti
La mente musicale
Garzanti 1988

lunedì 27 luglio 2015

Le metafore dell'amore, scaglie di luce cadente

Scaglie di luce cadente. Poesia della peste

all'incirca anche qui 
uno su quattro scompare
proprio mentre parliamo –

leggermente e senza alcuna tecnica muoiono
lentamente e oltre la durata dell’amore

buoni cittadini di un buon paese, muoiono modestamente
l’abbraccio dei contagiati è un progetto nazionale
il rifiuto la prerogativa della cerchia più intima

le metafore dell’amore si squarciano,
la gente esce
dal suo guscio laccato, morendo

urlare non è consentito dove dormono i bambini
e le madri, boccioli morenti di lampeggiatori
nei nubifragi dell’amore degli uomini

qui molto vicino alla terra i bambini e le loro madri
e poi anche i padri muoiono
come muoiono i poveri, lottando
per un po’ di dignità e un po’ di cibo
ogni volta stupita torno
a sfiorare lievemente con le labbra ogni morte

all’incirca anche qui
uno su quattro scompare –

quanti saranno i piccoli portatori per una bara?
ci vogliono molti giorni per avvolgere tuo padre in un lenzuolo
resti impigliato nella rete delle ossa
chi lo seppellirà se non lo fai tu?

smarrito seghi l’albero

tutta la notte il mio orologio fa un suono così solenne
come una bambina che attraversa il corridoio buio
con le scarpe del nonno

tra fili d’erba, contro mura sgretolate
lasciate che le mucche offrano le mammelle ai neonati
che giacciono a pancia in su, come scarafaggi indifesi

le metafore dell’amore si squarciano

improvvisamente un giorno sentirai
il cielo nero avvampare nel silenzio
la strada vuota cercare disperata
il rumore dei passi

siamo alla fine, siamo alla fine
scaglie di luce cadente



Karen Press
The Canary Songbook
Carcanet 2005
traduzione di Paola Splendore
dal sito di Antonio Bux

domenica 26 luglio 2015

Io non volevo nient’altro che le tue spalle

La tua schiena come specchio

Io non volevo 
essere sposa, ma musa
attraversare 
i battenti del tempo
ritrarmi con la spada dietro 
scappare
nell'infezione che ha distrutto 
quell'anno
la terra.
Io non volevo
nient’altro che le tue spalle
perché non avevano occhi né sguardo
né bocca né niente. 
Ma alla fine vidi 
che sì, che ce li avevano, 
e incominciai ad usare 
la tua schiena
come specchio.


Mercedes Álvarez
una poesia traduzione di Antonio Bux dal suo sito

Tu espalda como espejo

 Yo no quería 
ser esposa sino musa 
cruzar 
los aldabones del tiempo 
retratarme con la espada al hombro 
escapar 
a la infección que arrasó 
aquel año 
la tierra. 
Yo no quería 
otra cosa que tus hombros 
porque no tenían ojos ni expresión 
ni boca ni nada. 
Pero resultó que sí 
que al final sí 
y terminé por usar 
tu espalda 
como espejo.

sabato 25 luglio 2015

pioggia amica leggera, tu cammini dolente e lenta

Tu pioggia amica leggera tu cammini dolente tu cammini dolente e lenta e scendi i tetti per soccorrere.
Le acque scorrono con appena un suono.

Amelia Rosselli
Prime prose italiane
1954

venerdì 24 luglio 2015

Come molto del vento soffia dove sono gli alberi

Vento e alberi

Come molto del vento
Soffia dove sono gli alberi,

Molto del mondo
Si centra su di noi.

E spesso quando il vento tira
Scrollando forte gli alberi,

Ognuno un altro cerca
E tiene insieme.

I rami vorticano
S’intrecciano furiosamente.

Solo, non è amore.
Si torcono l’un l’altro.

E spesso penso a me
Albero solitario, senza suolo,

Il mio braccio non vuole, non può
Spezzarne un altro. Le mie ossa rotte

Dicono un tempo nuovo.

Paul Muldoon
traduzione di Giuseppe Cornacchia

giovedì 23 luglio 2015

Se all'alba non sarò di ritorno chiudi la porta e non far entrare il mattino

Se all'alba non sarò di ritorno chiudi la porta e non far entrare il mattino. Tornerò col tramonto a dissipare i fiori intorno al tavolo ovale dell'infanzia, come allora tu ed io e il viso di quella che seduta al cantone ci fermava prima di uscire dalla soglia.


Goliarda Sapienza
Il vizio di parlare a me stessa
Einaudi 2011

mercoledì 22 luglio 2015

e la luce, irrefutabile grande ampia, impedisce alla cicatrice di guarire

Anche a tanta distanza assaporo il dolore
di steli taglienti e amari, che ti fece 
                                             inghiottire.
L'occasionale impronta del sole,
                                     il breve, animato
inquieto moto delle ruote fuori, lungo
                                            la strada,
dove Londra nuziale dall'altra parte
                                           si piega;
e la luce, irrefutabile grande ampia,
impedisce alla cicatrice di guarire,
e mette la vergogna allo scoperto.
Per tutto il lento giorno la tua mente
restò aperta come un cassetto di coltelli.

Philip Larkin
Le nozze di Pentecoste
traduzioni di Renato Oliva e Camillo Pennati
Einaudi 1969

martedì 21 luglio 2015

Un mare una pianura nuvole di tempesta contro i fiumi

IX


a Zbigniew Herbert

È vero, l’allarme si alza dalle stelle
l’argento non ha luce sul barbaro grido di terrore.
L’imperatore ha spento il lume
ha chiuso il libro.
In basso la terra scuote l’orlo dei vasi e il ferro brucia
freddo sui fili. Lui dorme nel quadrato dei secoli
alti nel vento come aeree gabbie.
Non sente il bronzo del trono sulla nuca
né il rintocco dei chiodi sulle porte.

Dormirà per sempre.
Perciò sospendi tu la quiete
prova a rovesciare il dorso della mano
a raggiungermi nel nome di una lingua sconosciuta
perché parlo da un’isola
il cui latino ha tristezza di scimmia.
Un mare una pianura nuvole di tempesta contro i fiumi
uccelli nel cui becco gli steli annunciano alfabeti.

Forse solo così – Zbigniew
può viaggiare il cesto dei libri sulle acque
così credo giunga la voce
la stretta del viso nell'orrore
fino a un’orma fenicia, a un basso scudo
privo – come il tuo – di luce.

Antonella Anedda
Notti di pace occidentale
Donzelli 1999

lunedì 20 luglio 2015

L’Amleto del suo cuore sapeva che tali cuori vedono oltre

La tempesta imminente

Per il quadro di S. R. Gifford, di proprietà di E. B., 
esposto alla Mostra Nazionale nell’aprile 1865


Ogni cuore che ha vita vibrerà per lui
che visse nelle sue fibre questo quadro. Oscuro
presagio, oscuri indizi dalla sfera d’ombre
lo inchiodarono, trascinato in quel paesaggio.
Una nube demonica come una montagna bruciava
in un cuore mite, come questo lago rinchiuso a urna,
dimora delle ombre, nient’altro
che un pensoso figlio di Shakespeare.
E mai le linee separavano nettamente, immerse
nel mito, nel destino.
L’Amleto del suo cuore sapeva che tali cuori vedono
oltre; nessuna sorpresa coglierà chi giunge
nel nucleo segreto di Shakespeare: quello
che cerchiamo e fuggiamo è lì,
l’estrema conoscenza umana.

Herman Melville
Da Poesie di guerra e di mare
traduzione di Roberto Mussapi
Oscar Mondadori 1984




domenica 19 luglio 2015

A dieci anni sapevo di essere una scrittrice e scrivevo dentro di me per intero

Il mio mestiere è scrivere delle storie, cose inventate o cose che ricordo della mia vita ma comunque storie, cose dove non c'entra la cultura ma soltanto la memoria e la fantasia. Questo è il mio mestiere, e io lo farò fino alla morte. Sono molto contenta di questo mestiere e non lo cambierei per niente al mondo. Ho capito che era il mio mestiere molto tempo fa. Tra i cinque e i dieci anni ne dubitavo ancora, e un po' mi immaginavo di poter dipingere, un po' di conquistare dei paesi a cavallo e un po' d'inventare delle nuove macchine molto importanti. Ma dopo i dieci anni l'ho saputo sempre, e mi sono arrabattata come potevo con romanzi e poesie. Ho ancora quelle poesie. Le prime sono goffe e coi versi sbagliati, ma abbastanza divertenti: e invece a mano a mano che passava il tempo facevo delle poesie sempre meno goffe ma sempre più noiose e idiote. Io però non lo sapevo e mi vergognavo delle poesie goffe, e invece quelle non
tanto goffe e idiote mi sembravano molto belle, pensavo sempre che un giorno o
l'altro qualche poeta famoso le avrebbe scoperte e le avrebbe fatte pubblicare e
avrebbe scritto dei lunghi articoli su di me, m'immaginavo parole e frasi di quegli articoli e li scrivevo dentro di me per intero. 

Natalia Ginzburg
Le piccole virtù
Einaudi 1962

sabato 18 luglio 2015

Soltanto, come per te, una cosa è vera: la concreta e perpetua sete

Non avere nulla. Né terra, né abisso.
Girano la ruota delle stagioni.
La gente sotto le stelle
Cammina e si disperde
In polvere simile a quella stellare. Le macchine molecolari
Lavorano in modo perfetto, automatico.
Lilium columbianum apre i suoi fiori tigrati
Che subito si restringono nella melma appiccicosa. 
Alberi crescono verticalmente, dritti in su.  

Alchemico Alighieri, è così lontano
Dal tuo ordine, questo ordine assurdo,
Il cosmo, che ammiro e in cui mi perdo,
Non sapendo nulla dell’anima immortale,
Fisso con lo sguardo gli schermi disabitati.  

Scarpe di vari colori, cordoncini, anelli
Come sempre venduti al ponte sull’Arno.
Scelgo regali per Teodora,
Elvira, Giulia, qualsiasi nome abbia quella
Con cui dormo e gioco a scacchi.
Nel bagno siedo sul bordo della vasca,
La guardo, così carnale nell’acqua verdastra.
Ma non guardo lei, ma la nudità in generale, a noi tolta,
Dalla quale separati esistiamo l’uno accanto all’altra.
Concetti, parole, sentimenti ci abbandonano
Come se i nostri antenati fossero di un'altra specie.
È sempre più difficile comporre canzoni d’amore,
Canti nuziali, una musica solenne.  

Soltanto, come per te, una cosa è vera:
La concreta e perpetua sete,
Innata in noi, perenne brama
Del deiformo regno – di una zona
O di una terra. Perché là è la mia casa.
Non posso far nulla con questo. Prego per la luce,
Per l’interiorità dell’eterna margerita.* 


Czesław Miłosz 
Dante

traduzione di Maciej Bielowski
dal suo sito

Dalsze okolice
, 1991, p. 59.

*Le parole scritte in corsivo sono in italiano nell’originale

venerdì 17 luglio 2015

Letteratura, scienza e scrittura come percorso di conoscenza

Romanzo di un trapianto cardiaco, Riparare i viventi è narrazione che si apre alla scienza, irrompe in un territorio spesso ritenuto estraneo alla letteratura, un territorio visto come il regno della razionalità, dell'obiettività, dell'imparzialità, mentre la letteratura sarebbe quello della passione umana, della soggettività. Ma questa incompatibilità tra scienza e letteratura, questa antica ruggine, non sussiste più in Riparare i viventi dove la scienza è al tempo stesso materia, motore e combustibile del romanzo, e il romanzo riesce a incarnare nella scrittura un'avventura medica.
E la scienza è motore della narrazione, in primo luogo nella misura in cui
iscrive il progetto romanzesco di Riparare i viventi in una dimensione risolutamente euristica: è un percorso di conoscenza.
Perché, prima di scrivere questo libro io non sapevo niente di trapianto cardiaco, e anche l'universo ospedaliero mi era del tutto estraneo e forse anche lì il mio desiderio di scrivere non poteva partire che dall'ignoranza del mio soggetto, da quella specie di tabula rasa che ero nel momento in cui incominciavo il libro. L'ho scritto allora come fa chi parte per una terra lontana, per scoprire qualcosa che ancora non sapevo. E in un certo senso quel romanzo registra il mio movimento verso quel soggetto concepito come terra incognita, assorbe quel percorso di conoscenza che ho seguito nella scrittura. 
(...)
Ma c'è di più: è proprio la precisione che nasce da un metodo di inchiesta documentaria, col suo spirito di esattezza e la sua etica dello sguardo, a liberare la creazione, far irrompere la fantasia, mettere in moto la metamorfosi.
Vero e proprio attivatore dell'immaginario: è scialitica a illuminare la frase dall'interno come la lampada sopra il letto operatorio; è elettroencefalogramma ad asciugarla, è Glasgow 3, che ai miei occhi evoca una città scozzese dove si gioca a pallone sotto la pioggia, a designare la natura criptata del linguaggio medico. Queste parole rare, queste parole tecniche, le vedo allora come dei trapianti di materie, le utilizzo proprio per la loro dimensione d'incompatibilità con il romanzo, che apre il campo alla poesia.
Penso al romanzo come a un organismo vivente, come a un ecosistema.
Entità organizzata capace di attingere dal proprio ambiente di che nutrirsi, evolvere e mantenersi in vita, capace di trasformarsi e di riprodursi. Ed è per questo che la permeabilità tra letteratura e scienza sono nel cuore stesso del mio lavoro: è là che riesco a conoscere il mondo, è là che riesco ad amarne il mistero.

Maylis de Kerangal
traduzione di Maria Baiocchi
frammenti dell'intervento che la scrittrice ha tenuto in occasione del Premio Letterario Merck che ha vinto con il romanzo
Riparare i viventi
traduzione di Maria Baiocchi con Alessia Piovanelli
Feltrinelli 2015

il testo completo è stato pubblicato su Repubblica di lunedì 13 luglio 2015


giovedì 16 luglio 2015

la riva e il mare il gelo dello scoglio; la natura alla luce

Si apre tra la riva e il mare
un altro solco: non d’acqua e rena ma
come una quinta verticale che 
ha nel profondo il vertice ed appare 
in rotta verso il compito 
la riva e il mare il gelo dello scoglio;
la natura alla luce 
verticale del vertice s’appropria 
del rigagnolo e il sasso
scopre nell'acqua la sua forma
e il colore.

Michele Ranchetti
La mente musicale
Garzanti 1988

Il destino non si risolve nelle stelle, ma nelle nuvole

Le nuvole sopra Ferrara

2.

non potevo scegliere
nulla nella vita
secondo la mia volontà
la conoscenza
e le buone intenzioni

né un mestiere
né un posticino nella storia
né un sistema che spieghi tutto
né tante altre cose
perciò ho scelto posti
molti posti in cui fermarmi

 - tende
 - osterie lungo le strade
 - rifugi per senza tetto
 - stanze per ospiti
 - ho pernottato sub Iove
 - nelle celle dei chiostri
 - in pensioni sul mare

i veicoli
come tappeti volanti
delle favole d’Oriente
mi spostavano
da un luogo all’altro
mezzo addormentato
incantato
tormentato dalla bellezza del mondo

in fondo
questa era una spedizione suicida

strade intricate
apparente mancanza di scopo
orizzonti in fuga

ma ora vedo chiaramente
le nuvole sopra Ferrara
bianche
oblunghe
senza veli
quasi immobili

si spostano lentamente
ma sicure
verso rive
sconosciute

proprio in esse
e non nelle stelle
si risolve
il destino

(Dal Rovigo, 1992)

Zbigniew Herbert 
traduzione di Maciej Bielawski
dal suo sito

mercoledì 15 luglio 2015

le nuvole, bianche oblunghe come le navi greche

Le nuvole sopra Ferrara


1.

Bianche
oblunghe come le navi greche
drasticamente tagliate dal basso

senza vele
senza remi

quando per la prima volta
le ho viste su un quadro di Ghirlandaio
ho pensato
a creazioni
fantasiose dell’artista

ma esse esistono

bianche
oblunghe
drasticamente tagliate dal basso

il tramonto le tinge
di sangue
di rame 
d’oro
e di verde azzurro

al crepuscolo
sembrano spruzzate
di fine
sabbia
viola

si muovono
molto lentamente

sono quasi immobili

Zbigniew Herbert 
traduzione di Maciej Bielawski
dal suo sito

martedì 14 luglio 2015

anima del geranio teso sulla ringhiera

Aspetta che scenda la temuta notte, che scompaia
la luce dal crepuscolo, e ruoti
la terra sul suo asse.
Questa è la verità di questa sera incerta 
sui cespugli di acacie e sulle case
questa è la sua misura - un acro di deserto. 

Sopporta i tuoi pensieri dentro il buio
che avanzino in fitte di memoria. 
Puoi schierarli fino a crinali di spavento
fissarli vacillare quando la pianura si oscura 
attenderne il ritorno ora che il cane tace
e la mente si spegne
per un attimo forma senza male
anima del geranio
teso sulla ringhiera.

Antonella Anedda
Notti di pace occidentale
Donzelli 1999

lunedì 13 luglio 2015

Jhumpa Lahiri: scrivo, scrivo, scrivo, scrivo

Dove scrivi? Hai orari precisi?
Non riesco a scrivere ovunque. Di solito scrivo a casa. Adesso sto a Roma e mi trovo bene, ho un appartamento luminoso, silenzioso, con un bel panorama. Anche se ho un terrazzo non lo uso, scrivo al chiuso o mi distraggo. Ogni tanto invece vado in biblioteca, soprattutto perché la passeggiata che faccio per arrivarci mi è utile per staccare mentalmente. Grazie a Sara, una mia amica, ho scoperto una biblioteca strepitosa a Roma, il Centro Studi Americani di palazzo Mattei, un posto davvero fantastico per scrivere.

Fai preproduzione o scrivi di getto?
Scrivo, scrivo, scrivo, scrivo. Non ho formule. Inizio subito, vado avanti, il percorso di ogni libro è del tutto singolare e non esiste una ricetta buona in ogni caso. Quindi scrivo. Scrivo e scopro tutto solo tramite il processo di scrittura. Faccio moltissime stesure, e capita che lavorando così ci metta anche molto tempo a trovare il vero punto d’ingresso del romanzo. A volte riscrivo lo stesso paragrafo venti volte per trovare il tono e la postura giusta del brano. Poi però c’è un momento in cui trovi il passo, la struttura inizia ad apparirti chiara in mente, senti la velocità e allora procedi spedita.

Quante riscritture fai? Tendi giù a buttare giù prima tutto o cesellare passo passo?
Come ho detto riscrivo molto. In italiano scrivo a mano, mi piace quando, dopo aver accumulato un po’ di materiale, lo ricopio al computer, lo stampo e vedo cosa è venuto fuori. Lo rileggo, faccio mille appunti ai margini che portano di solito a buttare via oltre la metà del testo, poi di nuovo torno al quaderno a mano. Il fatto è che in italiano, se uso la tastiera, non riesco ad ‘ascoltare’ le parole; al di là di ciò, il risultato dello scrivere a mano è un’esperienza più intima e più diretta. A ripensarci, per i miei libri in inglese non l’ho fatto mai, è proprio un diverso processo, un diverso approccio al testo.

frammenti dell'intervista di Vanni Santoni a Jhumpa Lahiri
dal blog minima&moralia del 24 giugno 2015

domenica 12 luglio 2015

la voce del mare che dal silenzio il silenzio infrange

Estetica

Non nel cemento si cerchi la realtà,
ma nello spazio, reso articolato: 
la spiaggia, per esempio,
che tra muro e muro s'allarga,
la voce del mare
che dal silenzio il silenzio infrange.

Charles Tomlinson
da The Necklace 1955
Traduzione di Silvano Sabbadini

sabato 11 luglio 2015

e il naufragar m'è dolce in questo mare

Ci incontrammo in un sogno

circa quarant’anni fa là sul tuo 
ermo colle sui contrafforti dietro

Recanati con la siepe che esclude
la vista dell’orizzonte mi istru- 

isti in morale e parlammo dei
grandi morti Plotino e Copernico

e altri ancora poi venne un terzo che
voleva unirsi a noi lo accogliemmo

prontamente poiché parlava di amore e 
desiderio e di un uomo che divenne una 

città molto conversammo insieme in
sogno nel corso di molte notti ma alla

fine pensammo solo al nulla
l’infinito nulla parlando del

naufragar in questo mare del dolce
affondare sotto le grandi cascate

del fiume del naufragare nell’a- 
more oltre ogni terrestre amore.

(Detesto quelli che vogliono raccontarmi i loro sogni. Ma questo sogno fu così appassionante, con la sorpresa del riconoscimento, e lo strano incontro di personaggi, anche se entrambi poeti, che non ho potuto resistere a riferirlo. Riconobbi Leopardi perché c'è un suo ritratto nella mia edizione, e ricordavo anche il suo aspetto dai giorni che raccoglievo francobolli da ragazzo. E naturalmente William Carlos Williams lo frequentai per quarant'anni. Leopardi parlò inglese: comunque, sapeva leggerlo. A volte nei sogni i discorsi possono essere lucidissimi, ma con me svaniscono quasi subito al risveglio. Ebbi solo dopo l'impressione che avevamo discusso questioni molto profonde.)

James Laughlin
Scorciatoie
poesie 1945-1997
Mondadori Oscar poesia 2003


We met in a dream


some forty years ago there on your
ermo colle in the hills behind Rec-

anati with its hedgerow cutting off
the view of the orizon you instruct-

ed me in morality and we talked of the
great dead of Plotinus and Copernicus

and of many another then came a third
who sought to join us and we welcomed

him readily for the spoke of love and
of desire and of a man who became a

city much we conversed together in 
dreams through many nights but in

the end we tought only of the no-
thingness of the infinite nothing-

ness parlando del naufragar in questo
mare of sweet drowning under the great

falls of the river of drowning in the
love thai is beyond all earthly love.


(I hate people who want to tell me their dreams. But this dream was so compelling, with its shocks of recognition, and the strange meeting of characters - though both were poets - that I couldn't resist telling it. I knew it was Leopardi because there is a portrait of him in my edition. And I even remember how he looked from my stamp-collecting days as a boy. And William Carlos Williams, of course, I had know for forty years. Leopardi spoke in English. Well, he could read it. Discourse in dreams can sometimes be very lucid, but with me it fades almost instantly on waking. I had only the sense after I awoke that very profound matters had been discussed.)

Poems new and selected
New Directions Publishing 1997



venerdì 10 luglio 2015

Impreparata alla luce

Indugio nel buio,
impreparata alla luce che
giorno dopo giorno
spunta
ansiosa d'esser vissuta.
Seta nera proteggimi.
Ho ancora bisogno
della notte per dischiudere
occhi e anima
al chiarore. Continuo a crescere come radice
nelle profondità buie
non sono pronta, non sono affatto pronta.

Denise Levertov
Oltre la fine 
e altre poesie

a cura di Liliana Casati
Le Lettere 1998



Eye Mask

In this dark I rest, 
unready for the light which dawns
day after day,
eager to be shared.
Black silk, shelter me.
I need
more of the night before I open
eyes and heart
to illumination. I must still
grow in dark like a root
not ready, not ready at all.

giovedì 9 luglio 2015

nella luce del giorno, nel braccio, nella mano e poi attraverso la penna sulla pagina

Poeta e lettore

Quando una poesia mi si presenta
quasi compiuta, facendosi largo
nella luce del giorno, nel braccio, nella mano e poi attraverso la penna
sulla pagina; oppure richiedendomi
stesura dopo stesura, dei cambiamenti
per avvicinarla a se stessa,
portarle ed innestarle 
ciò che le manca,
alleggerirla di tutto il superfluo
finché possa respirare da sola
ed andarsene da me -

allora mi sento presa da stupore per essere
di nuovo stata scelta
per quest'opera, felicità e
senso del destino stranamente familiare.

Ma quando leggo o ascolto
una poesia perfetta, nata
da qualcun altro, qualcuno che forse
nemmeno conosco -  una poesia
che mi dia pure visioni, musica
che viaggia ben oltre ciò che intendevo poter udire,
un tumulto, un sobbalzo
di nuova angoscia, di nuova speranza, una poesia
che vibri di sua propria
energia vitale -

allora vengo trasportata oltre
quello stupore isolato, quella felicità ristretta,
in quello che i cantanti sentono all'interno di un possente coro,
ognuno con umiltà e piacere di prendere parte
alla creazione di armonie compiute all'unisono,
musica dell'oceano, onde e mormorii
che tacciono per ascoltare quando l'aria
forma un arco sopra di essi nell'immobilità dell'alcione.


Denise Levertov
Oltre la fine 
e altre poesie
a cura di Liliana Casati
Le Lettere 1998


Writer and Reader 

When a poem has come to me, 
almost complete as it makes its way
into daylight, out through arm, hand, pen,
onto page; or needing
draft after draft, the increments 
of change toward itself, what’s missing
brought to it, grafted
into it, trammels of excess
peeled away till it can breath
and leave me - 

then I feel awe at being
chosen for the task
again; and delight, and the strange and familiar
sense of destiny.

But when I read or hear
a perfect poem, brought into being
by someone else, someone perhaps 
I’ve never heard of before - a poem 
bringing me pristine visions music
beyond what I thought I could hear,
a stirring, a leaping
of new anguish, of new hope, a poem 
trembling with its own
vital power - 

then I’m caught up beyond
that isolate awe, that narrow delight,
into what singers must feel in a great choir,
each with humility and zest partaking 
of harmonies they combine to make,
waves and ripples of music’s ocean,
who hush to listen when the aria
arches above them in halcyon stillness.

~ from Sands of The Well 
New Directions, 1996

mercoledì 8 luglio 2015

Ogni poesia un lento naufragio del desiderio

Ogni poesia

Ogni poesia un uccello che fugge

dal luogo indicato dalla piaga.
Ogni poesia un vestito della morte,
attraverso strade e piazze invase
dalla cera letale dei vinti.
Ogni poesia un passo verso la morte,
una moneta falsa di riscatto,
un tiro al segno nel bel mezzo della notte
traforando i ponti sul fiume,
le cui acque addormentate viaggiano
dalla vecchia città verso i campi,
dove il giorno prepara i suoi falò.
Ogni poesia il tatto irrigidito
di chi giace sulla lastra di pietra delle cliniche,
avida esca animale che percorre
la melma morbida delle sepolture.
Ogni poesia un lento naufragio del desiderio,
uno scricchiolio di alberi maggiori e di sartie
che reggono il peso della vita.
Ogni poesia un boato di tele che precipitano
sopra il ruggito gelido delle acque
con il crollo del pallido paranco delle vele.
Ogni poesia tesa a invadere e a lacerare
l'amara ragnatela della noia.
Ogni poesia nasce da una sentinella cieca
che urla nel vuoto profondo della notte
la parola d'ordine della propria sofferenza.
Acqua di sogno, fonte di cenere,
pietra porosa dei mattatoi,
legno in ombra dei semprevivi,
metallo che suona per i condannati,
olio funereo a doppio taglio,
quotidiano lenzuolo funebre del poeta,
ogni poesia semina nel mondo
l'aspro cereale dell'agonia.

Alvaro Mutis

Le opere perdute
traduzione di Martha Canfield
dalla rivista Fili d'Aquilone

CADA POEMA

Cada poema un pájaro que huye
del sitio señalado por la plaga.
Cada poema un traje de la muerte,
por las calles y plazas inundadas
en la cera letal de los vencidos.
Cada poema un paso hacia la muerte,
una falsa moneda de rescate,
un tiro al blanco en medio de la noche
horadando los puentes sobre el río,
cuyas dormidas aguas viajan
de la vieja ciudad hacia los campos
donde el día prepara sus hogueras.
Cada poema un tacto yerto
del que yace en la losa de las clínicas,
un ávido anzuelo que recorre
el limo blando de las sepulturas.
Cada poema un lento naufragio del deseo,
un crujir de los mástiles y jarcias
que sostienen el peso de la vida.
Cada poema un estruendo de lienzos que derrumban
sobre el rugir helado de las aguas
el albo aparejo del velamen.
Cada poema invadiendo y desgarrando
la amarga telaraña del hastío.
Cada poema nace de un ciego centinela
que grita al hondo hueco de la noche
el santo y seña de su desventura.

martedì 7 luglio 2015

Abitare un istante di luce

Casermone popolare

Sei anni 
al quattordicesimo piano

Al limitare del silenzio
il bambino
sulla punta dei piedi
abita un istante di luce

E nel fuoco dello sguardo
la foglia in fondo al ramo
diventa la foresta ch'egli spera

Alain Boudet
Je suis un enfant de partout
Rue du monde 2008
traduzione di Francesca Spinelli per Internazionale 1109 del 3 luglio 2015


Cité

Six ans
Au quatorzième étage

A la lisière du silence
L'enfant
Sur la pointe des pieds
Habite un instant la lumière

Et c'est dans le feu du regard
Que la feuille au bout du rameau
Devient la forêt qu'il éspère

lunedì 6 luglio 2015

La notte respira, indica i suoi spazi nitidi, le sue creature

NOTTURNO

La notte respira,
indica i suoi spazi nitidi;
le sue creature, da infimi rumori,
dallo scricchiolio lieve dei legni,
si tradiscono.
La notte riconferma
un certo seme occulto
nella mina feroce che ci regge.
Col suo latte letale
nutre in noi
una vita che si prolunga
oltre ogni risveglio mattutino
sulle rive del mondo.
La notte che respira
il nostro faticoso alito da vinti
ci riserva e ci protegge
«per i più alti destini».

Alvaro Mutis
Le opere perdute
traduzione di Martha Canfield
dalla rivista Fili d'Aquilone

NOCTURNO

Respira la noche,
bate sus claros espacios,
sus criaturas en menudos ruidos,
en el crujido leve de las maderas,
se traicionan.
Renueva la noche
cierta semilla oculta
en la mina feroz que nos sostiene.
Con su leche letal
nos alimenta
una vida que se prolonga
más allá de todo matinal despertar
en las orillas del mundo.
La noche que respira
nuestro pausado aliento de vencidos
nos preserva y protege
«para más altos destinos».

domenica 5 luglio 2015

un cielo sommerso e una pioggia scura

Paesaggio

Il campo
di ulivi
s'apre e si chiude
come un ventaglio.

Sull'oliveto
c'è un cielo sommerso
e una pioggia scura
di freddi astri.

Tremano giunco e penombra
sulla riva del fiume.
S'increspa il vento grigio.

Gli ulivi
sono carichi
di gridi.

Uno stormo
d'uccelli prigionieri
che agitano lunghissime
code nel buio.



Federico Garcia Lorca
Poesie 
(libro de poemas)
Newton Compton 1971