Viaggiare è la cosa che più mi è mancata in questi anni, viaggiare
con in mente una vaga idea della meta e una ancor più vaga idea del percorso. Tutti
i viaggi che ho fatto e che farò sono viaggi della memoria e del sentimento e
allora mi affido a viaggio poetico di Kate Clanchy.
Viaggiare
(alla maniera di
Gösta Ågren)
Se dovessi andare a Samarcanda
magari troveresti Sherazade
in mille riproduzioni,
vestita di lustrini, come souvenir,
e le cupole dorate di Al-al-Din
ricoperte di segnali turistici sovietici
e ossidate, su un cielo metallico.
Ma restare è come partire.
Da qui si stendono i campi
dell’Oxfordshire
già del colore di una sovrana d’oro.
E quando il fieno è raccolto in balle
che sembrano ruote, e l’occhio corre
dai solchi scuri dei trattori all’orizzonte
nudo dell’autunno,
là brucerà là Samarcanda
e Samarcanda, e Samarcanda.
Andrò a Samarcanda quando si potrà ricominciare a
viaggiare. Sarà un sogno e sarà reale. Lo prometto a questa Cronaca 741 di
sabato 19 marzo del terzo anno senza Carnevale e del primo anno di guerra. La poesia
è tra da Poesia 193 Aprile 2005 e dal libro di Kate Clanchy Dall’Oxfordshire
a Samarcanda, Crocetti Editore 2005
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