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sabato 3 settembre 2016

Sogno l'inizio delle stelle

Trovo l'appunto di un sogno, ma chissà se di quella notte. È solo un pezzo di frase incomprensibile che dice: «Sogno l'inizio delle stelle».

Antonella Anedda
Isolatria
Viaggio nell'arcipelago della Maddalena
Laterza 2013

giovedì 23 gennaio 2014

Scrivere è affidarsi al solo tessuto del testo

I testi sono una partitura che sfrutta le risorse della lingua, che sono non sette note, ma settantasettemila: il possesso di una lingua, di sue forme, regole e significati, ci consegna la chiave per potenzialità illimitate di espressione e, se abbiamo pazienza, di comprensione. Credo che chi scrive un romanzo debba affidare alla costruzione stessa del suo testo il suggerimento della lentezza o della affannosità del ritmo. Non ha didascalie, non può dire, qui con affanno, qui allegro andante. Lo scrittore deve affidarsi al solo tessuto del testo.
E questo in qualche modo si applica persino alla scrittura saggistica, fatte salve le logiche interne a una disciplina. Di certo una partitura sembra ravvisarsi nei grandi libri di storia, penso ai libri di Braudel, dove c'è tanta scrittura. Una partitura che non ha bisogno di essere suonata in prima persona, soluzione sempre più usata nella cattiva saggistica umanistica. C'è un'esondazione di io, si è scordato che la fluidità, il coinvolgimento del lettore si ottiene, per gran parte, col dominio dell'argomento di cui si scrive, una volta che si è fatto proprio il tessuto delle argomentazioni e delle contro-argomentazioni. 

Tullio De Mauro
La lingua batte dove il dente duole
dialogo tra Andrea Camilleri e Tullio De Mauro

Editori Laterza 2013

martedì 21 gennaio 2014

Il mio albero della lingua italiana

Dal mio punto di vista la lingua è tutto. E' il modo di comunicare che hanno gli appartenenti a una nazione, è il terreno comune che adoperiamo per comprendere ciò di cui stiamo parlando. In altri momenti della nostra storia, quando l'italiano come lingua ufficiale non esisteva, la comprensione tra una regione e l'altra dell'Italia non era facile né ovvia. Pensa alla spedizione di Garibaldi, a tutte quelle persone provenienti da tante regioni diverse che non si capiscono tra loro, e che in due tre giorni di navigazione diventano un esercito. E' un miracolo che ancora oggi mi commuove, più della spedizione in sé. E' il miracolo compiuto dal comune ideale, dal comune obiettivo, dall'intesa che c'è fra queste persone.
Così vedo la lingua italiana: ciò che ci fa ragiungere degli scopi comuni. Ecco perché tengo sempre a dichiararmi uno scrittore italiano nato in Sicilia, e quando leggo scrittore siciliano mi arrabbio un poco, perché io sono uno scrittore italiano che fa uso di un dialetto che è compreso nella nazione italiana, un dialetto che ha arricchito la nostra lingua. Se l'albero è la lingua, i dialetti sono stati nel tempo la linfa di questo albero. Io ho scelto di ingrossare questa vena del mio albero della lingua italiana col dialetto, e penso che la perdita dei dialetti sia un danno anche per l'albero.

Andrea Camilleri
La lingua batte dove il dente duole
dialogo tra Andrea Camilleri e Tullio De Mauro
Editori Laterza 2013

venerdì 10 febbraio 2012

Il pensiero meridiano

Frammenti da un libro imperdibile Il pensiero meridiano di Franco Cassano ed. Laterza

"Pensiero meridiano è quel pensiero che si inizia a sentir dentro laddove inizia il mare, quando la riva interrompe gli integrismi della terra (in primis quello dell'economia e dello sviluppo), quando si scopre che il confine non è un luogo dove il mondo finisce, ma quello dove i diversi si toccano e la partita del rapporto con l'altro diventa difficile e vera. Il pensiero meridiano infatti è nato proprio nel Mediterraneo, sulle coste della Grecia, con l'apertura della cultura greca ai discorsi in contrasto, ai dissoi logoi".

"Bisogna essere lenti come un vecchio treno di campagna e di contadine vestite di nero, come chi va a piedi e vede aprirsi magicamente il mondo, perché andare a piedi è sfogliare il libro e invece correre è guardarne solo la copertina. Bisogna essere lenti, amare le soste per guardare il cammino fatto, sentire la stanchezza conquistare come una malinconia le membra, invidiare l'anarchia dolce di chi inventa di momento in momento la strada.
Bisogna imparare a star da se' e aspettare in silenzio, ogni tanto essere felici di avere in tasca soltanto le mani. Andare lenti è incontrare cani senza travolgerli, è dare i nomi agli alberi, agli angoli, ai pali della luce, è trovare una panchina, è portarsi dentro i propri pensieri lasciandoli affiorare a seconda della strada, bolle che salgono a galla e che quando son forti scoppiano e vanno a confondersi al cielo. E' suscitare un pensiero involontario e non progettante, non il risultato dello scopo e della volontà, ma il pensiero necessario, quello che viene su da solo, da un accordo tra mente e mondo."