martedì 30 settembre 2014

Meticoloso, ponderoso, enorme mattino

Al quinto piano


Ancora buio.

L’uccello sconosciuto sta sul ramo solito.
Nel sonno abbaia il cagnolino dei vicini,
lo fa una volta sola, in tono interrogativo.
S’interroga nel sonno anche l’uccello, forse,
una volta o due, trillando tremulo.
Domande – se poi domande sono – 
che ottengono risposta, pronta, semplice,
dal giorno in persona.

Meticoloso, ponderoso, enorme

mattino; luce grigia
che mina ogni ramo spoglio, ogni singolo
fuscello, da una parte sola, dando
un altro albero di venature vitree...
L’uccello è sempre li. Ora sembra sbadigliare.

Il cagnolino nero corre nel cortile.

La voce del padrone s’alza, aspra:
“Dovresti vergognarti!”.
Cosa ha fatto?
Allegro lui saltella su e giù;
scorrazza in tondo tra le foglie morte.

Senso della vergogna, zero.

Lui e l’uccello sanno che c'è una risposta
a tutto, a tutto si provvede, non occorre
rifare la domanda.
– Ieri ha portato a oggi senza sforzo!
(Uno ieri per me quasi impossibile rimuovere).

Elizabeth Bishop

Miracolo a colazione
traduzioni di Damiano Abeni, Riccardo Duranti e Ottavio Fatica
Adelphi 2006

lunedì 29 settembre 2014

La città dove l’ombra quasi più deliziosa è della luce

Appuntamento a ora insolita

La città — mi dico — dove l’ombra
quasi più deliziosa è della luce
come sfavilla tutta nuova al mattino…
«…asciuga il temporale di stanotte» — ride
la mia gioia tornata accanto a me
dopo un breve distacco.
«Asciuga al sole le sue contraddizioni»
— torvo, già sul punto di credere, ribatto.
Ma la forma l’immagine il sembiante
— d’angelo avrei detto in altri tempi —
risorto accanto a me nella vetrina:
«Caro — mi dileggia apertamente — caro,
con quella faccia di vacanza. E pensi
alla città socialista?».
Ha vinto. E già mi sciolgo: «Non
arriverò a vederla» le rispondo.
(Non saremo
più insieme dovrei dire). «Ma è giusto,
fai bene a non badarmi se dico queste cose,
se le dico per odio di qualcuno
o rabbia per qualcosa. Ma credi all'altra
cosa che si fa strada in me di tanto in tanto
che in sé le altre include e le fa splendide,
rara come questa mattina di settembre...
giusto di te fra me e me parlavo:
della gioia».
Mi prende sottobraccio.
«Non è vero che è rara, – mi correggo – c’è,
la si porta come una ferita
per le strade abbaglianti. È
quest’ora di settembre in me repressa
per tutto un anno, è la volpe rubata che il ragazzo
celava sotto i panni e il fianco gli straziava,
un’arma che si reca con abuso, fuori
dal breve sogno di una vacanza.
Potrei
con questa uccidere, con la sola gioia...»

Ma dove sei, dove ti sei mai persa?

«È a questo che penso se qualcuno
mi parla di rivoluzione»
dico alla vetrina ritornata deserta.
Vittorio Sereni
Poesie 
a cura di Dante Isella
Mondadori 1995 

domenica 28 settembre 2014

Il poco, il meno il non abbastanza

Non disprezzare

Non disprezzare il poco, il meno, il non abbastanza
L'umile, il non visto, il fioco, il silenzioso
Perché quando saranno passati amori e battaglie
Nell'ultimo camminare, nella spoglia stanza

Non resteranno il fuoco e il sublime, il trionfo e la fanfara
Ma braci, un sorso d’acqua, una parola sussurrata, una nota
Il poco, il meno il non abbastanza

Stefano Benni
poesia inedita dal suo sito

sabato 27 settembre 2014

Arrivo al paesaggio che conosco tanto bene

Riesco ancora osservare il primo passaggio attraverso le immagini che precedono il sonno, emerge una strada che conduce al paesaggio che conosco tanto bene senza averlo mai visto: il colle con il vecchio albero, il pendio che degrada dolcemente verso un corso d'acqua, prati, e all'orizzonte il bosco.
Che non si riescano a vivere realmente gli attimi prima di addormentarsi - altrimenti non ci si addormenterebbe - è cosa che mi rincrescerà sempre.

27 settembre 1960
Christa Wolf
Sotto i tigli
Racconti
Traduzione di Anita Raja

Edizioni e/o 1990

venerdì 26 settembre 2014

Tu sei il mio tu più esteso deposto sul fondo mio

Alcesti 

Ma solo pensare a te.

Non è una figura che viene
una nitida traccia.
È cadere in un posto
con un po' di dolore.

Tu sei il mio tu più esteso
deposto sul fondo mio. Tu. Non c'è
un'altra forma del mondo
che si appoggi al mio cuore
con quel tocco, quell'orma.
Tu. Tu sei del mondo la più cara
forma, figura, tu sei il mio essere a casa
sei casa, letto dove
questo mio corpo inquieto riposa.
E senza di te io sono lontana
non so dire da cosa ma
lontana, scomoda un poco
perduta, come malata.
Un po' sporco il mondo lontano da te,
più nemico, che punge, che
graffia, sta fuori misura.

Mio vero tu, mio altro corpo
mio corpo fra tutti mio
più vicino corpo, mio corpo destino
ch'eri fatto
per l'incastro con questo mio
essere qui in forma di femmina
umana. Mio tu. Antico suono
riverberante, antico
sentirti destino intrecciato
sentire che sei sempre stato,
promesso da ere lontane
da distanze così spaventose
così avventurose distanze da
lontananze sacre.

Tu sei sacro al mio cuore.
Il mio fuoco
brucia da sempre col tuo
il mio fiato.

Io parlo delle forze -
di correnti sul fondo del mio lago
sul fondo del tuo, oscure e potenti,
più del tempo dure più dello
spazio larghe, ma sottili
al nostro sentire,
afferrate appena
e poi perdute, nel loro gioco.

Che cosa siamo io e te? Che cosa eravamo
prima di questo nome? E ancora
saremo qualcosa, lo sappiamo e non
lo sappiamo, con un sentire
che non è intelligente lavorio cerebrale.

Nessuna parte di corpo che muore
nessun pezzo umano, nessun arto,
nessun flusso di sangue, nessun
cuore, nessuno, niente che sia
stretto nel giro del sole, niente
che sia solo terrestre umano muove
il tuo cuore al mio, il mio al tuo,
come fossero due parti di un uno.

Allora tu sei la mia lezione più grande
l'insegnamento supremo.
Esiste solo l'uno, solo l'uno esiste
l'uno solamente, senza il due.

Mariangela Gualtieri

Bestia di gioia
Einaudi 2010

giovedì 25 settembre 2014

È il paesaggio che modula le voci

TROPICO ASSOLUTO
Palmeti azzurri e bianchi,
splendente sole marino sulla costa,
vento iodato, corpi nudi, mareggio...
Sto contemplando questa terra come se la vedessi per la prima volta
o stessi per lasciarla.
Ad essa mi afferro, celebro l'antico desiderio
in ogni roccia, in ogni piccolo ciottolo.
È lo stesso paesaggio che modula le voci
tante volte sentite in città e villaggi,
lo stesso sole che bruciava
nelle assorte retine dei miei genitori.
Non so più se questa terra la vedo da un altro mondo
e ora vago assente
attraverso i tratti del sogno.
Questa luce ha in sé la vita e la morte
in un fascio di fluttuanti colori
che il mio silenzio mi disegna in parole.
In questa luce la falsa perla del truffatore
la donna nera col turbante che si fa il segno della croce,
gli stracci del bimbo venditore ambulante,
l'alcatraz, la cicala, la calura delle maremme,
mi appaiono in un ampio arcobaleno
dove la magia del tropico assoluto
cresce in un urlo nel profondo del mio sangue.

Eugenio Montejo
da Tropico assoluto 1982
traduzione di Alessio Brandolini
dalla rivista Fili d'aquilone


TRÓPICO ABSOLUTO
Palmares azules y blancos,
nítido sol marino a la orilla de la costa,
viento yodado, cuerpos desnudos, oleajes...
Estoy contemplando esta tierra como si la viese por primera vez
o fuese a dejarla.
Me aferro a ella, celebro su antiguo deseo
en cada roca, en cada pequeño guijarro.
El mismo paisaje modulando las voces
tantas veces oídas en ciudades y aldeas,
el mismo sol que ardía
en las absortas retinas de mis padres.
Ya no sé si la veo desde otro mundo
y vago ausente ahora
a través de los aires soñando.
Esta luz me compendia la vida y la muerte
en un haz de flotantes colores
que mi silencio me dibuja en palabras.
En esta luz la falsa perla del truhán,
la negra de turbante que se santigua,
los harapos del niño buhonero,
el alcatraz, la cigarra, el bochorno de las marismas,
se me despliegan en un vasto arco iris
donde la magia del trópico absoluto
crece en un grito al fondo de mi sangre.
(de Trópico absoluto, 1982)

mercoledì 24 settembre 2014

Credo nelle nuvole, nelle loro pagine nitidamente scritte

CREDO NELLA VITA

Credo nella vita sotto forma terrestre,
tangibile, vagamente rotonda,
meno sferica ai poli,
in ogni luogo piena di orizzonti.
Credo nelle nuvole, nelle loro pagine
nitidamente scritte
e negli alberi, soprattutto d’autunno.
(Talvolta mi sembra d’essere un albero).
Credo nella vita come territudine,
come grazia o disgrazia.
Il mio più grande desiderio fu quello di nascere,
e ogni istante aumenta ancora.
Credo nel dubbio agonico di Dio,
ovvero, credo di non credere,
anche se di notte, da solo,
interrogo le pietre,
ma non sono ateo di nulla
se non della morte.

Eugenio Montejo
traduzione di Alessio Brandolini
dalla rivista Fili d'aquilone

martedì 23 settembre 2014

La vita è fatta di giornate come queste

Prima di addormentarmi penso che di giornate come questa è fatta la vita. 
Punti che alla fine, se abbiamo avuto fortuna, sono congiunti da una linea.
Ma penso anche che possono disgregarsi in un cumulo insensato di tempo passato, e che solo un costante, fermo sforzo dà senso le piccole unità di tempo in cui viviamo.

Christa Wolf
Sotto i tigli
Racconti
Traduzione di Anita Raja
Edizioni e/o 1990

lunedì 22 settembre 2014

Parlano poco gli alberi, si sa. Passano tutta la vita meditando

Parlano poco gli alberi, si sa. 
Passano tutta la vita meditando 
e muovendo i loro rami. 
Basta guardarli in autunno 
quando si riuniscono nei parchi: 
soltanto i più vecchi conversano, 
quelli che donano le nuvole e gli uccelli, 
ma la loro voce si perde tra le foglie 
e assai poco percepiamo, quasi niente.
È difficile riempire un piccolo libro 
coi pensieri degli alberi. 
Tutto in essi è vago, frammentario. 
Oggi, ad esempio, mentre ascoltavo il grido 
di un tordo nero, di ritorno verso casa, 
grido ultimo di chi non attende un'altra estate, 
ho capito che nella sua voce parlava un albero, 
uno dei tanti, 
ma non so cosa fare di quel grido, 
non so come trascriverlo


Eugenio Montejo
La lenta luce del tropico
traduzione di Luca Rosi
Le Lettere 2006

domenica 21 settembre 2014

Scrivere è sentire le cose penetrare in me - attraverso la penna e la mano - come per osmosi

Se qualche volta scrivo è perché certe cose non vogliono separarsi da me come io non voglio separarmi da loro. Nell'atto d scriverle esse penetrano in me per sempre - attraverso la penna e la mano - come per osmosi.

Cristina Campo
Gli imperdonabili
Parco dei cervi
Adelphi 1987

sabato 20 settembre 2014

Gli incontri rinviati con le città e i libri

Tra le cose essenziali che si preparano dentro di noi ci sono gli incontri rinviati. Può trattarsi di luoghi e di uomini, di quadri come di libri. Vi sono città per le quali provo un'attrazione così forte come se fossi predestinato a trascorrervi una vita intera fin dall'inizio. Con mille astuzie evito di andarvi, e ogni volta che si presenta l'occasione di visitarle e vi rinuncio, sento aumentare a tal segno la loro importanza che si potrebbe quasi pensare che io sono ancora al mondo soltanto per quelle città e che sarei già scomparso da un pezzo se non ci fossero loro che continuano ad aspettarmi.

Elias Canetti 
Il gioco degli occhi
traduzione di Gilberto Forti
Adelphi 1998

venerdì 19 settembre 2014

I giorni che siamo stati, l'ombra che siamo

Esperienza amorosa con una primavera
per Etty Hillesum

Dio è la sorgente sepolta dalla
sabbia, non sarà facile arrivare
nel centro della polla e ammirare
l’acqua che sgorga pura e incontaminata.
Possiamo scavare solo a mani nude e
nudi nella polvere, scalzi i piedi.
Se non tieni la terra ben salda contro
l’intero corpo, non potrai inginocchiarti
a scavare. Allora l’ombra che siamo si
ridurrà e darà sollievo alle mani ferite che
dividono sasso da sasso, il sì dal no.
I ciottoli che feriscono le ginocchia
saranno il monito, il memento del
tempo a dire che possiamo vivere
o lasciarci vivere, dal tempo farci
molare e frantumare, o resistere.
Quando la sabbia sarà fresca e umida
nelle mani il vento visiterà la terra e
asciugherà il nostro sudore sotto
la sabbia antica, sotto i frantumi dei
giorni che siamo stati, ci saranno ancora
rocce a difendere la sorgente. Allora
potremo spostare ogni pietra a lato e
circondare lo scavo da noi compiuto e farne
un bacino dove l’acqua potrà sostare
prima di dissetare una gola riarsa, incapace
di parole e di farsi attrarre dal sole e seguirne
i raggi fondersi nella nuvola pensierosa
e ricadere nel mare, guizzante tocco
ai pesci che mai conosceranno la vita
dell’aria. E così poter amare la fresca
carezza della mano di Dio che ci
soccorre, dopo che noi lo avremo
aiutato.
E tenere nell’incavo del ricordo
l’acqua, la sabbia, la nuvola
l’impronta di quelle ginocchia
e la preghiera che non ascende
al cielo, ma nella materia oscura
canta una ripetizione e la nostra
nostalgia contornata dall'ombra di
Dio.

Elena Petrassi
Figure del silenzio
Atì editore 2010

giovedì 18 settembre 2014

Anticipo d'autunno davanti a un camino

... sentirsi a proprio agio, pantofole, fumo, focaccine, cioccolata. 
Perché sono socievole di natura; non lo si può negare.

Lunedì 14 settembre 1925

Virginia Woolf
Diari. 1925-1930
a cura di Bianca Tarozzi
BUR 2012

mercoledì 17 settembre 2014

Scrivere è la costruzione lenta e laboriosa di un'immagine del mondo

Ancora prima di accennare ai suoi argomenti, mi sembra che La sposa di Mauro Covacich (Bompiani) sia un libro da lodare per come è stato concepito dal punto di vista formale. Purtroppo, si parla sempre meno di questi aspetti, per così dire, artigianali e di bottega della scrittura, che invece sono sempre interessanti e rivelatori. Tendiamo spesso a dimenticare che la letteratura per essere efficace è un’opera d’arte, la costruzione lenta e laboriosa di un’immagine del mondo, e non semplicemente una serie di argomenti, di storie più o meno ben scritte.
Ebbene, l’esperimento tentato da Covacich, in questo suo ultimo libro, è molto
ben riuscito. 
La strada scelta è quella di un discorso narrativo che è a metà strada fra la raccolta di racconti e il romanzo
Utilizzando con intelligenza un vecchio trucco (i vecchi trucchi sono i soli che funzionano), Covacich ha costruito un libro di storie autonome, ma legate tra loro da fili sottili e tenaci, così che il protagonista di un racconto può apparire sullo sfondo di un altro, dando all'insieme un effetto di realtà unicaconsiderata da vari punti di vista.
Lo scopo dichiarato dell’autore non è però quello di aggredire la famigerata «realtà » in quanto tale, ma di dare un certo ordine e un certo significato a un «flusso di pensieri sul presente». 
Anche se è una confusione facile e quasi naturale, non dobbiamo mai confondere l’interesse per il presente e quello per la realtà. 
Così come la realtà genera molti tentativi di realismo artistico,
così l’idea del presente ispira qualcosa che, per analogia, potremmo definire
«presentismo». 
Ma non è che il presente sia più facile da rappresentare della
realtà. Lo scrittore spronato da questo interesse è sempre costretto a confrontarsi con la natura più intima e reale del presente, che è quello di essere effimero, e quasi privo di sostanza, prossimo all'illusione.

Le storie autonome legate tra loro da fili sottili e tenaci sono la mia passione, il mio primo romanzo Frammenti del tredicesimo mese l'ho scritto usando questo "vecchio trucco".

Dal Corriere della Sera sabato 13 settembre 2014 questo è l'incipit della recensione di Emanuele Trevi al nuovo romanzo di 
Mauro Covacich
La sposa
Bompiani 2012

martedì 16 settembre 2014

Felice come una nuvola o un albero bagnato

Torrente

Spumeggiante, fredda,
fiorita acqua dei torrenti,
un incanto mi dai
che più bello non conobbi mai;
il tuo rumore mi fa sordo,
nascono echi nel mio cuore.
Dove sono? Fra grandi massi
arrugginiti, alberi, selve
percorse da ombrosi sentieri?
Il sole mi fa un po' sudare,
mi dora. Oh questo rumore tranquillo,
questa solitudine.
E quel mulino che si vede e non si vede
fra i castagni abbandonato.
Mi sento stanco, felice
come una nuvola o un albero bagnato.


Attilio Bertolucci
La capanna indiana 
Garzanti 1973

lunedì 15 settembre 2014

Come un lupo è il vento

VENTO
Come un lupo è il vento
che cala dai monti al piano,
corica nei campi il grano
ovunque passa è sgomento.
Fischia nei mattini chiari
illuminando case e orizzonti,
sconvolge l’acqua nelle fonti
caccia gli uomini ai ripari.
Poi, stanco s’addormenta e uno stupore
prende le cose, come dopo l’amore.


Attilio Bertolucci
Sirio
Alessandro Minardi Editore 1929

domenica 14 settembre 2014

Assenza più acuta presenza

Assenza
Più acuta presenza.
Vago pensier di te
Vaghi ricordi
Turbano l’ora calma
E il dolce sole.
Dolente il petto
Ti porta,
Come una pietra
Leggera.

Attilio Bertolucci
Sirio
Alessandro Minardi editore 1929

sabato 13 settembre 2014

Un giorno quieto di settembre

Lasciami sanguinare sulla strada 
sulla polvere sull'antipolvere sull'erba, 
il cuore palpitando nel suo ritmo feriale 
maschere verdi sulle case i rami 

di castagno, i freschi rami, due uccelli 
il maschio e la femmina volati via, 
la pupilla duole se tenta 
di seguirne la fuga l'amore 

per le solitudini aria acqua del Bràtica, 
non soccorrermi quando nel muovere 
il braccio riapro la ferita il liquido 
liquoroso m'inorridisce la vista, 

attendi paziente oltre la curva via 
l'alzarsi del vento nel mezzogiorno, fingi 
soltanto allora d'avermi udito chiamare, 
entra nella mia visuale da un giorno 

quieto di settembre, la tavola apparecchiata 
i figli stanchi d'attendere, i figli 
giovani col colore della gioventù 
esaltato da una luce che quei rami inverdiscono.

Attilio Bertolucci
Viaggio d'inverno
Garzanti 1971

venerdì 12 settembre 2014

Vorrei vedere tutto, toccare tutto, odorare e assaporare

Ultimi giorni d'estate


Nonostante il caldo opprimente di questi giorni, sto molto fuori.
So fin troppo bene quanto questa bellezza sia effimera,
come rapidamente si accomiata ed io sono così bramoso,
così avido di questa bellezza dell’estate che declina!
Vorrei vedere tutto, toccare tutto, odorare e assaporare
tutto ciò che questo rigoglio estivo offre,
vorrei conservare tutto questo e tenermelo per l’inverno,
per i giorni e gli anni futuri, per la vecchiaia.

In giardino, sulla terrazza, sulla torretta sotto la meridiana,
ogni giorno sto seduto per ore, e con matita e penna,
con pennello e colori disegno accuratamente le ombre mattutine
sulla scala del giardino e le contorsioni dei grossi serpenti
del glicine e cerco di riprodurre le lontane, limpide tinte
delle montagne al crepuscolo, diafane come un sospiro
eppure fulgide come gioielli.

Quindi rientro in casa stanco, molto stanco,
e quando la sera metto i miei fogli nella cartella,
quasi mi dà tristezza vedere quanto poco del tutto
ho potuto segnare e fissare per me.

Hermann Hesse

giovedì 11 settembre 2014

Festeggio il momento. Questo è il segreto della felicità

Non penso né al futuro né al passato, festeggio il momento. 
Questo è il segreto della felicità; scoperto soltanto ora, nella mezza età.
Domenica 19 luglio 1925

Virginia Woolf
Diari. 1925-1930
a cura di Bianca Tarozzi
BUR 2012

mercoledì 10 settembre 2014

Scrivere è addentrarsi in una zona d'ombra interna

C’è un “essere-pilota” dentro di noi che lavora costantemente all'integrazione dell’esperienza attraverso il racconto della nostra esistenza. Non si tratta di prendere coscienza, ma di integrare, interpretare, modificare i fatti della vita. 
«Il mio essere-pilota, il mio essere-scrittore mi racconta la vita e io sono il suo lettore» dirà un giorno elaborando le sue idee sullo scrivere. Cercare la fedeltà al vero è illusorio. Come è illusorio pretendere di ridurre l’individuo a un unico io. C’è una moltitudine di io dentro la singola persona e gli avvenimenti raccontati attraversano necessariamente la distorsione dovuta alla compresenza di tanti se stessi in questa folla. La modificazione deriva anche dal fatto che ricordiamo avvenimenti passati attraverso la consapevolezza del presente e comunque l’essere-pilota non agisce alla luce del sole, ma in una zona d’ombra interna. È in quel punto oscuro alla coscienza che l’essere-scrittore pesca le sue storie e i suoi ricordi filtrati. Talvolta avvelenati. Marguerite, rimasta fredda rispetto a Freud e a Lacan, ha incontrato Jung ed è stato un colpo di fulmine.

(Questo è un passaggio fondamentale del bellissimo romanzo biografico o biografia romanzata che Sandra Petrignani ha dedicato a Marguerite Duras)

Sandra Petrignani
Marguerite
Neri Pozza 2014

martedì 9 settembre 2014

Non c'è inizio né fine per l'immaginazione

Non c'è inizio né fine per l'immaginazione 
ma essa gode delle sue stagioni rovesciando l'ordine abituale 
come le piace. Con l'aria della stanza più fredda sembrerà costruire 
le passioni più roventi. Mozart danzava con la  moglie, 
fischiettando una sua melodia per tener lontano il freddo e Villon 
smise di scrivere sul suo Petit Testament soltanto quando l'inchiostro 
gelò. Ma gli uomini nella più atroce povertà di immaginazione 
comprano fronzoli indulgendo in stravaganti umori per colmarne 
la carenza in altro modo.

William Carlos Williams
Improvisations
Kora in Hell
1920 Four Seasons Company
traduzione Elena Petrassi

There is neither beginning nor end to the imagination 
but it delights in its own seasons reversing the usual order 
at will. Of the air of the coldest room it will seem to build 
the hottest passions. Mozart would dance with his wife, 
whistling his own  tune to keep the cold away and Villon 
ceased to write upon his Petit Testament only when the ink 
was frozen. But men in the direst poverty of the imagination 
buy finery and indulge in extravagant moods in order 
to piece out their lack with other matter.

lunedì 8 settembre 2014

Far essere il senso malgrado l’enigma

Far essere il senso malgrado l’enigma: è la definizione canonica e il compito della poesia secondo Bonnefoy. Qui, in questo poema del tempo delle rovine e delle devastazioni, la poesia parla di persona e rassicura facendo ascoltare la musica sapiente, quella musica che rende chiaro e percettibile, dall’ interno delle cose, il legame della presenza:
Ascoltare la musica che delucida
 Col flauto sapiente alla cima delle cose
 Il suono del colore in ciò che è.”

Jacqueline Risset
Il silenzio delle sirene
Donzelli 2006

domenica 7 settembre 2014

La pagina dove nessuno ha scritto

La pagina bianca


Quella che hai giusto in mano è quasi bianca, 
ma non del tutto, non esiste il bianco totale:
è liscia, dura, tenace, sottile, e di solito
crepita, scivola, cigola, si strappa, è quasi inodore;
e com’è non rimane, si ricopre 
di menzogne, orrori, contraddizioni, assorbe tutto:
sogni, angosce, trucchi, lacrime, brame,
finché saranno asciutti, gialli, ammuffiti, grigi,
finché il tutto s’ammolla, nella pioggia, si sbriciola, nell’immondizia,
sempre più esiguo. Forse soltanto se è della qualità migliore…
ove poi meglio di tutto è forse ciò che nessuno 
vi ha scritto: un pesce, una saliera, una stella,
un unicorno, un elefante, una testa di bue, 
emblema di S. Luca. Ciò che ti appare
se lo metti controluce – resiste,
mille anni, forse, o solo un minuto ancora.


Hans Magnus Enzensberger

sabato 6 settembre 2014

Dall'orecchio di una goccia di pioggia

Il bastone della pioggia

Capovolgi il bastone della pioggia e ciò che accade 

è musica che mai avresti immaginato 
di ascoltare. Nel fusto di un cactus

fluiscono scroscio, chiusa - dischiusa, rovescio,
risacca. Stai lì come una canna 
suonata dall'acqua, poi lo agiti

e diminuendo corre per tutte le scale
come una grondaia che smette di gocciolare. Ed ecco
uno spruzzo di gocce dalle foglie bagnate,

poi sgocciolio dall'erba e dalle margherite,
poi pioggialuce, semirespiri d'aria.
Capovolgi ancora il bastone. Ciò che accade

non lo sminuisce l'essere accaduto
una, due, dieci, mille volte.
Che importa se tutta la musica che traspira 

è la caduta di sabbia o semi secchi in un cactus?
Sei come un ricco che entra in cielo 
dall'orecchio di una goccia di pioggia. Ascolta ancora.


Seamus Heaney

venerdì 5 settembre 2014

Ho sempre amato contemplare le nuvole

Ho sempre amato contemplare le nuvole. Niente in natura può competere con la loro mutevolezza e la loro scenografica teatralità. Niente possiede la stessa bellezza effimera e sublime.
Se certi meravigliosi tramonti dietro una cortina di altocumuli dovessero dispiegarsi in cielo solo una volta ogni venticinque anni, entrerebbero senza dubbio a far parte delle leggende di tutti i tempi. Eppure, la maggior parte della gente sembra accorgersi appena delle nubi, quando non le considera addirittura un difetto che compromette la perfezione di un giorno d’estate, o una scusa per sentirsi giù di morale e «rannuvolarsi». Non c’è nulla di più deprimente, a quanto pare, del «vedere solo nubi all'orizzonte». Alcuni anni fa decisi che bisognava porre fine a questa deplorevole situazione. Le nuvole meritavano una sorte migliore e non andavano più considerate mere metafore di sventura. Qualcuno doveva intervenire in loro difesa.


Gavin Pretor-Pinney

Cloudspotting
Una guida per i contemplatori di nuvole
traduzione di Federica Oddera
Guanda 2006



giovedì 4 settembre 2014

Di che scrivere?

«Di che scrivere! Tutta la mia vita è una lettera a te». 

Viktor Sklovskij 
Zoo o lettere non d’amore
a cura di Maria Zalambani
Sellerio editore 2002

mercoledì 3 settembre 2014

Ritratto di un uomo che legge alla finestra

Lettura

La vita di ognuno è un mistero, proprio come 
la vostra o la mia. Immaginate
un castello con le finestre che si affacciano
sul lago di Ginevra. Là sulla finestra 
nei giorni assolati e caldi c'è un uomo
così assorto nella lettura che non alza 
gli occhi. O se lo fa, usa un dito
come segnalibro, alza lo sguardo e scruta
al di là dell'acqua verso il Monte Bianco
e oltre, verso Selah, stato di Washington, 
dove sta con una ragazza 
e si sta ubriacando per la prima volta.
L'ultima cosa che ricorda, prima
di perdere i sensi, è che lei gli ha sputato in faccia.
Lui continua a bere 
e a farsi sputare addosso per anni.
Ma ci sarà gente che vi dirà
che le sofferenze rafforzano il carattere.
Siete liberi di pensarla come volete.
ad ogni modo, lui si rimette 
a leggere e non si farà venire i complessi 
di colpa per sua madre 
che va alla deriva sulla sua barca di tristezza, 
e preoccupazioni per i figli
e per i loro problemi senza fine.
Né ha intenzione di pensare alla
donna con gli occhi chiari che lui amava
e alla sua disfatta per mano di una religione orientale.
Il dolore di lei non ha inizio e non ha fine.
Si faccia pure avanti, nel castello o a Selah, 
chiunque possa vantare un legame con l'uomo
che siede tutto il giorno alla finestra a leggere
come il quadro di un uomo che legge.
si faccia pure avanti il sole. 
Si faccia pure avanti l'uomo stesso.
Ma che diavolo starà mai leggendo? 

Raymond Carver
Racconti in forma di poesia
traduzione di Riccardo Duranti
Minimum fax 1999

Reading

Every man's life is a mystery, even as
yours is, and mine. Imagine
a château with a window opening
onto Lake Geneva. There in the window
on warm and sunny days is a man
so engrossed in reading he doesn't look
up. Or if he does he marks his place
with a finger, raises his eyes, and peers
across the water to Mont Blanc,
and beyond, to Selah, Washington,
where he is with a girl
and getting drunk for the first time.
The last thing he remembers, before
he passes out, is that she spit on him.
He keeps on drinking
and getting spit on for years.
But some people will tell you
that suffering is good for the character.
You're free to believe anything.
In any case, he goes
back to reading and will not
feel guilty about his mother
drifting in her boat of sadness,
or consider his children
and their troubles that go on and on.
Nor does he intend to think about
the clear-eyed woman he once loved
and her defeat at the hands of eastern religion.
Her grief has no beginning, and no end.
Let anyone in the château, or Selah,
come forward who might claim kin with the man
who sits all day in the window reading,
like a picture of a man reading.
Let the sun come forward.
Let the man himself come forward.
What in Hell can he be reading ?