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giovedì 25 febbraio 2016

e io ti sento tremare stretta a me come una luna nell'acqua

Tocco la tua bocca, con un dito tocco tutto l’orlo della tua bocca, la sto disegnando come se uscisse dalle mie mani, come se per la prima volta la tua bocca si schiudesse, e mi basta chiudere gli occhi per disfare tutto e ricominciare, ogni volta faccio nascere la bocca che desidero, la bocca che la mia mano sceglie e ti disegna in volto, una bocca scelta fra tutte, con sovrana libertà scelta da me per disegnarla con la mia mano sul tuo volto, e che per un caso che non cerco di capire coincide esattamente con la tua bocca che sorride sotto quella che la mia mano ti disegna.

Mi guardi, mi guardi da vicino, ogni volta più da vicino e allora giochiamo al ciclope, ci guardiamo ogni volta più da vicino e gli occhi ingrandiscono, si avvicinano fra loro, si sovrappongono e i ciclopi si guardano, respirando confusi, le bocche si incontrano e lottano tepidamente, mordendosi con le labbra, appoggiando appena la lingua sui denti, giocando nei loro recinti dove un’aria pesante va e viene con un profumo vecchio e un silenzio. Allora le mie mani cercano di affondare nei tuoi capelli, carezzare lentamente la profondità dei tuoi capelli mentre ci baciamo come se avessimo la bocca piena di fiori o di pesci, di movimenti vivi, di fragranza oscura. E se ci mordiamo il dolore è dolce, se soffochiamo in un breve e terribile assorbire simultaneo del respiro, questa istantanea morte è bella. E c’è una sola saliva e un solo sapore di frutta matura, e io ti sento tremare stretta a me come una luna nell'acqua.

Julio Cortázar
Rayuela - Il gioco del mondo
traduzione di Flaviarosa Nicoletti Rossini 
Einaudi 2004


grazie alla rivista Potlach

Toco tu boca con un dedo todo el borde de tu boca, voy dibujándola como si saliera de mi mano, como si por primera vez tu boca se entreabriera, y me basta cerrar los ojos para deshacerlo todo y recomenzar, hago nacer cada vez la boca que deseo, la boca que mi mano elige y te dibuja en la cara, una boca elegida entre todas, con soberana libertad elegida por mí para dibujarla con mi mano en tu cara, y que por un azar que no busco comprender coincide exactamente con tu boca que sonríe por debajo de la que mi mano te dibuja.

Me miras, de cerca me miras, cada vez más de cerca y entonces jugamos al cíclope, nos miramos cada vez más cerca y los ojos se agrandan, se acercan entre sí, se superponen y los cíclopes se miran, respirando confundidos, las bocas se encuentran y luchan tibiamente, mordiéndose con los labios, apoyando apenas la lengua en los dientes, jugando en sus recintos, donde un aire pesado va y viene con un perfume viejo y un silencio. Entonces mis manos buscan hundirse en tu pelo, acariciar lentamente la profundidad de tu pelo mientras nos besamos como si tuviéramos la boca llena de flores o de peces, de movimientos vivos, de fragancia oscura. Y si nos mordemos el dolor es dulce, y si nos ahogamos en un breve y terrible absorber simultáneo del aliento, esa instantánea muerte es bella. Y hay una sola saliva y un solo sabor a fruta madura, y yo te siento temblar contra mí como una luna en el agua.



lunedì 12 gennaio 2015

Il decimo precetto di Horacio Quiroga e Julio Cortázar

Una volta Horacio Quiroga tentò un “decalogo del perfetto scrittore di racconti”, il cui titolo è già un ammicco al lettore. Se nove dei precetti sono decisamente prescindibili, l'ultimo mi sembra di una lucidità impeccabile: “Racconta come se la narrazione non avesse interesse che per il circoscritto ambiente dei tuoi personaggi, uno dei quali avresti potuto essere tu. Non altrimenti si ottiene la vita nel racconto”.

Julio Cortázar
Del racconto breve e i suoi dintorni
Bestiario
traduzione di Fraviarosa Nicoletti Rossini e Vittoria Martinetto
Einaudi 2005

sabato 8 febbraio 2014

La scrittura privata è il collaudo del romanzo

Ci sono scrittori che esistono nel nostro immaginario come immersi in un naufragio. Sappiamo che ci sono, riusciamo persino a intravederli ma la percezione che abbiamo di loro, fragile e incostante, più che dal nostro desiderio di continuare a interrogarli sembra dipendere dai movimenti caotici delle onde. A lungo accettiamo che sopravvivano come relitti; poi un giorno qualcosa cambia, il naufragio si fa più mite, dai marosi affiora una voce che sembrava perduta. Tra questi scrittori, perduti e poi all'improvviso ritrovati, 
c'è Julio Cortázar. Mentre si festeggiano i cinquant' anni dalla pubblicazione di Rayuela (in italiano Il gioco del mondo, probabilmente il suo capolavoro), 
nell'arco dell' ultimo anno si vive nel nostro Paese un ritorno d' attenzione nei confronti dello scrittore argentino naturalizzato francese.
(…)

Per le edizioni Sur, infine, esce Carta carbone. Lettere ad amici scrittori (curatela e traduzione di Giulia Zavagna), il primo titolo di quella che nel tempo, in forma di trilogia, sarà l'edizione dell'epistolario cortazariano. Accuratamente conservate dallo stesso scrittore tramite il ricorso sistematico alla carta copiativa, le lettere destinate, tra gli altri, a Borges, Fuentes, Galeano, Lezama Lima, Paz, Cabrera Infante, Vargas Llosa, Soriano, nel comporre una mappatura dei rapporti tra narratori fondamentali del secondo '900 sono soprattutto l'occasione per verificare che in Cortázar ogni esperienza di scrittura possiede un'intenzionalità autoriale. 
Come segnalato dalla curatrice nella prefazione, «il carteggio diviene una sorta di zona franca in cui realtà e finzione si mescolano»; il racconto personale di ciò che è accaduto o che è stato immaginato travalica l'argine della relazione privata valendo da spunto per future narrazioni. La scrittura privata, in sostanza, è sempre e inevitabilmente il collaudo di qualcosa che con molta probabilità diventerà racconto o romanzo. Per Cortázar l'affetto per il proprio interlocutore - un sentimento che si esprime anche come ironia, piglio critico, dissenso - è un naturale combustibile letterario. 
Mentre per noi leggere ancora le sue pagine, continuare ad abitare la sua voce, è il modo in cui, salvandolo e salvandoci da ogni eventuale naufragio 
dell'attenzione, si esprime l' affetto nei suoi confronti. 

recensione di Giorgio Vasta dedicata a Julio Cortázar
Repubblica 2 luglio 2013