giovedì 30 aprile 2015

Poeti, i misteriosi, questa specie che si difende schizzando inchiostro

Li amo

Poeti 
i misteriosi,
gli schietti,
una scatola cranica per elmo,
per scudo un velo di cellofan,
poeti,
queste specie, queste seppie
che si difendono
schizzando inchiostro


Nina Cassian
C'è modo e modo di sparire
Poesie 1945-2007

traduzione di Anita Natascia Bernacchia e Ottavio Fatica
Adelphi 2013

mercoledì 29 aprile 2015

nella poesia di un altro è in fedele attesa un dialogo pacato

Nella bellezza altrui

Solo nella bellezza altrui
vi è consolazione, nella musica
altrui e in versi stranieri.
Solo negli altri vi è salvezza,
anche se la solitudine avesse sapore
d’oppio. Non sono un inferno gli altri,
a guardarli il mattino, quando
la fronte è pulita, lavata dai sogni.
Per questo a lungo penso quale
parola usare: se lui o tu.
Ogni lui tradisce un tu, ma
in cambio nella poesia di un altro
è in fedele attesa un dialogo pacato.


Adam Zagajewski
Dalla vita degli oggetti 
a cura di Krystyna Jaworska
Adelphi 2012

martedì 28 aprile 2015

Fedele alla notte e al fuoco di tutte le sue stelle

Soltanto la terra
      a Reynaldo Pérez-Só
A tutti gli astri conduce il sogno
ma solo sulla terra ci svegliamo.


Addormentati flottiamo nell'etere,
navi invisibili ci trascinano
verso mondi remoti
ma soltanto sulla terra si aprono le palpebre.


La terra amata giorno dopo giorno,
meravigliosa, errante,
che da così lontano porta il sole sulle spalle
e lo offre alle nostre case.


Sempre sarò fedele alla notte
e al fuoco di tutte le sue stelle
ma viste da qui, non potrei
andarmene: non so abitare in un paesaggio diverso.
Neanche con la morte lascerei
che le mie ceneri escano dai suoi campi.
La terra è l’unico pianeta
che preferisce gli uomini agli angeli.



Più che il silenzio della tomba
temo l’ora della resurrezione:
troppo spaventoso
è svegliarsi domani da un’altra parte.

Eugenio Montejo
da Territudine 1982
traduzione di Alessio Brandolini


SÓLO LA TIERRA
      a Reynaldo Pérez-Só
Por todos los astros lleva el sueño
pero sólo en la tierra despertamos.

Dormidos flotamos en el éter,
nos arrastran las naves invisibles
hacia mundos remotos
pero sólo en la tierra abren los párpados.
La tierra amada día tras día,
maravillosa, errante,
que trae el sol al hombro de tan lejos
y lo prodiga en nuestras casas.
Siempre seré fiel a la noche
y al fuego de todas sus estrellas
pero miradas desde aquí,
no podría irme, no sé habitar otro paisaje.
Ni con la muerte dejaría
que mis cenizas salga de sus campos.
La tierra es el único planeta
que prefiere los hombres a los ángeles.
Más que el silencio de la tumba
temo la hora de resurrección:
demasiado terrible
es despertar mañana en otra parte.

lunedì 27 aprile 2015

Scegliere un pensiero invece di un altro

La nostra esistenza si svolge così tanto dentro la nostra testa - nella memoria o nell'immaginazione, nella speculazione e nell'interpretazione - che talvolta mi sembra che il modo migliore per cambiarla sia guardarla da un'angolatura diversa, mutando la prospettiva dentro di noi. 
Uno dei più fini studiosi di psicologia americani, William James, ci ricorda che "l'arma più efficace che abbiamo contro lo stress è quella di scegliere un pensiero invece di un altro". 
È la prospettiva che scegliamo, non i luoghi che visitiamo, a dirci dove stiamo davvero. Ho sempre viaggiato, eppure l'esperienza che ne ho tratto ha acquistato significato e vigore solo dopo che ho fatto ritorno a casa, e solo nella quiete ho trasformato quanto ho visto in profonde visioni interiori.

Pico Iyer
L'arte della quiete
traduzione di Andrea Zucchetti
Rizzoli 2015

basato sulla TED conference 
The Art of Stillness. Adventures in Going Nowhere

domenica 26 aprile 2015

Scrivere è scegliere il linguaggio che sappia coinvolgere il lettore nella visione che è la finzione

Spero di essere riuscita a mostrare quanto spazio ci sia, quante variazioni esistano, quante possibilità si possano considerare nel momento in cui si sceglie come narrare i propri racconti e i propri romanzi. Decidere l'identità e la personalità del narratore è un passo importante. 
Ma è solo un passo. Ciò che importa davvero è quello che avviene dopo: il linguaggio che lo scrittore usa per destare interesse e coinvolgere il lettore nella visione e nella versione di eventi che si sa essere finzione.

Francine Prose
Leggere da scrittore
traduzione di Jusi Loreti
Dino Audino editore 2014


sabato 25 aprile 2015

le parole sono il materiale grezzo a partire dal quale si crea la letteratura

Con tante cose da leggere, si potrebbe avere la tentazione di accelerare.
In realtà, però, è essenziale rallentare e leggere ogni parola.
Leggendo lentamente si può imparare una verità importante, magari ovvia ma stranamente sottovalutata: il linguaggio è il mezzo che usiamo come un compositore usa le note, o un pittore la tempera. Mi rendo conto che può sembrare scontato, ma è sorprendente la facilità con cui perdiamo di vista il fatto che le parole sono il materiale grezzo a partire dal quale si crea la letteratura. 
Inizialmente ogni pagina era bianca, e le parole che appaiono su di essa non sono l' da sempre, ma costituiscono il risultato finale di innumerevoli decisioni grandi e piccole. Tutti gli aspetti di una buona scrittura dipendono dall'abilità dell'autore di scegliere una parola scartandone un'altra. La capacità di attirare e mantenere vivo l'interesse del lettore è legata a filo doppio con scelte del genere.

Francine Prose
Leggere da scrittore
traduzione di Jusi Loreti
Dino Audino editore 2014


venerdì 24 aprile 2015

Leggere è cercare amici e alleati fuori del tempo e dello spazio

Nel leggere i poeti, la Achmatova e Mandel'štam possedevano la straordinaria capacità di cancellare lo spazio e il tempo che li separavano da loro. Una tale lettura era sostanzialmente senza tempo ed essi entravano in contatto diretto con l'autore. Questo accadeva non soltanto con i contemporanei, ma anche con i poeti scomparsi da lungo tempo. Osip Ėmil'evič scoprì una capacità del genere in Dante, il quale si incontra, all'inferno, con i suoi poeti prediletti dell'antichità. Nell'articolo La natura della parola Mandel'štam cita Bergson, il quale cerca una connessione tra fenomeni omogenei, separati solo dal tempo; ed è sempre la solita ricerca di amici ed alleati fuori del tempo e dello spazio. Probbilmente lo avrebbe capito Keats: anch'egli desiderava incontrarsi alla taverna con tutti i suoi amici vivi e morti. Nel far risorgere coloro che non sono più con noi, la Achmatova si interessava alla loro vita, ai loro rapporti con il prossimo. Così mi offrì per la prima vota su un piatto d'argento Shelley, che, se non sbaglio, le serviva per allenarsi. Poi sopravvenne l'epoca del rapporto con Puškin. Con la perspicacia di di un giudice istruttore o di una donna gelosa, Anna Andreevna scopriva passo per passo come agivano, pensavano e parlavano coloro che lo attorniavano, approfondiva i motivi psicologici, rivoltava, come un guanto ogni donna cui il poeta aveva donato anche un solo sorriso.

Nadežda Mandel'štam 
L'epoca e i lupi
traduzione di Giorgio Kraiski
Mondadori 1971

giovedì 23 aprile 2015

Per imparare a scrivere dobbiamo incontrare il messaggero del nostro fallimento

Ho anche sentito colleghi affermare di non riuscire a leggere mentre lavorano a un proprio libro, per paura che Tolstoj o Shakespeare possano influenzarli. 
Io ho sempre sperato di essere influenzata da loro e mi chiedo se avrei intrapreso la carriera letteraria con tanto entusiasmo se ciò avesse significato non poter leggere per tutto il tempo che può essere necessario a completare un romanzo.
A dire il vero, alcuni autori, mettendo in luce tutti ii difetti del nostro lavoro di scrittori, ci costringono a fermarci. Ognuno di noi incontrerà il messaggero del proprio fallimento, un talento geniale, del tutto innocente, scelto per ragioni legate alle inadeguatezze che sentiamo di avere. 
L'unico rimedio che ho trovato per questo incontro è leggere un autore con una produzione completamente diversa, anche se non necessariamente più simile alla nostra: questa differenza servirà a ricordare quanto sono numerose le stanze nella casa dell'arte.

Francine Prose
Leggere da scrittore
traduzione di Jusi Loreti
Dino Audino editore 2014

mercoledì 22 aprile 2015

Scrivere il diario significa pervenire alla consapevolezza dei processi interiori

Il diario è lo strumento di chi ha il compito di pervenire a una piena e desta consapevolezza dei processi interiori.

Elias Canetti
citato da Grazia Livi in
Le lettere del mio nome
La Tartaruga edizioni 1991

martedì 21 aprile 2015

Scrivere è inventare il silenzio e farne una condizione di vita

Organizzai in modo diverso la mia giornata. Non mi era stato forse detto che nella mia scrittura s'intravedeva qualcosa di diverso? 
Era l'altra identità che s'affacciava al reticolato delle parole consumate, piegate a mille usi, e si guardava intorno. 
Era lei che aveva bisogno di essere alimentata. 
Come? Lo capii gradualmente. 
Prima di tutto preparandole un'area di raccoglimento e di piena gratuità. L'unico committente era interno e siccome era molto debole, bastava il minimo pretesto perché si confondesse: una visita, un mal di denti, un litigio, un capriccio, una cattiva lettura, un dovere. 
Dovetti irrobustire la sua voce e cercai di ridurre certe interferenze, anche se questo aumentava la mia cattiva coscienza.
Dovetti inventare il silenzio e farne, in certe ore, la mia condizione di vita.
Nel silenzio mi imposi un lavoro assiduo, come un falegname che pialla il legno. 
Volevo ridestare da quel giacimento di cui ho detto prima - oscuro, grumoso - il maggior numero di parole possibili. E di volta in volta volevo legare quelle parole al bagaglio in trasformazione dei miei pensieri e dei miei sentimenti. 
Col tempo si creò un ricco scambio fra il sentire e le parole che lo avrebbero rivelato: scambio che la scrittura rese visibile.
Non una grande scrittura, una scrittura che faceva il suo tirocinio un po' a sbalzi. Che insisteva, si ripeteva. Che cercava di non disgregarsi nei compiti familiari - spesso noiosi - anzi li teneva insieme con la volontà di viverli fino in fondo.
Imparai che non bisogna scartare nulla di una vita: ogni minima cosa, anche la più trita, è seme per l'esperienza.
A poco a poco la mia identità prese a riconoscersi - e a sfaccettarsi - attraverso le parole scritte e le parole presero a radicarsi nell'identità. 
Il linguaggio - uno scavo nella coscienza - si approfondì e mi promise di diventare il mio fedele specchio. 
Quante severe implicazioni, in questo miraggio!  Quanta concentrazione! 
Ma era finalmente un lavoro rivolto all'interno, è sempre questo che intendo quando dico "scrittrice". 
E quando dico "giornalista" intendo l'opposto: una che si volge impulsivamente ai fatti, e li insegue, e crede di afferrarli al volo, fin quando si trova lontanissima da sé, dispersa e consumata da una vana corsa.
Allora il principale problema - lo fu per me - sarà di rientrare a casa
La casa del linguaggio è approdo e permanenza.
Per usare le parole di Gianna Manzini - le scrisse nel '45, a proposito di Virginia Woolf - il problema sarà imparare "a raccogliersi l'anima e a tenerla in fronte come la lampada dei minatori". 
Fu uno stato di necessità per lei. Dal quale scaturì un modo di essere scrittrice che volle definire così: una specie di "monacazione non palese".
Trascrivere oggi questa definizione fa un certo effetto. Nulla potrebbe apparire più inattuale e incongruo. Ma la Manzini aggiunse che, da quel modo di essere, le derivava una "scabrosa libertà".
1993


Grazia Livi
Narrare è un destino
La Tartaruga edizioni 2002 

lunedì 20 aprile 2015

Scrivere è cercare un lampo che getti luce su tutto, è afferrare fulgide stelle che cadono nella piena estate, in mezzo alla notte

Ora mi chiedo: davvero narrare è un destino?
Avevo sette anni quando dichiarai in famiglia che volevo diventare scrittrice. 
Per una serie di coincidenze e di scelte ho poi onorato quel sogno ingenuo, che mi permetteva di salvarmi dai naufragi della sensibilità, mi spingeva a rafforzarmi nella disciplina, mi avviava verso un progetto di indipendenza. 
La parola scritta ha così dominato la mia vita. Tuttora la domina. Anche se la figura di scrittrice che immaginai da bambina si è trasformata, a causa dei profondi mutamenti sociali: omologazione, potenza dei media, mercato trionfante, globalità; ormai non coincide più con quel ruolo, quel mito. Non esiste più.
Al posto di quella figura c'è una donne come tante, la cui particolare inclinazione è di farsi assorbire dalle parole scritte e la cui esigenza è di cercare una sintesi che valga per la conoscenza e per la solitudine.
Cosa intendo per sintesi? Intendo un segnale di verità, un lampo che getti una luce su tutto. 
La via di chi scrive è contrassegnata da questi lampi. Da anni, tuttavia, ho smesso di chiedermi dove portano: questa è la novità. Forse ho fatto mio un pensiero di Simone Weil: "Distacco dai frutti dell'azione. Sottrarsi a questa fatalità". 
In mezzo al mondo cambiato continuo il lavoro che ho scelto. Per necessità, per innata fedeltà. Sono persuasa che non c'è alcun punto, nella realtà, a cui mirare come a una conquista. Mi aspetto gioia e sorpresa solo da quei lampi di cui ho detto prima: per loro guardo attentamente oltre i disordini e i mutamenti.
E mi tengo pronta ad afferrarli, quasi fossero stelle in fulmineo transito: fulgide stelle che cadono nella piena estate, in mezzo alla notte.
agosto 2002


Grazia Livi
Narrare è un destino
La Tartaruga edizioni 2002 

domenica 19 aprile 2015

il fruscio del castagno, le cui fronde verdi potevano ospitare tutto: nidi, gemme, utopie, scoiattoli, sogni

Era felice d'essere lì, all'insaputa di tutti. Sentiva i cigolii intermittenti della sega e i tonfi della legna, subito raccolta dalle mani di Peter. E il cinguettio delle rondini. E il fruscio del castagno, le cui fronde verdi potevano ospitare tutto: nidi, gemme, utopie, scoiattoli sogni. Già, i sogni. Uscire fuori da lì. Pedalare via in bicicletta, Peter e lei. Correre per strada, mano nella mano, indossando abiti fragranti, mangiar pasticcini. Pattinare leggeri in mezzo a ragazzi alati, con le sciarpe al vento, coi berretti multicolori... Poiché l'attesa si prolungava, fu colta da una tale voglia di vivere che accostò una sedia al muro, vi mise sopra un panchetto e montò leggera su quella torre in pericolo. Stava violando un divieto. Tuttavia allungò il collo fino ad afferrare, in una sola occhiata, tetti, fronde, camini, facciate, finestre, altane, formicolio di passanti, cielo senza neanche una nube. 'Amsterdam!' gridò a labbra chiuse. Si teneva in bilico, abbacinata, stringendo con la mano i capelli sulla nuca perché non traboccassero fuori. 'Finché questo c'è ancora e io posso godere questo cielo senza nuvole non ho il diritto di essere infelice'. Qualcosa di luminoso si levo più volte e ricadde all'orizzonte, come in uno spruzzo d'acque. Pensò: 'Aquiloni'. E subito accompagnò quel volo con tre parole: natura, felicità interiore, bellezza. Cauta, con quei tre concetti, dovette discendere, ma li teneva stretti. Sedette di nuovo per terra, con la fronte appoggiata alle ginocchia. Era calma. Una pienezza mai provata le faceva guardare le mattonelle spaccate, come se non le vedesse. Le fessure sporche fra l'una e l'altra. Gli insetti morti. Ora un ragnetto da una fessura risalì obliquo, le arrancò su per il piede. Lei lo lasciò fare. Non era più turbata da nulla: solo emozioni vaste che si stendevano su di lei, come certezze. E d'un tratto qualcosa di alto e fulmineo: un'intuizione. Ne fu attraversata come da un fremito, ma poiché aveva fianchi magri e spallucce strette, l'intuizione traboccò, formando una pozza di luce per terra. lei si specchiò in quella pozza. 'Dio' disse con tutta se stessa. Esisteva. L'amava. Faceva tutt'uno con lei, con Amsterdam, con l'umanità, con tutte le infinite possibilità di vivere e morire che le stavano attorno. Pensò fra sé indicibilmente: 'Dio vuol vedere gli uomini felici'. E poco dopo, nel diario,: "Tutto è come deve essere".

Grazia Livi
Le lettere del mio nome
Anna Frank. La confidente
La Tartaruga edizioni 1991 

sabato 18 aprile 2015

Scrivere è conquistarsi tutt'altro spazio

Da tempo il suo vero problema è 'come conquistarsi un pezzetto di spazio'. Certo non lo stesso spazio di Thoby che andava in treno a Cambridge, fantasticando di diventare un giorno il giudice Stephen 'con diverse pubblicazioni al suo attivo, libri di diritto, un paio di libri sugli uccelli'. Né lo stesso di George che al mattino, s'avviava verso il Ministero del Tesoro 'elegante e ben disposto, con i calzini a righe e scarpette ben lustre (...) dandosi un ultimo colpetto al cilindro con il guanto di velluto'. Era tutt'altro spazio. coincidente con porte e pareti. Con la sua stessa persona. Con la singolarità custodita fra le pieghe della persona, come un cuore nascosto. Con le parole traboccanti di quel cuore, che potevano essere dette solo a tavolino, come una scrittrice.


Grazia Livi

Le lettere del mio nome
Virginia Woolf.  Il grembo
La Tartaruga edizioni 1991

venerdì 17 aprile 2015

separare la parola dal senso

Guardava verso la finestra. 'Finestra' pensava, stringendosi addosso la propria americanità, come una coperta. Restava in attesa. La parola non doveva portarsi dietro alcuna associazione. Né doveva avere la benché minima qualità descrittiva. Nuda, doveva essere. Esatta come la matematica. La pronunziava fra sé e le sottraeva il senso. Ma era possibile separare la parola dal senso? 'Ho fatto innumerevoli sforzi perché le parole si scindessero dal senso e l'ho trovato impossibile'. Rimetteva la parola finestra dentro il suo significato. E la pronunziava ancora fin quando 'non aveva il suo peso e il suo volume completo'. Infine, era rinata coincidendo con la cosa concreta.

Grazia Livi
Le lettere del mio nome

Gertrude Stein. L'unica
La Tartaruga 1991

giovedì 16 aprile 2015

Lo stile è quel particolare equilibrio interno di ogni pagina

Scrivere significa anche attenersi alla fedeltà più profonda: quella che attiene allo stile, ossia al particolare equilibrio interno di ogni pagina.

Grazia Livi
Le lettere del mio nome
La Tartaruga 1991

mercoledì 15 aprile 2015

Solo ciò che è umano può essere davvero straniero.

Salmo
Oh, come sono permeabili le frontiere umane!
quante nuvole vi scorrono sopra impunemente,
quanta sabbia del deserto passa da un paese all'altro,
quanti ciottoli di montagna rotolano su terre altrui
con provocanti saltelli!

Devo menzionare qui uno a uno gli uccelli che trasvolano
che si posano sulla sbarra abbassata?
Foss'anche un passero-la sua coda è già all'estero,
benché il becco sia ancora in patria. E per giunta, quanto si agita!

Tra gli innumerevoli insetti mi limiterò alla formica,
che tra la scarpa sinistra e la destra del doganiere
non si sente tenuta a rispondere alle domande “ Da dove? ” e “ Dove? ”

Oh , afferrare con un solo sguardo tutta questa confusione,
su tutti i continenti!
Non è forse il ligustro che dalla sponda opposta
contrabbanda attraverso il fiume la sua centomillesima foglia?
E chi se non la piovra, con le lunghe braccia sfrontate,
viola i sacri limiti delle acque territoriali?

Come si può parlare di un qualche ordine,
se non è nemmeno possibile scostare le stelle
e sapere per chi brilla ciascuna?

E poi questo riprovevole diffondersi della nebbia!
E la polvere che si posa su tutta la steppa,
come se non fosse affatto divisa a metà!
E il risuonare delle voci sulle servizievoli onde dell’aria:
quei pigolii seducenti e gorgoglii allusivi!

Solo ciò che è umano può essere davvero straniero.
Il resto è bosco misto, lavorio di talpa e vento.

Wislawa Szymborska

martedì 14 aprile 2015

Paziente quasi come una meridiana, capisco ciò che l'amore non capisce

Ringraziamento 

Devo molto
a quelli che non amo.

Il sollievo con cui accetto
che siano più vicini a un altro.

La gioia di non essere io
il lupo dei loro agnelli.

Mi sento in pace con loro
e in libertà con loro,
e questo l'amore non può darlo,
né riesce a toglierlo.

Non li aspetto
dalla porta alla finestra.
Paziente
quasi come una meridiana,
capisco
ciò che l'amore non capisce,
perdono
ciò che l'amore mai perdonerebbe.

Da un incontro a una lettera
passa non un'eternità,
ma solo qualche giorno o settimana.

I viaggi con loro vanno sempre bene,
i concerti sono ascoltati fino in fondo,
le cattedrali visitate,
i paesaggi nitidi.

E quando ci separano
sette monti e fiumi,
sono monti e fiumi
che trovi su ogni atlante.

È merito loro
se vivo in tre dimensioni,
in uno spazio non lirico e non retorico,
con un orizzonte vero, perché mobile.

Loro stessi non sanno
quanto portano nelle mani vuote.

«Non devo loro nulla» –
direbbe l'amore

sulla questione aperta.

Wislawa Szymborska


lunedì 13 aprile 2015

la rugiada luccica sulla pietra delle tue guance

Elegia per mio padre
(Robert Strand 1908 -1968)



5 Lutto
Ti piangono.
Quando ti alzi a mezzanotte
e la rugiada luccica sulla pietra delle tue guance, 
ti piangono.
Ti riconducono nella casa vuota.
Riportano dentro le sedie e tavoli.
Ti fanno sedere e respirare.
E il tuo respiro brucia,
brucia la scatola di pino e le ceneri cadono come luce del sole.
Ti danno un libro e ti dicono di leggere.
Ascoltano e gli occhi gli si colmano di lacrime.
Le donne ti carezzano le dita.
Ti pettinano restituendo il giallo ai tuoi capelli.
Radono via il gelo della tua barba.
Ti massaggiano le cosce.
Ti vestono elegante.
Ti strofinano le mani per tenerle calde.
Ti danno da mangiare. Ti offrono denaro.
Si inginocchiano e ti scongiurano a non morire.
Quando ti alzi a mezzanotte ti piangono.
Chiudono gli occhi e continuano a sussurrare il tuo nome.
Ma non possono sfilarti dalle vene la luce sepolta.
Non possono afferrare i tuoi sogni.
Vecchio mio, è impossibile.
Alzati e continua ad alzarti, non giova a nulla.
Ti piangono come possono.



Mark Strand
L'inizio di una sedia
a cura di Damiano Abeni
Donzelli editore 1999

5 Mourning
They mourn for you.
When you rise at midnight,
And the dew glitters on the stone of your cheeks,
They mourn for you.
They lead you back into the empty house.
They carry the chairs and tables inside.
They sit you down and teach you to breathe.
And your breath burns,
It burns the pine box and the ashes fall like sunlight.
They give you a book and tell you to read.
They listen and their eyes fill with tears.
The women stroke your fingers.
They comb the yellow back into your hair.
They shave the frost from your beard.
They knead your thighs.
They dress you in fine clothes.
They rub your hands to keep them warm.
They feed you. They offer you money.
They get on their knees and beg you not to die.
When you rise at midnight they mourn for you.
They close their eyes and whisper your name over and over.
But they cannot drag the buried light from your veins.
They cannot reach your dreams.
Old man, there is no way.
Rise and keep rising, it does no good.
They mourn for you the way they can.

domenica 12 aprile 2015

La notte si apre, fa spazio

In barca

Il mare rumoreggia nel buio.
Uscire in barca ora?
Impossibile.
Si, proprio ora.
La notte si apre, fa spazio.
Il cielo alza un muro a occidente.
La luna si mostra luminosa -
Ora deve accadere.

Olav H. Hauge
La terra azzurra
traduzione di Fulvio Ferrari
Crocetti editore 2008

sabato 11 aprile 2015

Il mare nero e la terra verde

Mattina sul fiordo

Il vaporetto rompe
il nero, immobile mare
un aratro di ferro
verso la terra verde

Olav H. Hauge
La terra azzurra
traduzione di Fulvio Ferrari
Crocetti editore 2008

venerdì 10 aprile 2015

Due o tre ore limpide, miracolose

Ah, le mattine di Gerusalemme! C'era una tale freschezza, una tale promessa, nella piena del giorno, nelle pietre, che imparai presto a svegliarmi di buonora. Mi preparavo un caffè, abbeveravo il cavallo e gli servivo il suo primo pasto quando Khalil tardava.
Poi mi mettevo sui miei libri, sui miei scarabocchi. Così avevo ogni giorno due o tre ore limpide, miracolose, prima di iniziare una lunga giornata all'ospedale.
Il poco che sono riuscito a leggere e a scrivere lo devo a quelle mattine di Gerusalemme, a quelle albe della Giudea che d'estate cominciavano a spuntare verso le quattro.


Lorand Gaspar
Conoscenza della luce
a cura di Maria Luisa Vezzali
Donzelli 2006

giovedì 9 aprile 2015

Dove l'acqua con altra acqua si confonde


Adoro i torrenti e la musica che fanno.
E i ruscelli, nelle radure e nei prati, prima
che diventino torrenti.
Forse li adoro soprattutto
per la loro segretezza. A momenti dimenticavo
di dire qualcosa sulle sorgenti!
Può esserci una cosa più meravigliosa di una fonte?
Ma anche i grandi corsi d’acqua hanno il loro cuore.
E i luoghi in cui confluiscono nei fiumi.
Le foci aperte dei fiumi che sfociano nel mare.
I luoghi dove l’acqua con altra acqua
si confonde. questi luoghi mi si stagliano
nella mente come luoghi sacri.
Ma questi fiumi lungo la costa!
Li amo come alcuni amano i cavalli
o le donne affascinanti. ho un debole
per questa acqua veloce e fredda.
Mi basta guardarla perché il sangue scorra più veloce
e un brivido mi percorra la pelle. Potrei stare
a guardarli per ore questi fiumi.
Non ce n’è uno che somigli a un altro.
Oggi compio quarantacinque anni.
Chi ci crederebbe ora se dicessi
che una volta ne avevo trentacinque?
E che avevo il cuore freddo e vuoto, a trentacinque anni!
Sarebbero passati altri cinque anni
prima che ricominciasse a scorrervi del sangue.
Mi prenderò tutto il tempo che voglio oggi pomeriggio
prima di lasciare questo posto accanto al fiume.
Mi piace amare i fiumi.
Amarli a monte fino
alla sorgente.
Amare tutto quello che mi fa crescere.
Raymond Carver
Racconti in forma di poesia
traduzione di Riccardo Duranti
minimum fax 1999

mercoledì 8 aprile 2015

Eravamo a Venezia in aprile, e io ero ebbra di luce acquamarina

Eravamo a Venezia in aprile, e io ero ebbra di luce acquamarina. È una luce impalpabile, che gioca con le superfici mobili e scure dei canali, che luccica sulla pietra e sul marmo fondendoli insieme con molteplici sfumature, sempre acquamarina. Sperimentavo una bizzarra sensazione. Ogni volta che chiudevo gli occhi - e lo facevo sempre più spesso, deliberatamente - vedevo un verde molto inglese, molto più giallo, un'amalgama di luce scintillante su prati rasati e di pastosa luce verde dei boschi inglesi, una luce che svanisce dentro tronchi nodosi, guizzando tra le ombre di strati di foglie estive.

Antonia S. Byatt
Fortuny
sulla rivista Gondola days 
traduzione di Maria Nadotti

martedì 7 aprile 2015

Stein, Flaubert, Cézanne e l'arte della composizione

L'apprendistato di Gertrude si svolgeva la notte. Ad un tavolo rinascimentale robustamente intagliato, davanti a un ritratto di donna di Cézanne, appeso alla parete. A darle l'avvio, nel 1905, era stato Flaubert, di cui aveva letto i racconti, ricavandone tre indicazioni: analisi psicologica, lingua spoglia, scrupoloso realismo. Ed era stato anche Cézanne, il cui dipinto le aveva fornito una segreta chiave: 'Ogni cosa nella composizione, è importante quanto un'altra'. Fu una scoperta emozionante. Se prima aveva creduto che tutto dovesse essere subordinato a un centro, ora scopriva che 'ogni cosa conta quanto il tutto'. Si concentrò su questa scoperta, persuasa che fosse 'la prima volta in qualsiasi lingua che qualcuno usava l'idea di composizione in letteratura'.

Grazia Livi
Le lettere del mio nome
Gertrude Stein. L'unica
La Tartaruga 1991

lunedì 6 aprile 2015

il desiderio d'essere uno: nuvola, rondone, uomo o sasso

cosa risuona sotto le arcate del volo
che non si può intendere, né vedere?
il desiderio, forse, d’essere uno –

comprendere veramente cosa sia essere qui
nuvola, rondone, uomo o sasso –

è così nei momenti più semplici
che il dire si radica nel proprio vivere –

possa il sapore del giorno nella gola
trasportato per l’apertura trovata
rinascere per altri tra le erbe –



Lorand Gaspar
Conoscenza della luce
a cura di Maria Luisa Vezzali
Donzelli 2006


quoi résonne sous les arches du vol
qu'on ne peut entendre, ni voir?
le désir, peut-être, d'y être uni -

comprendre vraiment ce qu'est être ici
nuage, martinet, homme ou caillou -

c'est ainsi dans le moments les plus simples
que le dire s'enracine en son vivre -

puisse la saveur du jour dans la gorge
portée par l'ouverture trouvée,
pour d'autres parmi les herbes renaître


domenica 5 aprile 2015

Quando si limita il numero delle azioni, si aumenta la profondità di ogni esperienza

Questa vita fa sentire in pace. Non perché dentro si spengano tutti i desideri: la capanna non è un albero del risveglio buddhista. La vita da eremita riconduce le ambizioni alla misura del possibile. Quando si limita il numero delle azioni, si aumenta la profondità di ogni esperienza. Leggere, scrivere, pescare, scalare i fianchi della montagna, pattinare, vagare nei boschi... l'esistenza si riduce a una quindicina di attività. Il naufrago può contare su una libertà assoluta ma circoscritta al perimetro della sua isola. Nelle storie di naufragio, dapprima il protagonista tenta di evadere costruendo un'imbarcazione: è convinto che tutto sia possibile e che la felicità lo attenda al di là dell'orizzonte. Respinto a riva, capisce che non riuscirà a fuggire e, più calmo, scopre che la limitazione è fonte di felicità. A quel punto si dice che è rassegnato. Ma lo è veramente? Non più del cittadino che, sotto i lampioni di un boulevard, comprende all'improvviso che non gli basterà l'intera esistenza per cedere a tutte le tentazioni che la vita gli offre.
5 aprile


Sylvain Tesson
Nelle foreste siberiane
traduzione di Roberta Ferrara
Sellerio 2012

sabato 4 aprile 2015

Ho sentito oggi la primavera

Ho sentito oggi la primavera.
I monti rilucevano intorno alla campagna.
Tra la luminescenza delle betulle
cominciava il pino a respirare.

Levati, sole, e chiama in strada
ogni bimbo intirizzito!
E io voglio arroventare al sole
freddo ferro.

Olav H. Hauge 
La terra azzurra

traduzione e cura di Fulvio Ferrari
Introduzione di Idar Stegane
Crocetti Editore 2008

venerdì 3 aprile 2015

Giorno di bucato per le parole

Giorno di bucato per le parole
odore d’erba e di lenzuola strizzate
si può toccare con mano la luce
dei passi nel vapore che sale
nebbie e montagne del corpo cieco
il pensiero ricama all'ombra della pelle
volo di gru altissimo nel giorno
sciabordio d’acqua di notte senza vento –

Lorand Gaspar
Conoscenza della luce
a cura di Maria Luisa Vezzali
Donzelli 2006


Jour de lessive pour les mots
odeur d’herbe et de draps essorés
on peut toucher des mains la lumière 
des pas dans la vapeur qui monte
brumes et montagnes du corps aveugle
la pensé tricote à l’ombre de la peau
vol de grues très haut dans le jour
clapotis d’eau de nuit sans vent –


giovedì 2 aprile 2015

La mattina sorseggio il tè guardando i messaggi della brina sui vetri

Stanotte la temperatura è scesa a -20° e alla fine mi sono deciso a inchiodare strisce di feltro sotto la porta.
La mattina sorseggio il tè guardando i messaggi della brina sui vetri. 
Chi può riuscire a decifrarli? C'è una scrittura segreta in queste cose?
2 aprile


Sylvain Tesson
Nelle foreste siberiane
traduzione di Roberta Ferrara
Sellerio 2012