lunedì 30 settembre 2013

Scrivere con lo sguardo di un bambino

“Io penso che si debba scrivere senza interiorità, con lo sguardo di un bambino che è talmente oggettivo da sfiorare il cinismo”.

Agota Kristof citata in un'intervista di Sandra Petrignani

domenica 29 settembre 2013

Esi­stono libri che servono

Esi­stono libri che ser­vono
a sve­lare altri libri,
ma scri­vere in genere è nascon­dere,
sot­trarre alla realtà qual­cosa
di cui sen­tirà la man­canza.
Que­sta maieu­tica del segno
indi­cando le cose con il loro dolore
inse­gna a riconoscerle.
Valerio Magrelli
Ora ser­rata reti­nae 
Feltrinelli 1981

sabato 28 settembre 2013

Le parole fanno caldo il nostro sonno

(appartenere)

Dorme in un gelo diverso l’acqua di pozzanghere,
l’acqua che diviene spreco; l’autunno di campagne
vive di presenza e dispersione.
Le parole fanno caldo il nostro sonno.

Ecco per dove passerà la via
che sanerà la sete: per luce o cumulo di voci nebulose
per tutte le ricevute, per gli orologi senza suoneria,
per mappe catastali. L’essenza della vita
è un semplice lavoro, il vuoto d’energia che si dimentica
nell’attimo di un’alluvione. E mai completa,
un infinito lavorìo, la casa del riparo
sta lì per tenere il proprio vuoto, dove non ci saranno
mai quelli che non sono
nati. La casa è indifferente ai temporali
all’acqua che si divide dalle acque
che arrivano da oriente, piogge
soltanto – felici di non essere
acque morte.

(Rocca di mezzo, Roma, 13 febbraio 2003)

Mario De Santis
La polvere nell’acqua
Crocetti Editore 2012

venerdì 27 settembre 2013

Poetica e immagine di sé

Sostiene Borges che uno scrittore, come un artista, impiega una vita intera a definire la sua poetica, ma poi alla fine «quel che lascia, se ha fortuna, è un’immagine di sé»

frammento di un articolo di Sandra Petrignani dedicato a Georgia O’Keeffe

giovedì 26 settembre 2013

Temporali della scrittura

Con il tempo ho cambiato modo di scrivere. Con il tempo ho tolto tutto quello che non serviva. Ho imparato a inquadrare, sono tornato all’essenziale. I miei prossimi libri li porterò addosso come vestiti leggeri, saranno incollati alla mia pelle, saranno la mia pelle.
Se oggi si scrivono pochi buoni libri non è perché si scrive male. Ma è perché solo pochissimi sanno liberarsi di antiche paure per scrivere romanzi degni di questo nome. Le storie, i racconti, i romanzi, sono come temporali. Non sai quanto durano, ma sai che finiranno. Non sai quanti lampi, e tuoni ci saranno, come non puoi sapere che direzione prenderà la pioggia e neppure come sarà la luce. Potranno scoppiare di notte, potranno essere estivi, o arrivare in pieno inverno, magari in alta montagna. Ma sarà acqua che ti arriva addosso, mentre tutto attorno si ferma, mentre un cielo sconosciuto ti sta parlando.
Ecco, dovessi tenere questa mattina una lezione di scrittura comincerei dai temporali. Scrivete come foste dentro un temporale. E aspettate che passi, per capire chi siete diventati, perché se un vostro racconto sa dirvi chi siete diventati allora non c’è bisogno di imparare a scrivere. Sapete già scrivere.

Roberto Cotroneo
frammento del post del 23 giugno 2013


mercoledì 25 settembre 2013

Il pel­le­gri­nag­gio serale del pensiero

È tempo adesso che cominci
il pel­le­gri­nag­gio serale del pensiero.
Rac­colto da ogni angolo del corpo
si disponga di nuovo sulla pagina
secondo la lenta oscil­la­zione della mano.
Que­sta è la muta
tau­ma­tur­gia del gesto
che assol­vendo il giorno lo dissolve.
Io scruto le parole come dadi
o bestie sacri­fi­cali o uccelli,
e ne con­sulto l’intreccio
e ne misuro l’andare
nel cielo del cervello.
È come chiedere
ed augu­rare il nome
ad ogni notte.


Vale­rio Magrelli
Poe­sie (1980–1992) e altre poe­sie
Einaudi 1996


martedì 24 settembre 2013

Quando il respiro ha eretto la capanna della notte

Quando il respiro
ha eretto la capanna della notte
ed esce
a cer­care in cielo la sua flut­tuante dimora

e il corpo
vigneto san­gui­nante
ha riem­pito le botti del silenzio
gli occhi sono traboccati
nella luce veggente

Quando ognuno s’è vanificato
nel suo segreto
e tutto s’è com­piuto due volte –
la nascita
sale can­tando per ogni scala di Giacobbe
agli organi della morte –

allora
un bel lampeggiare
accende il tempo

Nelly Sachs
Poe­sie
a cura di Ida Porena

Einaudi 2006

lunedì 23 settembre 2013

La varia­zione della parola

La varia­zione della parola
fa sci­vo­lare il pen­siero
lungo la pagina.
Come uno spet­tro lumi­noso
il verbo len­ta­mente muta
e tra­sco­lora.
Sono inne­sti gra­duali,
ogni segno cono­sce
un’alba ed una sera.
A volte muo­iono
popoli di voca­boli
secondo le care­stie
silen­ziose della mente.
Capita anche che giun­gano sul foglio
nomi improv­visi, nomadi
che vagano qual­che tempo
prima di ripar­tire.
Io osservo tutto que­sto
per­ché sono il custode del qua­derno
e prima della notte fac­cio il giro
per chiu­derne le porte.
             
Valerio Magrelli
Ora ser­rata reti­nae

Feltrinelli 1981

domenica 22 settembre 2013

Dietro questa mia lingua

Die­tro que­ste imma­gini che lam­peg­giano

Die­tro que­ste imma­gini che lam­peg­giano
sul foglio c’è una regola,
un punto geo­gra­fico del mio osser­vare,
una gra­da­zione delle diot­trie men­tali,
un’impronta digi­tale,
die­tro que­sta mia lin­gua
c’è una popo­la­zione del cer­vello.
Die­tro di me ci sono io, bifronte,
curvo sullo spec­chio del pensiero.

Valerio Magrelli
Ora ser­rata reti­nae
Feltrinelli 1981

sabato 21 settembre 2013

Dalla mia mano l’autunno bruca la sua foglia

Corona

Dalla mia mano l’autunno bruca la sua foglia:
siamo amici

Sgusciamo il tempo dalle noci e gli insegniamo a camminare:

il tempo ritorna nel guscio.


Nello specchio è domenica,

nel sogno si dorme,

la bocca fa profezia.


Il mio occhio scende sul sesso dell’amata:

ci guardiamo,

ci diciamo cose oscure,

ci amiamo l'un l'altra come papavero e memoria,

dormiamo come vino nelle conchiglie,

come il mare nel raggio di sangue della luna.


Stiamo abbracciati alla finestra, dalla strada ci guardano:

è tempo che si sappia!

È tempo che la pietra si decida a fiorire,
che l’inquietudine abbia un cuore che batte.

È tempo che sia tempo.

È tempo.

Paul Celan 

Papavero e Memoria

Mohn und Gedächtnis
1952


Corona


Aus der Hand frißt der Herbst mir sein Blatt: wir sind Freunde.
Wir schälen die Zeit aus den Nüssen und lehren sie gehn:
die Zeit kehrt zurück in die Schale.

Im Spiegel ist Sonntag,
im Traum wird geschlafen,
der Mund redet wahr.

Mein Aug steigt hinab zum Geschlecht der Geliebten:
wir sehen uns an,
wir sagen uns Dunkles,
wir lieben einander wie Mohn und Gedächtnis,
wir schlafen wie Wein in den Muscheln,
wie das Meer im Blutstrahl des Mondes.

Wir stehen umschlungen im Fenster, sie sehen uns zu von der 
                                                                Straße:
es ist Zeit, daß man weiß!
Es ist Zeit, daß der Stein sich zu blühen bequemt,
daß der Unrast ein Herz schlägt.
Es ist Zeit, daß es Zeit wird.


Es ist Zeit.

venerdì 20 settembre 2013

La scrit­tura non è spec­chio

Dieci poe­sie scritte in un mese

Dieci poe­sie scritte in un mese
non è molto anche se que­sta
sarebbe l’undicesima.
Nean­che i tempi poi sono diversi
anzi c’è un solo tema
ed ha per tema il tema, come adesso.
Que­sto per dire quanto
resta di qua della pagina
e bussa e non può entrare,
e non deve. La scrit­tura
non è spec­chio, piut­to­sto
il vetro zigri­nato delle docce,
dove il corpo si sgre­tola
e solo la sua ombra tra­spare
incerta ma reale.
E non si rico­no­sce chi si lava
ma sol­tanto il suo gesto.
Per­ciò che importa
vedere die­tro la fili­grana,
se io sono il fal­sa­rio
e solo la fili­grana è il mio lavoro.


Valerio Magrelli
Ora ser­rata reti­nae
Feltrinelli 1981

giovedì 19 settembre 2013

Scrivere romanzi è questo

Ma scrivere romanzi è questo. È una disciplina emozionante, è una libertà rigorosa. È una teologia della parola. È un mondo che prima non c’era. E di cui sei fiero. E sono pagine di vita che ti vengono restituite ogni volta, e ogni volta ti raccontano cose nuove. E ti viene solo voglia di ricominciare, per poi correggere, per poi ripensarci, e ancora limare, e dire: questo so fare, questo è quello che mi è stato chiesto. E questo continuerò a fare perché ogni romanzo mi cambia, e ogni romanzo mi parla. Sapendo che mai come in questo momento della mia vita fare vuol dire essere: questo so fare perché questo so essere.
E l’essere e il fare sono esattamente la stessa cosa.


Roberto Cotroneo
frammento del post del 2 luglio 2013

mercoledì 18 settembre 2013

Le regole di Ginda

Il passato indicibile delle sorelle di Ginda, la nonna di Colombe, si insinua nella sua vita quotidiana un rivolo dopo l’altro, le toglie il sonno, la costringe a interrogarsi sul ruolo materno, sul senso della vita dopo la perdita di un figlio, dopo l’orrore della Shoah. Eppure si può continuare a vivere, ad amare, a immaginare e costruire il futuro. Scoprire il destino della piccola Salomé sarà il compito tremendo che permetterà a Colombe di dare un senso alla storia di una famiglia di ebrei lituani distrutta dai nazisti. È un libro che dà i brividi, come scrive Roberto Cotroneo in una bellissima recensione, un libro che ci ricorda che dopo la storia di Salomé, ce ne sono altre 5.999.999 da raccontare, ascoltare, leggere e rileggere.

Le regole di Ginda 

“Anche quando sei sola devi prenderti cura di te stessa. Quando mangi da sola, metti una bella tovaglia, piatti e posate, prepara un buon pasto, versati un bicchiere di vino. Non accendere la radio, ascolta piuttosto un po’ di musica. Vestiti sempre elegante, profumati, truccati ma non troppo. Quando esci e metti dei gioielli, togli sempre una spilla, un anello, un braccialetto. Meno è meglio di troppo. Bisogna sempre avere fiori in casa. Non sentirti in imbarazzo a bere qualcosa da sola in un bar, andare al ristorante, al cinema, a teatro. Non lamentarti perché sei sola, goditi il caffè bollente, l’umorismo del film che stai per vedere, e se ci riesci scrivi, scrivi lettere, scrivi poesie, libri, se puoi, non pensare a ciò che non hai avuto”.

Colombe Schneck
Le madri salvate
Einaudi 2013


martedì 17 settembre 2013

Il mare è un corpo assopito che respira

Analogia

Cos’è il mare? Distanza smisurata
di lar­ghi movi­menti e di maree,
come un corpo asso­pito che respira?

O que­sto che da presso ci raggiunge,
bat­tito blu su spiag­gia scintillante,
dove l’acqua si fa aerea spuma?
Amore è forse la scossa che percorre
tur­gide vene nel ros­sor del sangue
e tende i nervi come fosse lama?

O forse que­sto gesto indefinibile
che il mio corpo tra­sporta verso il tuo
quando il tempo ritorna al suo principio?

Come il mare, l’amore è pace e guerra,
ardente agi­ta­zione, calma profonda,
lieve sfio­rar di pelle, unghia che segna


José Sara­mago
Le poe­sie
a cura di Fer­nanda Toriello
Einaudi 2002


lunedì 16 settembre 2013

Un'alta scogliera di stelle

Giun­cheto lieve biondo
come un campo di spi­ghe
presso il lago celeste
e le case di un’isola lon­tana
color di vela
pronte a salpare –
Desi­de­rio di cose leg­gere
nel cuore che pesa
come pie­tra
den­tro una barca –
Ma giun­gerà una sera
a que­ste rive
l’anima libe­rata:
senza pie­gare i giun­chi
senza muo­vere l’acqua o l’aria
sal­perà – con le case
dell’isola lon­tana,
per un’alta sco­gliera
di stelle –

1° feb­braio 1934

Anto­nia Pozzi
Poe­sia che mi guardi
a cura di Gra­ziella Ber­nabò e Ono­rina Dino
Luca Sos­sella Editore 2012

domenica 15 settembre 2013

Dormi qui, nell'odore di carta

Epitaffio

Dormi qui,
nell’odore di carta
scritta con pena
a stento comprensibile,
troppo gra­cile dio dal tempio
chia­mato infanzia –
sacri­fici interi
e quarti peccati.

Dormi qui,
sepolto in rime
che non puoi
più udire,
santo con­tro­vo­glia
ma santo per intero
fra vescovi ignavi
e angeli spietati.

Dormi qui,
in pace e sognando
apo­teosi
si non so quanti Giobbe,
per pri­gioni e per fiamme
pazien­te­mente transitato
verso un paradiso
di zuc­chero di tubero.

Dormi qui, già due volte traslato,
lieve ti sia la zolla della parola scritta.

Ana Blan­diana
Un tempo gli alberi ave­vano occhi
Tra­du­zione e cura di Bian­ca­ma­ria Fra­botta e Bruno Maz­zoni,
Donzelli 2004

sabato 14 settembre 2013

La nube-preghiera è pas­sata di lato

La nube-preghiera è pas­sata di lato
le lacrime si sono infil­zate, hanno cal­pe­stato le rughe,
i denti, i guanti. Asso­pi­sciti, o malato
terzo occhio, mono­colo della porta
con la corda di una pic­cola crepa
sull’uomo
in piedi
quasi fosse senza fiore,
con il dito
sul punto sen­si­bile del campanello,
biso­gnoso
di una cosa soltanto
lo scatto
della ser­ra­tura…
Dormi, mia dol­cezza, asso­pi­sciti, svanisci,
dormi, erbetta indo­cile, allungati
verso i pie­dini, i sandaletti,
dormi e sogna…
una pri­ma­vera – verde – da impazzire…


Marina Gol’denberg
Que­sta poe­sia è tratta dal volume La nuo­vis­sima poe­sia Russa
a cura di Mauro Mar­tini
Einaudi 2003

venerdì 13 settembre 2013

La luce beve orme di pioggia sui sentieri

I

Mentre tu dormi
le stagioni passano
sulla montagna.

La neve in alto
struggendosi dà vita
al vento:
dietro la casa il prato parla,
la luce
beve orme di pioggia sui sentieri.

Mentre tu dormi
anni di sole passano
fra le cime dei làrici
e le nubi.

 II

Io posso cogliere i mughetti
mentre tu dormi
perché so dove crescono.

E la mia vera casa
con le sue porte e le sue pietre
sia lontana,
né io più la ritrovi,
ma vada errando
pei boschi
eternamente –
mentre tu dormi
ed i mughetti crescono
senza tregua.

Antonia Pozzi

giovedì 12 settembre 2013

L’invidia degli dèi

Parla piano, dissimula e menti sui nostri giorni
gli dèi sono presenti anche tra le foglie dell’ulivo
tra i disadorni petali della camelia rosa, nella maglia
di piume che il pettirosso in posa ostenta al mondo.
Sono all’ascolto nella limonaia, al riparo
nel folto della macchia, dentro il filo d’acqua
che sgorga raro e improvviso come una notizia
dalla faccia di pietra, sono lí lungo il bordo
del cuscino che ti incornicia il viso. Ricorda sempre
che la loro invidia non arretra di un passo
e ti ammaestra a non scoprire mai la nostra gioia.


Lucio Mariani 
Canti di Ripa Grande (2010-2013)

postfazione a cura di Luca Canali
Crocetti Editore 2013

mercoledì 11 settembre 2013

Sono stato invitato all’improvviso fra le rose

Strada

Un bagliore di automobili in fuga
i miei pensieri riordinava in bianco e nero.

Io che attraverso la strada
solo nei punti consentiti dalla legge,
sono stato invitato all’improvviso
fra le rose.

E come si chiarisce un bruno ramo
nel punto in cui si spezza, così io
nel mio amore
sono chiaro.

Yehuda Amichai
Poesie
introduzione di Ted Hughes
traduzione di Ariel Rathaus
Crocetti Editore 1993, 2001

martedì 10 settembre 2013

Quant’era per­fetto. Antico. Irredimibile.

I dolori della rosa s’accrescevano.
Attorta in un campo di malerbe, la rosa indifesa
provò la brezza del para­diso una sola volta, poi spirò.
I bimbi pian­sero: “Oh rosa, ritorna:
Ti vogliamo bene, rosa”. Poi qual­cuno disse che presto
avreb­bero avuto un’altra rosa. “Venite, tesori,
allo sta­gno, spor­ge­tevi dalla riva e guardatevi
guar­dare all’insù. Adesso la vedete,
i petali schiusi, che sale in super­fi­cie, si tra­muta in voi?”
Oh no” escla­ma­rono. “Noi siamo quel che siamo – nient’altro”.

Quant’era per­fetto. Antico. Irredimibile.

Mark Strand
L’uomo che cam­mina un passo avanti al buio
Poe­sie 1964–2006
tra­du­zione di Damiano Abeni
Mon­da­dori 2011

lunedì 9 settembre 2013

Stare dentro un'altra luce

Restare

Gli occhi si sono fatti di sale nel voltarmi
i pensieri si sono fermati nei gesti, nel silenzio delle cose fatte;
ho raccolto le briciole del dopopranzo
e le ho scosse nell’aria vitrea del giardino
dove è appena spiovuto e irrompe il sole.
Qui, anche il più lieve soprassalto del merlo oltre la siepe
sta fermo e stanno ferme le mie parole come navi in bottiglia.
La vostra lingua è la mia, ma la mia non è la vostra
mi son sentito pensare mentre in casa lampeggia in penombra
il televisore e una musica epica diffonde l’eleganza di una berlina.
Tengo per me cos’è curare il fuoco
l’odore spesso di legna bagnata, lo stoppino fra le dita
lo stare di tutti i giorni nelle cose da fare, dentro un’altra luce
rotta dalle nuvole, un diverso tramontare allacciato agli alberi alti
pieno negli occhi delle case, sulle bestie dei poveri;
un po’ qua un po’ là
si sta soli così, oggi, un giorno così, un giorno più soli.

Pierluigi Cappello
Mandate a dire all’imperatore 

Crocetti, 2010

domenica 8 settembre 2013

Smuovere il cardine di gesti e parole

Non le parole
sempre sulla bocca di tutti
ma quelle che furono bruciate, calpestate,
quelle che mancano come i chicchi d’uva
mangiati anzitempo,
ma a questo nessuno fa caso.
Non i gesti
che i credenti scimmiottano
per i sacerdoti
ma quelli che il corpo fa fatica ad apprendere
per poter sopravvivere
e non può trasmetterli ad un altro corpo.
Non l’odore
d’incenso o di nostalgia sbocciata,
che ci assopisce o culla in un torpore setoso,
ma quello che ci scuote, che inaspettatamente
invade le cavità corporali
e resuscita tutti i sensi.
Non la poesia
che scivola per le banchine gelate della storia letteraria,
ma quella il cui audace odore
è capace di smuovere
il cardine di gesti e parole.

Taja Kramberger
Vsakdanji pogovori [Conversazioni quotidiane]
(CSK, Ljubljana, 2006)

 Traduzione dallo sloveno a cura di Michele Obit

sabato 7 settembre 2013

In un campo io sono l'assenza

Tenere insieme le cose

In un campo
io sono l’assenza
di campo.
Questo è
sempre opportuno.
Dovunque sono
io sono ciò che manca.
Quando cammino
divido l’aria
e sempre
l’aria si fa avanti
per riempire gli spazi
che il mio corpo occupava.
Tutti abbiamo delle ragioni
per muoverci
io mi muovo
per tenere assieme le cose.

Keeping things whole

In a field
I am the absence
of field.
This is
always the case.
Wherever I am
I am what is missing.
When I walk
I part the air
and always
the air moves in
to fill the spaces
where my body’s been.
We all have reasons
for moving.
I move
to keep things whole.

Mark Strand
Sleeping with one eye open
L’uomo che cammina un passo avanti al buio
Poesie 1964-2006 

traduzione di Damiano Abeni
Mondadori 2011

venerdì 6 settembre 2013

e noi lentamente ci bagniamo

Caffè all’aperto
pioviggina un po’
ma non abbastanza perché si possa proprio
chiamarla pioggia
e noi lentamente ci bagniamo
ma non abbastanza perché valga proprio
la pena di parlarne
e un po’ ci innamoriamo
ma non abbastanza perché si possa proprio
chiamarlo amore.
Henrik Nordbrandt
Il nostro amore è come Bisanzio

traduzione di Bruno Berni
Donzelli editore 2000

giovedì 5 settembre 2013

Quel silenzio irreale

Gli scricchiolii notturni e quel silenzio
irreale: foglie, voci lontane, uno sciacquìo
forse di grossi pesci nel lago. Anche la luna
che passa ha la sua voce
lunare, di capra gialla. Ed è il tuo turno,
stavolta, di vegliare
su me, sul mio respiro
che ogni poco svanisce nel buio.
Ma non pensarci, se puoi,
non preoccupartene;
so troppo bene cos’è svegliarsi di notte,
tendere invano l’orecchio, maledire
il nulla che ti attornia,
un muro inerte.
 
 
Fabio Pusterla 
Pietra sangue 
Marcos y Marcos 1999