venerdì 30 novembre 2012

Marie Cardinal raccontata da me


Marie Cardinal non è più molto di moda, non so quanto le ragazze conoscano questa scrittrice che fu importante, quasi quanto Simone De Beauvoir e Virginia Woolf, per le donne in cerca di libertà e identità femminile negli ultimi trenta anni del secolo scorso. Quindi questo è un invito alla lettura per le ragazze del secolo nuovo.
Anche questa voce l'ho scritta per l'Enciclopedia delle donne
«Si levano i colori, gli odori, le forme; trasformano il paesaggio a tale velocità che sembra di veder muovere e vibrare la terra. La vita!... Ritmi delle stagioni, ritmi delle canzoni, ritmi delle parole. Per me vivere altrove, lontano da quei luoghi è diventato sinonimo di arrancare per guadagnarsi la vita. Là vivere era vivere; significava abbandonarsi ai ritmi consueti dell'uomo senza soffrirne, dolersene e gioirne, ma accettandoli per quel che sono» 

Il Mediterraneo, con i suoi paesaggi indimenticabili, e la psicoanalisi, l’arte della parola e dell’ascolto, furono i due elementi più importanti della sua vita. 
Era già una scrittrice piuttosto nota in Francia Marie Cardinal quando scrisse Le parole per dirlo, il libro dove l’amore per la terra natale e la riconoscenza verso la psicoanalisi, che le aveva salvato la vita, prendono corpo. La salvezza inizia in un vicolo nel cuore di Parigi, dove c’è lo studio dell’analista. Qualche anno dopo sarà in un vicolo simile che andrà a trovare l’amica scrittrice Annie Leclerc con la quale scriverà In altri termini, libro intervista che precisa e riannoda la storia drammatica del suo romanzo più famoso e di tutta la sua nuova vita, appassionata di politica e soprattutto di politica delle donne, perché lei per prima aveva patito la disperazione di non avere parole per raccontare una vita che la stava uccidendo, il dolore di non avere le parole per dirlo ma che poi grazie al percorso di analisi freudiana troverà. «La donna più semplice che racconta la sua giornata con le parole più semplici, più vere, più vicine alla sua vita, è una donna che fa un discorso rivoluzionario» dirà all’amica Annie.
La giovane donna incapace di vivere che chiede aiuto all’uomo piccolo e anonimo che per sette anni le presterà ascolto, viene da una ricca e antica famiglia di pieds-noir che hanno perso la ricchezza e la posizione sociale con la guerra di Algeria. Una famiglia alto-borghese macchiata dal divorzio dei genitori, avvenuto proprio mentre la madre era incinta di Marie. La morte precoce della primogenita, la tubercolosi del figlio maschio, avevano fatto sì che con rabbia e orrore la madre si allontanasse da quell’uomo affascinante che si era fatto da sé e che aveva avventatamente sposato. Presa nelle opere di carità e di beneficenza, quella donna bellissima fu una madre fredda e distante. Per arrivare al nodo del loro rapporto occorsero molti anni e il coraggio di confessare la “carognata”, cioè che la giovane donna in procinto di divorziare, aveva fatto di tutto per abortire quel bambino non previsto e non voluto. A Marie adolescente non venne risparmiato nessun sordido particolare. Quel rifiuto primordiale e la noncuranza nel raccontarlo, la fecero precipitare in un vortice di rifiuto e di depressione con una forte componente psico-somatica. Marie sanguinò per anni e anni prima che la nuova consapevolezza di se stessa permettesse al suo povero corpo di trovare pace e libertà. La pazza, come si definisce nel romanzo, viveva la maggior parte del proprio tempo in bagno, seduta tra il bidet e la vasca a guardare le piastrelle o il sangue che gocciolava ininterrotto dal suo corpo. “La Cosa”, così chiamava la sua nevrosi, aveva vinto, il cuore batteva all’impazzata e vivere era diventato quasi impossibile. Nonostante l’amore del marito e i tre figli piccoli cui badare, Marie sprofondò nel suo male e ne rimase prigioniera. «La Cosa aveva vinto. Ormai eravamo sole io e lei, per sempre. Eravamo finalmente isolate, noi e le nostre secrezioni: il sangue, il sudore, le feci, la saliva, il pus, il muco, il vomito. La Cosa aveva cacciato via i miei figli, le strade piene di gente, le luci dei negozi, la spiaggia a mezzogiorno con le piccole onde dell’estate, gli alberi di lillà, le risate, il piacere di ballare, il calore degli amici, l’esaltazione intima dello studio, le lunghe ore di lettura, la musica, le braccia tenere di un uomo attorno a me, la crema al cioccolato, la gioia di nuotare nell’acqua fresca». 
Furono le parole liberate dall’analisi a permetterle di raccontare l’indicibile, di vincere la paura, di riannodare i fili di un’esistenza vissuta sotto le insegne della morale borghese e cattolica della madre. La rinuncia a studiare l’amata matematica per accedere allo studio più femminile della logica, un futuro tracciato che l’attendeva, permisero alla pazza di mettere solide radici in lei. La ribellione alle convenzioni, la volontà di lasciarsi andare alla passione erotica, non furono sufficienti a darle la sanità mentale che cercava. Forse anche perché quando era bambina la madre si interessava a lei solo quando era ammalata. 
Le parole per dirlo è un libro che ha segnato un’epoca e dato slancio alle rivendicazioni dei movimenti femministi. Come Il secondo sesso di Simone de Beauvoir aveva rivelato che «donne non si nasce, lo si diventa», così il libro della Cardinal toccava tutti gli aspetti della vita femminile e li raccontava, con passione e visceralità, con l’onestà intellettuale di una donna privilegiata consapevole del privilegio, ma che cerca relazioni e confronti con decine e decine di donne qualunque che vivono una vita di sacrifici e di duro lavoro. Il mondo del padre era sempre rimasto in ombra, solo l’ingiustizia e le violenze della guerra d’Algeria le mostrano che l’orrore della storia è in mano agli uomini. Il paese della sua infanzia, quello dove i profumi dei fiori erano un’orgia dal mattino alla sera, quello dove i colori si stagliavano netti l’uno contro l’altro, quello della macchia mediterranea e delle viti che raggiungevano l’orizzonte sino al mare, era scomparso per sempre. Ma non perduto, perché le porte rinserrate della memoria, grazie all’analisi potevano riaprirsi e varcata la soglia, ogni mostro poteva manifestarsi ed essere affrontato e sconfitto. Le parole allora possono non solo essere dette ma anche scritte, e il piacere di riempire quaderni su quaderni diventa, un progetto e poi il romanzo Ascolta il mare, che il marito legge e le dice quel che lei non aveva ancora avuto il coraggio di ammettere: quel romanzo faceva di Marie una scrittrice. «Il mio primo libro è stato l’alba della mia rinascita, della mia guarigione. Mi sono avventurata in queste prime pagine bianche come una donna perduta nel deserto trova tracce di acqua. Con una gioia indicibile e anche con inquietudine, con un’ansia enorme: e se non ci fosse stata acqua? Se mi fossi ingannata? È uno degli avvenimenti più importanti della mia vita questo primo libro, forse il più importante di tutti»,
La scrittura è una fonte di liberazione per quasi tutte le protagoniste dei libri della Cardinal. La salute ritrovata e la pubblicazione di quel primo libro, la rendono piena di energia e di coraggio, di forza, una donna sulla quale si può contare. Durante l’ultimo anno di analisi la madre comincia a morire. Non è più la donna bellissima e distante della sua infanzia, ma una vecchia sconfitta dalla vita e ripugnante. Quando la morte arriva al primo sentimento di un’Apocalisse compiuta, si sostituisce un senso di sollievo e di libertà. Ci vorrà del tempo prima che la pietà e la nostalgia le permettano di andare al cimitero a piangere sulla sua tomba. A questo lutto seguono la fine dell’analisi e l’inizio delle lotte politiche. «La porta chiusa dietro di me. Davanti il vicolo, la strada, la città, la terra e una voglia di vivere e di costruire grossa come il pianeta. … Alcuni giorni più tardi venne il maggio ‘68». 
«Quando scrivo, parto sempre da qualcosa che conosco, che ho vissuto. Poi c’è una trasformazione, un’apertura, inizio a divagare, “io” può diventare “lei”, un “lei” che mi appartiene più di quell’“io” fittizio. “Io” è sempre una maschera». 
Anche gli altri libri di Marie Cardinal, tra cui La chiave sulla porta, I giovedì di Charles e Lula, Amore, amori ci ricordano che una analisi non finisce mai perché l’analisi è uno stile di vita e che si deve sempre lasciare da parte quel che si conosce per cercare un linguaggio nuovo, le parole che a ognuno servono per dire la propria esperienza e la propria visione del mondo, che la passione politica è anche solidarietà di genere, che le donne conoscono meglio il lato materiale della vita perché è la prima cosa che ci viene insegnata, ma che altrettanto bene possono occuparsi di tutto il resto. Un’intensa vita di animatrice culturale, di autrice di testi per il teatro e la radio popolano gli anni della maturità. Ma nell’ultimo periodo della sua vita Marie Cardinal trascorre il tempo nel sud della Francia a Malaucènes, una cittadina che le ricordava il paesaggio della fattoria di Mostaganem in Algeria, dove era cresciuta. La Madeleine è la casa dove scrive l’ultimo libro in cui ritorna a raccontare della depressione, contemplando il paesaggio, in compagnia di un vecchio castagno e un pozzo disseccato. Qui, all’ombra di una magnolia, il suo albero preferito, riposano le sue ceneri.
Marie Cardinal
Algeri (Algeria) 1928 - Valréas (Francia) 2001


Fonti, risorse bibliografiche, siti
Marie Cardinal, Le parole per dirlo, Bompiani 1976
Marie Cardinal (con Annie Leclerc), In altri termini, Bompiani 1977
Sacramento Delgado Mesa, Marie Cardinal: Identidad, escritura y compromiso, Editorial de la Universidad de Granata 2006

giovedì 29 novembre 2012

Scrivere è essere semplicemente una sensibilità

Il modo di cullarsi fino a ritornare a scrivere è questo.
Primo: esercizio moderato all'aria aperta. 
Secondo: leggere buona letteratura. 
È un errore pensare che la letteratura possa provenire dal materiale grezzo. Bisogna uscire dalla vita - sì, ecco perché mi è tanto dispiaciuta l'interruzione di Sidney - bisogna estraniarsi da tutto; essere molto, molto concentrati, tutti su di un punto, non dover attingere alle parti sparse di sé, vivere nel cervello. Viene Sidney e io sono Virginia; quando scrivo sono semplicemente una sensibilità. A volte mi piace essere Virginia, ma soltanto quando sono sparsa e varia e socievole. Ora, finché siamo qui, mi piacerebbe essere soltanto una sensibilità.
23 agosto 1922

Virginia Woolf
Consigli a un aspirante scrittore
traduzione di Bianca Tarozzi e Giordano Vintaloro
a cura di Roberto Bertinetti
BUR 2012 

mercoledì 28 novembre 2012

T.S. Eliot raccontato da Virginia Woolf

(...) Eliot cena qui questa sera, da solo, perché la moglie è in clinica, cosa che non ci affligge molto. E Eliot? Diventerà "Tom" per noi? Cosa succede quando le amicizie si cominciano a quarant'anni? Crescono e vivono a lungo? Suppongo che un atteggiamento benevolo resista al tempo, se ne sia attratti e gli si resti fedeli, perché anch'io ho una buona disposizione. Non che Tom ammiri i miei scritti, accidenti a lui.
Domenica  13 Marzo 1921

Virginia Woolf
Consigli a un aspirante scrittore
traduzione di Bianca Tarozzi e Giordano Vintaloro
a cura di Roberto Bertinetti
BUR 2012 

martedì 27 novembre 2012

Scrivere il diario

Nonostante qualche trepidazione, credo che continuerò questo diario, per il momento. A volte penso di aver lavorato fino ad arrivare allo strato stilistico più adatto - adatto a quest'ora confortevole e luminosa dopo il tè; ma lo stile che ho ora è meno flessibile. Non importa: immagino che una vecchia Virginia, inforcando gli occhiali per leggere qualcosa del marzo 1920, mi incoraggerebbe risolutamente a continuare. Saluti, mio caro fantasma; e bada bene che non penso che 50 anni siano poi tanti. Si possono ancora scrivere parecchi bei libri; ed ecco qui il materiale per fabbricarne uno ben fatto.
Martedì 9 marzo 1920

Virginia Woolf
Consigli a un aspirante scrittore
traduzione di Bianca Tarozzi e Giordano Vintaloro
a cura di Roberto Bertinetti
BUR 2012 

lunedì 26 novembre 2012

Amore a prima vista


Sono entrambi convinti
che un sentimento improvviso li unì.
È bella una tale certezza
ma l'incertezza è più bella.

Non conoscendosi, credono
che non sia mai successo nulla fra loro.
ma che ne pensano le strade, le scale, i corridoi
dove da tempo potevano incrociarsi?

Vorrei chiedere loro
se non ricordano -
una volta un faccia a faccia
in qualche porta girevole?
uno "scusi" nella ressa?
un "ha sbagliato numero" nella cornetta?
- ma conosco la risposta.
No, non ricordano.

Li stupirebbe molto sapere
che già da parecchio tempo
il caso stava giocando con loro.

Non ancora del tutto pronto
a mutarsi per loro in destino, 
li avvicinava, li allontanava, 
gli tagliava la strada 
e soffocando una risata 
si scansava con un salto.

Vi furono segni, segnali, 
che importa se indecifrabili.

Forse tre anni fa 
o lo scorso martedì 
una fogliolina volò via 
da una spalla a un'altra? 
Qualcosa fu perduto e qualcosa raccolto.
Chissà, era forse la palla 
tra i cespugli dell'infanzia?

Vi furono maniglie e campanelli 
su cui anzitempo 
un tocco si posava sopra un tocco.
Valigie accostate nel deposito bagagli.
Una notte forse, lo stesso sogno, 
subito confuso al risveglio.

Ogni inizio infatti 
è solo un seguito 
e il libro degli eventi 
è sempre aperto a metà.

Wislawa Szymborska
La fine e l'inizio 
a cura di Pietro Marchesani
Libri Scheiwiller 1997

Poeti e scrittori a Milano


Oggi si è conclusa la prima edizione del festival Writers ai Frigoriferi Milanesi, un bell’evento, laterale e accattivante. Nel pomeriggio è stato proiettato il documentario olandese di John Albert Jansen  dedicato a Wisława Szymborska e alla fine diversi poeti, scrittori e traduttori, tra cui Nicola Gardini, Mario De Santis, Francesco M. Cataluccio, Cristina Alziati, hanno letto una poesia della Szymborska e un loro testo. Che meraviglia vedere e ascoltare poeti e poesia a profusione. Alla cena con l’autore Bruno Osimo ha letto brani di Bar Atlantic e tutti (quasi) i partecipanti, tra cui gli editori Claudia Tarolo e Marco Zapparoli di Marcos y Marcos, hanno letto una delle poesie di Hum Mugdal che costellano il romanzo di Bruno. Meno male che a fine serata pioveva, sennò avrei continuato a pensare che questa breve giornata somigliasse un po’ troppo al Paradiso dei bibliofili…

E.P.

domenica 25 novembre 2012

La Recherche di Musatti


Mentre passeggiavo con il naso per aria non lontano da casa e pensavo a com’era bella la trattoria che ha chiuso l’anno scorso e adesso è diventata un’hamburgeria (esisterà mai questa parola?), sono finita in braccio alla signora Angela che fino all’anno scorso, pure lei, aveva una bellissima bancarella di libri usati sui Navigli. Così abbiamo parlato, anche con lei, dei bei vecchi andati e della passione condivisa dei vecchi libri di carta. Lei mi ha ricordato quanti libri mi ha venduto e in particolare una bella edizione Einaudi in cofanetto, che risale agli anni Cinquanta del secolo scorso, appartenuta al decano della psicoanalisi Cesare Musatti. Che emozione quando, ancora anni fa, lei mi aveva raccontato dei numerosi volumi appartenuti allo psicoanalista e che erano finiti nelle mani di un suo collega, forse soprannominato Il turco o forse il greco, che ne aveva comperati e rivenduti a centinaia. Questa storia è raccontata anche da Sandro Gerbi sul Corriere della Sera, perché lo scrittore Andrea Kerbaker ne era venuto in possesso di circa ottocento, molti dei quali con dedica. All’epoca un po’ lo avevo invidiato, ma sono molto contenta della mia Recherche. Mi chiedo perché questa soddisfazione sia legata proprio e soltanto ai libri di carta. Ma in fondo mi importa poco saperlo. L’importante è che i libri ci siano.

E.P.

sabato 24 novembre 2012

Il tempo dell’attesa


Con un’amica che lavora per un giornale online parlavamo di com’era aspettare che i vinili, i 33 giri d’antan, arrivassero in Italia qualche mese dopo l’uscita in Gran Bretagna o negli States. E ci è venuto in mente di com’era divertente partire a caccia di libri inglesi o francesi perché chissà mai quando e se sarebbero stati tradotti. E ricordavamo con nostalgia il tempo dell’attesa delle telefonate per uscire con gli amici. Così ho capito cosa non mi piace della contemporaneità del mondo digitale. Abbiamo perso il tempo dell’attesa, il piacere di scovare libri stranieri, la difficoltà di organizzare la vita.

E.P.

giovedì 22 novembre 2012

La poesia e le nuvole si incontrano nel cielo di Milano

Certi giorni la poesia e le nuvole si incontrano nel cielo di Milano e versi remoti, pensati in un'altra lingua si affacciano dalla blogosfera.
Ecco una poesia per questa giornata d'autunno.


Poco, mi serve.
Una crosta di pane,
un ditale di latte,
e questo cielo
e queste nuvole.

Velimir Chlebnikov
47 poesie facili e una difficile
a cura di Paolo Nori
Quodlibet 2009

mercoledì 21 novembre 2012

Virginia Woolf raccontata da J.L. Borges

Virginia Woolf è stata definita "il primo romanziere d'Inghilterra".
La gerarchia esatta non ha importanza, perché la letteratura non è una competizione, ma si tratta indiscutibilmente di una delle intelligenze e delle fantasie più delicate fra quante stanno tentando felici esperimenti con il romanzo inglese.

J.L. Borges
Testi prigionieri (1936-1940)
traduzione di Maia Daverio
Adelphi 1998

martedì 20 novembre 2012

Il fuoco di ogni persona


Ogni persona brilla con luce propria fra tutte le altre. Non ci sono due fuochi
uguali, ci sono fuochi grandi, fuochi piccoli e fuochi di ogni colore. 
Ci sono persone di un fuoco sereno, che non sente neanche il vento, e persone di un fuoco pazzo, che riempie l´aria di scintille. 
Alcuni fuochi, fuochi sciocchi, né illuminano né bruciano, ma altri si infiammano con tanta forza che non si può guardarli senza esserne colpiti, e chi si avvicina va in fiamme.

Eduardo Galeano
Il libro degli abbracci
traduzione di G. Ciabatti
Sperling e Kupfer 2005

Ernest Hemingway raccontato da Virginia Woolf

Hemingway, dunque è coraggioso. Onesto. Altamente capace. Pianta le parole esattamente dove desidera. Ha momenti di bellezza nervosa e senza veli. E' moderno per maniera ma non per visione. E' consapevolmente virile. Ha un talento contratto piuttosto che espanso. Di fronte ai romanzi, i suoi racconti sono un po' asciutti e sterili. Lo riassumiamo così. Così riveliamo alcuni dei pregiudizi, degli istinti e dei difetti di cui è fatta quella che ci piace chiamare critica.

Virginia Woolf
Consigli a un aspirante scrittore
traduzione di Bianca Tarozzi e Giordano Vintaloro
a cura di Roberto Bertinetti
BUR 2012 

lunedì 19 novembre 2012

Scrivere è sperimentare in prima persona i pericoli e le difficoltà delle parole

Scrivere è ... sperimentare in prima persona i pericoli e le difficoltà delle parole. Cercate quindi di ricordare gli eventi che vi hanno lasciato un'impressione nitida - come ad esempio quando avete svoltato l'angolo e siete passati vicino a due persone che stavano parlando. Un albero che si è scosso. Una luce elettrica che ondeggiava. Il tono delle chiacchierata che era comico ma anche tragico. E' come se quel momento contenesse una visione completa, una concezione del tutto.
Quando cercate di ricostruirla a parole, vi accorgerete che si frantuma in mille impressioni contrastanti.

Virginia Woolf
Consigli a un aspirante scrittore
traduzione di Bianca Tarozzi e Giordano Vintaloro
a cura di Roberto Bertinetti
BUR 2012 

sabato 17 novembre 2012

I consigli di Virginia Woolf a un aspirante scrittore

Non credo che Virginia Woolf scrivesse con l'intenzione di dare consigli a un aspirante scrittore. Scriveva per tanti motivi, perché non poteva farne a meno soprattutto. Quindi mi lascia perplessa il titolo della raccolta di scritti dedicati allo scrivere e al leggere, pubblicato da pochi mesi da BUR. Un arbitrio postumo  con chiari fini di marketing e reso possibile perché sono trascorsi settanta anni dalla sua morte e quindi non c'è copyright che tenga. Però per il lettore curioso che non abbia comprato e letto i suoi diari, completi e in lingua originale, negli anni Ottanta del secolo scorso, può essere una grande occasione di scoperta. Lo sguardo e il percorso mentale non sono della scrittrice ma quelli del curatore Roberto Bertinetti che ha però il merito di avere operato una buona selezione, utile per entrare nel mondo creativo di quella che è una delle scrittrici più straordinarie di ogni tempo. Quindi continuerò ad attingere da questo volume per copiare citazioni per me interessanti.
E.P.

Virginia Woolf
Consigli a un aspirante scrittore
traduzione di Bianca Tarozzi e Giordano Vintaloro
a cura di Roberto Bertinetti
BUR 2012 

venerdì 16 novembre 2012

Leggere è un processo molto più lungo e complicato del vedere

Leggere è un processo molto più lungo e complicato del vedere. Forse il modo più veloce di comprendere gli elementi che usa il narratore non è leggere, ma scrivere.

Virginia Woolf
Consigli a un aspirante scrittore
traduzione di Bianca Tarozzi e Giordano Vintaloro
a cura di Roberto Bertinetti
BUR 2012 

giovedì 15 novembre 2012

La legge della stella e la formula del fiore

I versi crescono, come le stelle e come le rose,
come la bellezza - inutile in famiglia.
E, alle corone e alle apoteosi -
una sola risposta: "Di dove questo mi viene?"

Noi dormiamo, ed ecco, oltre le lastre di pietra,
il celeste ospite, in quattro petali.
Mondo, cerca di capire! Il poeta - nel sonno - scopre
la legge della stella e la formula del fiore.

14 agosto 1918

Marina Cvetaeva
Poesie
a cura e traduzione di Pietro Zveteremich
Feltrinelli 1979

mercoledì 14 novembre 2012

Le strade di Milano

Nel giro di tre giorni le foglie sugli alberi sono ingiallite tutte e cadono in compagnia della pioggia. Erano bellissime stamattina le strade di Milano ricoperte da quel tappeto giallo e rosso. Si sentiva odore di bosco e di lontananza. Poi al tramonto un sole arancione si è affacciato tra una cortina di nuvole viola e i tetti delle case già neri. 
Lo spettacolo è finito, chiudiamo la porta, apriamo i libri per la notte che è appena arrivata.

E.P.

Io sono una pagina per la tua penna

Io sono una pagina per la tua penna.
Tutto ricevo. Sono una pagina bianca.
Io sono la custode del tuo bene:
lo crescerò e lo ridarò centuplicato.

Io sono la campagna, la terra nera.
Tu per me sei il raggio e l'umida pioggia.
Tu sei il mio Dio e Signore, e io
sono terra nera e carta bianca.

10 luglio 1918

Marina Cvetaeva
Poesie
a cura e traduzione di Pietro Zveteremich
Feltrinelli 1979

martedì 13 novembre 2012

Un mondiale nomadismo è cominciato nel buio

Un mondiale nomadismo è cominciato nel buio:
sono gli alberi che vagano sulla terra notturna.
Sono i grappoli che fermentano in vino dorato,
sono le stelle che di casa in casa peregrinano, 
sono i fiumi che il cammino cominciano a ritroso!
E io ho voglia di venire da te sul petto - a dormire.

Marina Cvetaeva
Poesie
a cura e traduzione di Pietro Zveteremich
Feltrinelli 1979

lunedì 12 novembre 2012

Perché siamo costretti a creare un nostro linguaggio

Se, come suggerisce Proust, siamo costretti a creare un nostro linguaggio è perché ci sono in noi aspetti che i luoghi comuni non possono esprimere e spingono a trascurare l'etichetta per dare un timbro più limpido e squillante alla voce del nostro pensiero.

Alain de Botton 
Come Proust può cambiarvi la vita
traduzione di Livia Ferrari
Guanda 1998

domenica 11 novembre 2012

Cambiare opinione

Non esiste quasi nulla su cui io non abbia cambiato opinione.

André Gide

sabato 10 novembre 2012

Il giorno appena trascorso ci sembrerà così lontano

Verrà il giorno che ci volteremo indietro e quel giorno appena trascorso ci sembrerà così lontano... nemmeno vissuto.
Solo la nostra risata per come abbiamo schernito l'infamia e l'arroganza incontrata, non ci farà sentire inutili passeggeri di questo mondo.

Vladimir Majakovskij
citato da Dario Fo
in un ricordo dello scultore Alik Cavaliere
il 7 gennaio 1998

venerdì 9 novembre 2012

La conversazione

L'arte suprema della conversazione consiste soprattutto nel far parlare gli altri.

La Rochefoucauld

giovedì 8 novembre 2012

L'arte consiste nel rappresentare con novità

L'arte non consiste nel rappresentare cose nuove, bensì rappresentare con novità.

Ugo Foscolo
Epistolario
A Jakob Salomo Bartholdy (29 settembre 1808)

mercoledì 7 novembre 2012

Stile: tutto quello che non è tecnica

Scava la tua sensazione. Guarda cosa c'è dentro. Non analizzarla con parole. Traducila in immagini sorelle, in suoni equivalenti. Più è netta, più si afferma il tuo stile. 
(Stile: tutto quello che non è tecnica).
Fai apparire quello che senza di te forse non sarebbe mai stato visto.

Robert Bresson
Note sul cinematografo
traduzione di Ginevra Bompiani
Marsilio 1986

martedì 6 novembre 2012

La lucidità è la vera atmosfera della creazione artistica

La lucidità, non la vaga indeterminatezza, è la vera atmosfera della creazione artistica.

Hugo von Hoffmannsthal
da una lettera a Richard Strauss

lunedì 5 novembre 2012

Creare significa stringere rapporti tra persona e cose che esistono

Non ne sono convinta fino in fondo, ma copio:

"Creare non significa deformare o inventare persone o cose. Vuol dire stringere tra persona e cose che esistono, così come esistono, rapporti nuovi.

Robert Bresson
Note sul cinematografo
traduzione di Ginevra Bompiani
Marsilio 1986

domenica 4 novembre 2012

Vivere nella poesia

Bisogna costruire un mondo poetico intorno a sé e vivere nella poesia.

Novalis

sabato 3 novembre 2012

Il racconto è là, come la vita

Il racconto se ne infischia della buona e della cattiva letteratura: il racconto è là, come la vita.

Roland Barthes
Introduzione all'analisi strutturale dei racconti

venerdì 2 novembre 2012

Da dove nascono i sogni

Man mano che il presente si consuma lo butto dietro le spalle, non lo conservo, non voglio vivere con ciò che non vive più.
Poi quando ne raccolgo una traccia, ne nasce un sogno, è dal passato che a me nascono i sogni.

Livio Garzanti su Tullio Pericoli
Repubblica 23/6/2000

giovedì 1 novembre 2012

La formazione di un poeta non ha un inizio

La formazione di un poeta non ha un inizio, ma attinge dapprima alla sua stessa maniera di essere e in seguito ai modi peculiari del suo crescere, in mezzo agli eventi della vita quotidiana.


Grazia Livi  a proposito di Emily Dickinson
Da una stanza all'altra
Garzanti 1984