martedì 31 marzo 2015

Qual è l'aria del poema?

L'aria del poema è l'inaspettato.

Osip Mandel'štam

lunedì 30 marzo 2015

spazio, silenzio e solitudine

Mi ero ripromesso che prima dei quarant'anni avrei vissuto da eremita nei boschi.
Sono andato a stare per sei mesi in una capanna siberiana, sulla sponda del lago Bajkal, all'estrema punta del capo dei cedri del Nord. Il primo villaggio è a centoventi chilometri di distanza, non ci sono vicini, nessuna strada di accesso. Di tanto in tanto una visita. D'inverno temperature di meno trenta gradi, d'estate gli orsi in riva al lago. Insomma, un paradiso.
Mi sono portato libri, sigari e vodka. Il resto - spazio, silenzio e solitudine - c'era già. In quel deserto ho inventato per me stesso una vita sobria e bella. Ho vissuto un'esistenza che ruotava intorno a gesti semplici. Ho assistito al trascorrere dei giorni guardando il lago e la foresta, ho tagliato legna, pescato per mangiare, ho letto molto, camminato in montagna e bevuto vodka di fronte alla finestra. La capanna era un posto di osservazione ideale per cogliere i fremiti della natura.
Ho conosciuto l'inverno e la primavera, la felicità e la disperazione e, in ultimo, la pace.
Nella taiga ho subito una metamorfosi. Nell'immobilità ho ritrovato qualcosa che il viaggiare non mi dava più. Il genio del luogo mi ha aiutato a addomesticare il tempo. Il mio eremitaggio è diventato il laboratorio di queste trasformazioni. Ogni giorno ho annotato i miei pensieri su un quaderno. Adesso quel diario è nelle vostre mani.
S.T.

Sylvain Tesson
Nelle foreste siberiane
traduzione di Roberta Ferrara
Sellerio 2012

domenica 29 marzo 2015

Lo stile di Lila: costruire ponti e non finirli, costringere il lettore a fissare la corrente

Sentii tutto il fascino di quel suo modo di governare e sgovernare a piacimento, con pochissime parole, la fantasia altrui: quel dire, fermarsi, lasciar correre immagini ed emozioni senza aggiungere altro. Sbaglio, mi dissi confusamente, a scrivere come ho fatto finora, registrando tutto quello che so. Dovrei scrivere come lei parla, lasciare voragini, costruire ponti e non finirli, costringere il lettore a fissare la corrente...

Elena Ferrante
Storia della bambina perduta
L'amica geniale quarto e ultimo volume
Edizioni e/o 2014

sabato 28 marzo 2015

L'annuncio della primavera è una luce d'argento

(...) cominciai a sentire la bellezza della sera: l'annuncio della primavera, una luce d'argento mista ai primi fanali, tutti i tassì che correvano per le strade; ebbi una sensazione fortissimo della vita che nasce, mista a quell'emozione che è l'essenza di ciò che sento ma che sfugge a una descrizione (...) sentivo l'inizio della primavera(...) e tutte le porte che si aprono e questa, credo, è la falena che sbatte le ali dentro di me. Allora comincio a costruire il mio racconto, qualunque esso sia; le idee mi si affollano dentro; ma spesso ciò accade prima che io riesca a controllare la mente e la penna.
Domenica 26 febbraio 1930

Virginia Woolf
Diario di una scrittrice
traduzione di Giuliana De Carlo
Oscar Saggi Mondadori 1979

venerdì 27 marzo 2015

Per dipingere una nuvola bisogna aspettare come se si fosse noi stessi una nuvola

La mattina presto, o poco prima del tramonto, esce dalla sua casetta bianca a due piani. Porta con sé la scatola, il cui coperchio funge da cavalletto; la tavolozza è ridotta al minimo: polvere blu di Prussia, bianco e nerofumo, carminio e vermiglio per ravvivare i colori. In un primo momento, non dipinge. Non basta guardare quell'oggetto, il cielo, come qualunque altro. Il cielo non è un oggetto, è un ambiente, e un ambiente selvatico. Si sottrae se lo si affronta subito, se si cerca di superarlo in velocità, e il risultato è brillante come può esserlo, per esempio, una tempesta di Turner; ma se si aspetta troppo a lungo, il risultato è freddo, infedele: un cielo in stile accademico. Bisogna rimanere in piedi nel posto scelto, di fronte al paesaggio, e aspettare. Per ore Carmichael aspetta. E' ovvio che non aspetta stupidamente, l'ispirazione; non aspetta neppure una bella disposizione delle nuvole, perché tutte le disposizioni di nuvole sono interessanti in ugual misura per chi sa contemplarle. Aspetta semplicemente che la pittura sorga in lui come una turbolenza, che si formi impercettibilmente, proprio come fanno le nuvole, aspetta che si aggreghi attraverso tutto il suo corpo, affinché la bellezza del cielo impregni la carta. Carmichael aspetta, come se fosse lui stesso una nuvola. E soltanto allora dipinge.

Stéphane Audeguy
La teoria delle nuvole
traduzione di Maurizio Ferrara
Fazi editore 2009

giovedì 26 marzo 2015

Certo che fa male quando i boccioli si schiudono. Perché dovrebbe altrimenti esitare la primavera?

Certo che fa male quando i boccioli si schiudono.
Perché dovrebbe altrimenti esitare la primavera?
Perché dovrebbe tutta la nostra bruciante nostalgia
restare legata al pallido e amaro gelo?
Eppure il bocciolo fu involucro per tutto l’inverno.
Che cosa c’è di nuovo ora che intacca e preme?
Certo che fa male quando i boccioli si schiudono,
male a ciò che cresce
e a ciò che racchiude.

Certo che è difficile quando le gocce cadono.
Tremanti d’inquietudine stanno sospese, pesanti
si aggrappano al ramoscello, si gonfiano, scivolano
- il peso le trascina giù, per quanto cerchino di aggrapparsi.
Difficile essere incerti, timorosi e divisi,
difficile sentire il baratro che attira e richiama
e tuttavia restare lì e solamente tremolare
- difficile voler restare e volere cadere.

Allora, quando il peggio è arrivato e più niente aiuta,
si schiudono esultando i boccioli dell’albero.
Allora, quando non c’è più il timore che trattiene,
le gocce sul ramoscello cadono scintillando,
dimenticano la vecchia paura del nuovo
dimenticano l’apprensione passata per il viaggio
sentono per un attimo la loro più grande sicurezza,
riposano in quella fiducia
che crea il mondo.

Karin Boye 

mercoledì 25 marzo 2015

Dico al buio parole amichevoli

Attraverso l’aia.
Dico al buio parole amichevoli.
Aguzzo le sonde – non mani servono
fra questi bastioni d’ombre
densità di vita sotto altra legge.
Io tento piano la sillabazione
di questo spavento
che forte mi chiama.

Mariangela Gualtieri
Senza polvere senza peso 

Einaudi 2006

martedì 24 marzo 2015

La splendida la delirante pioggia

Anni dopo

La splendida la delirante pioggia s’è quietata,
con le rade ci bacia ultime stille.
Ritornati all’aperto
amore m’è accanto e amicizia.
E quello, che fino a poco fa quasi implorava,
dall'abbuiato portico brusìo
romba alle spalle ora, rompe dal mio passato:
volti non mutati saranno, risaputi,
di vecchia aria in essi oggi rappresa.
Anche i nostri, fra quelli, di una volta?
Dunque ti prego non voltarti amore
e tu resta e difendici amicizia.

Vittorio Sereni
Gli strumenti umani 
1965

lunedì 23 marzo 2015

Per disfarsi dell'albero e del mare

Le dita, è vero, erano contratte,
Era come se fossero memoria,
Bisognò dissuggellare le meste forze vigilanti
Per disfarsi dell'albero e del mare.

Yves Bonnefoy
Ieri deserto regnante

traduzione di Diana Grange Fiori
Guanda 2005

Hier Régnant Désert

Mercure de France 1958


Il y a que les doigts s'étaient crispés,
Ils tenaient lieu de mémoire,
Il a fallu desceller les tristes forces gardiennes
Pour jeter l'arbre e la mer.

domenica 22 marzo 2015

La poesia è un'isola per il naufrago

Perché la poesia?

Per guarire, per vivere, per sopravvivere, per convivere, per rinascere. 
Fino a questo momento della mia vita, e in questo momento, ci credo, lo affermo. 
E l'ho sottoscritto in questo libro. 
La poesia, la musica ... L'arte è una roccaforte, un'isola per il naufrago, un ponte sospeso nel vuoto, una mano sulla spalla a consolare la solitudine. L'arte emana e genera una potenza emotiva sfuggente, che, come una Pietà, ci sostiene.

Juan Cobos Wilkins
frammento dell'intervista online pubblicata su La Tribuna di Albacete in occasione dell'uscita del libro Para qué la poesía?
(la traduzione è mia)

Para qué la poesía?Para sanar, para vivir, para sobrevivir, para convivir, para renacer. Hasta este momento de mi vida, y en él, así lo creo. Lo afirmo. Y lo firmo en este libro. La poesía, la música... El arte es un bastión, una isla para el náufrago, un puente colgante en el vacío, mano en el hombro para la soledad. Emana y genera un inaprensible poder emocional, e, igual que una Pietá, nos sostiene.

sabato 21 marzo 2015

Le case che mi chiamano dalle acque

Le case che camminano sulle acque
e che vogliono dirmi
benvenuto, se scendo dalla sera,
le case che camminano sulle acque:
o tu che accetti la stretta dolce dei canali
e che ti lasci guardare
in tutte le tue nude grazie
fin che il mio pianto ti veli
fin che l’amor mio non ti renda
primavera delle mie parole
Mi dicevano ieri
che c’era posto anche per me
nella barca dal più bel tragitto
nel fiume dal più bel mantello;
ch'ero guarito coi capelli a bosco
d’un cielo azzurro e prossimo,
con le correnti intrecciate alle dita;
mi dicevano ieri
che dalla morte mi rieducavi
Le case che mi chiamano dalle acque:
forse un invito mi sarà
qui concesso, e forse il sonno;
vedrò tutta la mia fiducia
tutto lo spazio colmarsi di rive,
di fiumi come celeri conquiste,
d’acqua immenso vigore e moto adulto
Sono andato laggiù col fiume,
in un momento di noia le barche
le reti si sono lasciate toccare,
ho toccato la riva con la mano.

Andrea Zanzotto
Dietro il paesaggio

Mondadori 1951


venerdì 20 marzo 2015

Un poeta non deve in primavera

Un poeta non deve in primavera
passare da solo per i parchi.

Sotto i rami si abbracciano le coppie
e l’erba è umida.

Non deve attraversare
da solo i parchi in primavera.

Ci sono nuvole lanceolate, voli, resti
di amore usato già in terra, e i lillà,
i lillà così dolci, come feriscono.

In primavera è pericoloso il mondo.

Juan Cobos Wilkins

Biografia impura

Un poeta no debe en primavera

cruzar solo la tarde de los parques.

Bajo las ramas se abrazan las parejas
y la yerba humedece.

No debe pasear
en primavera solo por los parques.

Hay nubes lanceoladas, vuelos, restos
de amor usado ya en la tierra, y las lilas,
tan suaves las lilas, cómo hieren.

En primavera es peligroso el mundo.

giovedì 19 marzo 2015

Le molte parole che noi fummo insieme

Una pietra

Il giorno in fondo al giorno salverà
Le molte parole che noi fummo insieme?
Quanto a me, ho tanto amato quei giorni fiduciosi, veglio
Su qualche parola spenta nel camino dei nostri cuori

Yves Bonnefoy
Pietra scritta
traduzione di Diana Grange Fiori
(tranne l'ultimo verso che ho ritradotto)
Guanda 2005


Une pierre
Le jour au fond du jour sauvera-t-il
Le peu de mots que nous fûmes ensemble ?
Pour moi, j'ai tant aimé ces jours confiants, je veille
Sur quelques mots éteints dans l'âtre de nos coeur.

mercoledì 18 marzo 2015

Scrivere è vedere cosa è superfluo, cosa può essere modificato, rivisto ampliato e, soprattutto, tagliato

Per qualsiasi scrittore, la capacità di guardare un periodo e vedere cosa è superfluo, cosa può essere modificato, rivisto ampliato e, soprattutto, tagliato è fondamentale; dà molta soddisfazione vedere che la frase si accorcia, trova il suo posto e alla fine emerge in una forma perfezionata: chiara, essenziale, pulita.

Francine Prose
Leggere da scrittore
traduzione di Jusi Loreti
Dino Audino editore 2014

martedì 17 marzo 2015

Con questo inchiostro delle cose infinite

La nube dei semi

Le mie poesie, lo so, saranno erranti,
come me, da vivo
e avranno volto, il certificato 
di nascita, la levigata,
avventurosa gioventù
dei miei giorni felici.
E vivranno nella polvere, o fra
i cereali, che la mia gente coltiva,
nel cesto di nocciole, o con il pane
ardente e fresco. Accompagneranno
i solitari nella bisaccia
delle aurore, andranno con quelli
che si amano. Sudate
al lavoro, con il fabbro,
nel riposo della fabbrica,
o con la ragazza stesa
sull'erba, in mezzo
ai cinnamomi. Voglio
le mie poesie, insieme 
a coloro che soffrono o tentano
di respirare la nuova vita
dell'uomo. Che siano sale
e non saranno calpestate.
Salvo se vitigni fossero,
uva nel torchio dei paesi.
Ma non voglio frontiere o pedaggi,
per il loro ingresso, fra
coloro che vivono. E portate
dallo spirito, liberate
siano nella parola.
E persino di me, che le ho rese
in scrittura. Poiché si sono
scritte con questo inchiostro
delle cose infinite.
E non entreranno nelle tiepide
biblioteche, se non saranno
vagliate con l'ardore
di chi le legga nel sentiero
segreto della scintilla,
o del pesce nell'acqua.
E parlino della mia intimità
con la nuvola dei semi.
E che mi sopravvivano.

Carlos Nejar
a cura di Vera Lucia de Oliveira 
dal sito della rivista Fili d'Aquilone


A nuvem das sementes

Os meus poemas, sei, serão errantes,
como fui, quando vivo
e terão rosto, a matrícula
de nascimento, a lisa,
aventurosa juventude
dos meus dias felizes.
E seguirão no pó, ou entre
os cereais, que meu povo cultiva,
no cesto de avelas, ou com o pão
ardente e fresco. Acompanharão
os solitários na sacola
de auroras, irão com os
que se amam. Porejantes
no trabalho, com o ferreiro,
no descanso da fábrica,
ou com a moça espojada
sobre a grama, por entre
os cinamomos. Quero
os meus poemas, junto
aos que sofrem ou tentam
respirar a nova vida
do homem. E sejam sal
e não serão pisados.
Salvo se em parreiras forem,
uvas no lagar dos países.
Mas não quero divisas ou pedágios,
para a sua entrada, entre
os que vivem. E levados
pelo espírito, libertos
sejam na palavra.
E até de mim, que os trouxe
para a escrita. Pois foram
se escrevendo com esta tinta
das coisas infinitas.
E não cabem nas tíbias
bibliotecas, se não forem
trilhados com ardor
de quem os leia na vereda
secreta da centelha,
ou do peixe na água.
E falem da minha intimidade
com a nuvem das sementes.
E que me sobrevivam.

Da Os Viventes (1979).

lunedì 16 marzo 2015

Il mondo è il mio luogo, dice la poesia

Viatico
Il mondo è il mio luogo, dice la poesia.
Imparo davanti alla strabiliante architettura delle montagne
L’estrema opacità delle cose.
Anche l’emozione è diventata cosa tra le cose.
In quanto all'altezza o alla profondità, è nelle parole
Più profonda e più alta di ogni realtà.
In me, dice ancora la poesia,
Non vi è nessuna differenza tra l’amore e la morte,
Tra una chiave e un gesto d’addio,
Tra il dono e l’apparenza,
Tra la minaccia e l’acacia,
Tra un quarto di luna e il bisbiglio delle radici,
Tra una sedia di giardino e la nostra piccola epifania quotidiana.
E il fiume scorre con le parole, sempre altro e sempre lo stesso.
Io rimango dice finalmente la poesia
Al fulcro del silenzio.
Ogni volta che il vuoto è varcato,
Quando il sole in me si desta
O che la terra s’oscura,
Nel respiro e la misura,
Nel sacro e l’incidente.

Lionel Ray
traduzione di Viviane Ciampi

Viatique
Le monde est mon lieu, dit le poème.
J’apprends devant l’étonnante architecture des montagnes
L’extrême opacité des choses.
Même l’émotion est devenue chose parmi les choses.
Quant à la hauteur ou la profondeur, elle est dans les mots
Plus profonde et plus haute que toute réalité.
En moi, dit encore le poème,
Il n’y a nulle différence entre l’amour et la mort,
Entre une clé et un geste d’adieu,
Entre le don et l’apparence,
Entre la menace et l’acacia,
Entre un quartier de lune et le chuchotis des racines,
Entre une chaise de jardin et notre petite épiphanie quotidienne.
Et la rivière passe avec les mots, toujours autre et toujours la même.
Je demeure dit enfin le poème
Au plus fort du silence.
Chaque fois que le vide est franchi,
Quand le soleil en moi se lève
Ou que la terre s’assombrit,
Dans le souffle et la mesure,
Dans le sacre et l’accident.


domenica 15 marzo 2015

Il mio desiderio e le parole

Talvolta passavo attraverso la foglia
affinché nel tuo corpo
il mio desiderio e le parole si raggiungessero
come nella poesia
i morti e le parole
si ritrovano.

Yvon Le Men
traduzione di Viviane Ciampi

*
Parfois je passais à travers la feuille
pour que dans ton corps
mon désir et mon amour se rejoignent
comme dans le poème
les morts et les mots
se retrouvent.

sabato 14 marzo 2015

la notte stellata è separata dalle sue stelle

Talvolta l’uccello
non è che un uccello
nonostante la trasparenza delle sue ali
la ragazza dell’orecchino di perla
non è che un’immagine
nonostante il volto della ragazza
la notte stellata
è separata dalle sue stelle
nonostante il pittore e la sua genialità.
Talvolta l’anima
risiede in fondo agli occhi
prigioniera in fondo alla sua tana.

Yvon Le Men
traduzione di Viviane Ciampi



Parfois l’oiseau
n’est qu’un oiseau
malgré la transparence de ses ailes
la jeune fille à la perle
n’est qu’une image
malgré le visage de la jeune fille
la nuit étoilée
est séparée de ses étoiles
malgré le peintre et son génie.
Parfois l’âme
réside au fond des yeux
prisonnière au fond de son cachot.


venerdì 13 marzo 2015

Nel vento di queste sere non esiste che vento

Avvicinati. Il raggio della sera si compie
contro il nero del tavolo, la lampada batte buio e luce
prima di spezzarsi nel tuono. 
Non avvicinarti. Il futuro schiude vapore
come dalla storia l'opaco marmo di un tempio.
Tutto è bianco: 
il rovescio dei nostri visi nelle foto
la terra rischiarata dalla duplice vela dei lenzuoli.
Prendi una strada obliqua che basti un bagliore a definire
una quiete - sottile unione del lutto - 
visione sotterranea di un fiume sotto l'intreccio delle dita. 

Nel vento di queste sere non esiste che vento.  
Mi hai chiesto di trattare il desiderio 
come se fossi forte quanto il tempo che scuote. 
Così entra l'inverno quaranta volte vissuto come tenebra 
notte intera che tesse un grande spazio
silenzio del silenzio che sbarrerà domani la finestra.

Antonella Anedda
Notti di pace occidentale

Donzelli 1999

giovedì 12 marzo 2015

per quel nodo terreno di aria e di materia

Volevo che il mio amore non finisse
che resistesse intero – in disaccordo
perfino col ricordo e ignorasse il corpo
che da me si scostava
che ne ignorasse distanza e indifferenza
e fosse cosa mia doppiamente intrecciata
cesta di giunco e aria, cesta per acqua
forma che la mano conosce
e che la storia medita quando – così di rado
per questo raramente sacra – salva un bambino dal suo Nilo.
Così a volte fanno canestri i pazzi
per il silenzio – credo – che sale dagli spazi
per quella paglia
che le dita oscurano
per quel nodo terreno di aria e di materia.

Antonella Anedda
Notti di pace occidentale
Donzelli 1999

mercoledì 11 marzo 2015

la poesia e la luce d'inverno

Hai ascoltato la storia. Poi hai detto che ciò che era avvenuto fra loro andava bene. Che avevi riconosciuto la poesia e la luce d'inverno che c'era quel giorno. E anche quel precipitare della poesia, all'improvviso, verso la non-intelligibilità della verità.

Marguerite Duras
Emily L.
traduzione di Laura Guarino
Feltrinelli 1988

martedì 10 marzo 2015

Questo è il giorno, questa la notte

Quando si è al mondo da poco è difficile capire quali sono i disastri all'origine del nostro sentimento del disastro, forse non se ne sente nemmeno la necessità. 
I grandi, in attesa di domani, si muovono in un presente dietro al quale c'è ieri o l'altro ieri o al massimo la settimana scorsa: al resto non vogliono pensare.
I piccoli non sanno il significato di ieri, dell'altro ieri, e nemmeno di domani, tutto è questo, ora: la strada è questa, il portone è questo, le scale sono queste, questa è mamma, questo è papà, questo è il giorno, questa la notte.

Elena Ferrante
L'amica geniale
edizioni e/o 2011

lunedì 9 marzo 2015

La stella sulla soglia. Il vento chiuso

Il paese scoperto

La stella sulla soglia. Il vento, chiuso
Fra le immobili mani della morte.
Vento e parola furono lunga lotta,
Poi venne il silenzio nella calma del vento.

Il paese scoperto era di pietra grigia.
Lontano giaceva, basso, il lampo di un non fiume.
Ma le piogge notturne sull'attònita terra
Destarono l'ardore che tu chiami tempo.

Yves Bonnefoy
Ieri deserto regnante

traduzione di Diana Grange Fiori
Guanda 2005

Hier Régnant Désert

Mercure de France 1958


Le pays découvert

L'étoile sur le seuil. Le vent, tenu
Dans les mains immobiles de la mort.
La parole et le vent furent de longue lutte,
Puis le silence vint dans la calme du vent.

Le pays découvert était de pierre grise. 
Très bas, très loin gisait l'éclair d'un fleuve nul. 
Mais les pluies de la nuit sur la terre surprise 
Ont réveillé l'ardeur que tu nommes le temps.

domenica 8 marzo 2015

Un bianco giorno e mite di fine inverno

Le ceneri

Che aspetto io qui girandomi per casa,
che s’alzi un qualche vento
di novità a muovermi la penna
e m’apra a una speranza?
Nasce invece una pena senza pianto
né oggetto, che una luce
per sé di verità da sé presume
—e appena è un bianco giorno e mite di fine inverno.
Che spero io più smarrito tra le cose.
Troppe ceneri sparge attorno a sé la noia,
la gioia quando c’è basta a sé sola.

Vittorio Sereni
Gli strumenti umani
1965

sabato 7 marzo 2015

Nel solco di meli duri che scava la settimana di marzo

marzo, notte

Nel solco di meli duri che scava la settimana di marzo
con lo sguardo al muro di cucina
dove ho inchiodato un verso mai finito che leggo e leggo
trascinandomi acqua sulle dita.
Nell'alba spezzata dalla sete, quando corro sul pavimento
e nell'oscurità non riconosco le stanze ma incido 
– con la stessa mano che forse mi sbarrerà l'orecchio nel 
dolore - lettere immense lungo le pareti.

Antonella Anedda
Notti di pace occidentale
Donzelli 1999

venerdì 6 marzo 2015

Verità di parola e verità di vento

Minacce del testimone

I

Che volevi erigere su questo desco,
Se non il doppio fuoco della nostra morte?
Ho avuto paura,
Ho distrutto in questo mondo il desco
Rossastro e nudo, in cui si dichiara il vento morto.

E poi sono invecchiato.
Verità di parola e verità di vento
Non combattono più, là fuori.
Si è ritirato il fuoco, ed era la mia chiesa.
Non ho più neanche paura ormai, non dormo.

Yves Bonnefoy
Ieri deserto regnante
traduzione di Diana Grange Fiori
Guanda 2005

Hier Régnant Désert
Mercure de France 1958

Menacés du témoin

I

Que voulais-tu dresser sur cette table,, 
Sinon le double feu de notre mort ? 
J'ai eu peur, j'ai détruit dans ce monde la table 
Rougeàtre et nue, où se déclare le vent mort.

Puis j'ai vieilli. Dehors, vérité de parole 
Et vérité de vent ont cessé leur combat. 
Le feu s'est retiré, qui était mon église. 
Je n'ai même plus peur, je ne dors pas.

giovedì 5 marzo 2015

La pioggia e la lucerna

Una pietra

Scendi, ma dolce pioggia, sul viso.
Spegni, ma lentamente, la ben povera lucerna.

Yves Bonnefoy
Pietra scritta
traduzione di Diana Grange Fiori
Guanda 2005

mercoledì 4 marzo 2015

Diventerai alla fine soltanto una poesia

Piccola poesia d'amore

Diventerai alla fine soltanto una poesia
e un ricordo quando sarò malato: nel buio, mezz'ora prima di mezzanotte
mentre fuori mormora la città sotto la nebbia
Sarai una piccola amicizia con il Mondo
Darai lo charme necessario a questa o quella facciata una volta 
                                                                                    [e da qualche parte
a questo o a quel luogo deserto e senza impronte
all'ombra dei viaggi quando un mare buono e quieto giocherà
                                                                                        [lungo le mura
in un pomeriggio ombroso: ti dico, tutto il resto è inutile


Milivoj Slavicek
Antologia della poesia croata contemporanea
a cura di Marina Lipovac Gatti
Hefti 1999

martedì 3 marzo 2015

Due melagrane che rotolano sulla tovaglia

Il corno

Qualcuno osserva due melagrane
mentre rotolano sulla tovaglia

A me interessa l'etereo bozzolo
che le rincorre

questo nido del vuoto
il tondo scuro strepitio dei nulla

Veselko Koroman
Antologia della poesia croata contemporanea
a cura di Marina Lipovac Gatti
Hefti 1999

lunedì 2 marzo 2015

Sull'arbitrio iniziale della prima parola si fonderà l'architettura dell'opera

La prima parola
Credo che non potrei mai scrivere sul foglio bianco la prima parola, se non la pensassi provvisoria: un’asta cui appoggiarsi per il salto, uno strumento del quale ci si serve per andare oltre e che in seguito verrà magari accantonato o sostituito. 

Se la scrittura, nel suo procedere, è ricerca di una legge, di una necessità che leghi le parti al tutto e le premesse alle conseguenze, l’inizio è invece casualità assoluta. 
Di qui la sensazione particolare che provo dinanzi al foglio bianco; so di dover commettere un arbitrio, inevitabilmente, e che proprio su questo arbitrio iniziale si fonderà poi l’intera architettura dell’opera. 
La prima frase, la prima pagina, costituisce la cellula germinale dalla quale si sviluppa tutto il resto, ma questa frase sarebbe stata forse diversa se l’avessi scritta ieri o domani, se il mio umore fosse stato differente. 
Dall'infinito campo del possibile bisogna passare alla realtà di ciò che è “nero su bianco”, con tutta la limitatezza e la contingenza implicita in un simile passaggio. 
Si può considerarla una caduta: dalla condizione edenica del non essere a quella dell’essere, così ambigua e problematica. 
Qui davvero la scrittura somiglia in maniera inquietante a un gioco d’azzardo, come il lancio dei dadi. 
Forse è la caratteristica comune a ogni principio, compreso quello della nostra vita, poiché in fondo anche la nascita è un lancio dei dadi, una prima parola tracciata sul foglio bianco. 

Paola Capriolo
Avvenire 2008

domenica 1 marzo 2015

terreni inzuppati di pioggia e stelle di marzo.

Stelle di marzo

Ancora la semina è lontana. Si vedono
terreni inzuppati di pioggia e stelle di marzo.
Nella formula di pensieri infecondi
si configura l’universo seguendo l’esempio
della luce, che non sfiora la neve.

Sotto la neve ci sarà anche polvere
e, non disfatto, il futuro nutrimento
della polvere. Oh il vento che si leva!
Altri aratri dirompono l’oscurità.
Le giornate tendono a farsi più lunghe.

Nelle lunghe giornate, non richiesti,
veniamo seminati entro quei solchi storti
e diritti, e si eclissano stelle. Nei campi
prosperiamo o ci corrompiamo a caso,
docili alla pioggia, e infine anche alla luce.

Ingeborg Bachmann
Poesie
traduzione di Maria Teresa Mandalari
Guanda 1988

Sterne im März

Noch ist die Aussaat weit. Auf treten 
Vorfelder im Regen und Sterne im März. 
In die Formel unfruchtbarer Gedanken 
fügt sich das Universum nach dem Beispiel 
des Lichts, das nicht an den Schnee rührt.

Unter dem Schnee wird auch Staub sein 
und, was nicht zerfiel, des Staubes 
spätere Nahrung. O Wind, der anhebt! 
Wieder reißen Pflüge das Dunkel auf. 
Die Tage wollen länger werden.

An langen Tagen sät man uns ungefragt
in jene krummen und geraden Linien,
und Sterne treten ab. Auf den Feldern
gedeihen oder verderben wir wahllos,
gefügig dem Regen und zuletzt auch dem Licht.