lunedì 28 febbraio 2022

Cronache dagli anni senza Carnevale/722. Dal luogo illune del tuo silenzio mi riscuote ogni giorno l’urlo del mattino


Tutto il giorno non ho fatto altro che pensare a quei poveri bambini che sono morti sotto i bombardamenti russi. La morte dei bambini, di tutti i bambini, è insopportabile. E più invecchio, più diventa difficile. Oggi ho perso le parole, io che ne scrivo centinaia ogni giorno. Vado a rileggere una poesia di Elsa Morante, una poesia che è una preghiera laica.

 

 

Addio

I

 

Dal luogo illune del tuo silenzio

mi riscuote ogni giorno l’urlo del mattino.

O notte celeste senza resurrezione

perdonami se torno ancora a queste voci.

 

Io premo l’orecchio sulla terra

a un’eco assurda dei battiti sepolti.

Dietro la belva in fuga irraggiungibile

mi butto sulla traccia del sangue.

 

Voglio salvarti dalla strage che ti ruba

e riportarti nel tuo lettuccio a dormire.

Ma tu vergognoso delle tue ferite

mascheri i cammini della tua tana.

 

Io fingo e rido in un ballo disperato

per distrarti dall’orrenda mestizia

ma i tuoi occhi scolorati di sotto le palpebre

non ammiccano più ai miei trucchi d’amore.

 

Alla ricerca dei tuoi colori del tuo sorriso

io corro le città lungo una pista confusa.

Ogni ragazzo che passa è una morgana.

Io credo di riconoscerti, per un momento.

 

E mendicando rincorro lo sventolio di un ciuffetto

o una maglietta rossa che scantona…

Ma tu rintanato nel tuo freddo nascondiglio

disprezzi la mia commedia miserabile.

 

Buffone inutile io deliro per le vie

dove ogni fiato vivente ti rinnega.

Poi, la sera, rovescio sulla soglia deserta

un carniere di piume insanguinate.

 

E chiedo una tenerezza al buio della stanza,

almeno una decadenza della memoria,

la senilità, l’equivoco del tempo volgare

che medica ogni dolore...

 

Ma la tua morte cresce ogni giorno.

E in questa piena che monta io cado e mi riavvento

in corsa dirotta, per un segno,

un punto nella tua direzione.

 

O nido irraggiungibile e caro,

non c’è passo terrestre che mi porti a te.

Forse fuori dai giorni e dai luoghi?

La tua morte è una voce di sirena.

 

Forse attraverso una perdizione? o una grazia?

o in quale veleno? in quale droga?

forse nella ragione? forse nel sonno?

La tua morte è una voce di sirena.

 

Voglia di un sonno che pare una tua dolcezza

ma è stata già l’impostura dove ti ho perso!

La tua morte è una voce di sirena

che vorrebbe sviarmi da te nelle sue fosse.

 

Forse, io devo accettare tutte le norme del campo:

ogni degradazione, ogni pazienza.

Non posso scavalcare questa rete spinata

mentre al tuo grido innocente non c’è risposta.

 

La tua morte è una luce accecante nella notte

è una risata oscena nel cielo del mattino.

Io sono condannata al tempo e ai luoghi

finché lo scandalo si consumi su di me.

 

Io devo, qui, trescare e patteggiare con la belva

per rubarle il segreto del mio tesoro.

O pudore d’una infanzia uccisa,

perdonami questa indecenza di sopravvivere.

 

 

 

Oggi è lunedì 28 febbraio del primo anno di guerra e del terzo anno senza Carnevale, nessuno parla più di Covid, travolti come siamo dalle immagini della guerra in Ucraina. Ci sarà riposo sulla terra? Ci sarà mai una pace duratura? Mi chiede questa Cronaca 722 e io sfoglio i libri di poesie e non trovo risposte.

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