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martedì 21 giugno 2022

Cronache dagli anni senza Carnevale/835. La biblioteca è una farmacia dell’anima

 


 

Nella disordinata felicità delle letture estive mi decido a rileggere un piccolo prezioso libricino di Miro Silvera, scomparso da poco, Libroterapia. Un viaggio nel mondo infinito dei libri, perché i libri curano l’anima. In esergo c’è una famosa citazione tratta da La provincia dell’uomo. Quadermi di appunti 1942-1972 di Elias Canetti.

 

«Ci sono libri che si posseggono da vent’anni senza leggerli, che si tengono sempre vicini, che uno si porta con sé di città in città, di paese in paese, imballati con cura, anche se abbiamo pochissimo posto, e forse li sfogliamo al momento di toglierli dal baule; tuttavia ci guardiamo bene dal leggerne per intero anche una sola frase. Poi, dopo vent’anni, viene un momento in cui d’improvviso quasi per una fortissima coercizione, non si può fare a meno di leggere uno di questi libri d’un fiato, da capo a fondo: è come una rivelazione. Ora sappiamo perché lo abbiamo trattato con tante cerimonie. Doveva stare a lungo vicino a noi; doveva viaggiare; doveva occupare posto; doveva essere un peso; e adesso ha raggiunto lo scopo del suo viaggio, adesso si svela, adesso illumina i vent’anni trascorsi in cui è vissuto, muto, con noi. Non potrebbe dire tanto se per tutto quel tempo non fosse rimasto muto, e solo un idiota si azzarderebbe a credere che dentro ci siano state sempre le medesime cose».

 

È proprio così, lo so per esperienza. La prima volta che ho letto Canetti avevo ventritré anni e vivevo da sola da pochi mesi. Non era usuale che una ragazza della mia generazione e della mia classe sociale facesse un simile passo, ma io ero molto orgogliosa della mia scelta e della mia affermazione di indipendenza. Lavoravo, studiavo, scrivevo, leggevo moltissimo e oltre a Canetti la grande scoperta di quel periodo fu Jung. Leggevo arrotolata sulla mia vecchia sedia a dondolo, ricordo in particolare un fine settimana di neve ed era bellissimo starsene in casa con Canetti che mi illuminava la vita. Nella mia memoria e nella mia biblioteca di Babele interiore, Jung e Canetti starano per sempre uno accanto all’altro e forse è arrivato il momento per rileggere tutto Canetti.

Ma intanto mi sono gustata il librino di Miro Silvera e i suoi consigli libresco-terapeutici e anche questa Cronaca 835 di martedì 21 giugno del terzo anno senza Carnevale continua a leggere con me.

domenica 15 maggio 2022

Cronache dagli anni senza Carnevale/798. Altrove. Altrove. Come risuonano queste piccole parole

 

 


 

Ancora non ho deciso se la smania di essere altrove, di viaggiare, di dormire sotto cieli diversi da quelli abituali, di conoscere gente nuova sia più un desiderio della gioventù o proprio un modo di essere, di stare al mondo. Forse l’indole guida la smania anche quando siamo giovani, ma credo sia la gioventù a far ardere questo desiderio di incontri e di luoghi mai visti. Forse con l’età si diventa più nostalgici e più desiderosi di ritornare là dove siamo già stati. Quando ero ragazza i viaggi più carichi di smania e aspettative erano quelli che mi portavano in Svizzera, a Losanna dalle mie carissime e perdute amiche, le sorelle E. e AM. Quanto mi piaceva stare con loro! Erano poco più grandi di me ma avevano già viaggiato moltissimo, lavoravano, amavano i libri e parlavano tre o quattro lingue con disinvoltura. La letteratura francese e italiana sono state una scoperta che ho condiviso con entrambe. Io sola volevo diventare una scrittrice da “grande”. Loro amavano i libri ma volevano solo leggerli, non scriverli. Grazie alla loro ospitalità ho incontrato F. che invece voleva diventare scrittore, proprio come me, e leggeva Artaud, Kierkegaard e mi ha fatto ascoltare The Köln Concert di Keith Jarrett per la prima volta. Ho creduto nelle affinità elettive di quegli incontri, ma la forza centripeta della vita ci ha spinti altrove, l’unica cosa che so per certo è che lui non è diventato uno scrittore. Ma quanto era bello arrivare a Losanna e trovarli in stazione ad aspettarmi!

Per tornare in quegli attimi questa sera mi infilo in una poesia della poetessa che gli attimi li conosceva a memoria, cioè Wisława Szymborska. Questa poesia è tratta da Vista con granello di sabbia,  Adelphi, 1998.

 

 

La stazione

 

 

Il mio arrivo nella città di N. è avvenuto puntualmente.

Eri stato avvertito con una lettera non spedita.

Hai fatto in tempo a non venire all'ora prevista.

Il treno è arrivato sul terzo binario. È scesa molta gente.

L'assenza della mia persona si avviava verso l'uscita tra la folla.

Alcune donne mi hanno sostituito frettolosamente in quella fretta.

A una è corso incontro qualcuno che non conoscevo, ma lei lo ha riconosciuto immediatamente.

Si sono scambiati un bacio non nostro, intanto si è perduta una valigia non mia.

La stazione della città di N. ha superato bene la prova di esistenza oggettiva.

L'insieme restava al suo posto. I particolari si muovevano sui binari designati.

È avvenuto perfino l'incontro fissato.

Fuori dalla portata della nostra presenza.

Nel paradiso perduto della probabilità.

Altrove. Altrove. Come risuonano queste piccole parole.

 

 

Mentre cammino in quella stazione incantata che mi portava dai miei amori è scesa la notte di domenica 15 maggio del terzo anno senza Carnevale e del primo anno di guerra. Questa Cronaca 798 ama i viaggi in treno, proprio come me.

giovedì 24 febbraio 2022

Cronache dagli anni senza Carnevale/718. Donne fantastiche che scrivono libri fantastici

 


Tra le tante cose che mi piace fare, una di quelle che più mi ha appassionato nel corso della vita è organizzare presentazioni di libri, dibattiti e cicli di conferenze. Così in marzo sarò alla Libreria delle Donne di Milano a presentare con le autrici e l’autore due libri e un film. Il primo incontro sarà sabato 5 marzo alle 18 dove l’ospite sarà Giuliana Misserville con il suo bel libro Donne e fantastico. Narrativa oltre i generi. Con noi ci sarà anche Nicoletta Vallorani, una delle scrittrici di cui si ha scritto Giuliana. Durante l’incontro che abbiamo fatto oggi per organizzare gli incontri dei prossimi tre mesi, mi sono interrogata sulle radici di questa mia passione. Di sicuro ha a che fare con il desiderio di conoscere scrittori e scrittrici, di sicuro di metterli a confronto, di entrare in mondi nuovi, di poter riflettere insieme su un punto di vista, su una visione del mondo. Ieri ho iniziato a scrivere di viaggi, oggi vorrei lasciarmi andare a un vagabondaggio nei libri, perché davvero ogni libro è un viaggio, ogni scrittore un esploratore di un mondo nuovo. Per invitarvi a questo incontro, in maniera che possiate organizzarvi, copio l’introduzione di Giuliana al volume:

 

“Il fantastico, il gotico,  l’horror e la fantascienza sono generi letterari che a lungo hanno registrato un doppio pregiudizio. Ritenuti, a torto, narrativa spazzatura o comunque di facile consumo, sembravano essere, contro ogni evidenza, territori preclusi alla scrittura delle donne che quindi a doppio titolo restavano fuori dal canone. La tesi di questo libro è che il fantastico in Italia stia emergendo dai confini della narrativa di genere e che questa rinnovata vitalità e forza sia dovuta soprattutto a un gruppo di scrittrici che, sul passaggio di millennio, ha ritenuto più efficace adottare modalità di racconto che prescindessero dai dettami del realismo. Per scelta non ho voluto parlare solo di narrativa fantastica italiana, convinta come sono che la presenza di una tradizione nazionale non sia né isolata né isolabile, pena una letale dose di provincialismo, rispetto alla letteratura di altri paesi, soprattutto nella nostra epoca così profondamente segnata dalla comunicazione globalizzata e da internet. Le autrici di cui mi occupo in questo saggio, con una scelta totalmente personale, sono coloro che hanno forzato i confini del genere cercando spazio nel territorio aperto della narrativa. Scrittrici che, invece di limitarsi a produrre romanzi “vendibili”, hanno lavorato con talento mantenendo nella mente e nel cuore grandi e vaste letture non deprivate da barriere nazionalistiche o di genere. Le opere in questione, solo parzialmente esaustive della produzione delle singole autrici, saranno attraversate da una lettura “in controluce” dei romanzi di alcune scrittrici straniere perché ritengo ci sia  una singolare corrispondenza tra la fabulazione angloamericana degli anni Settanta e quella che stiamo finalmente vivendo anche in Italia. Naturalmente sono state seguite soltanto alcune genealogie dell’immaginario e pertanto queste pagine non hanno alcuna pretesa di completezza. Tuttavia l’insieme delle scritture qui ricomprese costituisce una significativa rappresentazione della narrativa fantastica italiana di questi ultimi anni, che pur nella sua diversità e assoluta libertà ha ragionato attorno ai nodi più spinosi del dibattito pubblico giovandosi delle idee e delle tematiche messe a punto dalle principali studiose femministe. Il loro lavoro ci interroga sulla concezione dell’umano facendoci intravedere dimensioni altre e ampliando le possibilità di conoscenza sul mondo e sulle creature che lo abitano”.

 

Giuliana parte con l’adorata Ursula K. Le Guin, di cui ho scritto la voce per l’Enciclopedia delle donne, per proseguire con Angela Carter per arrivare alle italiane Gilda Musa, Paola Capriolo e Alda Teodorani. Oltre alle appena citate faccio qualche altro nome per pura passione mia: Viola Di Grado, Loredana Lipperini, Nicoletta Vallorani, Laura Pugno e la compianta Chiara Palazzolo.

 

Con la Cronaca 718 e una borsa piena di libri nuovi, me ne torno a casa e mi metto a leggere, disciplinata e silenziosa, seduta alla mia scrivania. Oggi è giovedì 24 febbraio del terzo anno con un Carnevale incerto.

mercoledì 23 febbraio 2022

Cronache dagli anni senza Carnevale/717. Ogni viaggiatore è un grande occhio spalancato sul mondo

 



Stiamo qui in attesa, increduli che qualcosa di irreparabile possa accadere. Continuiamo a studiare, a lavorare, a scrivere e a leggere. Sono un po’ inquieta e oscillo di continuo tra il desiderio di stare rintanata in casa e il desiderio altrettanto forte di viaggiare, di ricominciare a viaggiare. Così ho iniziato l’ennesima risistemazione dei libri per avvicinare tutti i libri dedicati ai viaggi e al viaggiare. E poi, come faccio sempre, ne ho preso uno e ho iniziato a leggere, in questo caso rileggere. Il libro in questione è di Paolo Di Paolo, Ogni viaggio è un romanzo. 19 incontri con scrittori, e così ho smesso di sistemare gli altri libri.

Leggo la dotta introduzione di Pietro Citati che ammette che “Dopo anni di tranquillità e di pace, anche il sedentario è assalito dall’inquietudine. La vita, nella quale si adagiava così mollemente, ora lo soffoca. Gli stessi volti, che lo circondano da anni, le stesse parole ascoltate ogni giorno, la stessa cerchia nella quale vive con una indifferenza sempre più grande, senza vedere né ascoltare, sembrano stringerlo da ogni parte, con un’intenzione minacciosa. Egli teme di essere inchiodato per sempre nel medesimo luogo; e in segreto «col cuore grosso di rancore e di amari desideri», comincia a meditare la fuga, come tutti quelli che vogliono «cullare il loro infinito sul finito dei mari». La preparazione del viaggio è lenta e meticolosa. Raccoglie libri di ogni specie sul paese che visiterà, compra manuali di storia e di archeologia, e soprattutto le predilette guide di viaggio. Consulta le carte, studia gli itinerari, calcola le distanze: cerca di avere precisa nella mente la topografia di Luxor o di Amsterdam, di Palmira o di Praga; tenta di indovinare quale sorpresa lo coglierà ad ogni angolo della strada, come se, per un’ultima, invincibile resistenza, volesse consumare il viaggio prima di compierlo. Infine, l’aereo corre sulla pista, solleva il carrello, si slancia nel cielo, attraversa montagne di nubi; e mentre il viaggiatore slaccia la fibbia che lo tiene legato, l’ultimo distacco si compie dentro di lui. Si lascia tutto dietro le spalle, anche i volti più amati che sembrano cadere come ombre nel pozzo del passato. La vita che ha vissuto o finto di vivere, i libri che ha letto, i pensieri che ha coltivato per anni, gli sguardi che ha intrecciato con altri sguardi non esistono più. Ora egli è un grande occhio spalancato sul mondo: un occhio che non conosce passato e futuro, ma soltanto presente, e cerca di raccogliere quanto attraversa per un attimo la sua pupilla. Non ha molto tempo davanti a sé. Come tutti, sosta in alberghi anonimi e indifferenti, in aeroporti tediosi, percorre sopra un tassì nelle ore di un solo giorno lo spazio che altrimenti avrebbe percorso in un anno. I monumenti si affollano l’uno dopo l’altro nella sua mente; e sembra che le impressioni non abbiano il tempo di raccogliersi e di distinguersi. Ma proprio questa velocità dà al suo sguardo una forza visiva, che altri tempi ignoravano. Le linee essenziali del paesaggio vengono improvvisamente colpite dalla luce, le forme e i colori delle opere d’arte risaltano con un’intensità allucinante, ciò che è secondario viene cancellato, e i rapporti tra le tappe del viaggio, che un lungo soggiorno gli avrebbe nascosto, si intrecciano con una precisione geometrica. Così, il viaggiatore si accorge che il suo percorso non è casuale. Tra un aereo e un tassì, tra un albergo e un ristorante, il viaggio disegna senza che egli lo abbia voluto un itinerario simbolico, una forma misteriosa: qualcosa che accenna a un principio e a una fine, a ritorni, echi, pause e riprese; dove tutto è così carico di significati da generare una tensione quasi insostenibile”.

 

È questo anche per me il senso del viaggio?, mi chiedo mentre continuo a leggere e mi dimentico di tutte le altre incombenze.

Oggi è mercoledì 23 febbraio del terzo anno con un quasi Carnevale e questa Cronaca 717 ha deciso che è ora di andare a recuperare la tracolla da viaggiatrice, e credo che abbia ragione.

mercoledì 2 febbraio 2022

Cronache dagli anni senza Carnevale/696. Come le stelle fanno con la notte

 


 

 

Come mi piace trovare subito un libro quando lo cerco e, subito dopo andare a cercarne un altro e non trovarlo. Quindi ricominciare la caccia al tesoro libresca che tanto mi appassiona. Al punto di essere sempre in ritardo con la pubblicazione delle Cronache che spesso si stirano e stirano e scavallano nel giorno nuovo. Ma anche in questi casi mantengo ferma la numerazione e la data di pubblicazione, perché ognuno di questi 696 giorni da che ho iniziato a scrivere con maniacale ossessione queste righe quotidiane, valeva per me la pena di essere raccontato, e questo non è solo scrivere una Cronaca o un diario, cosa che pure mi piace fare, è un esporsi ogni giorno agli occhi dei miei lettori, delle amiche e degli amici, portare il mondo qui dentro e restituirlo a chi legge, scrivere racconti a puntate, molte poesie, lasciare che le parole fluiscano e si accompagnino al silenzio più puro come le stelle fanno con la notte.

 

 

Dove danza il colore della primavera

 

La luce dei lampioni chiama

quella delle stelle, quella luce

di oggetti misteriosi cui mai

abbiamo resistito. Se dico

stella dico cielo, dico notte e

dico poesia. Se dico cielo

ecco che arrivano le nuvole e

gli alberi agitano i rami in

un saluto gioioso che solo

loro conoscono. Mi fermo a

guardare e respiro l’aria fresca

di questo mattino invernale

dove ancora non si sente

primavera, ma il suo colore

già danza tra noi.

 

Oggi è stata una buona giornata di lavoro e scrittura, di riordino di libri e di molto, molto silenzio. Una giornata gioiosa anche per la città che aspetta quanto me un cambiamento, una gioia a lungo attesa, parole che mi piace ascoltare e riascoltare, la poesia che è una fedele compagna, anche oggi che è mercoledì 2 febbraio del terzo anno senza Carnevale e questa Cronaca 696 sta riordinando il guardaroba e vorrebbe tanto portare i cappotti in tintoria. È tempo, forse è tempo di tornare a essere fiduciosi, forse la pandemia sta davvero rallentando, forse il Covid sparirà così come è apparso e come fece la Spagnola che impestò la terra per un paio d’anni e poi sparì.

martedì 18 gennaio 2022

Cronache dagli anni senza Carnevale/681. Scrivere è stare nella lontananza dalle cose concrete

 



Un giorno di pausa dalla città poco silenziosa, un breve viaggio in treno fino al Lago Maggiore. Poca gente in metropolitana, ancor meno sul treno. Tutte le persone mascherate, qualcuno con addirittura la mascherina chirurgica sopra quella FFP2. È una giornata di sole, non troppo fredda, c’è il mercato Ad Arona ed è piacevole passeggiare tra le bancarelle. Proprio all’inizio ci sono quelle di frutta e verdura, formaggio, gastronomia. Poi la biancheria, per casa e umani, moltissime bancarelle di vestiti, borse e scarpe. La prima sosta è a un bar pasticceria che già conosco, mi siedo con il sole di lato che mi scalda subito, mentre l’altro lato è all’ombra. Quasi tutti i tavolini sono occupati, si sta proprio bene. Dopo un cappuccino riprendo il mio girovagare, finisco il mercato e vado sul lungolago. C’è una quiete infinita, sento solo le onde e le voci dei radi passanti. Così mi siedo su una panchina e ricomincio a leggere un libro letto un quarto di secolo fa, Verso un sapere dell’anima di Maria Zambrano, filosofa impagabile e che è una grande fonte di spunti di riflessione che mi accompagna da allora. Nel rileggerla trovo brani che mi risuonano come il battito di un campanile noto e altri che continuano ad avere tutto il gusto delle novità, come se li stessi leggendo oggi per la prima volta. Mi lascio trasportare dalla lettura senza più muovermi sino a ora di pranzo.

“Scrivere è difendere la solitudine in cui ci si trova; è un’azione che scaturisce soltanto da un isolamento effettivo, non comunicabile, nel quale proprio per la lontananza da tutte le cose concrete, si rende possibile una scoperta di rapporto tra esse. È una solitudine, però, che non ha bisogno di essere difesa, che non ha bisogno cioè di giustificazione. Lo scrittore difende la sua solitudine, rivelando ciò che trova in essa e in essa soltanto”.

È proprio la solitudine dello scrittore a chiamare e creare la solitudine del lettore, quello stato estatico dove il mondo intorno diventa un dettaglio e tutto l’universo sta in ciò che stiamo leggendo, cioè ricreando nella nostra mente.

 

 

Leggere è stare nella lontananza dalle cose concrete

 

Inizio la prima pagina, giro

inizio daccapo, sento in

mano il peso del libro, mi

accompagnano immagini

nuove anche se ciò che

leggo non sono descrizioni.

Giro una pagina ed entro

ogni volta in una stanza

diversa o in un mondo

nuovo. Sono sola, eppure

non sono mai sola, mi

accompagna la mente dello

scrittore, l’unica compagnia

di cui ho bisogno. Leggo pagina

dopo pagina e il mio mondo

interiore è più vasto e ha orizzonti

ancora più lontani di quello

che vedo ora sul limitare del

lago, tenuto fermo tra la Rocca

e il cielo. Leggo e non sono

più soltanto io, presto le mie

mani all’ignota viaggiatrice che

ha intrapreso un giorno questo

cammino, si è seduta, ha preso

carta e penna e ha deciso che

era arrivato il tempo di essere

sola scrivendo un libro e così,

non essere sola mai più, per

l’eternità e un giorno.

 

 

Oggi è martedì 18 gennaio del terzo anno senza Carnevale e questa Cronaca 681 ancora si riposa nel sole tiepido e nella brezza leggera di questa giornata trascorsa al lago.

venerdì 5 novembre 2021

Cronache dagli anni senza Carnevale/607. Sognare il mio faro, guardarlo dalla finestra socchiusa, non fare la gita: questo è il segreto della scrittura

 

 

Nella casa del tempo non ci sono soglie, porte, finestre, pareti. Ogni spazio è mobile, indefinito a ogni risveglio e prende forma solo dopo che lo abbiamo mediato portando i sogni in questa realtà e lasciato alcune cose del reale insediarsi in quella dimensione priva del tempo come lo conosciamo. Per questo possiamo scegliere che la cucina appartenga alla casa della nostra infanzia, in campagna dalla nonna, che la camera da letto sia quella stanza inondata di Saint André d’Hebertot. Possiamo scegliere il giardino della casa di Soliva, circondato da castagneti, ma ancora splendente della fioritura di meli e albicocchi inselvatichiti. La vista dalla terrazza sarà quella sul golfo di Camogli, la spiaggia un insieme delle spiagge adriatiche del Conero e quelle joniche di Sibari. Potremo affacciarci alla finestra da cui Giacomo intravedeva Silvia a Recanati, o ammirare in lontananza il faro di Saint-Yves dove nessuno ha mai fatto una gita, di certo non Virginia. I mondi raccontati o inventati dagli scrittori e dai poeti si mescolano con i nostri mondi ricordati o solo sognati. Ricordarlo ogni mattina mi allarga il respiro e mi fa domandare: “E oggi in che casa abiterò? In che paesaggio camminerò? Cosa vedrò dalla mia finestra?”. È bello svegliarsi con queste domande e cercare risposte nei libri che sto leggendo, cercare nelle parole che sto scrivendo. Cosa scoprirò in questa giornata d’autunno dove è ritornato il sole e l’aria è fredda come nel cuore dell’inverno?

  

Gli anni si aprono verdi e luminosi

 

Chiudo gli occhi, respiro,

non mi muovo se non per

avvicinarmi alla finestra,

mi sporgo. La via è vuota

e silenziosa, non è ancora

l’alba, respiro, com’è nuovo

il mondo ogni mattina,

come mi piace immaginare

quel che la luce ancora non

mi ha mostrato. Ogni storia

è ancora incompiuta, ma sento

una voce che mi invita: “Vieni,

questa è la tavola, questa la tua

casa, ogni cosa è pronta, scegli

da dove iniziare”. Allora sento

la forza degli anni non ancora

compiuti aprirsi verdi e luminosi

nella stagione fredda, pronti

al cambiamento di passo e di

respiro. Io pure sono pronta e

ho scelto il mio sentiero e quale

foresta farmi crescere intorno.

 

 

 

Sono molte le case, le foreste, il tempo e i sogni. Sono molti i libri, le conversazioni, le difficoltà, le amicizie che riprendono vita e quelle che si spezzano. Sono molti anche i respiri e a ogni respiro si espande il mondo e si spalancano gli occhi su questa vita così nuda, essenziale, da non avere altra necessità che di essere vissuta, istante dopo istante.

Oggi è venerdì 5 novembre del secondo anno senza Carnevale, e questa Cronaca 607 è come la vita, essenziale e nuda, respira e mi fa respirare.

domenica 31 ottobre 2021

Cronache dagli anni senza Carnevale/602. Scoprire che le biblioteche sono infestate dai fantasmi dei giorni passati

 


Inizio dal ripiano più alto della libreria, dove ci sono libri già letti o che non mi è ancora venuta voglia di leggere. Guardo le copertine, di quasi tutti mi ricordo dove li ho acquistati e se li ho già letti o, almeno, sleggiucchiati. Ripiano dopo ripiano recupero anche i libri doppi che un tempo ho comprato perché sapevo che prima o poi li avrei regalati a una persona che avrebbe saputo apprezzarli. Sono molti più di quanti non immaginassi e ne sono davvero felice. Poi scelgo libri letti che non leggerò mai più e inizio a preparare un borsone che diventerà una o più scatole e questi libri finiranno in una piccola biblioteca di un paese romagnolo. Mi piace immaginare che questi libri potranno avere una nuova vita e nuovi occhi. Ammucchio poi un metro cubo di dispense, fotocopie e quadernoni A4 dei tempi dell’università: scienze politiche, sociologia, economia politica, senza indugio finiscono nel cassonetto della carta. Insieme ai due eserciziari con la copertina arancione di micro e macro economia che sono stati un incubo ricorrente. Sarei ancora in grado di fare quegli esercizi? Forse sì, ma che importanza ha? Via, via! Butta, butta! Ah che soddisfazione! Era davvero parecchio tempo che non mi arrampicavo in cima alla libreria, sapevo che ci avrei trovato un po’ di polvere che, nonostante non tutti siano d’accordo, è la migliore amica dei libri e del tempo. La polvere è solo vita che si è frantumata, briciole dei nostri discorsi e dei nostri passi, immagini di giorni perduti di cui non sapremo e non abbiamo mai saputo assolutamente nulla. È bello consegnare all’oblio quei giorni appena evocati da quei quaderni, dagli appunti con la mia grafia giovanile molto più panciuta e tondeggiante. Non ho paura dell’oblio, non ho paura perché nulla è davvero perduto per sempre. Come da bambina credevo che esistesse il paradiso delle cose e degli oggetti, che non sono proprio la stessa cosa, adesso so che esiste non un paradiso dei giorni perduti ma un’immensa Biblioteca gemella di quella di Babele, lì i giorni se ne stanno ben allineati come libri di una stessa collana e sono solo i colori delle copertine e i nomi a dire se sono stati giorni buoni o cattivi per chi li ha vissuti.

 

 

Quel che resta nelle pagine

 

Finisce la tua mano dove

finisce il sogno, per questo

non arrivi a prendere quel

volume che stavi cercando.

Era un giorno arancione, vivo

e caldo nonostante gli anni,

nonostante fosse un giorno

d’autunno come questo.

Un giorno in cui è bello stare

chiusi in casa, cuocere le castagne

sul fuoco e respirarne il profumo.

Se aprirai quel libro ne sentirai

l’aroma, perché è proprio

questo il segreto, ogni giorno

ha un diverso profumo, non

solo un diverso colore. Ricorderò

domani come sarà stata questa

domenica di fine ottobre? Ricorderò

il cielo grigio e basso, il freddo,

il silenzio e ricorderò i libri in

compagnia della loro polvere e

degli sguardi giovani che li hanno

percorsi. Un po’ di noi resta nelle

pagine un po’, un poco soltanto.

 

 

Adesso che sto scrivendo la Cronaca mi rendo conto di essere stramazzata dalla stanchezza, quindi continuerò domani, adesso vado a leggere un libro nuovo, una storia di fantasmi, o almeno credo.

Oggi è domenica 31 ottobre del secondo anno senza Carnevale e questa Cronaca 602 è vestita proprio da fantasma, invisibile agli occhi, mi fa venire un brivido lungo la schiena se mi avvicino troppo.

martedì 10 agosto 2021

Cronache dagli anni senza Carnevale/520. Non ho nessuna voce, eppure tutte le voci sono mie

 

 


 

Tra le mie ossessioni meteorologiche e le mie passioni poetiche, in cima alla lista metto di sicuro il vento. Un tempo a Milano, il vento era un fenomeno molto raro, talmente raro da diventare, per me, una festa. Col vento potevo fingere di essere nella steppa siberiana, in mezzo all’oceano o in Patagonia, tutti posti remoti che con la città non avevano nulla a che fare ma che desideravo vedere con tutte le mie forze. Quando si è molti giovani, viaggiare ci sembra l’unico modo per conoscere non solo il mondo, ma anche noi stessi. Ed è vero, perché la durezza della strada, gli incontri inaspettati, la lingua differente, il cibo, i paesaggi, tutto ci costringe a uscire dal guscio comodo della vita nota e a metterci in gioco.

 

Anche leggere, soprattutto i romanzi d’avventura, in età giovanile ci costringe a uscire dalla nostra pelle. E ogni libro diventerà poi un’esperienza, un vero viaggio nella vita dei personaggi, nella loro mente e allo stesso tempo nella nostra.

Con l’età ho imparato ad apprezzare il viaggio intorno alla mia stanza che è l’esperienza della lettura e sento quanto leggere e viaggiare siano due esperienze complementari.

 

Il vento resta comunque messaggero di avventure, di mare aperto, di spazi incontaminati. Mi basta chiudere gli occhi e sono in un altrove lontano, la città svanisce e con il vento che soffia io sono io ma anche altro.

 

 

Il canto del vento

 

Attraverso i deserti e sollevo

nugoli di sabbia, costringo

i viandanti a nascondere

il viso nelle sciarpe, chiudono

gli occhi, ma tanto non

mi potrebbero vedere.

Spingo le vele verso il largo

e le onde verso riva, mi

accompagnano i gabbiani,

ma non ho voce neanche

con loro. Mi aspettano

gli alberi per ridere con

me e scompiglio i campi

tanto quanto le foreste e

sono dolce, un refolo sperduto

e sono ostinato, una tramontana.

Non ho nessuna voce, eppure

tutte le voci sono mie.

 

 

Questa Cronaca 520, ventosa viaggiatrice, è la compagna di questo martedì 10 agosto del secondo anno senza Carnevale. Torneranno giorni silenziosi? Non lo so, mi risponderà il vento.

martedì 13 luglio 2021

Cronache dagli anni senza Carnevale/492. Una felicità di carta e parole


 

Leggere libri crea dipendenza, comprare libri crea dipendenza. Niente di meglio da annusare di un bel libro di carta, niente di meglio che guardare i libri nelle mie librerie domestiche e nelle incerte torri accanto al letto. È vero, i libri compongono un paesaggio che non sta solo nei nostri occhi ma che ogni giorno ci aiuta a ricordare e definire chi siamo, da dove veniamo e dove vorremmo andare. A Milano hanno chiuso molte belle librerie, la Feltrinelli di via Manzoni e la libreria Utopia tra le ultime, che avrebbero potuto conferirmi la carta di platino come miglior cliente! E ogni tanto compro libri anche su Amazon – Italia, Gran Bretagna, Francia, Spagna e Stati Uniti, perché a volte non resisto all'urgenza di avere tra le mani una novità e non voglio aspettare l’occasione di andare in libreria e perché i libri nelle altre lingue che leggo – inglese, francese e spagnolo – arrivano nel giro di pochi giorni o settimane e mi sembra inutile passare da una libreria fisica visto che a Milano, chiusa la Feltrinelli di piazza Cavour e fatto salvo per la Hoepli, proprio non saprei dove andare a procurarmeli i libri stranieri.

Grande soddisfazione mi dà comprare libri su Maremagnum che è una libreria virtuale che aggrega centinaia di librerie non solo italiane. Ho comprato decine di libri anche da loro perché il gusto di un libro di seconda mano, non somiglia a null'altro al mondo e la mia passione bibliofila si esprime proprio quando compro libri usati. A volte, quando sono molto fortunata, ci sono foglietti e annotazioni, dediche e riflessioni dei proprietari precedenti e questo rende per me quel libro ancora più prezioso. Il momento che amo più di tutti è quando mi arrivano i pacchetti e ogni volta è come se fosse la mattina di Natale quando avevo sei anni. Quando mi capita di leggere un e-book, mi manca la sensazione tattile della carta, il peso nella mano, la copertina, poter sottolineare e segnare e scrivere sui margini come faccio sempre quando leggo un libro che mi piace e scelgo citazioni per il mio blog. Mi manca il non poterli annusare e sfogliare e poi decidere se è un libro che vorrei rileggere, se non rileggerò mai ma voglio comunque tenere, o se è un libro che potrei decidere di vendere al Libraccio o regalare alla biblioteca vicino a casa. Mi piacciono le copertine dei libri di poesia, quelle bianche di Einaudi, quelle colorate di Adelphi, quelle eleganti dei libri di poesia di Crocetti Atì (editore con cui ho pubblicato gli ultimi tre libri di poesia). Prima della pandemia prendevo tutti i giorni la metropolitana per andare in ufficio e così, visto che gli e-reader non hanno copertine, quando i pochi lettori che incrociavo in metrò ogni mattina leggevano su Kindle o Kobo, il non sapere cosa stessero leggendo un po’ mi scocciava. Un giorno c’erano due uomini coi capelli grigi che leggevano libri di carta: il primo, molto più alto di me, leggeva Anna Karenina di Tolstoj e non leggeva nella mente, ma compitava con le labbra e sussurrava parola dopo parola, e non avevo fatto fatica a scoprire il titolo del volume. L’altro, più basso di me, stava leggendo i racconti di Gianrico Carofiglio Non esiste saggezza e si era un po’ seccato perché ho continuato a girargli intorno finché non sono riuscita a vedere la copertina del libro. Ero sempre contenta quando incontravo gente che leggeva in metropolitana anziché sfogliare compulsivamente i social o fare qualche giochino. Una volta ho addirittura incrociato una signora che leggeva Proust in francese e un ragazzo che leggeva il Don Chisciotte.

Anche io, come quasi tutti i lettori forti, quando scopro uno scrittore che mi piace divento un temibile lettore seriale. Devo leggere tutto quello che è stato pubblicato e se ci sono in circolazione biografie, autobiografie, epistolari, carteggi, saggi critici, devo leggere pure questi e sono in preda alla frenesia più assoluta fino a che non ho finito.

Mi era accaduto con Simone de Beauvoir e Grazia Livi, con Colette, con Sylvia Plath, con Rimbaud BaudelaireProust Marie Cardinal, con Alberto Moravia e Eugenio Montale, con Katherine MansfieldVirginia Woolf Marina Cvetaeva, tra gli altri, quando ero ragazza e via via negli anni  Anton Cechov, Tolstoj e Dostoevskij, Raymond Carver, Irène NémirovskyGianrico CarofiglioAlicia Gimenez BartlettAgota Kristof, Philip Roth, Paul Auster e Siri Hustvedt, Karen Blixen e Audrey Thomas, Andrei Makine, Alvaro Mutis e Danilo Bramati, Anne Michaels e Francesco Biamonti, Antonella Anedda e Amos Oz, Marguerite Yourcenar, Mishmima e Murakami. (E qui chiudo, per oggi, la lista perché finirei con il riscrivere la Garzantina della Letteratura).

Leggere è una delle cose che più amo al mondo, i libri sono tra i miei oggetti preferiti. E credo che il segreto di ogni lettore forte stia nella felicità fatta di carta e parole che un libro è.

È una felicità fatta dalla consapevolezza di appartenere a una vasta comunità di lettori e scrittori che conversano e crescono, maturano, amano, imparano, pensano e si divertono attraverso il tempo e lo spazio. Se il tempo è la quarta dimensione, i libri sono la quinta, ogni libro è un mondo da scoprire e condividere. Ogni libro scritto è un dono al mondo, ogni libro letto è la felicità della condivisione. I primi due libri da “grandi” di cui sono diventata proprietaria sono stati il Libro de poemas di Federico Garcia Lorca e un vocabolario Zingarelli della lingua italiana edito da Zanichelli. Le poesie le leggevo senza capire le metafore, avevo sette anni, e il vocabolario lo leggevo in ordine alfabetico. Mi piace pensare che questi due libri abbiano fatto scoccare la scintilla che mi ha spinto non solo a diventare una lettrice forte ma anche a scrivere. Ho pubblicato 5 libri di poesia sinora: Il calvario della rosa; Sillabario della luce; Figure del silenzio; Scrivere il vento; Un’estate invincibile. E anche romanzi, di cui due pubblicati sino ad ora: Frammenti del tredicesimo mese e In giornate identiche a nuvole; e poi a scrivere i profili delle scrittrici che amo per l’Enciclopedia delle donne e recensioni per varie riviste, blog e siti. 

Aveva ragione Umberto Eco quando scriveva che leggere è un’immortalità all'indietro e George R. R. Martin quando dice che leggere è vivere mille vite. Non so se riuscirò a leggere tutti i libri che ho comprato e che mi hanno regalato prima di morire. Ma non ci penso, sono troppo impegnata a leggere.

Oggi è martedì 13 luglio del secondo anno senza Carnevale e la pigna dei libri in lettura mi sta aspettando insieme a questa Cronaca 492 che legge con me.

martedì 8 giugno 2021

Cronache dagli anni senza Carnevale/457. Ci sono lettori felici: tutti

 


 

 


Anche oggi abbiamo avuto il nostro temporale, con tuoni e pioggia battente. Poi, alle sedici e trenta sono usciti i bambini da scuola e hanno gridato, cantato, fatto scoppiare piccoli petardi, lanciato palloncini colorati. Questo devono averlo fatto i bambini di quinta elementare perché i palloncini erano soprattutto a forma di cinque. È un momento di passaggio molto importante quello dalle scuole elementari alle scuole medie. Ricordo la trepidazione, il sentire che l’infanzia la stavo lasciando alle spalle, ricordo i primi mutamenti nel corpo perché l’adolescenza e gli ormoni si stavano impadronendo di me. Ho cercato in me quei ricordi e quelle sensazioni, il timore e l’esaltazione nel sapere che stavo diventano grande. Così, anziché brontolare tra me e me stessa per il rumore in strada, ho partecipato alla gioia di quei bambini sconosciuti e alla loro allegria, all’inizio delle vacanze, all’estate che è un libro appena iniziato e poi sono tornata ai miei libri e alla mia scrittura, facendo scorrere i fili delle ore per scegliere cosa portare in questa Cronaca 457. Non tutti i giorni è semplice tessere l’ordito di questa scrittura, a volte per sovrabbondanza, a volte per scarsità di idee e di immagini. Poi però, quando inizio a scrivere ritrovo sempre la trama della giornata e della Cronaca, il legame con tutte quelle che l’hanno preceduta e il desiderio di andare avanti ancora un pezzettino. A parte i bambini in strada, il pezzettino di oggi è tutto interiore. Sto rileggendo L’invenzione della solitudine di Paul Auster a distanza di decenni dalla prima lettura, è un libro bello e triste che mi piace come tutti i suoi libri. Ho anche ripreso in mano La voce a te dovuta di Pedro Salinas, le più belle poesie d’amore del Novecento. E poi, nello ziggurat dei libri speciali che leggo con passo lento e sottolineo e appunto, Le ripetizioni di Giulio Mozzi, Blu di Giorgia Tribuiani, Enne di Valentina Durante e il romanzo inedito di Simone Salomoni di cui non scrivo il titolo perché essendo, appunto un inedito, non so se posso farlo. Questi libri sono libri speciali da ogni punto di vista. Uno di questi è anche che conosco un po’ i loro autori grazie alla Bottega di Narrazione e il gusto della lettura, per quanto mi riguarda, viene accresciuto dalla conoscenza dell’autore. Ne scriverò via via che li avrò terminati e con grande piacere potrò condividere le mie impressioni da lettrice.

Poi ho ripreso in mano il materiale accumulato nel tempo per scrivere, sull'Enciclopedia delle Donne, la voce dedicata a Ursula K. Le Guin e mi rallegra sapere che la mia amica Rossana scriverà quella dedicata a Cristina Campo.

Così, alla fine, anche questo è un giorno trascorso in immersione nei libri e nelle storie e ci sto bene in questo mare profondo dove salto dentro e fuori come un delfino felice. Non riesco a ricordare un tempo in cui io non avessi un libro, un fumetto o un periodico in mano. La mia vita di lettrice è iniziata molto prima che io imparassi a leggere, perché anche guardare le figure è un modo di leggere e non si sa mai quale storia potrà venirne fuori.

Ecco, adesso posso tornare allo ziggurat di libri sulla scrivani e continuare la mia scalata, non c’è niente di meglio per chiudere questa giornata quasi estiva, martedì 8 giugno del secondo anno senza Carnevale, dove il gelsomino impazza e il suo profumo insegue le rondini in picchiata.

lunedì 7 giugno 2021

Cronache dagli anni senza Carnevale/456. A volte il viaggio stesso è la meta, mentre la nostra isola misteriosa sorge in mezzo al mare

 

Un giugno così piovoso mi dà l’idea di una stagione mancata, così sogno un anno in cui le estati saranno due e il tempo sempre magnifico. Non che questa stagione monsonica non abbia i suoi momenti di bellezza, si può stare davanti alla finestra a contare le gocce di pioggia, ci si può strusciare contro il gelsomino mettendo in conto che ci si bagnerà moltissimo ma che il loro profumo si insedierà a lungo nel nostro naso. Quando ha smesso di piovere ho allungato il giro fino ai lembi estremi del quartiere, il tasso di umidità è mostruoso e l’effetto monsone garantito. Però i bar sono pieni, i giovani chiacchierano e ridono e questo mette allegria. Le scuole a Milano finiscono domani e saranno tre mesi di libertà per tutti gli studenti. L’ultima volta che ho fatto tre mesi di vacanze estive è stato quando avevo quattordici anni, poi ho sempre lavorato d’estate e ne andavo molto fiera. Ma l’inizio delle vacanze me le ricordo molto bene, era uno dei momenti più gioiosi dell’anno. E adesso? Cosa mi aspetto adesso?

 

 

Navigare nel mare dell’immaginazione

 

Così, per affrontare questa nuova stagione

piena di imprevisti, fingo di essere sulla

tolda di una nave e di navigare in un mare

sconosciuto. Incontreremo pirati?

Mostri marini? Naufraghi? Isole misteriose?

È bello non saperlo e lasciare che

il caso ci faccia scegliere una rotta

o l’altra. Arriveremo alla nostra

destinazione dopo avere incontrato

Ulisse che non ritorna, non ancora.

A volte il viaggio stesso è la mèta,

non bisogna temere i misteri delle

onde, né i segreti delle stelle marine.

Laggiù, dove l’acqua è profonda

giocano le sirene e io sento il loro

canto anche dalla tolda della mia

piccola nave e sorrido.

 

 

Anche questa sera leggerò pagine da libri nuovi e libri già letti, nella stessa disordinata e progressiva confusione che mi permette di andare qua e là per terre e tempi che, altrimenti, non avrei visto mai.

E invece, questo lunedì 7 giugno del secondo anno senza Carnevale, una poesia curiosa ci accompagna verso la notte che scende e verso la pioggia che riposa in questa Cronaca 456.

giovedì 13 maggio 2021

Cronache dagli anni senza Carnevale/431. L’ombra delle rose che scivola sul legno della mia scrivania

 



Se ho rafforzato una capacità durante i mesi di pandemia è l’esercizio della pazienza insieme alla scelta della lentezza. Pazienza e lentezza sono doti contro intuitive e che vanno contro usi e abitudini della nostra civiltà. Basta guardare un film di venti o trent’anni fa e subito si vede quanto il linguaggio cinematografico sia mutato, andando ad assomigliare sempre più a quello dei videogiochi. La pazienza che ho rafforzato viene, comunque, da un grande allenamento e dalla capacità di stare per ore inchiodata a leggere un libro o a scriverlo. Questa pazienza viene premiata dallo stato di flow così come lo descrive lo psicologo Mihály Csíkszentmihályi: il mondo interno prevale su quello esterno che viene inglobato e la gioia della creatività scorre nelle nostre vene. Ma questo processo non è detto che sarà lento, anzi,  forse sarà più frutto della gioiosa impazienza che accompagna, appunto, la creazione.

Esercitare la lentezza è una conquista, un piacere da costruire e ricostruire ogni giorno. Per questo me ne vado a zonzo per le vie della città silenziosa che scalpita per ricominciare a vivere almeno nei dehors sui marciapiedi. Un modo efficace, almeno per me, è quello di fermarmi a contemplare dei fiori, in particolare le rose, sia recise che ben ancorate al loro cespuglio. Quando poi vado a passeggiare nella terra ai piedi delle Montagne della Nebbia, non so mai cosa mi troverò davanti, perché è l’inconscio che offre le immagini e guida i miei passi.

 

 

Dove le ombre camminano verticali

 

Non importa cosa sto guardando,

se non vedo immagino e continuo

a camminare, così i molteplici

mondi dove vivo giorno dopo

giorno si fissano nella memoria

come fossero uno soltanto. Ma io

so sempre come riconoscere questi

diversi piani di realtà che possono

confondere lo sguardo e la luce, ma

non le ombre che negli altri mondi

camminano accanto e non sulle

strade, dove invece brilla la luce

di questo mondo dove sto scrivendo.

 

 

Anche le rose hanno un profumo diverso e queste meravigliose che ho comprato oggi e messo sulla scrivania, sono anche per celebrare un giorno diverso, dove ho fatto la prima dose di vaccino e per ora sto bene. Il personale medico, sanitario e volontario (la maggior parte persone giovani, ma ci sono anche gli alpini in pensione) del Palazzo delle Scintille – un nome magnifico - è efficiente, gentile e paziente, tutto è ben organizzato, si viene seguiti passo passo ed è impossibile perdersi e non sapere dove andare. Non ero tranquilla prima della vaccinazione ma credo che vaccinarsi sia un dovere nei confronti di se stessi e delle altre persone, non ho molto altro da aggiungere a questo semplice pensiero.

Oggi è giovedì 13 maggio del secondo anno senza Carnevale e questa è la Cronaca 431, il mio diario aperto al mondo, la cronaca del mondo che resta in me.