Per quanto cerchi conforto e senso anche in altre arti e discipline, è sempre e soltanto la poesia che ha il potere di calmarmi e di darmi senso, di nutrire la mia anima e la mia immaginazione. Dal quaderno ho scelto un altro verso, ancor più lapidario, di René Char e l’ho utilizzato per il titola della Cronaca. Mi piace questa immagine del poeta come custode, non solo del volto, ma degli infiniti volti di tutto ciò che vive. Se il volto è ciò che mostriamo di noi al mondo e agli altri, se un volto è quasi sempre il primo particolare su cui ci soffermiamo quando incontriamo qualcuno, se il volto di un neonato è la sua prima carta d’identità, quali sono i volti degli altri viventi?
Il
vero volto della rosa è il suo profumo
Delle onde riconosco la spuma,
del vento il rumore, volto
invisibile del tutto che lo anima.
Del cielo è il volto ombroso che
ci offre al mattino, della notte
è l’incrinatura del buio, annuncio
del giorno. Amo il volto della città
che si illumina al tramonto, ma più
di tutti amo il volto della rosa, non
solo la bellezza che si mostra nella
fioritura, è il contorno segnato dal
suo profumo, questo credo sia il suo
vero volto, diverso per ciascuno.
Quello che io intravvedo è color
Avorio pallido, screziato di rosa.
Anche se la rosa è una rosa rossa
che svetta nell’alba impertinente
come l’allodola e l’usignolo.
In compagnia delle parole di Char, lascio
aperta la porta alla poesia, so che mi raggiungerà perché l’attesa e l’annuncio
della venuta sono qualcosa di fisico prima ancora che mentale o spirituale. Ecco
la rosa e il suo profumo, ecco la poesia, in questo martedì 29 marzo del terzo
anno senza Carnevale e del primo anno di guerra. Anche questa Cronaca 751 ha un
volto di rosa per questa sera.
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