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sabato 1 febbraio 2020

Leggere ci porta nei luoghi selvaggi dell'immaginazione

Più leggevo, più mi sentivo collegata, attraverso il tempo, ad altre vite, e in profonda affinità con esse. Mi sentivo meno isolata. Non stavo andando alla deriva sulla mia piccola zattera nel mare del presente; c’erano ponti che mi avrebbero condotta sulla terraferma. Sì, il passato è un paese straniero, ma lo possiamo visitare, e una volta approdati potremo portare con noi le cose che ci servono. La letteratura è un terreno comune. Non è un terreno dominato solo da interessi commerciali, né può essere prosciugato come la cultura di massa, che sfrutta la novità e passa oltre. Si parla molto del mondo addomesticato, contrapponendolo al mondo selvaggio. Gli esseri umani non hanno solo bisogno di una natura selvaggia, ma degli spazi indomiti dell’immaginazione. Leggere ci porta nei luoghi selvaggi.

Perché essere felice quando puoi essere normale?
Jeanette Winterson
traduzione di Chiara Spallino Rocca
Mondadori 2012

venerdì 27 dicembre 2019

La letteratura non è un luogo dove nascondersi, è un luogo dove ritrovarsi

Una vita dura ha bisogno di una lingua dura perché duro è il linguaggio della poesia. Ecco cosa ci offre la letteratura: una lingua che ha il potere di dire le cose come stanno. Non è un luogo dove nascondersi. È un luogo dove ritrovarsi.

Perché essere felice quando puoi essere normale?
Jeanette Winterson
traduzione di Chiara Spallino Rocca
Mondadori 2012

mercoledì 26 febbraio 2014

L'impulso creativo abita tutti quanti noi

Qual è il valore che attribuisce alla metamorfosi? 
«Il mio è un discorso sul potere e sulla flessibilità che ha fantasia di portarci fuori dalle circostanze ordinarie della nostra vita, di trasportarci in luoghi in cui possiamo acquisire una prospettiva completamente diversa su chi siamo o sul senso delle nostre azioni. Il cambiamento, brutto o piacevole che sia, avviene attraverso il corpo, e come i botanici innestano le piante, cerco di produrre nuove forme di vita offrendole ai lettori». 

L'innesto è una metafora valida anche sul piano personale? 
«Sono figlia di operai e in più sono stata adottata. Uno dei motivi per cui mi hanno sempre affascinato le storie degli irregolari e dei loro istinti distruttivi è perché mi sentivo una fuori casta. Ho molto amato il personaggio di Heathcliff in Cime Tempestose: un ragazzo orfano che vuole essere accolto dalla società ma ne è rifiutato. Lo scrittore è del resto un escluso, un diverso persino, che tenta di ricondurre all'interno della società ciò che alla società è assolutamente necessario». 

In che modo definirebbe la creatività? 
«È qualcosa che dura ininterrottamente per tutta la vita. Dal bambino che fa uno scarabocchio a Picasso che crea un'opera d'arte... tutti gli esseri umani potrebbero essere degli artisti. Ad un certo punto la creatività ci viene portata via con la scusa che è soltanto per pochi. Non sono d' accordo. L'impulso creativo, che si presenta a diverse diluizioni e dosaggi, abita tutti quanti noi». 

frammenti dell'intervista di Sebastiano Triulzi a Jeanette Winterson
Repubblica 19 marzo 2011