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martedì 8 marzo 2016

festeggiare l'8 marzo annusando le mimose

Penso che si debba festeggiare questo giorno per onorare la memoria delle povere operaie la cui morte tragica ha fatto nascere questa ricorrenza, anche se la veridicità di questo evento è stata messo in discussione, a centinaia le operaie sono morte nelle fabbriche novecentesche e allora un mito fondativo ci vuole comunque. Penso che si debba festeggiarlo perché ogni festa è un rito collettivo che segna l'identità di un gruppo, di una nazione, di una civiltà e, per quanto difettosa sia quella occidentale, le parole libertà e rispetto qui hanno valore. Penso che si debba festeggiare l'otto marzo perché vedo tante giovani donne storcere il naso alla parola "femminismo" dando per scontato che ogni diritto acquisito lo sia per sempre. E invece ogni diritto va riaffermato generazione dopo generazione insieme alla speranza di contribuire alla costruzione di un futuro migliore per le nuove generazioni ampliando i diritti e anche ribadendo i doveri, perché diritti e doveri sono trama e ordito di ogni comunità.
Mi piace festeggiare l’otto marzo annusando le mimose: la potenza della memoria olfattiva mi sbalza negli anni Settanta e mi riporta alla gioia di vestirmi da “femminista” con le gonnellone a fiori, i maglioni di lana fatti dalla zia e i sabot neri con i calzettoni anche se ero troppo piccola per le sedute di autocoscienza e le manifestazioni. 
Mi piace annusare le mimose e trovarmi di colpo nel Ponente ligure, sognando di incrociare per i sentieri lo scrittore Francesco Biamonti che pare le coltivasse. Però ci sono due scrittrici che oggi voglio ricordare: Elena Gianini Belotti e il suo libro fondamentale Dalla parte delle bambine e Simone de Beauvoir (che quest’anno sono trent’anni che è morta) perché Il secondo sesso dovrebbe essere una lettura condivisa ad alta voce a partire dalle scuole medie.
E con le scuole medie chiudo questo breve scritto sentimentale: per ringraziare Lucia B. la mia prof. di italiano che ci fece leggere in classe il libro della Belotti, parlò della de Beauvoir, spiegò la legge sul divorzio (il mio tema a favore della legge mi valse una delle visite in presidenza di cui resto più orgogliosa). Femminista, maoista, leninista, grande viaggiatrice che non fotografava mai né se stessa né il marito “perché che bisogno avrei di farmi delle foto in giro per il mondo? La mia faccia e la sua le conosco già!” 
Se il tempo e la storia hanno sbriciolato tanti dei sogni collettivi che finivano in “ismo” penso che il femminismo anche se con i segni dell’età ben visibili, continui a essere un fattore di civiltà distintivo. Solo che dobbiamo ricordarcelo noi donne per prime. 
Buon 8 marzo amiche mie, sul web e anche nel mondo reale. Qui non si sente il profumo delle mimose, ma la stanza ne è tutta inondata!

E.P.

sabato 27 febbraio 2016

La sapienza delle mani di una donna che è felice come un uccello nel giardino

La signorina Clara e i suoi cannoli è un video pieno di poesia, le frasi sono sue...

quando mi metto in movimento in movimento io sono una ventenne...

quando vengo qua mi sento un uccello nel giardino... 

io voglio lasciare quello che so fare ma non ci si mette nessuno...





giovedì 9 febbraio 2012

Dediche



So che stai leggendo questa poesia
tardi, prima di lasciare il tuo ufficio
con l’unico lampione giallo e una finestra che rabbuia
nella spossatezza di un edificio dissolto nella quiete
quando l’ora di punta è da molto passata. So che stai leggendo
questa poesia in piedi, in una libreria lontano dall’oceano
in un giorno grigio agli inizi della primavera, deboli fiocchi sospinti
attraverso gli immensi spazi delle pianure intorno a te.
So che stai leggendo questa poesia
in una stanza in cui è accaduto troppo per poterlo sopportare,
spirali di lenzuola ristagnano sul letto
e la valigia aperta parla di fuga
ma non puoi andartene ora. So che stai leggendo questa poesia
mentre il metrò rallenta la corsa, prima di lanciarti su per le scale
verso un amore diverso
che la vita non ti ha mai concesso.
So che stai leggendo questa poesia alla luce
della televisione, dove scorrono sussulti di immagini mute,
mentre aspetti le ultime notizie sull’intifada.
So che stai leggendo questa poesia in una sala d’aspetto
di occhi incontrati che non si incontrano, di identità con estranei.
So che stai leggendo questa poesia sotto il neon
nella noia stanca dei giovani che sono esclusi,
che si escludono, troppo presto. So
che stai leggendo questa poesia con la tua vista indebolita:
le tue lenti spesse dilatano le lettere oltre ogni significato e tuttavia continui a leggere
perché anche l’alfabeto è prezioso.
So che stai leggendo questa poesia in cucina,
mentre riscaldi il latte, con un bambino che ti piange sulla spalla e un libro in mano,
perché la vita è breve e anche tu hai sete.
So che stai leggendo questa poesia che non è nella tua lingua:
di alcune parole non conosci il significato, mentre altre ti fanno continuare a leggere
e io voglio sapere quali sono.
So che stai leggendo questa poesia in attesa di udire qualcosa, divisa tra amarezza e speranza,
per poi tornare ai compiti che non puoi rifiutare.
So che stai leggendo questa poesia perché non c’è altro da leggere,
lì dove sei approdata, nuda come sei.