mercoledì 30 novembre 2016

il suono delle parole che respirano la loro fine

Incendio

A volte scoppiava un incendio e io ci camminavo dentro
e ne uscivo illeso e continuavo per la mia strada,
e per me era soltanto un’altra cosa fatta e finita.
Quanto a estinguere l’incendio, lo lasciavo ad altri
che si gettavano nelle nubi di fumo con ramazze
e coperte per spegnere le fiamme. Una volta finito
facevano crocchio per parlare di quello che avevano visto –
la gran fortuna di aver testimoniato i lucori del calore,
l’effetto acquietante della cenere, ma anche più di aver conosciuto il profumo
della carta che brucia, il suono delle parole che respirano la loro fine.

Mark Strand
Uomo e cammello 
traduzione di Damiano Abeni
Mondadori 2007

***

Fire

Sometimes there would be a fire and I would walk into it
and come out unharmed and continue on my way,
and for me it was just another thing to have done.
As for putting out the fire, I left that to others
who would rush into the billowing smoke with brooms
and blankets to smother the flames. When they were through
they would huddle together to talk of what they had seen—
how lucky they were to have witnessed the lusters of heat,
the hushing effect of ashes, but even more to have known the fragrance
of burning paper, the sound of words breathing their last.

Man and Camel
Alfred A. Knopf, 2006

martedì 29 novembre 2016

Un buon ricordo d'infanzia potrebbe servire alla nostra salvezza

Sappiate dunque che non c'è nulla di più alto, e forte e sano, e utile per la vostra vita avvenire, di qualche buon ricordo, specialmente se recato con voi fin dai primi anni, dalla casa dei genitori. Molto vi si parla della vostra educazione, ma uno di questi buoni e santi ricordi, custodito sin dall'infanzia, è forse la migliore delle educazioni. Se l'uomo può raccogliere molti di tali ricordi e portarli con sé nella vita, egli è salvo per sempre. E quand'anche un solo buon ricordo rimanesse con noi, nel nostro cuore, anche quello potrebbe un giorno servire alla nostra salvezza.

Aljoša Karamazov Discorso presso la pietra in

Fëdor Dostoevskij
I fratelli Karamazov
traduzione di Alfredo Polledro
Corticelli 1950

lunedì 28 novembre 2016

e il buio si fece desiderio, e il desiderio la luce incipiente

Mare nero

Una notte serena mentre gli altri dormivano, ho salito
le scale fin sul tetto di casa e sotto un cielo
cosparso di stelle ho guardato il mare, la sua distesa,
le creste mobili spazzate dal vento che divenivano
lacerti di trina lanciati nell'aria. Ristetti nel sussurro
protratto della notte, in attesa di qualcosa, un segno, l’approssimarsi 
di una luce distante, e immaginai che ti facevi vicina,
le onde buie dei  capelli che si fondevano con il mare,
e il buio si fece desiderio, e il desiderio la luce incipiente.
La prossimità, il calore momentaneo di te mentre stavo
lassù da solo a contemplare le ondate lente del mare
frangersi sulla riva e farsi per un poco vetro e scomparire…
Perché credetti che saresti uscita dal nulla? Perché con tutto
quello che il mondo offre saresti dovuta venire solo perché io ero qui?

Mark Strand
Uomo e cammello
traduzione di Damiano Abeni
Mondadori 2007

***

Black Sea

One clear night while the others slept, I climbed
the stairs to the roof of the house and under a sky
strewn with stars I gazed at the sea, at the spread of it,
the rolling crests of it raked by the wind, becoming
like bits of lace tossed in the air. I stood in the long,
whispering night, waiting for something, a sign, the approach
of a distant light, and I imagined you coming closer,
the dark waves of your hair mingling with the sea,
and the dark became desire, and desire the arriving light.
The nearness, the momentary warmth of you as I stood
on that lonely height watching the slow swells of the sea
break on the shore and turn briefly into glass and disappear…
Why did I believe you would come out of nowhere? Why with all
that the world offers would you come only because I was here?

Man and Camel
Knopf Doubleday Publishing Group 2008

domenica 27 novembre 2016

Le spighe immobili del tempo

Quelle rose e le ortensie,
le spighe di grano immobili
nel tempo che le ha viste
fluttuare nella luce. Di quel
tempo sono testimoni, di
un’estate che ha sconfitto
il gelo nel sole e portato
al suo culmine lo sfiorire
delle rose dimentiche dei
petali e addormentate nel
silenzio delle api, ebbro

di miele e di fiori mai sbocciati.

Elena Petrassi
Scrivere il vento
prima poesia della sezione
Verità della rosa
Atì editore 2016

sabato 26 novembre 2016

Una scritta ancora leggibile

Quando entravi nella stanza
buio a buio si inseguiva
poi un vago chiarore, una
luminescenza che non dava
forma alcuna agli oggetti
dell’uso quotidiano, immemori
e abbandonati in attesa della
vita che solo le tue mani
gli daranno. Così sono entrata
e ho strappato la vecchia tappezzeria
ho lacerato il velo del reale
ho infranto il vetro del visibile.
Tu sapevi che un giorno lo avrei fatto.
Sotto il muro è nudo e secco,
vi sono tracce di figure, le impronte
di alcune dita e la scritta ancora
leggibile così declinava:


Aloisyius fecit.

Elena Petrassi
Scrivere il vento
prima poesia della sezione
Nuvole senza memoria
Atì editore 2016

venerdì 25 novembre 2016

Voltarsi nell’aria di vetro

Non ho bisogno di voltarmi indietro
né di quella fresca aria di vetro
che scontorna le mie immaginazioni
per vedere l’albero che diventa
il nulla e la strada farsi
vuoto anziché sostegno ai miei
passi. Non ho bisogno di farlo
ancora perché già troppe volte
mi sono girata e adesso ho
imparato che solo la parola
tiene il mio passo e non ho
bisogno, non più, di guardare
dove va perché abito a ogni
ora il regno della mia immaginazione
e trasformo la foglia caduta
in un fiore appena sbocciato,
la pioggia lieve di questo autunno,
nel sole fendente di un’estate
che mai più sarà. Tengo gli
occhi chiusi e solo la tua voce
conosce la strada per varcare

il mio cancello.


Elena Petrassi
Scrivere il vento
prima poesia della sezione
Resistere alla luce
Atì editore 2016

giovedì 24 novembre 2016

La luce che attraversa le cose

Dicono sia certo il moto
costante dei fotoni: particelle
elementari, onde elettromagnetiche
che interagiscono con la retina
dell’occhio e da viaggiatori
instancabili quali sono non
si fermano, né rallentano, mai.
È vero dicono quelli che hanno
capito, nessuno ha mai tenuto
un raggio di luce fermo sul
palmo della mano. Nessuno?

Io so che a volte accade
quando anziché impugnare
la penna ti fermi a guardare
la luce che attraversa le cose
e la fermi in fili come un abile
tessitore. Io guardo, non vicina,
il poeta e la luce e non distinguo
più quale sia la tua mano e
quali le sue dita splendenti.


Elena Petrassi
Scrivere il vento
prima poesia della sezione
Teoria delle stelle
Atì editore 2016

mercoledì 23 novembre 2016

In ogni passione avvengono prodigi

Le noci e il melograno
ancora intatti sul tavolo,
due parole opposte che si
attraggono, le sto cercando
quercia e pietra uniche
a sfidare il tempo
troppo simili nella pervicacia
meglio la pioggia e il vento
che passano e non sanno
il sollievo della sosta.
Così saranno la quercia
e il vento i primi opposti
e la pietra con la pioggia
ad accompagnare ogni ricordo
che avrai lasciato, ogni parola
che avrò perduto.
In ogni passione avvengono
prodigi.


Elena Petrassi
Scrivere il vento
prima poesia della sezione
Sipario di un giorno d'estate
Atì editore 2016

martedì 22 novembre 2016

essere ammaliati dalla luce, sempre, sempre

Sai bene come lo so io che la luce di Barcellona è molto differente da quella di Tokio, come quella di Tokio è diversa da quella di Praga. Una struttura davvero grandiosa, di quelle destinate a reggere alla prova del tempo, non ignora l’ambiente che la circonda, l’architetto serio ne tiene conto, sa che se vuole presenza deve consultare la natura, deve restare ammaliato dalla luce, sempre dalla luce, sempre.

Simon Wyler, il vecchio architetto padre di Alex Wyler nel film

La casa sul lago del tempo


lunedì 21 novembre 2016

Lo scuro di alberi e pietre è il cesello della luce

L'ombra è la nostra vera dimensione

È la luce che scolpisce?
È l’ombra che dà profondità?
Lo scuro di alberi e pietre
è il cesello della luce o
la punta affilata delle dita
d’ombra che tengono appese
le stelle del firmamento?
Solo alcuni sanno che l’ombra
è la nostra vera dimensione
e la luce solo il divertimento
del tempo che corre contro
se stesso. La gravità ne è
la prova, visto che camminiamo
a testa in giù, convinti di
avere il cielo stellato sopra
di noi, mentre è l’abisso
il nostro vero regno.

Elena Petrassi
Scrivere il vento
Atì editore 2016

domenica 20 novembre 2016

voglio capire attraverso quali ripensamenti sono arrivata a come sono ora

Spesso restaurando una vecchia tela, riaffiorano tracce di altre forme nascoste dagli ultimi strati di colore. Potrà apparire un albero attraverso un abito di donna, dietro un bambino potrà nascondersi un cane o una barca rimasta senza mare. Si parla allora di ripensamenti, un modo ricercato per dire che il pittore ha cambiato idea… Ormai sono vecchia e voglio capire attraverso quali ripensamenti sono arrivata a come sono ora.

monologo iniziale del film 
Giulia di Fred Zinnemann con Jane Fonda e Vanessa Redgrave
basato sul racconto autobiografico Pentimento della scrittrice Lillian Hellmann, sceneggiatura di Alvin Sargent.

Uno dei miei film preferiti in assoluto che di tanto in tanto rivedo con piacere.
Una storia di amicizia, amore e morte. Una storia che parla di coraggio e anche dei tormenti della vita creativa.

E.P.




sabato 19 novembre 2016

L'anno ha 16 mesi: novembre...novembre, novembre, novembre, novembre

L'anno ha 16 mesi: novembre
dicembre, gennaio, febbraio, marzo, aprile
maggio, giugno, luglio, agosto, settembre
ottobre, novembre, novembre, novembre, novembre.

Henrik Nordbrandt
Il nostro amore è come Bisanzio

traduzione di Bruno Berni
Donzelli editore 2000

venerdì 18 novembre 2016

In questa casa di fantasmi che si libra nell'aria

Paul Celan

Rinchiusi in questa casa di fantasmi
che si libra nell'aria - la vita,
con pertugi ognuno dei quali
si affaccia 
sulla sua realtà,
abitiamo,
viviamo, ci ammassiamo
al pertugio più grande, 
questo è il mondo,
diciamo.

Al tuo pertugio
sedevi
solo tu,
gli occhi neri
diamanti,
il cuore
un'ematite.

Olav H. Hauge
La terra azzurra

a cura di Fulvio Ferrari
Introduzione di Idar Stegane
Crocetti Editore 2008

giovedì 17 novembre 2016

Riposa nelle nuvole

a Federico Arkel, partigiano

Ho conosciuto solo il tuo
volto vecchio, la voce incrinata
e il passo malfermo.
Ora il bambino, quel
“lui era un picchiatore”
sta tutto nella tua memoria
e la morte della madre
si è ripetuta in una giornata
di gelo e malattia.
Ma io posso vederti combattere
a diciotto anni e con il tuo
coraggio aprire il futuro
all'uomo che hai generato
e che è maestro di ogni
storia. Lui scrive e tu
sarai sempre lo specchio sicuro
il braccio saldo che tiene
lontana ogni paura.
Ora vivi nelle sue parole
eterno, lui scrive come
respira e continuerà a
sussurrare storie al tuo
orecchio. Riposa nelle
nuvole vecchio combattente
di certo hai amato come hai
solcato il secolo breve
e mai sei tornato indietro.
Anche noi ricorderemo.

Elena Petrassi
Scrivere il vento
Atì editore 2016

mercoledì 16 novembre 2016

L’alfabeto del selciato e la ritrosia della luce

Si squarcia e geme tutto
questo tempo che è passato
e ti ha protetta in quel
giorno di una lontana primavera
dove i tigli gemmavano dolendosi
e il profumo stillava malgrado
l’odio che molava i giorni
nella promessa della fioritura
hai lasciato il verde miracoloso
occuparsi della ritrosia della luce
del deserto che avresti voluto
intorno ed era solo un miraggio
o sogno a occhi aperti
sei scesa con un salto sulle
pietre antiche, alfabeto del
selciato e dalla vecchia più
curva e vacua hai comprato
mazzi di violette anche se
non avevi un abito da adornare
a casa hai sistemato i fiori
in un vaso chiaro, con la mano
aperta saggiato la consistenza
del legno e spolverato quel
tavolo che mai avrebbe accolto
parole simili alla tua poesia
fuori calava il sipario al
giorno, che era solo un nome
diverso per il tempo che
non avresti avuto, per la
stagione arida che volevi
conoscere.
Fu quello forse l’estremo inganno
contare le gemme immaginando
i fiori respirando con l’immaginazione
quel profumo che era una promessa e
spezzare poi con noncuranza ogni
ramo per impedire che il frutto
si offrisse succoso alle bocche
degli sterminatori, quelli che
mai avranno saputo che la loro
fame d’estate era la tua
rabbia sorta dalle viscere.
Ora tengo sul mio tavolo quelle
violette smemorate almeno
nell'apparenza, solo noi sappiamo
che è sangue quella linfa
e un vizio l’aprire la mano
sul legno e sentirne ancora
il caldo bacio del sole e
macchiarsi dell’inchiostro che
quel giorno hai rovesciato.

a Milena Jesenka

Elena Petrassi
Scrivere il vento
Atì editore 2016

martedì 15 novembre 2016

Vivere, amare, leggere libri

Vivere, amare, leggere libri di nobili princìpi e ideali e fingere di uscirne diverso. E ascoltare ogni tanto le canzoni di Nina Simone.

Leonard Coehn
da un'intervista del 2007

lunedì 14 novembre 2016

dove una stella devota si smarrisce, sul petto le cade e si sfrange

Canti di un'isola

Frutti d’ombra cadono dalle pareti,
luce lunare intonaca la casa,
e cenere di spenti crateri
entra col vento marino.

Tra gli amplessi di bei giovinetti
dormono i litorali,
la tua carne rammemora la mia:
già mi era incline
quando le navi
abbandonavano la sponda e croci
grevi della nostra spoglia mortale
facevano da alberature.

I luoghi di supplizio sono deserti, adesso:
ci cercano e non ci trovano.

Quando tu risorgi,
quando io risorgo,
non vi è pietra davanti alla porta,
non vi è barca sul mare.

Domani i tini rotoleranno
incontro alle onde domenicali;
noi arriveremo alla spiaggia,
coi piedi unti, laveremo i grappoli
e pigeremo a vino la vendemmia,
domani alla spiaggia.

Quando tu risorgi,
quando io risorgo,
il carnefice è appeso al portale,
il martello s’inabissa nel mare.

Dovrà venire la festa, un giorno!
Sant'Antonio, tu che hai sofferto,
San Leonardo, tu che hai sofferto,
San Vito, tu che hai sofferto.

Largo alle nostre preghiere, largo
a chi prega, largo alla musica e alla gioia!
Abbiamo imparato il candore,
ci uniamo al coro delle cicale,
mangiamo e beviamo,
le gatte magre strisciano
intorno alla nostra tavola:
fin che comincia la messa serale,
io ti tengo per mano
con gli occhi,
e un cuore tranquillo e coraggioso
a te sacrifica i suoi desideri.

Miele e noci ai bambini,
reti colme ai pescatori,
fecondità ai giardini,
luna al vulcano, luna al vulcano!

Oltre i limiti divampano le nostre scintille,
oltre la notte fanno ruota i razzi,
la processione sopra buie zattere
si allontana e il tempo cede
al mondo preistorico,
ai sauri striscianti,
alle piante lussureggianti,
ai pesci febbrili,
alle orge di vento e alle voglie
della montagna, dove una stella
devota si smarrisce, sul petto
le cade e si sfrange.

Siate perseveranti adesso, o santi stolti:
al continente dite che i crateri non hanno pace!
San Rocco, tu che hai sofferto,
o tu che hai sofferto, San Francesco.

Quando uno parte, deve gettare
in mare il cappello pieno di conchiglie
raccolte durante l’estate,
e andarsene con i capelli al vento.
Deve scagliare in mare la tavola
apparecchiata per l’amato,
deve versare in mare il vino
avanzato nel bicchiere,
dare ai pesci il suo pane
e mescolare al mare una goccia di sangue.
Deve infilare bene il coltello
dentro le onde e affondarci le scarpe,
cuore, àncora e croce,
e andarsene coi capelli al vento!
Allora sì, ritornerà.
Quando?
                 Non domandare.

Vi è fuoco sotto la terra,
e il fuoco è puro.

Vi è fuoco sotto la terra,
e roccia liquida.

Vi è un fiume sotto la terra,
che in noi si riversa.

Vi è un fiume sotto la terra,
che abbrucia le ossa.

Si avanza un grande fuoco,
si avanza un fiume sopra la terra.

Noi ne saremo testimoni.

Ingeborg Bachmann
Poesie
traduzione di Maria Teresa Mandalari
Guanda 1978

***

Lieder von einer Insel

Schattenfrüchte fallen von den Wänden,
Mondlicht tüncht das Haus, und Asche
erkalteter Krater trägt der Meerwind herein.

In den Umarmungen schöner Knaben
schlafen die Küsten,
dein Fleisch besinnt sich auf meins,
es war mir schon zugetan,
als sich die Schiffe
vom Land lösten und Kreuze
mit unsrer sterblichen Last
Mastendienst taten.

Nun sind die Richtstätten leer,
sie suchen und finden uns nicht.

Wenn du auferstehst,
wenn ich aufersteh,
ist kein Stein vor dem Tor,
liegt kein Boot auf dem Meer.

Morgen rollen die Fässer
sonntäglichen Wellen entgegen,
wir kommen auf gesalbten
Sohlen zum Strand, waschen
die Trauben und stampfen
die Ernte zu Wein,
morgen am Strand.

Wenn du auferstehst,
wenn ich aufersteh,
hängt der Henker am Tor,
sinkt der Hammer ins Meer.

Einmal muss das Fest ja kommen!
Heiliger Antonius, der du gelitten hast,
heiliger Leonhard, der du gelitten hast,
heiliger Vitus, der du gelitten hast.

Platz unsren Bitten, Platz den Betern,
Platz der Musik und der Freude!
Wir haben Einfalt gelernt,
wir singen im Chor der Zikaden,
wir essen und trinken,
die mageren Katzen
streichen um unseren Tisch,
bis die Abendmesse beginnt,
halt ich dich an der Hand
mit den Augen,
und ein ruhiges mutiges Herz
opfert dir seine Wünsche.

Honig und Nüsse den Kindern,
volle Netze den Fischern,
Fruchtbarkeit den Gärten,
Mond dem Vulkan, Mond dem Vulkan!

Unsre Funken setzten über die Grenzen,
über die Nacht schlugen Raketen
ein Rad, auf dunklen Flößen
entfernt sich die Prozession und räumt
der Vorwelt die Zeit ein,
den schleichenden Echsen,
der schlemmenden Pflanze,
dem fiebernden Fisch,
den Orgien des Winds und der Lust
des Bergs, wo ein frommer
Stern sich verirrt, ihm auf die Brust
schlägt und zerstäubt.

Jetzt seid standhaft, törichte Heilige,
sagt dem Festland, dass die Krater nicht ruhn!
Heiliger Rochus, der du gelitten hast,
o der du gelitten hast, heiliger Franz.

Wenn einer fortgeht, muss er den Hut
mit den Muscheln, die er sommerüber
gesammelt hat, ins Meer werfen
und fahren mit wehendem Haar,
er muss den Tisch, den er seiner Liebe deckte,
ins Meer stürzen,
er muss den Rest des Weins,
der im Glas blieb, ins Meer schütten,
er muss den Fischen sein Brot geben
und einen Tropfen Blut ins Meer mischen,
er muss sein Messer gut in die Wellen treiben
und seinen Schuh versenken,
Herz, Anker und Kreuz,
und fahren mit wehendem Haar!
Dann wird er wiederkommen.
Wann?
            Frag nicht.

Es ist Feuer unter der Erde,
und das Feuer ist rein.

Es ist Feuer unter der Erde
und flüssiger Stein.

Es ist ein Strom unter der Erde,
der strömt in uns ein.

Es ist ein Strom unter der Erde,
der sengt das Gebein.

Es kommt ein großes Feuer,
es kommt ein Strom über die Erde.

Wir werden Zeugen sein.

Anrufung des Großen Bären
München 1956 

domenica 13 novembre 2016

scrivere è tornare a casa

Scrivere è cercare la calma, e qualche volta trovarla. È tornare a casa. Lo stesso che leggere. Chi scrive e legge realmente, cioè solo per sé, rientra a casa; sta bene. Chi non scrive o non legge mai, o solo su comando - per ragioni pratiche - è sempre fuori casa, anche se ne ha molte. È un povero, e rende la vita più povera.

(frammento di un'intervista del 1977 in appendice)

Anna Maria Ortese
L'iguana
Adelphi 1986

sabato 12 novembre 2016

il cielo non è più che luce ricordata

La fine

Non ogni uomo sa cosa canterà alla fine,
guardando il molo mentre la nave salpa, o cosa sentirà
quando sarà preso dal rombo del mare, immobile, là alla fine,
o cosa spererà una volta capito che non tornerà più.

Quando il tempo è passato di potare la rosa, coccolare il gatto,
quando il tramonto che infiamma il prato e la luna piena che lo gela
non compariranno più, non ogni uomo sa cosa scoprirà al loro posto.
Quando il peso del passato non si appoggia più a nulla, e il cielo

non è più che luce ricordata, e le storie di cirro
e cumulo giungono alla fine, e tutti gli uccelli stanno sospesi in volo,
non ogni uomo sa cosa lo attende, o cosa canterà
quando la nave su cui si trova scivola nel buio, là alla fine.


Mark Strand
L’uomo che cammina un passo avanti al buio
La vita ininterrotta 1990
traduzione di Damiano Abeni
Mondadori, Milano, 2011


***

The end

Not every man knows what he shall sing at the end,
Watching the pier as the ship sails away, or what it will seem like
When he’s held by the sea’s roar, motionless, there at the end,
Or what he shall hope for once it is clear that he’ll never go back.

When the time has passed to prune the rose or caress the cat,
When the sunset torching the lawn and the full moon icing it down
No longer appear, not every man knows what he’ll discover instead.
When the weight of the past leans against nothing, and the sky

Is no more than remembered light, and the stories of cirrus
And cumulus come to a close, and all the birds are suspended in flight,
Not every man knows what is waiting for him, or what he shall sing
When the ship he is on slips into darkness, there at the end.

Mark Strand

da “The continuous life”, Alfred A. Knopf, New York, 1990

venerdì 11 novembre 2016

Così vanno raccontate le storie

A un rabbi, il cui nonno era stato discepolo del Baal-shem, fu chiesto di raccontare una storia. «Una storia», disse egli, «va raccontata in modo che sia essa stessa un aiuto». E raccontò: «Mio nonno era storpio. Una volta gli chiesero di raccontare una storia del suo maestro. Allora raccontò come il santo Baal-shem solesse saltellare e danzare mentre pregava. Mio nonno si alzò e raccontò, e il racconto lo trasportò tanto che ebbe bisogno di mostrare saltellando e danzando come facesse il maestro. Da quel momento guarì. Così vanno raccontate le storie».

Martin Buber
I racconti dei Chassidim
traduzione di Gabriella Bemporad
Garzanti 1979

giovedì 10 novembre 2016

disegnare una mappa per creare un libro

un giorno mi accadde di disegnare la cartina di un'isola: era colorata in modo accurato e mi parve bella... mentre indugiavo a guardare la mia mappa dell'Isola del tesoro, i futuri personaggi del libro cominciarono ad apparire entro boschi immaginari e i loro volti bruni e le armi lucenti facevano capolino da punti inaspettati, mentre scorrazzavano in lungo e in largo, combattendo e cercando tesori, sui pochi centimetri quadrati di superficie piana. Non so come fu, ma mi ritrovai dei fogli davanti a scrivere un elenco dei capitoli. 

Robert Louis Stevenson
L'isola del tesoro
Il mio primo libro: l'isola del tesoro
appendice al romanzo
traduzione di Lilla Maione
Feltrinelli 2001

mercoledì 9 novembre 2016

completamente sfinita completamente limpida

Come l'acqua prese a giocare

L'acqua voleva vivere
andò al sole ritornò piangendo
l'acqua voleva vivere
andò agli alberi essi la bruciarono ritornò piangendo
essi la fecero marcire ritornò piangendo
l'acqua voleva vivere
andò ai fiori essi la frantumarono ritornò piangendo
voleva vivere
andò al grembo v'incontrò sangue
ritornò piangendo
andò al grembo v'incontrò coltello
ritornò piangendo
andò al grembo v'incontrò larve e marciume
ritornò piangendo voleva morire

andò al tempo attraversò la soglia della pietra
ritornò piangendo
andò in cerca del nulla per tutto lo spazio
ritornò piangendo voleva morire

sino a che non le rimase più lacrima

si abbandonò sul fondo di tutte le cose

completamente sfinita completamente limpida.


Ted Hughes
Pensiero-volpe e altre poesie
a cura di Camillo Pennati
Mondadori 1973

How Water Began to Play

Water wanted to live
It went to the sun it came weeping back
Water wanted to live
It went to the trees they burned it came weeping back
They rotted they came weeping back
Water wanted to live
It went to the flowers they crumpled it came weeping back
It wanted to live
It went to the womb it met blood
It came weeping back
It went to the womb it met maggot and rottenness
It came weeping back it wanted to die

It went to time it came through the stone door
It came weeping back
It went searching through all time and space for nothingness
It came weeping back it wanted to die

Till it had no weeping left
It lay at the bottom of things

Utterly worn out utterly clear.

martedì 8 novembre 2016

Quel che resta di un giorno è solo la sua storia

«Quando un giorno è passato, non c'è più. Che cosa ne rimane? Niente più che una storia» dice Reb Zebulun in 

Isaac Bashevis Singer
Storie per bambini
Naftali il cantastorie e il suo cavallo Sus
Mondadori 1996

lunedì 7 novembre 2016

Un libro letto durante l'infanzia

Almeno una volta al giorno qualcuno solleva la testa dalla pila dei libri e mi si avvicina. Dovresti vedere il suo sorriso mentre mi mostra quello che aveva cercato per anni! Quasi sempre si tratta di un libro che aveva letto durante l'infanzia, probabilmente questa è la sola cosa in grado di accendere una scintilla negli occhi della gente.

David Grossman
Che tu sia per me il coltello
traduzione di Alessandra Shomroni
Mondadori 1999



domenica 6 novembre 2016

Mangiare il testo

Nella società ebraica medievale, per esempio, l'apprendimento della lettura era oggetto di un rituale esplicitamente celebrato. Nella festa del Shavuot, il giorno in cui Mosè ricevette la Torah dalle mani di Dio, il bambino che doveva essere iniziato veniva avvolto in uno scialle da preghiera e condotto al maestro dal padre. Il maestro faceva sedere il bambino sulle sue ginocchia e gli mostrava una lavagna su cui erano scritti l'alfabeto ebraico, un brano delle Scritture e la frase «Possa la Torah essere la tua occupazione». Il maestro leggeva ad alta voce ogni parola e il bambino la ripeteva. Poi la lavagna veniva spalmata di miele e il bambino lo leccava, affinché il suo corpo assimilasse le parole sacre. Si usava anche scrivere versetti della Bibbia su uova sode e su dolci al miele, che il bambino poteva mangiare dopo aver letto quelle frasi al maestro.

Alberto Manguel
Una storia della lettura
traduzione di Gianna Guadalupi
Mondadori 1997

sabato 5 novembre 2016

Leggere di sera

Non si farà mai capire - per esempio - ad un ragazzo il quale alla sera è immerso nella lettura di una bella storia avvincente, non si riuscirà mai a fargli capire con una dimostrazione che si riferisca a lui solo che deve interrompere la lettura e andare a letto.

Franz Kafka
Confessioni e immagini
traduzione di Italo Alighiero Chiusano
Mondadori 1960

venerdì 4 novembre 2016

Il potere dei racconti

Il mondo era grande.
Ma tutto era ancora più grande quando si ascoltava una cosa raccontata.

João Guimarães Rosa
Una storia d'amore
traduzione di Edoardo Bizzarri
Feltrinelli 1989

giovedì 3 novembre 2016

la luna e la solitudine

Notte di luna velata:
qualcuno è fermo
tra i peri del giardino


Yosa Buson
in
Haiku
Il fiore della poesia giapponese
da  Bashō all'Ottocento
a cura di Elena Dal Pra
Mondadori 1998

mercoledì 2 novembre 2016

Una foglia e la solitudine

Cade una foglia di paulonia -
perché non vieni
nella mia solitudine?


Matsuo Bashō
in
Haiku
Il fiore della poesia giapponese
da Bashō all'Ottocento
a cura di Elena Dal Pra
Mondadori 1998

martedì 1 novembre 2016

il regno della mia immaginazione

Voltarsi nell’aria di vetro

Non ho bisogno di voltarmi indietro
né di quella fresca aria di vetro
che scontorna le mie immaginazioni
per vedere l’albero che diventa
il nulla e la strada farsi
vuoto anziché sostegno ai miei
passi. Non ho bisogno di farlo
ancora perché già troppe volte
mi sono girata e adesso ho
imparato che solo la parola
tiene il mio passo e non ho
bisogno, non più, di guardare
dove va perché abito a ogni
ora il regno della mia immaginazione
e trasformo la foglia caduta
in un fiore appena sbocciato,
la pioggia lieve di questo autunno,
nel sole fendente di un’estate
che mai più sarà. Tengo gli
occhi chiusi e solo la tua voce
conosce la strada per varcare
il mio cancello.

Elena Petrassi
Scrivere il vento
Ati editore 2016