La domenica è il giorno del riposo e della quiete, vecchie riviste sfilano sul tavolo, si offrono ai miei occhi e poi si avviano meste, quasi tutte, verso il sacco della carta. Non sono poi molte le riviste che continuo a leggere in cartaceo, una è Internazionale, che leggo dal primo numero, cui sono abbonata e che insisto a leggere sulla carta e che poi regalo ai miei nipoti. È una delle riviste più interessanti i circolazione a mio avviso, anche se l’effetto che mi fa, settimana dopo settimana è quello di aumentare i miei livelli di angoscia cosmica. Il tempo delle riviste passa abbastanza veloce, poi decido di rileggere un libro di poesia e scelgo di nuovo lui, l’adorato e compianto Adam Zagajewski, nato a Leopoli in Ucraina nel 1945 e morto a Cracovia nel 2021. La sua famiglia fu costretta a trasferirsi in Polonia a causa delle politiche di trasferimento forzato decise dalle autorità sovietiche alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Questa poesia è tratta dalla raccolta Dalla vita degli oggetti, a cura di Krystyna Jaworska, Adelphi 2012.
Presenza
Sono nato nella città dei ciliegi
selvatici
e dei girasoli dai duri semi
(a metà strada fra l’Occidente e
l’Oriente,
come si soleva credere allora;
globi
verderame vigilavano sbadati sulle
case).
Solo l’assenza può essere perfetta?
La presenza è infatti contagiata dal
peccato
originale dell’esistere - dall’eccesso,
da un selvaggio
orgoglio orientale, mentre il bello,
come un coltellino
da frutta, si accontenta di un ritaglio
di pienezza.
La vita si accumula nelle
peschiere
delle generazioni e non svanisce del
tutto
quando queste scompaiono,
ma diventa secca e leggera,
ricorda
una preghiera distratta, le labbra
screpolate
di un ragazzo che si confessa per la
prima volta
e sente il legno del confessionale
scricchiolare sotto le ginocchia.
A sera giunge l’autunno e porta
via
le messi, gialle, mature per la fiamma.
So che le realtà sono almeno
quattro,
e non già una, e si compenetrano
a vicenda, come i Vangeli.
So di essere solo e al tempo stesso
unito
a te, per sempre, nel dolore e nella
gioia.
So che immortali sono solo i misteri.
Questa poesia racchiude il senso di questa domenica 27
marzo del terzo anno senza Carnevale e del primo anno di guerra e questa
Cronaca 749 sogna la città dei ciliegi selvatici e dei girasoli dai duri semi.
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