Visualizzazione post con etichetta Kostantinos Kavafis. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Kostantinos Kavafis. Mostra tutti i post

domenica 23 ottobre 2016

con i gesti eccessivi e le parole

Più che puoi
Se non puoi farla come vuoi, la vita,
sforzati almeno più che puoi
di non prostituirla
nei contatti eccessivi con la gente,
con i gesti eccessivi e le parole.

Non la prostituire col portarla
troppo sovente in giro, con l’esporla
ai commerci e alle pratiche
della dissennatezza quotidiana
finché diventi estranea ed importuna.



Costantino Kavafis
traduzione di Nicola Crocetti

domenica 17 luglio 2016

I maestri di un poeta

Com'ero da giovane? Ero già postmoderno dopo le ubriacature della Neoavanguardia letteraria; straparlando di morti e rinasciteEro postmoderno nel sesso visto come vuoto residuo di un'incarnazione passata; nel sapermi diverso-nondiverso in tutte le contaminazioni degli Eros e degli Stili. Questi vecchi versi racchiudono oltre al sapore della mia trascorsa giovinezza anche un modo di concepire la poesia assoluto e intrigante, certo vicino a Rimbaud e a Dylan Thomas, a Kavafis e a Pasolini: i miei maestri del tempo. Ora metterli insieme mi sembra rendere omaggio ad un me stesso che non c'è più, oltre che ai miei maestri: mi sembra di voler adorare il passato: questo passato inimitabile che è l'infanzia di un poeta e di una poesia. 

Dario Bellezza
Colosseo 
Pellicanolibri 1985

giovedì 21 gennaio 2016

Se non puoi farla come vuoi, la vita

Più che puoi

Se non puoi farla come vuoi, la vita,
sforzati almeno più che puoi
di non prostituirla
nei contatti eccessivi con la gente,
con i gesti eccessivi e le parole.

Non la prostituire col portarla
troppo sovente in giro, con l’esporla
ai commerci e alle pratiche
della dissennatezza quotidiana
finché diventi estranea ed importuna.

Kostantinos Kavafis
traduzione di Nicola Crocetti 

Poesia n. 278 gennaio 2013
Fondazione Poesia Onlus 2013

venerdì 13 novembre 2015

legno, respiro, ballatoio e quelle felci fulgide, appartate...

Lettera


Ho ripreso una lettera in mano.
Ho letto, ancora. Sin che morì la luce.
(Kostantinos Kavafis)

Dunque ora ricorda corpo
non il corpo che amasti
e che ora dorme in un diverso inverno
ma gli oggetti della stanza di allora.
Ricorda come li attraversavi indifferente
e come li vorresti ora pesanti contro il petto
a premere il rimpianto a farne cosa
da erigere sul dubbio che due corpi
siano stati davvero in una tregua:
legno, respiro, ballatoio
e quelle felci fulgide, appartate...

Antonella Anedda
Il catalogo della gioia
Donzelli 2003