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lunedì 20 maggio 2024

Il coro delle nuvole impazzite

Ho appena saputo che è mancato Renzo Favaron, un vecchio amico e poeta straordinario. Ci siamo frequentati parecchio in tempo remoto, ricordo i suoi racconti sulla Croazia, la mostra di Corot che avevamo visitato insieme a Maddalena Cavalleri a Verona nel dicembre 2009, è stato un amico, tanto che gli ho dedicato due poesie che copio qui per ricordarlo, insieme a quei giorni di sabato straordinari di un'estate di tanti anni fa.


Il coro delle nuvole impazzite

a Renzo Favaron

L’ora del tempo e la dolce stagione

non chiediamo altro al coro delle

nuvole impazzite e cortigiane

di questo vento che nega

la primavera ai fiori prima

ancora che a noi smemorati

e pieni di ogni luce negli

occhi caparbi nell’attesa

intenti nell’intagliare a

questo giorno una figura

memorabile nella teoria

degli anni, miserabili

frammenti delle stelle

che mai saremo, ma potremo

ricordare quel grande

albero in Croazia anche

se mai lo avremo veduto

e solo uno tra noi

lo ha cantato.


dalla raccolta Scrivere il vento

Atì editore 2016



Variazioni su nuvole, luce e ombra

a Renzo F.

Un presagio per il giorno che

verrà è un’invenzione di nuvole

in quel cielo che mai vedremo,

in un luogo privo di memoria,

ai nostri sguardi solo quel cielo

è rimasto della città antica,

il cielo che le mani capricciose

del tempo e della ragione

appendono sulla mia giornata.

Guardo ancora e le nuvole

di Corot si dissolvono con

l’eleganza di un segreto custodito

nel cuore della luce che veloce

si alza a oriente. È un mattino

nuovo, memoria della notte, fiato

lungo nei passi, sempre più

piano avvolti nella brina,

inondati di luce sino alla fine

della stessa strada.


dalla raccolta Figure del silenzio. Atì editore 2010

domenica 12 giugno 2022

Cronache dagli anni senza Carnevale/826. La prevalenza del bianco tra mille colori

 


 

Oggi è stata una giornata davvero speciale ed emozionante, iniziata con il matrimonio di Giorgia ed Enrico e terminata con una lunga passeggiata a piedi nudi sulla battigia a parlare di romanzi e scrittori. La sposa era bellissima e lo sposo pure, splendevano nella magnifica giornata estiva in un luogo incantato, circondati dalla bellezza del paesaggio abruzzese, colline, colline e il mare sullo sfondo. Kristine ha officiato la cerimonia e quando gli sposi hanno letto le promesse, confesso che anche il mio cuore di pietra si è smosso e mi sono commossa, come non mi succedeva al matrimonio di mio fratello e come non mi succede di solito ai matrimoni. Alla cerimonia è seguito un pranzo nuziale perfetto, con ogni ben di dio di cibo e bevande e tra mille chiacchiere, giochi, divertimenti. E così è passata questa giornata magnifica, terminata con la performance di Luca, una dei testimoni della sposa, che ha scritto e recitato due poesie erotiche scritte per l’occasione. L’unico momento di solitudine che mi sono concessa in questa giornata di riti collettivi, è stata a bordo piscina, quando mi sono messa a contemplare il paesaggio intorno e il cielo contornato dalle palme che lo inquadravano, verde su azzurro intenso, scintillii dell’acqua battuta dai raggi del sole che raggiungevano comunque il mio sguardo, le chiacchiere degli invitati che arrivavano come un’eco lontana. Ogni tanto mi fermavo a guardare i bei vestiti delle signore dai colori che coprivano davvero tutta la gamma dell’arcobaleno, lavanda, rosso, rosa, fucsia, bianco, avorio, blu, arancione, blu china, verde, verde chiarissimo, oro, giallo, azzurro, avorio sfumato di rosa e ancora lavanda. E la sposa in bianco che è il classico colore da matrimonio in un abito incantevole con lo strascico e un enorme bouquet di rose bianche. È proprio vero, più si invecchia più si apprezzano i riti e le consuetudini della tradizione, almeno così è per me.

Oggi è domenica 12 giugno del terzo anno senza Carnevale e questa Cronaca 826 ha gli occhi colmi di bellezza e il pancino satollo di torta nuziale, una squisita millefoglie con la crema pasticcera e le gocce di cioccolato.

sabato 11 giugno 2022

Cronache dagli anni senza Carnevale/825. Una lingua millenaria che solo gli alberi conoscono

 


 

I viaggi lenti sono i miei preferiti, i viaggi in treno soprattutto, perché posso guardare il mutare del paesaggio, fantasticare, dormire, leggere e contare le stazioni che mancano all’arrivo. È stato un viaggio lento quello odierno in compagnia di Elisabetta e Roberta e la meta era una regione remota dell’Italia centrale a me sconosciuta, gli Abruzzi che al plurale mi piace di più. Siamo partite all’inizio del pomeriggio e arrivate in tarda serata. Poi abbiamo depositato i bagagli in albergo e raggiunto le amiche e gli amici per bere qualcosa. Il profumo del mare si mescolava con quello della pineta che separa il lungomare dalla strada principale che attraversa il paese. Gli invitati del Nord erano arrivati tutti, c’era un’allegria diffusa e quando i quasi sposi sono arrivati, abbiamo notato subito che lei sprizzava gioia come una ragazzina. Abbiamo tirato tardi ridendo e scherzando e poi siamo tornati in albergo. Dal balconcino della mia camera vedo le colline illuminate, l’aria è sempre profumata e il paesaggio mi ricorda quello calabrese della mia infanzia. Si sta bene sul balconcino, così prendo uno dei quattro libri che mi accompagnano in questo viaggio e leggo una poesia, quella sulla copertina della raccolta Quando non ci sono:

 

Vogliamo imparare in due giorni

una lingua millenaria

che solo gli alberi conoscono:

lasciarsi cullare dall’aria,

mentre le foglie dicono me ne vado

e le radici resto qui.

 

 

Una giornata lunga e bella questo sabato 11 giugno del terzo anno senza Carnevale e del primo anno di guerra e questa breve Cronaca 825 si accontenta di tutta la bellezza che abbiamo condiviso.

mercoledì 8 giugno 2022

Cronache dagli anni senza Carnevale/822. Nel vago confine immaginario dello specchio vive la luce

 

 


 

Ho scoperto da poco un pittore che non conoscevo, così sono andata a Palazzo Reale a vedere Joaquin Sorolla. Pittore di luce con i cari amici Grazia e Danilo. Sorolla è stato un pittore famosissimo in vita, che è stata piuttosto breve, ha ottenuto riconoscimenti e venduto moltissimi quadri, un destino d’artista opposto a quello di Van Gogh in definitiva. La mostra non è molto grande ma vale la pena vederla perché davvero i suoi quadri sprigionano luce.

Credo lo si possa definire un pittore post-impressionista e, come mi faceva notare Danilo, grande appassionato ed esperto d’arte, mentre lui continuava a procedere in una tradizione, Picasso dipingeva Les damoiselles d’Avignon, ma a ciascuno il proprio destino e la propria maestria. Dopo la mostra sono andata con il nipotine Marco a cena dall’amico regista Luciano, gran bella serata anche questa. C’era anche la sua amica Nicola Eugenia, e abbiamo ben mangiato e bevuto e parlato moltissimo di cinema, politica, letteratura e vacanze. Luciano ha un carattere magnifico è curioso di tutto e si muove nella vita con la stessa vitalità di un ragazzo. Chissà se invecchiare bene è questione di geni, carattere o fortuna o di tutte le cose messe insieme. Comunque ho continuato a leggere Borges nei vari viaggi in metro, per cui anche oggi ecco una sua poesia tratta da Storia della notte:

 

 

Lo specchio

 

Da bambino, temevo che lo specchio

mostrasse un volto altrui o una cieca

maschera impersonale che celasse

oscure atrocità. Temevo inoltre

che il silenzioso tempo dello specchio

deragliasse dal corso quotidiano

delle ore dell’uomo e che ospitasse

nel suo vago confine immaginario

forme e colori nuovi, esseri ignoti.

(Non lo dissi a nessuno; il bimbo è timido).

Oggi, io temo che lo specchio colga

il volto autentico della mia anima,

segnata dalle ombre e dalle colpe,

quello che vede Dio. E forse gli uomini.

 

 


Ora è tardissimo, il calendario sta per girare pagina, sono gli ultimi minuti di mercoledì 8 giugno del terzo anno senza Carnevale e del primo anno di guerra e insieme alla Cronaca 822 sto vivendo come se niente fosse

lunedì 6 giugno 2022

Cronache dagli anni senza Carnevale/820. Per i versi che non ci hanno incontrato (il cui numero è il numero della sabbia)



 

Che lunedì anomalo e festoso! Che gioia avere incontrato per pranzo tre giovani scrittori talentuosi, Simone, Elisabetta e Daniela! Siamo stati all’Osteria del Binari, di recente già citata. Dato che è un giorno lavorativo e c’è il Salone del Mobile e il Fuori Salone in ogni angolo di Milano, il ristorante era pieno di gente. Ma era tutto bello come sabato, quando eravamo pochissimi, perché la luce filtrata dal pergolato, il profumo dei gelsomini, ci hanno trasportato in un altrove fuori dal tempo, come se fossimo stati in vacanza. Abbiamo regalato a Simone tre libri: Max e i fagociti bianchi di Henry Miller, In fuga di Anne Michaels, Tutto quel che è la vita di James Salter, tre libri che sono anche nei mie scaffali dei libri preferiti. Di cosa abbiamo parlato? Di scrittura, di vita, di progetti, del matrimonio prossimo di una nostra amica comune, di libri, di viaggi, di vacanze. Poi Simone è ripartito e noi tre milanesi siamo ritornate ai nostri lavori e alle nostre incombenze. Io ho continuato a leggere Storia della notte  di Borges e così ho deciso di postare un’altra poesia che è una dedica e una dichiarazione d’amore:

 

Iscrizione

 

Per i mari azzurri degli atlanti e per i grandi mari del

mondo. Per il Tamigi, per il Rodano, per l’Arno. Per le radici

di una lingua di ferro. Per una pira su un promontorio del

Baltico, helmum behongen*. Per i norvegesi che

attraversano il fiume chiaro, gli scudi levati in alto. Per una

nave in Norvegia, che i miei occhi non hanno visto. Per una

vecchia pietra dell’Althing. Per una strana isola di cigni.

Per un gatto a Manhattan. Per Kim e il suo Lama che

scalano le ginocchia della montagna. Per il peccato di

superbia del samurai. Per il Paradiso su un muro. Per

l’accordo che non abbiamo sentito, per i versi che non ci

hanno incontrato (il cui numero è il numero della sabbia),

per l’inesplorato universo. Per la memoria di Leonor

Acevedo. Per Venezia di vetro e di crepuscolo.

Per la persona che Lei sarà; per quella che forse non

comprenderò.

Per tutte queste cose disparate, che sono forse, come

presentiva Spinoza, mere figurazioni e facce di un’unica

cosa infinita, dedico a Lei, María Kodama, questo libro.

 

J.L.B.

Buenos Aires, 23 agosto 1977

 

 

Dopo una giornata così bella e intensa, di amicizia e letteratura, sento di non volere altro da questa giornata, lunedì 6 giugno del terzo anno senza Carnevale e del primo anno di guerra e questa Cronaca 820 continua a leggere con me queste magnifiche poesie di Borges il cantore cieco.

 

* Helmum behongen (Beowulf, verso 3139) in anglosassone significa «adorna di elmi». 

mercoledì 1 giugno 2022

Cronache dagli anni senza Carnevale/815. Il tuo sguardo è la forza del mio vedere

 

 


 

I gelsomini sono in piena fioritura, la guerra non accenna a trovare un esito rapido, inizia il mese in cui festeggerò il mio compleanno, avvenimento che mi mette sempre allegria. E oggi è stata una giornata lieta, di incontri piacevoli, molti libri e molte chiacchiere. Prima Mirella e Carolina alla Libreria delle donne dove abbiamo parlato moltissimo di Etty Hillesum, poi un caffè con Giorgio che si occupa di formazione, un incontro mancato con Elvio che non era in ufficio, un incontro casuale con Lorenzo, che legge magnificamente Cime tempestose ad alta voce, ma più di tutto l’incontro con Rossana, la mia beneamata amica, grande lettrice e appassionata quanto me di libri e borse. Abbiamo passato un’altra serata magica, parlato moltissimo della guerra in Ucraina, che sempre più appare come una lenta caduta, di Maria Zambrano e Amelia Rosselli, di figli, nipoti e vacanze. Anche nella brevità di questi momenti, la cosa sorprendente è stata l’intensità di ciascun incontro, anche nella brevità del momento. Era da millenni che non avevo la possibilità di incontrare così tanti amici lo stesso giorno ed è stato davvero bellissimo. L’amicizia è davvero uno degli elementi che rendono la vita bella e interessante, forse è anche uno dei legami più forti che noi umani tessiamo per dare un senso al nostro esistere, al nostro stare al mondo.

 

 

 

Canto primaverile per la mia amica Rossana

 

Se guardo il cielo e tu lo guardi

con me, il cielo è più azzurro,

più vasto lo spazio, più folli

gli uccelli che si gettano in

picchiata contro le nuvole e

i rami. Perché il tuo sguardo

è la forza del mio vedere,

perché la tua luce risplende

forte accanto alla mia e insieme

sappiamo che due è molto più

della somma di uno più uno.

 

 

 

Che bella, intensa giornata questo mercoledì 1 giugno del terzo anno senza Carnevale e del primo anno di guerra e questa Cronaca 815 risplende come questa giornata che non dimenticheremo.

venerdì 27 maggio 2022

Cronache dagli anni senza Carnevale/810. La nuova vita degli oggetti quando vengono donati

 

 


 

Mi interessa? Mi serve? Lo guarderò, userò ancora? Ci sono affezionata? Mi trasmette gioia o noia? Ho iniziato a frugare nella collezione di bigiotteria e ho individuato due collanine di pasta di vetro, una beige a filo singolo e l’altra rosa un filo e azzurro l’altro, ho anche scelto un braccialetto di filo di rame e corallini che mi aveva fatto un’amica di gioventù e poi un paio di orecchini ricavati da due piccole conchiglie bianche e beige, molate e incastonate in un filo di metallo. Poi ho scelto anche un paio di borsette mai usate, una tracolla di pelle arancione, molto anni Settanta e poi anche una minuscola borsetta da sera in seta nera con ricami d’argento, comprata ennemila anni fa. E ho pescato anche tra i libri comprati in doppio o triplo negli anni per farne poi dono: Da una stanza all’altra e Le lettere del mio nome, Sognami ancora di Grazia Livi, i racconti di Katherine Mansfield nell’edizione Oscar Mondadori, Nuove Poesie. Requiem, Le elegie duinesi di R. M Rilke, Canone Inverso di Paolo Maurensig, A occhi aperti. Conversazioni con Matthieu Galey di Marguerite Yourcenar, To the lighthouse  di Virginia Woolf, Paula di Isabel Allende, In fuga  di Anne Michaels, Diario di una scrittrice di Virginia Woolf, Il giunco mormorante di Nina Berberova, Ci sono bambini a zig zag e Vedi alla voce: amore di David Grossman, Vita breve di Katherine Mansfield di Pietro Citati, Le imperdonabili e Cuori pensanti di Laura Boella, Rainer Maria Rilke. Un incontro di Lou Salomé, Scrivere giorno per giorno di Christian Scharf e Scrivere Zen di Natalie Goldberg. È una strana manai quella di avere comprato libri doppi per poi regalarli, ma sono contenta di averlo fatto, perché la maggior parte sono ormai introvabili. La destinataria di questi doni è A., una ragazzina bella e talentuosa, che ha studiato violino per moltissimi anni e ama leggere. Spero che questi doni le piacciono, che i libri entrino a far parte del suo bagaglio culturale e della sua anima. (So per certo che le sono piaciuti moltissimo!) E sono così contenta di avere fatto dono di un pezzetto del mio mondo a una giovane donna che sul mondo si sta affacciando. È anche questo il senso di farsi mentori di giovani desiderosi di apprendere e io sono gioiosa perché lo sto facendo. Dopo questo incontro pomeridiano è seguita una bella cena in famiglia in un ristorante giapponese molto buono e questa Cronaca 810 di venerdì 27 maggio del terzo anno senza Carnevale e del primo anno di guerra, ha camminato sul filo del tempo e si è goduta questi piccoli piaceri che la vita ci offre anche in tempi tristi e difficili come questi.

giovedì 26 maggio 2022

Cronache dagli anni senza Carnevale/809. Il vento cade. Le mani spostano nel buio le tazze per la sera

 


Guardare Milano dall’alto e dal bello delle terrazze a casa del mio amico Luciano. Chiedere i nomi delle piante e dei fiori, respirare il profumo dei gelsomini, ammirare la luce che avvolge la città dall’alto mentre i rumori arrivano attutiti, gustare insieme un’ottima cena a base di parmigiana di melanzane, asparagi con le uova, insalata di pomodori, finocchi e cipolle di Tropea, crema pasticcera con le fragole fresche. Raccontarsi molto del proprio passato, dei primi amori, vedere la luce che scema lenta e dolce, in una di quelle belle serate estive come a maggio non se ne vedevano da anni. Ecco un’altra giornata da extra-mondo, dove dopo il lavoro ci sono le cose vere e importanti come l’amicizia. Porto sempre con me Notti di pace occidentale e lo leggo e rileggo:

 

Di colpo il giorno perde il suo rancore. Gli alberi

lo stretto cortile. Ombre di muri a picco

e cupo bianco di uccelli

trascinati con altro bianco tra i meli.

Fissa il tuo corpo nell’asta della siepe

in questa umiliazione di fogliame abbassato

falce di ramo, cespuglio di qualcosa

che da lontano ci tormenta.

Un battito leggero di bastoni, forme ardenti e veloci

strette a un incubo segreto

l’arancia, lo sferico inganno di quel rosso

in un cesto di ferro.

 

Il vento cade. Le mani spostano nel buio le tazze per la sera.

È questo che ci fa tremare?

questo spazio che non saprà mai nulla, la notte che si compie

qui dove il cibo si addensa?

Guardo il tuo piede scostare un lembo scuro

forse un dorso di bestia ormai sottile

e la terra ritrarsi anche lei, buia, leggera.

Ora tutto è vicino incustodito

forse basterebbe uno scatto per capire – qui

contro i sassi – nell’aria, nell’aiuola.

 

Ma è solo notte

notte l’angolo esatto che ci stringe la nuca.

 

 

Poi si è fatto tardi, sono ritornata a casa con l’ultimo metrò, la città era ancora piena di gente, e oggi era giovedì 26 maggio del terzo anno senza Carnevale e del primo anno di guerra e questa Cronaca 809 vorrebbe mangiare ancora le fragole con la crema pasticcera.

domenica 15 maggio 2022

Cronache dagli anni senza Carnevale/798. Altrove. Altrove. Come risuonano queste piccole parole

 

 


 

Ancora non ho deciso se la smania di essere altrove, di viaggiare, di dormire sotto cieli diversi da quelli abituali, di conoscere gente nuova sia più un desiderio della gioventù o proprio un modo di essere, di stare al mondo. Forse l’indole guida la smania anche quando siamo giovani, ma credo sia la gioventù a far ardere questo desiderio di incontri e di luoghi mai visti. Forse con l’età si diventa più nostalgici e più desiderosi di ritornare là dove siamo già stati. Quando ero ragazza i viaggi più carichi di smania e aspettative erano quelli che mi portavano in Svizzera, a Losanna dalle mie carissime e perdute amiche, le sorelle E. e AM. Quanto mi piaceva stare con loro! Erano poco più grandi di me ma avevano già viaggiato moltissimo, lavoravano, amavano i libri e parlavano tre o quattro lingue con disinvoltura. La letteratura francese e italiana sono state una scoperta che ho condiviso con entrambe. Io sola volevo diventare una scrittrice da “grande”. Loro amavano i libri ma volevano solo leggerli, non scriverli. Grazie alla loro ospitalità ho incontrato F. che invece voleva diventare scrittore, proprio come me, e leggeva Artaud, Kierkegaard e mi ha fatto ascoltare The Köln Concert di Keith Jarrett per la prima volta. Ho creduto nelle affinità elettive di quegli incontri, ma la forza centripeta della vita ci ha spinti altrove, l’unica cosa che so per certo è che lui non è diventato uno scrittore. Ma quanto era bello arrivare a Losanna e trovarli in stazione ad aspettarmi!

Per tornare in quegli attimi questa sera mi infilo in una poesia della poetessa che gli attimi li conosceva a memoria, cioè Wisława Szymborska. Questa poesia è tratta da Vista con granello di sabbia,  Adelphi, 1998.

 

 

La stazione

 

 

Il mio arrivo nella città di N. è avvenuto puntualmente.

Eri stato avvertito con una lettera non spedita.

Hai fatto in tempo a non venire all'ora prevista.

Il treno è arrivato sul terzo binario. È scesa molta gente.

L'assenza della mia persona si avviava verso l'uscita tra la folla.

Alcune donne mi hanno sostituito frettolosamente in quella fretta.

A una è corso incontro qualcuno che non conoscevo, ma lei lo ha riconosciuto immediatamente.

Si sono scambiati un bacio non nostro, intanto si è perduta una valigia non mia.

La stazione della città di N. ha superato bene la prova di esistenza oggettiva.

L'insieme restava al suo posto. I particolari si muovevano sui binari designati.

È avvenuto perfino l'incontro fissato.

Fuori dalla portata della nostra presenza.

Nel paradiso perduto della probabilità.

Altrove. Altrove. Come risuonano queste piccole parole.

 

 

Mentre cammino in quella stazione incantata che mi portava dai miei amori è scesa la notte di domenica 15 maggio del terzo anno senza Carnevale e del primo anno di guerra. Questa Cronaca 798 ama i viaggi in treno, proprio come me.

venerdì 13 maggio 2022

Cronache dagli anni senza Carnevale/796. Silenzio, fumare, scrivere, silenzio, la luce sulla duna

 


Oggi mi sono concessa lunghe chiacchiere letterarie con la mia amica Elisabetta, chiacchiere corredate da progetti altrettanto letterari e da molte fantasticherie intorno all’essere una scrittrice. A parte questo dato di realtà, amicizia, scrittura, futuro, mi sono lasciata trasportare da Cees Nooteboom in un faro sconosciuto che lui ha così mirabilmente scritto in una poesia tratta da L’occhio del monaco:

 

 

Non nella vita di tutti c’è posto per un faro,

ma nella mia sì. Oggi su quest’altra isola

sono andato al faro, pioggia, gridi

di gabbiani. La notte ho potuto stare col guardiano.

 

Fingeva di esistere ancora. Se l’è annotato,

una nave diretta a Nord, la forza del vento. E ho visto

nel buio una luce contro le onde, e lì vicino

quel che aveva scritto nella sua grafia antiquata.

 

Morto da tanto, lui. Tutti i mari percorsi, tutti i porti visti,

Archangel’sk, Valparaíso, la poesia del medico di bordo.

Accendere, spegnere, una notte sul faro, brigantino verso Nord,

silenzio, fumare, scrivere, silenzio, la luce sulla duna,

il faro ora abbandonato.

 

 

Ogni volta che leggo questi versi mi ritrovo a contemplare il buio della notte e a sentire quel silenzio privo di voci e rumori umani che in cima al faro è ancora più potente. Ma poi arriverà la tempesta, perché la tempesta arriva sempre e stravolge la vita dei naviganti, stravolge il tempo dell’attesa e ci costringe a trovare un’altra posizione nel mondo. E non sapremo sino alla fine come saremo e come sarà il mondo dopo. Così come non sapremo sino alla dichiarazione di pace che mondo ci aspetterà dopo questa inutile, violenta guerra che ancora non finisce. Oggi è venerdì 13 maggio del terzo anno senza Carnevale e del primo anno di guerra e questa Cronaca 796 si consola con le poesie di Nooteboom insieme a me.

giovedì 12 maggio 2022

Cronache dagli anni senza Carnevale/795. Quando l’amore ha un nome

 


 

Oggi nel tardo pomeriggio sono andata alla Feltrinelli Duomo ad assistere alla presentazione di Nicolas, il nuovo libro di Nicola Gardini, amico di vecchia data conosciuto grazie alla poesia venti anni fa. Nicolas è stato per vent’anni compagno e poi marito di Nicola, una storia d’amore come tante, forse all’inizio. Ma le malattie e poi la morte di Nicolas, lo stringersi della relazione, l’amore profondo e la morte prematura di Nicolas hanno dato a Nicola materia per un libro incandescente, struggente e bello che ho letto con le lacrime agli occhi. Nicolas è diventato un archetipo dell’amore, dell’amante che ama l’amato senza riserve. Mon coeur diceva Nicolas a Nicola, l’uomo fortunato che è stato amato e che ha perduto l’amore della sua vita. L’opera di Nicolas era l’amore, l’opera di Nicola scrivere e con questo libro Nicola ha edificato il suo Tai Mahal di carta per il suo amore perduto. Ma non si tratta di un libro triste perché è un libro che celebra la vita dove i due amanti sono presenti dalla prima all’ultima riga, raccontati nella loro vita quotidiana, sempre slanciati verso il futuro perché il passato non esiste, come Nicolas testimoniava con lo slancio vitale verso il futuro che lo animava in ogni sua azione. Gardini è anche pittore e il suo sguardo d’artista fa sì che il punto di caduta di ogni scena sia sempre Nicolas. Allo stesso tempo riesce, però, a muoversi con la perizia di uno scultore e i lettori vedono Nicolas ripreso in ogni suo lato, nell’ombra e nella sua luce. Un essere umano completo colto nella sua complessità. I luoghi visitati insieme, i viaggi, le case abitate o solo sognate, le moltitudini di amici. Tutta la ricchezza della loro vita raccontata e donata anche a chi non li ha conosciuti e frequentati. Tanti libri mi sono venuti alla mente mentre leggevo Nicolas. Ho pensato ad Adriano e Antinoo della Yourcenar, all’Anno del pensiero magico di Joan Didion, Viaggio in Inghilterra  di C.S. Lewis, La cerimonia degli addii di Simone de Beuavoir, Lo specchio coperto di Elena Loewenthal, Stella nera: Frammenti di una vita a due di Marisa Bulgheroni e anche Anna Banti quando scrive del marito Roberto Longhi. In questo libro bello e terribile Nicola non viene meno al dettato orfico: la poesia nasce dalla perdita di Euridice, non dal suo ritorno nel mondo della luce. Il poeta è colui che si volta, per questo perde l’amore, per questo lo rende eterno.

Oggi è giovedì 12 maggio del terzo anno senza Carnevale e del primo anno di guerra. Questa Cronaca 795 è ancora intenta a rileggere alcuni passaggi del libro di Nicola.

venerdì 29 aprile 2022

Cronache dagli anni senza Carnevale/782. Felice come una rana seduta sulla sua foglia di ninfea

 


Giornata lieve e piacevole, molto lavoro come sempre, ma anche piacevole compagnia, buon cibo e chiacchiere e poi una lunga passeggiata per tornare a casa, prima in tram e poi a piedi. L’aria è cambiata bruscamente perché dal tepore primaverile siamo passati allo strano freschetto causato dal vento gelido che ogni tanto spira a folate. La parte di viaggio che ho fatto in tram, invece, è stata perfetta perché non c’era quasi nessuno e ho attraversato lunghe vie fiancheggiate da alberi maestosi e antichi, soprattutto platani e ippocastani. Andare in tram e in treno ha sempre un effetto particolare sulla mia mente perché mi predispone alla creazione, soprattutto alla creazione poetica. Così mi è venuto in mente il titolo (possibile) della mia nuova raccolta di poesie e poi, nel tram tutto verde, ho immaginato una rana felice seduta sulla sua foglia di ninfea. E sono diventata quella rana felice e ho sentito il rumore lieve dell’acqua, il soffio delicato della brezza e il gracidare sommesso delle altre rane. Era un laghetto in estremo Oriente, ho visto giusto nei giorni scorsi un documentario ambientato in Vietnam, e forse ero proprio laggiù. E tutte queste percezioni e immaginazioni mi hanno regalato un buonumore infinito, una gioia profonda che sta nel mio laghetto interiore con tutte le rane e le ninfee che ci vivono comodamente e placidamente.

 

 

Fino all’oceano dell’immaginazione

 

 

Ora è bianca, ora

rosa e riluce d’acqua,

ondeggia con il vento

e accoglie il riposo

della ranocchia curiosa,

questa ninfea felice.

Io mi accingo a far

loro compagnia, ho

la mia foglia in questo

lago che sfocia in

un fiume che sfocia

nel mare e poi nell’oceano

dell’immaginazione.

 

 

Ecco che posso portare tutta questa bella giornata, i vestiti nuovi verdi e azzurri di Elisabetta, una misteriosa bevanda che sa di cioccolata e cannella anche se è bianca e lattiginosa e chiama alla mente il fiore prezioso dell’orchidea. E anche i libri amati di Grazia Livi, Nicole Krauss, Kate Millet, Connie Palmen e Alison Lurie in questa nuova Cronaca 782 di venerdì 29 aprile del terzo anno senza Carnevale e del primo anno di guerra.

giovedì 28 aprile 2022

Cronache dagli anni senza Carnevale/781. La nuvola che fiorì solo un istante

 


 Come reagire alla paura, all’orrore, alla guerra lontana ma incombente? La mia amica Elena ha fatto una scelta radicale, si rifiuta di leggere qualsiasi cosa, di vedere immagini e video. Altre persone che conosco preferiscono invece essere super informate e commentano a ruota libera quello che succede. Io mii informo con regolarità ma cerco di non indugiare sulle immagini, soprattutto per un rispetto ideale nei confronti delle vittime. La consapevolezza di vivere in un unico mondo si scontra pressoché ogni giorno con il mistero delle vite degli altri. Ricordate il bellissimo film di qualche anno fa di Florian Henckel von Donnersmarck? Ricordate come l’agente della Stasi cambia radicalmente dopo avere spiato il grande scrittore e commediografo? C’è una poesia molto bella di Brecht che segna il punto di svolta per l’agente Dreyman.

 

Ricordo di Mary A.

 

Un giorno di settembre, il mese azzurro,

tranquillo sotto un giovane susino

io tenni l'amor mio pallido e quieto

tra le mie braccia come un dolce sogno.

E su di noi nel bel cielo d'estate

c'era una nube ch'io mirai a lungo:

bianchissima nell'alto si perdeva

e quando riguardai era sparita.

 

E da quel giorno molte molte lune

trascorsero nuotando per il cielo.

Forse i susini ormai sono abbattuti:

Tu chiedi che ne è di quell'amore?

Questo ti dico: più non lo ricordo.

E pure certo, so cosa intendi.

Pure il suo volto più non lo rammento,

questo rammento: l'ho baciato un giorno.

 

Ed anche il bacio avrei dimenticato

senza la nube apparsa su nel cielo.

Questa ricordo e non potrò scordare:

era molto bianca e veniva giù dall'alto.

Forse i susini fioriscono ancora

e quella donna ha forse sette figli,

ma quella nuvola fiorì solo un istante

e quando riguardai sparì nel vento.

 

 

 

Il bello della vita è che non c’è niente di predefinito, scritto, che le cose possono cambiare. Per questo prego ogni giorno perché la guerra finisca, perché gli uomini di potere rinsaviscano. La poesia di Bertolt Brecht è tratta da Poesie, a a cura di Guido Davico Bonino, Einaudi 2014.

Oggi è giovedì 28 aprile del terzo anno senza Carnevale e questa Cronaca 781 vibra nelle nuvole e cerca baci dimenticati.

mercoledì 27 aprile 2022

Cronache dagli anni senza Carnevale/780. L’aria dolce di un pomeriggio di aprile

 

 


 

Gli incontri inaspettati sono sempre i migliori, così quando oggi pomeriggio ho organizzato all’improvviso di vedere la mia amica Paola dopo il lavoro è stato un incontro piacevolissimo. Cosa ci fa diventare amici proprio di alcune persone e di quelle soltanto? L’amicizia è uno dei sentimenti più intensi e misteriosi che rendono la nostra vita degna di essere vissuta e la rendono gioiosa. Così con la mia amica abbiamo sbrigato una commissione e poi ci siamo sedute a chiacchierare piacevolmente in un baretto di quartiere. L’aria era tiepida, dopo le piogge violente di questi giorni è stato bello sentire il tepore sulla pelle e sentire anche le rondini che sfrecciavano in alto nel cielo. La conversazione tra amiche è una tessitura che va ad allungare e ampliare l’arazzo che abbiamo iniziato a tessere tanti e tanti anni fa. È bello poter parlare con una persona sempre interessante e sorprendente. Oggi mi ha fatto vedere le fotografie di due cagnoline candidate a un’adozione. Il suo piccolo e pestifero jack russell Black è scomparso da poco, ma lei è così, ama gli animali e dare un’opportunità di una vita migliore a un’altra creatura è sempre un’azione nobile e che di sicuro l’aiuterà a superare la perdita del cagnolino. Dopo questo lungo e piacevole momento sono tornata a casa, ho preparato la cena e poi ho iniziato a mettere mano tra i vestiti vintage che ho conservato per i più svariati motivi, perché è arrivato il momento che abbiano una nuova vita. Anche gli abiti portano con sé frammenti della nostra storia e mi piace pensare che andranno a raccontare vecchie storie a nuove proprietarie. Dopo un’oretta di traffici tra ante dell’armadio mi fermo e mi metto alla scrivania per trascrivere appunti sul libro che sto leggendo con il mio gruppo di studio. E poi arriva il momento che spesso chiude la giornata, quei momenti di raccoglimento dove mi fermo a pensare e a cercare una trama per la nuova Cronaca. L’amicizia e le passeggiate sono due ottimi fili da tirare, però mi fermo ancora su quell’aria dolce che ho respirato seduta al tavolino di un baretto insieme alla mia cara amica.

Oggi è mercoledì 27 aprile del terzo anno senza Carnevale e del primo anno di guerra, guerra cui oggi non ho voluto pensare. Questa Cronaca 780 ha apprezzato molto questa nostra tregua, proprio come me.

lunedì 25 aprile 2022

Cronache dagli anni senza Carnevale/778. Ora e sempre Resistenza

 

 


Come ogni anno canto a squarciagola Bella ciao e vado su Youtube a cercarne diverse esecuzioni, ogni anno mi rivedo i Modena City Ramblers e Bregovic. Poi, già che ci sono canto anche la Marsigliese in francese, che l’ho imparata da bambina con la mitica professoressa Carla Colombo, visto che in Francia non è accaduto il peggio temuto. Già che ci sono non può mancare anche El Pueblo Unido Jamás Será Vencido cantata dagli Intillimani. E poi anche Fischia il vento e mi vengono in mente le vicissitudini di Federico “Ico”, padre del mio amico Dario che è stato un giovanissimo partigiano e poi un brillante medico. Il tempo è cambiato in questi giorni e ogni tanto piove, con tuoni fortissimi, che sembra di essere sotto uno di quei temporali estivi che una volta esplodevano solo dalla seconda metà di agosto. Il cambiamento climatico è un fatto incontrovertibile, come lo scioglimento dei ghiacciai, i grandi fiumi in secca, le intelligenze che sono evaporate con l’acqua, la pandemia che impazza, gli idioti che attaccano la Brigata Ebraica durante la manifestazione del 25 aprile. Uno dei pochi punti fermi della vita, anche se è la creatura più mobile e irrequieta che io conosca, è la mia amica Elisabetta che ho visto nel tardo pomeriggio per una passeggiata e un po’ di chiacchiere. Per fortuna aveva smesso di piovere, così abbiamo passeggiato un po’ e poi ci siamo sedute all’aperto in un bar in piazza Wagner a bere un aperitivo analcolico. Abbiamo parlato di un mucchio di cose come al solito, degli scritti autobiografici di Françoise Héritier, notevole antropologa già allieva di Claude Levi-Strauss e moglie di Marc Augé, del prossimo viaggio che lei farà in Finlandia, del desiderio di muoversi, scrivere, creare. E dello scontro quotidiano con la realtà, con la guerra, con la pandemia, con il lavoro e così andando e tornando. Sgranare i pensieri con un’amica è sempre un momento importante, non solo di condivisione, ma anche di chiarezza e liberazione. Così com’è stato anche ieri con Rossana e stasera con Annalisa, anche loro amiche amatissime che vedo molto meno spesso di quanto vorrei.

Ecco non ho molta voglia di scrivere altro per questa sera, penso che andrò a rivedermi i video di Bella ciao, che mi sembra un bel modo per concludere questo lunedì 25 aprile del terzo anno senza Carnevale e del primo anno di guerra. Con questa Cronaca 778 ci siamo messe il fazzoletto rosso al collo e anche le scarpe da ginnastica per correre meglio incontro al futuro.

domenica 24 aprile 2022

Cronache dagli anni senza Carnevale/777. Dove lo specchio di Alice si è rovesciato nel mondo di qua

 


 


Anche oggi sono stata indaffarata con i soliti infiniti e sfibranti lavori di selezione di oggetti, libri e vestiti, così anche oggi non sono riuscita a partecipare al laboratorio con Fiammetta sul sublime contemporaneo. Cercherò di recuperare con le registrazioni, anche se non è mai la stessa cosa. Sto scrivendo qualcosa in merito al mio giardino ideale, un giardino che è fatto dei giardini che ho amato o anche solo immaginato, come il giardino che circonda la Casa delle Parole nella terra delle Montagne della Nebbia che, purtroppo, non frequento tanto spesso come durante il primo anno della Cronache, durante l’eterno lockdown, quando pensavamo che sarebbero bastate quelle poche settimane chiusi in casa per debellare il maledetto virus che ci aveva presi di sprovvista poche settimane prima e che ancora impazza per il mondo. Ormai è certo che la variante Omicron, nelle sue svariate manifestazioni oltrepassa la barriera anche della tripla vaccinazione. Sono sempre più amici e conoscenti che si chiudono in casa perché scoprono di essere positivi anche con sintomi molto lievi, febbriciattola, raffreddore, un po’ di ossa rotte. Tra i contagiati che sono sempre nell’ordine delle decine di migliaia, spicca il numero dei morti che si aggira più o meno, ogni giorno, intorno ai duecento. Intanto, mentre la Cina segrega milioni e milioni di persone a Shangai e Pechino, nel resto del mondo le misure di prevenzione e contenimento vengono via via revocate. Lasciando così orfani di argomentazioni i no-vax nostrani che in moltissimi giustificano ora l’invasione dell’Ucraina e in ancor di più hanno trovato in questa guerra una fonte di ispirazione per una nuova battaglia anti-governativa, anti-sistema, anti-tutto. Sarebbe interessante andare a vedere le reali motivazioni di ciascuno, a capire quali siano le ragioni profonde di queste prese di posizione estreme. Forse un giorno lo faranno psicologi, psichiatri e storici, oggi dobbiamo fare ipotesi basate sulla conoscenza diretta di alcuni di questi individui. Avrei cose da scrivere su alcuni amici perduti nei loro deliri complottisti e no-vax, così qualcosa la scrivo, a futura memoria. Di una di loro so che appoggia l’operazione speciale del dittatore russo. Ma che tristezza mi fanno queste persone che pure, in un tempo lontano, erano amici e amiche con cui ho condiviso molto. Erano diversi quando eravamo giovani? Erano più razionali? L’unica cosa che mi sento di dire è che si tratta di persone irrisolte che nella vita non hanno trovato, almeno da giovani, un reale interesse, una passione da coltivare e che quando sono stati illuminati dalla pandemia, magicamente hanno capito tutto del grande complotto in corso contro l’umanità di cui noi poveri sciocchi siamo vittime e neanche ce ne accorgiamo. Eppure sono certa che si tratti di persone che amano leggere, alla signora ho regalato decine di libri quando eravamo giovani e poi quando ha pubblicato lei il suo primo libro per mandarmelo mi ha chiesto il prezzo di copertina più le spese di spedizione, l’altro amico è anche laureato, ma insegue da anni teorie e corsi delle più esoteriche discipline che ho fatto sempre più fatica a seguirlo nelle sue peregrinazioni. E ricordo anche che da giovani erano di sinistra e uno discendente di un ombroso partigiano di cui credo di non avere mai sentito la voce quando andavo a casa loro a studiare. Ecco, il mondo è diventato come se lo specchio di Alice si fosse rovesciato da questa parte, perché tutto è scombussolato e i punti fermi sono pochi, le informazioni arrivano a ondate e ci lasciano storditi e spaventati, con la bocca e il naso pieni di acqua e sale. Ma non siamo ancora affogati, meglio tenersi un po’ alla larga dalla riva e andare a pescare nei laghi interni del pensiero e dei libri.

Un ultimo pensiero lo dedico alla mia amica del cuore dell’adolescenza: oggi avrebbe compiuto un altro decennio tondo. Cara Antonia ti penso con affetto e nostalgia per quei pomeriggi trascorsi a raccontarci i nostri sogni e a imbastire racconti epici con protagonisti i due fratelli di cui eravamo cotte all’epoca.

Oggi è domenica 24 aprile del terzo anno senza Carnevale e del primo anno di guerra e questa Cronaca 777 continua a girare e rigirare lo specchio, cercando il verso giusto.