giovedì 31 marzo 2016

Mi scontro così con te, facendo tintinnare le ombre

Nella penombra

Ancora mettiamo entrambi le mani nel fuoco:
tu per il vino del lungo fermento notturno,
io per la mattinale acqua sorgiva, che non conosce i torchi.
il mantice attende il maestro, in cui confidiamo.

Non appena l'ansia lo scalda, il soffiatore giunge.
Va via prima di giorno, arriva prima del tuo richiamo:
è antico, come la penombra sopra le nostre ciglia rade.

Di nuovo egli fonde il piombo nella caldaia di lagrime:
per una coppa a te - occorre solennizzare il tempo perduto -
a me per il coccio pieno di fumo - che sarà versato nel fuoco.
Mi scontro così con te, facendo tintinnare le ombre.

Scoperto è chi esita, adesso,
chi ha scordato la formula magica.
Tu non puoi e non vuoi conoscerla,
bevi sfiorando l'orlo, dove è fresco:
come un tempo, tu bevi e resti sobrio,
le ciglia ti crescono ancora, tu ancora ti lasci guardare!

Io con amore all'attimo protesa sono già, invece:
il coccio mi cade nel fuoco, piombo mi ridiventa
qual era. E dietro al proiettile sto,
monocola, risoluta, defilata,
e incontro al mattino lo invio.



Ingeborg Bachmann
Poesie
traduzione di Maria Teresa Mandalari
Guanda 1988

Im Zwielicht

Wieder legen wir beide die Hände ins Feuer,
du für den Wein der lange gelagerten Nacht,
ich für den Morgenquell, der die Kelter nicht kennt.
Es harrt der Blasbalg des Meisters, dem wir vertrauen.

Wie die Sorge ihn wärmt, tritt der Bläser hinzu. 
Er geht, eh es tagt, er kommt, eh du rufst, er ist alt 
wie das Zwielicht auf unsren schütteren Brauen.

Wieder kocht er das Blei im Kessel der Tränen,
dir für ein Glas - es gilt, das Versäumte zu feiern -
mir für den Scherben voll Rauch - der wird überm Feuer
        geleert. 
So stoß ich zu dir und bringe die Schatten zum Klingen.

Erkannt ist, wer jetzt zögert,
erkannt, wer den Spruch vergaß.
Du kannst und willst ihn nicht wissen,
du trinkst vom Rand, wo es kühl ist
und wie vorzeiten, du trinkst und bleibst nüchtern,
dir wachsen noch Brauen, dir sieht man noch zu!

Ich aber bin schon des Augenblicks 
gewärtig in Liebe, mir fällt der Scherben 
ins Feuer, mir wird er zum Blei, 
das er war. Und hinter der Kugel 
steh ich, einäugig, zielsicher, schmal, 
und schick sie dem Morgen entgegen.

mercoledì 30 marzo 2016

quegli istanti di felicità che si ritrovano nelle poesie

Ci sarebbero delle cose che abitano le parole
più volentieri, e che si accordano con loro
- quegli istanti di felicità che si ritrovano nelle poesie
con felicità, una luce che oltrepassa le parole
cancellandole quasi - e poi altre cose
che si impennano contro di loro, le sconvolgono, che le distruggono:

come se la parola gettasse indietro la morte,
o piuttosto, come se la morte putrefacesse
persino le parole?

Philippe Jaccottet
Alla luce d'inverno
Pensieri sotto le nuvole
traduzione di Fabio Pusterla
Marcos y Marcos 1997


Y aurait-il des choses qui habitent les mots 
plus volontiers, et qui s’accordent avec eux 
– ces moments de bonheur qu’on retrouve dans les poèmes 
avec bonheur, une lumière qui franchit les mots 
comme en les effaçant – et d’autres choses 
qui se cabrent contre eux, les altèrent, qui les détruisent : 

comme si la parole rejetait la mort, 
ou plutôt, que la mort fît pourrir 
même les mots ?  

L’Encre serait de l’ombre, notes, proses et poèmes (1946-2008)

martedì 29 marzo 2016

per resistere a un marzo di gran vento

Giardino Inglese

Come un lampo - rividi quel sentiero
fra le magnolie. E mi toccò il pensiero
che la nicchia nell'edera ancora
non avesse scordato la mia schiena,
che il nido di verbena
non si fosse riavuto.
Da poco era piovuto, e i grandi fiori
dissetati splendevano, che un tempo
come piccoli pugni si serravano
per resistere a un marzo di gran vento.
Passando, in un barbaglio lo rividi.
O mi parve. Talora la memoria
volta lo specchio:
non più freccia - bersaglio.

Fernanda Romagnoli
Il tredicesimo invitato 
Garzanti 1980

lunedì 28 marzo 2016

Questa separazione non è che una strada sotto la pioggia

Berlino 

Tra quattro giorni sarò a Mosca.
Questa separazione non è che una strada sotto la pioggia.
Arriveranno notizie,
mi tufferò, correndo,
verso nuove scelte.
Tra quattro giorni sarò a Mosca.
A Mosca è primavera,
me l'hai detto al telefono.
Anche questa separazione finisce, 
grazie al cielo.
Ritorno.
In me non c'è che la notte di questa separazione.
In me la tua solitudine.
Solitudine: 
pane di ricordi che non sazia.
A Berlino, nella mia stanza d'albergo, brilla il sole.
A Berlino c'è il bisbiglio inzuppato degli uccelli
- stamattina è piovuto -
e poi i tram,
e il tempo.
Non si decide a muoversi il tempo.
È rigido, gelato.
Si potrebbe appenderlo a un chiodo, il tempo.
E tagliarlo col coltello.
Sono in una prigione,
col più spietato degli aguzzini : 
il tempo.
A Berlino nella mia stanza è pieno di sole.
E tra quattro giorni sarò all'aeroporto.
Nell'azzurro.


Nazim Hikmet

domenica 27 marzo 2016

tutto quello che lascio ogni notte per te

Sei fermo sull'uscio, chiudi 
piano la porta, non accendi 
la luce perché il corridoio 
attraversa ogni notte i tuoi 
sogni e poi svuoti le tasche e 
la mensola accoglie una foglia 
caduta, un libro piegato, il tuo 
taccuino non più intonso, 
un sasso, un refolo di vento 
di un’altra foglia tiene l’ombra
tutto quello che lascio ogni notte  
per te sulla soglia della 
mia casa, su quella della tua
immaginazione, tutti i miei
doni che in sogno tu prendi
e porti con te.


Elena Petrassi

anche questa poesia è un inedito che sarà compreso nel quinto libro che ho iniziato, mentre il quarto è ormai finito e quasi pronto da stampare.

sabato 26 marzo 2016

le nuvole sono fogli bianchi per le nuove poesie

Con gli occhi pieni di stelle

Il tempo della pazienza è finito e
il buio lentamente arretra e si
ferma ai confini del campo dove
l’aratro ha inciso le parole
dell’inverno nella terra scura.

Sui confini restano le ombre
delle giornate invernali coi
loro tavolini da tè e i camini accesi
con i libri iniziati e non ancora
finiti perché gli occhi erano troppo
pieni di stelle per potersi chinare
sulle pagine ruvide e sulle tue
mani leggere.

Ora il camino è spento, il fuoco
non crepita più e la cenere tiene in
sé tutto l’amaro dei giorni di questo
inverno del nostro scontento
falciati dal gelo come l’ultima
foglia testarda che ancora non è
caduta e resta per dire il tempo
che è stato.

Oggi siamo fermi nello spazio
incerto tra le stagioni, dove
la mano di ghiaccio dell’inverno
sconfitto, sfiora le tiepide dita
della signora primavera che
si ritrae dal suo abbraccio appassito
e volge lo sguardo verso il nostro
cielo vuoto di parole.

Ancora le rondini non sono tornate
e le nuvole sono fogli bianchi
per le nuove poesie e quanto
è vasto lo spazio che ci sovrasta
e quanto calda la luce che attraversa
il vetro verde di quella bottiglia
e tutte le nostre parole.

Presto sarà il tempo delle rose
e il fiume canterà alla nostra
porta in una lingua straniera
presto sarà il giorno dove leggeremo
le stesse rondini e lo stesso frammento
di cielo.

Elena Petrassi

questa poesia è un inedito che sarà compreso nel quinto libro che ho iniziato, mentre il quarto è ormai finito e quasi pronto da stampare.

venerdì 25 marzo 2016

e gli olivi sulle basse colline, esposti ai venti e agli incendi

Mistica per principianti

Il giorno era mite, la luce amica
Quel tedesco sulla terrazza del caffè
teneva sulle ginocchia un libriccino.
Riuscii a leggere il titolo:
Mistica per principianti.
All'improvviso compresi che le rondini
pattuglie sulle strade di Montepulciano
in ricognizione
con striduli richiami
sulle vie di Montepulciano,
e i dialoghi sommessi degli intimiditi
viaggiatori dell'Europa Orientale detta Centrale.
e i bianchi aironi fermi - ieri? ier l'altro? -
nelle risaie come tante monache,
e il crepuscolo, lento e sistematico,
che cancellava i profili delle case medioevali,
e gli olivi sulle basse colline,
esposti ai venti e agli incendi,
e la testa della Principessa ignota
che vidi e ammirai al Louvre,
e le vetrate delle chiese simili ad ali di farfalla
cosparse del polline dei fiori,
e il piccolo usignolo che si esercitava nella dizione
proprio accanto all'autostrada,
e i viaggi, tutti i viaggi,
erano soltanto mistica per principianti,
un corso introduttivo, prolegomeni
di un esame rimandato
a più tardi.

Adam Zagajewski
Dalla vita degli oggetti 
a cura di Krystyna Jaworska
Adelphi 2012

giovedì 24 marzo 2016

la luce della nostra voglia primaverile!

Poesia degli amanti primaverili

Vedi!
la gioia dei nostri baci felici
vibra tra gli alberi e 
il paesaggio benedice
con l'ombra i nostri corpi! ascolta,

come si adagia la luce sull'erba
e sugli alberi scoppietta
cantando il germoglio! solo

lo strepitìo dei grilli neri 
canta all'erba 
e all'albero
la buona gioia! guarda

l'acqua, lontano, in fondo
alle rive ombrose,
rispecchia la luce
della nostra voglia primaverile! perché

ora siamo noi l'erba,
l'albero, la riva, anche la gioia
e le belle parole benedette
del paesaggio!


Miklós Radnóti

Mi capirebbero le scimmie

Poesie (1928-1944)

a cura di Edith Bruck
Donzelli 2009

mercoledì 23 marzo 2016

e gli alberi così verdi nell'aria chiara

I rami

A un tratto sorgono le fontane
ed è l'estate,
e gli alberi così verdi
nell'aria chiara.

E su un carro portano
i rami tagliati,
ed io vorrei baciarti
sopra quei rami.

J. Rodolfo Wilcock
Poesie
Adelphi 1980

martedì 22 marzo 2016

amorosa cadenza dei mondi remoti, degli amanti che tacciono sempre le loro pene

La luce

La terra, il mare, il fuoco, il vento,
il durevole mondo in cui viviamo,
gli astri remotissimi che quasi ci supplicano,
che son quasi talora una mano sugli occhi.
Venuta della luce che posa sulla fronte.
Di dove giungi, di dove vieni, amorosa forma che sento respirare,
che sento come un petto che racchiudesse musica,
che sento come arpe angeliche sonanti,
quasi ormai cristalline come il suono dei mondi?
Di dove vieni, celeste tunica che in forma di raggio luminoso
accarezzi una fronte che vive e soffre, che ama come la vita?;
di dove tu, che ora sembri il ricordo di un fuoco ardente come il ferro che marca,
ora ti plachi sopra la stanca esistenza di una testa che ti comprende?
Il tuo sfiorare tacito, il tuo arridente giungere come labbra dall'alto,
il tuo segreto mormorato all'udito che attende,
ferisce o fa sognare come il suono di un nome
che solo labbra fulgide possono pronunciare.
Adesso contemplando le tenere bestiole che si aggirano in terra,
bagnate dalla tua presenza o scala silenziosa,
rivelate alla loro esistenza, difese dalla mutezza
in cui s’ode soltanto il battere del sangue.
Guardando questa nostra pelle, il nostro corpo visibile
perché tu lo riveli, luce che ignoro chi invia,
luce che giungi ancora come detta da labbra,
con la forma di denti o di bacio implorato,
con il calore ancora di una pelle che ci ama.
Dimmi, dimmi chi è, chi mi chiama, chi mi dice, chi invoca,
dimmi che è quest’invio remotissimo che supplica,
che pianto a volte ascolto quando non sei che lagrima.
Oh tu, celeste luce tremante o desiderio,
fervente speranza di un petto che non si estingue,
di un petto che si lamenta come due braccia protese
capaci di allacciare tutt'intorno la terra.
Ahi amorosa cadenza dei mondi remoti,
degli amanti che tacciono sempre le loro pene,
dei corpi che esistono, delle anime che esistono,
dei cieli infiniti che in silenzio ci giungono!

Vicente Aleixandre
La distruzione o amore 
traduzione di Francesco Tentori Montaldo
Einaudi 1970

lunedì 21 marzo 2016

nelle valli risuonano canti di primavera

Già sulle rive dello Xanto ritornano i cavalli,
gli uccelli di palude scendono dal cielo,
dalle cime dei monti 
si libera azzurra fredda l'acqua e la vite
fiorisce e la verde canna spunta.
Già nelle valli risuonano
canti di primavera.



Alceo
Lirici greci
tradotti da Salvatore Quasimodo
Mondadori 1944

domenica 20 marzo 2016

sii fedele con la fedeltà con cui l’inverno muta in primavera

Finale

Su questa lieve banda
disciolta al vento statico delle ore
incido la ghirlanda
di versi in tuo onore
che pur essendo seri
chiedono ancora agli occhi tuoi misteri.

Envoi:
Tu che mi hai meritato
per virtù di quel solo primo incontro
nonché della fiducia in me riposta,
oh sii fedele con la fedeltà
con cui l’inverno muta in primavera
e l’estate in autunno
quei lenti cicli di Alfa
Centauro che si muove un grado al giorno
come gli altri astri fissi, eternamente!

J. Rodolfo Wilcock
Poesie 
Adelphi 1980

sabato 19 marzo 2016

in libertà di prati, città, a primavera

Canzone lombarda


Sui tavoli le bevande si fanno più chiare
l’inverno sta per andare di qua.
Nell'ampio respiro dell’acqua
ch'è sgorgata col verde delle piazze
vanno ragazze in lucenti vestiti.
Noi dietro vetri in agguato.
Ma quelle su uno svolto strette a sciami
un canto fanno d’angeli
e trascorrono:
                                      —Digradante a cerchi
                                         in libertà di prati, città,
                                        a primavera.

Vittorio Sereni
Frontiera
1941

venerdì 18 marzo 2016

e il mio amore per te sia più che sincero

sempre sia il mio cuore aperto ai piccoli
uccelli che sono il segreto del vivere
qualsiasi loro canto è meglio del sapere
e gli uomini che non li sentono sono vecchi

sempre la mia mente vaghi affamata
intrepida assetata e agile
e anche s'è domenica il torto sia mio
ché se la gente ha ragione non è giovane
                                                            
e che io non faccia mai nulla di utile
e il mio amore per te sia più che sincero
perché nessuno giammai fu così stolto
da non attirarsi con un sorriso il cielo


E.E. Cummings
traduzione di Mary De Rachewiltz


may my heart always be open to little
birds who are the secrets of living
whatever they sing is better than to know
and if men should not hear them men are old
   
may my mind stroll about hungry
and fearless and thirsty and supple
and even if it's sunday may i be wrong
for whenever men are right they are not young
   
and may myself do nothing usefully
and love yourself so more than truly
there's never been quite such a fool who could fail
pulling all the sky over him with one smile

giovedì 17 marzo 2016

Una vita da lettore forte e la felicità fatta di carta e parole che un libro è


Leggere libri crea dipendenza, comprare libri crea dipendenza. Niente di meglio da annusare di un bel libro di carta, niente di meglio che guardare i libri nella libreria e nelle incerte torri accanto al letto. È vero i libri compongono un paesaggio che non sta solo nei nostri occhi ma che ogni giorno ci aiuta a ricordare e definire chi siamo, da dove veniamo e dove vorremmo andare. A Milano ci sono molte belle librerie, ne hanno aperte di nuove che non ho ancora visto, ma la Feltrinelli di via Manzoni, la libreria Utopia e il Libraccio di Via Corsico in particolare, potrebbero darmi la carta di platino come miglior cliente! E dall’anno scorso ho iniziato a comprare libri su Amazon – Italia, Gran Bretagna, Francia, Spagna e Stati Uniti perché a volte non resisto all'urgenza di avere tra le mani una novità e non voglio aspettare l’occasione di andare in libreria e perché i libri nelle altre lingue che leggo – inglese, francese e spagnolo – arrivano nel giro di pochi giorni o settimane e mi sembra inutile passare da una libreria fisica visto che a Milano, chiusa la Feltrinelli di piazza Cavour e fatto salvo per la Hoepli, proprio non saprei dove andare a procurarmeli i libri stranieri. Grande soddisfazione mi dà comprare libri su Maremagnum che è una libreria virtuale che aggrega centinaia di librerie non solo italiane. Ho comprato decine di libri anche da loro perché il gusto di un libro di seconda mano non somiglia a null'altro al mondo. A volte, quando sono molto fortunata, ci sono foglietti e annotazioni, dediche e riflessioni dei proprietari precedenti e questo rende per me quel libro ancora più prezioso. Il momento che amo più di tutti è quando mi arrivano i pacchetti e ogni volta è come se fosse la mattina di Natale quando avevo sei anni. Ho letto 13 ebook negli ultimi sei mesi, ho amato le storie che ho letto - tra gli altri 2 romanzi di Ian McEwan (perché io a un certo punto della mia vita abbia smesso di leggere McEwan è una domanda che ancora non ha risposte perché è uno scrittore che adoro e Sabato e Espiazione sono due capolavori assoluti) e uno di Clara Sanchez - ma da quando li ho letti penso che dovrei averli anche di carta. Mi sono mancati la sensazione tattile della carta, il peso nella mano, la copertina, poterli sottolineare e segnare e scrivere sui margini come faccio sempre quando leggo un libro che mi piace e scelgo citazioni per il mio blog. Mi è mancato il non poterli annusare e sfogliare e poi decidere se è un libro che vorrei rileggere, se non rileggerò mai ma voglio comunque tenere o se è un libro che potrei decidere di vendere al Libraccio o regalare alla biblioteca vicino a casa. Mi sono mancate le copertine, quelle bianche di Einaudi, quelle colorate di Adelphi, quelle eleganti dei libri di poesia di Crocetti e Atì. Gli ebook non hanno copertine e così quando i pochi lettori che incrocio in metrò ogni mattina leggono Kindle o Kobo, il non sapere cosa stanno leggendo un po’ mi scoccia. Giusto ieri c’erano due uomini coi capelli grigi che leggevano libri di carta: il primo, molto più alto di me, leggeva Anna Karenina di Tolstoj e non leggeva nella mente, ma compitava con le labbra e sussurrava parola dopo parola. L’altro, più basso di me, stava leggendo i racconti di Gianrico Carofiglio Non esiste saggezza e si è un po’ seccato perché ho continuato a girargli intorno finché non sono riuscita a vedere la copertina del libro. Sono contenta quando incontro gente che legge in metropolitana anziché sfogliare compulsivamente facebook o fare qualche giochino. Qualche settimana fa ho addirittura incrociato una signora che leggeva Proust in francese e un ragazzo che leggeva il Don Chisciotte. Anche io, come quasi tutti i lettori forti, quando scopro uno scrittore che mi piace divento un temibile lettore seriale. Devo leggere tutto quello che è stato pubblicato e se ci sono in circolazione biografie, autobiografie, epistolari, carteggi, saggi critici devo leggere pure questi e sono in preda alla frenesia più assoluta fino a che non ho finito. Mi era accaduto con Simone de Beauvoir e Grazia Livi, con Colette, con Sylvia Plath, con Rimbaud e Baudelaire, Proust e Marie Cardinal, con Alberto Moravia e Eugenio Montale, con Katherine MansfieldVirginia Woolf e Marina Cvetaeva, tra gli altri, quando ero ragazza e via via negli anni  con Irène Némirovsky, Gianrico Carofiglio, Alicia Gimenez Bartlett, Agota Kristof e Paul Auster (e qui chiudo la lista perchè forse mi converrebbe allegare la Garzantina della Letteratura).
Leggere è una delle cose che più amo al mondo, i libri sono tra i miei oggetti preferiti. E credo che il segreto di ogni lettore forte stia nella felicità fatta di carta e parole che un libro è. È una felicità fatta dalla consapevolezza di appartenere a una vasta comunità di lettori e scrittori che conversano e crescono, maturano, amano, imparano, pensano e si divertono attraverso il tempo e lo spazio. Se il tempo è la quarta dimensione i libri sono la quinta, ogni libro è un mondo da scoprire e condividere. Ogni libro scritto è un dono al mondo, ogni libro letto è la felicità della condivisione. I primi due libri da “grandi” di cui sono diventata proprietaria sono stati il libro de poemas


di Federico Garcia Lorca e un vocabolario Zingarelli. 




Le poesie le leggevo senza capire le metafore, avevo sette anni, e il vocabolario lo leggevo in ordine alfabetico. Mi piace pensare che questi due libri abbiano fatto scoccare la scintilla che mi ha spinto non solo a diventare un lettore forte ma anche a scrivere e non solo poesie – ho pubblicato tre libri sinora -  ma anche romanzi, di cui uno solo edito per il momento, e scrivere i profili delle scrittrici che amo per l’Enciclopedia delledonne e recensioni per varie riviste, blog e siti. 







Ha ragione Umberto Eco quando scrive che leggere è un’immortalità all'indietro e George R. R. Martin quando dice che leggere è vivere mille vite. Non so se riuscirò a leggere tutti i libri che ho comprato e che mi hanno regalato prima di morire. Ma non ci penso, sono troppo impegnata a leggere.

E. P.

mercoledì 16 marzo 2016

anche le ombre hanno questo fuoco

Colui che è solo è anche nel mistero
e sempre sta nel fiume delle immagini,
del loro generarsi, germinarsi,
anche le ombre hanno questo fuoco.

Gravido di ogni strato è nel pensiero
di ogni strato ricolmo e non disperso,
in suo potere ha l’annientamento
di ogni umano che si nutre e si accoppia.

Impassibile egli vede la terra
un’altra farsi da quella che fu sua,
non più “muori” e non più “divieni”:
la perfezione, immobile, lo guarda.


Gottfried Benn
Poesie statiche
traduzione di Giuliano Baioni 
Einaudi 1972


(grazie a Doriano Fasoli che l'ha postata su FB)

martedì 15 marzo 2016

il vento, nella mia piccola notte ha un appuntamento con le foglie

Il vento ci porterà via


Che pena il vento, nella mia piccola notte
ha un appuntamento con le foglie.
Nella mia piccola notte
c’è l’ansia di un crollo imminente.
Ascolta,
senti l’alito del buio?
Con stupore io guardo questa buona sorte
io, ormai assuefatta alla disperazione.
Ascolta,
senti l’alito del buio?
Qualcosa attraversa ora la notte
rossa e inquieta è la luna.
E da questo tetto che teme di continuo
il crollo al suolo
si affollano le nuvole
come nere file di lutto
quasi in attesa del momento di pioggia.
Un momento,
e nient’altro dopo.
Sussulta la notte dietro la finestra,
e la terra
esita nel suo incedere.
Dietro questa finestra qualcosa
senza nome ci guarda,
in ansia, per me
e per te
Tu, corpo in fiore,
riponi le tue mani come ricordo ardente
fra le mie dita innamorate
e le tue labbra come senso caldo dal petto
abbandonale alle carezze delle mie labbra innamorate.
Il vento ci porterà via, sì,
il vento ci porterà via.



Forugh Farrokhzad
da Un’altra nascita
in La strage dei fiori
Poesie persiane
traduzione di Domenico Ingenito
Orientexpress 2008

lunedì 14 marzo 2016

io e te siamo legati alla fiamma all’acqua allo specchio e non temiamo nulla


La Conquista del Giardino

Quel corvo che volò
sopra le nostre teste
e discese sul pensiero confuso di nuvole vagabonde,
e la sua voce è una lancia che attraversa
la distesa dell’orizzonte,
porterà con sé in città il nostro annuncio.

Tutti lo sanno,
tutti, lo sanno

Che io e te abbiamo visto il giardino,
da quella fessura fredda e triste,
e da quel ramo danzante, lontano,
abbiamo colto una mela.

Tutti temono,
tutti hanno paura, ma io e te
siamo legati alla fiamma all’acqua allo specchio
e non temiamo nulla.

Non parlo del debole legame fra due nomi
e di un abbraccio nelle pagine ingiallite di un quaderno.
Parlo dei miei capelli baciati dalla fortuna
con i papaveri bruciati del tuo bacio.

E dell’intimità dei nostri corpi, serrata,
e della nostra nudità che luccica
come scaglie di pesci nell’acqua
parlo della vita d’argento di una voce
che all’alba mormora uno zampillo minuto
noi in quel bosco che scorre
abbiamo chiesto una notte ai conigli selvatici
e nel mare gelido e in tormenta
abbiamo chiesto alle conchiglie piene di perle
e nella montagna estranea e vittoriosa
abbiamo chiesto alle giovani aquile

Cosa bisogna fare?

Tutti lo sanno
Tutti lo sanno
abbiamo trovato il sentiero nel sogno freddo
e silenzioso delle antiche fenici.
Abbiamo trovato la verità nel giardino,
nel timido sguardo di un fiore senza nome.
E l’eterno nell’attimo sconfinato
in cui due soli si fissano incantati.

Non parlo di un brusio atterrito nel buio
parlo del giorno e delle finestre aperte
e dell’aria fresca
e delle cose inutili da ardere nel fuoco
e della terra feconda di una nuova semina,
della nascita, dell’eterno, dell’orgoglio.
Parlo delle nostre mani innamorate
che sopra le notti hanno costruito un ponte
con il messaggio di luce del profumo e della brezza.

Vieni sul prato
Vieni sul prato
sul vasto prato
e chiamami
alle spalle del fiato del fiore di seta
come una gazzella chiama la sua metà.
Le tende si gonfiano di rancore celato
e i piccioni innocenti,
dall'alto delle loro torri bianche,
guardano la terra.

Forugh Farrokhzad
da Un’altra nascita
in La strage dei fiori
Poesie persiane
traduzione di Domenico Ingenito
Orientexpress 2008

domenica 13 marzo 2016

questi margini della poesia, come una foglia abbandonata dal cielo

III

Se anche avessimo il potere di sollevare
oltre le case e le strade azzurre
questo carico di ombre, di dubbi
che ci consuma come pietra sulla soglia,
e una nuvola potesse portar via d'un tratto
a disperderne il sale sulle acque del mare,
acconsentiremmo noi a gettarvi soltanto
questi margini della poesia, a rimanere
quaggiù, nell'erba viva
come una foglia abbandonata dal cielo?

Guy Goffette
Elogio per una cucina di provincia
traduzione di Chiara de Luca

III

Eloge per une cuisine de province

Si même nous avions pouvoir d’élever
au-dessous des maisons, des routes bleues,
cette charge d’ombres, des doutes
qui nous use comme pierre des seuils
et qu’une nuage puisse tout emporter d’un coup
en disperser le sel sur les eaux de la mer,
consentirions-nous seulement à y jeter
ces marges du poème, à demeurer
ici-bas, dans l’herbe vive
comme une feuille que le ciel a quittée?