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venerdì 23 settembre 2016

la scrittura immersa in una luce solare

A me e a Pavese, Calvino portava da leggere i suoi racconti.
Erano scritti a mano, in una calligrafìa minuta, arrotondata e fitta di cancellature. Ci sembravano molto belli. Vi si scorgevano paesaggi festosi, immersi in una luce solare; a volte le vicende erano vicende di guerra, di morte e di sangue, ma nulla sembrava offuscare l’alta luce del giorno; e non
un’ombra scendeva mai su quei boschi verdi, frondosi, popolati di ragazzi, di animali e di uccelli. Il suo stile era, fin dall'inizio, lineare e limpido; divenne più tardi, nel corso degli anni, un puro cristallo. In quello stile fresco e trasparente, la realtà appariva screziata, variegata, e colorata di mille colori; e sembrava un miracolo quella festosità, quella luce solare, in un’epoca in cui lo scrivere era abitualmente severo, accigliato e parsimonioso e nel mondo che tentavamo di raccontare non regnava che nebbia, pioggia e cenere.

Natalia Ginzburg ricorda Italo Calvino
L'Indice dei Libri del Mese
settembre - ottobre 1985

giovedì 16 aprile 2015

Lo stile è quel particolare equilibrio interno di ogni pagina

Scrivere significa anche attenersi alla fedeltà più profonda: quella che attiene allo stile, ossia al particolare equilibrio interno di ogni pagina.

Grazia Livi
Le lettere del mio nome
La Tartaruga 1991

mercoledì 19 novembre 2014

Lo stile è ordine e movimento

Lo stile non è che l'ordine e il movimento che mettiamo nei nostri pensieri.
Se li si incatena strettamente, se li si serra, lo stile diventa fermo, nervoso e conciso; se li si lascia succedersi lentamente e unirsi solo grazie alle parole, per quanto siano eleganti, lo stile sarà vago, debole e strascicato.

Georges-Louis Leclerc, comte de Buffon
Discorso sullo stile
pronunciato all'Académie Française il giorno del suo insediamento il 25 agosto 1753
(la traduzione è mia)

Le style n'est que l'ordre et le mouvement qu'on met dans ses pensées. Si on les enchaîne étroitement, si on les serre, le style devient ferme, nerveux et concis; si on les laisse se succéder lentement et ne se joindre qu'à la faveur des mots, quelque élégants qu'ils soient, le style sera diffus, lâche et traînant.

Discours sur le style
prononcé à l'Académie  Française le jour da sa récéption le 25 août 1753

mercoledì 18 giugno 2014

Il luogo comune linguaggio della fine

"Il luogo comune, sciagura a noi, è il linguaggio, ormai, è il parlato italiano della fine.
(...)
Cominciamo dal più logoro, dal più scopino di latrina infetta, dal rifugio di tutti i predicanti: rimboccarsi le maniche!
Posso dire che, nella mia lunghissima carriera scribacchina, non l’ho mai usato: lo scrivo adesso soltanto per svergognarlo, additarlo al disprezzo, schernirlo.


È il re dei luoghi comuni, un non invidiabile trono. È il transito obbligatorio di tutte le scempiaggini politiche. Signore Iddio, sappiamo quanto sei tirchio nell’elargire salvezze, ma dà orecchio a questo granellino di senape di supplica: liberaci dalle maniche rimboccate, dai loro rimboccatori, dall’ideologia rimbocchista, dal rimbocchimento generale dell’italiano medio e universitario.
(...)
Ritagliatevi questa superba colonna e tenete le maniche al loro posto, lontano dalle tentazioni del Maligno.
Ve ne servo altre, tutti ad altissima diffusione mediatica, scolastica, famigliare, buoni per tutte le occasioni, sempreverdi per tutte le interviste, disseminati in tutti i convegni culturali.
Il contesto globale. In quest’ottica. Si assumano le loro responsabilità. A trecentosessanta gradi. Va focalizzato. La piccola e media impresa. È nel nostro Dna. È calato nei sondaggi. Al minimo storico. Su base annua. Fuori dal tunnel. La locomotiva tira. Giovani e meno giovani. Lo Stato è presente. Si sono chiamati fuori. Un vera chicca. Si sta ancora scavando in cerca di altre vittime. Le sinergie presenti sul territorio. Nel mirino degli inquirenti. La fuga dei cervelli. Vai su WU-WU-WU. Siamo un polo di eccellenza. Subito le riforme. Le soglie di povertà. Spalmati sul territorio. Una gigantesca caccia all’uomo. Le fasce a rischio. La dieta mediterranea. Di tutto e di più. Tutto e il contrario di tutto. Le criticità. Gli uomini-radar. L’emergenza rifiuti. Ci vuole un nuovo soggetto politico. (...)
Dare un segnale forte.Si commenta da sé. Non ho la palla di cristallo. Ci sono luci e ombre. Approcciarsi alle problematiche. Le quote rosa. Bere molta acqua. Gli intrecci mafia-politica. La malasanità. Errore umano. Molta frutta e verdura. A tasso zero. Accetto per il bene del Paese. È un Far West. È un film dell’orrore. L’ospizio-lager. Da lasciare ai giovani. Non arrivano alla fine del mese. Più tecnologia. La stanza dei bottoni. La costituzione più bella del mondo. (...)
Assolutamente sì."
frammenti del corsivo di oggi su Repubblica di un impagabile Guido Ceronetti che racconta la stanchezza della lingua italiana

Lo stile è una qualità della visione, la rivelazione di un universo particolare

Lo stile non è affatto un abbellimento come credono certe persone, non è neppure una questione di tecnica, è – come il colore per i pittori – una qualità della visione, la rivelazione dell’universo particolare che ciascuno di noi vede, e che gli altri non vedono.

Marcel Proust
tratto da “Swann spiegato da Proust”
Scritti mondani e letterari
Einaudi 1984

venerdì 6 dicembre 2013

Scrivere è essere presi dal combattimento con i propri demoni

Un’altra cosa che accomuna me e Vargas Llosa è la riflessione sul rapporto tra scrittura che inventa (la fiction che finge, potremmo anche dire che “mente”) e l’impegno per la verità, ineludibile nel nostro confronto col mondo e con la necessità di mutarlo. Nella raccolta di saggi che ho citato (Sables y utopías), Vargas Llosa denuncia la caduta dell’impegno nella letteratura contemporanea, dato che nell’epoca attuale parrebbe che molti autori abbiano rinunciato a quello che una volta si chiamava l’engagement. Egli dice inoltre che in America Latina uno scrittore non è soltanto scrittore ma, inevitabilmente, qualcosa d’altro. E aggiunge che talvolta si è lacerati tra i propri demoni e i propri doveri verso la causa pubblica e che, in tal caso, bisogna essere fedeli in primo luogo ai propri demoni. È questo, ritengo, un problema fondamentale per la letteratura, spesso una vera contraddizione. C’è l’intellettuale che si vota essenzialmente ed esplicitamente alla causa pubblica e c’è lo scrittore che è essenzialmente preso dal combattimento con i propri demoni. Cosa succede quando uno scrittore è entrambe le cose, come certamente è lui e come sono anch’io? Quando cioè si sente che queste due facce sono le facce di una stessa medaglia, una cosa sola e contemporaneamente due cose diverse, e soprattutto quando ci si rende conto che dall’una nasce una scrittura molto diversa da quella che nasce dall’altra?
Leggere La casa verde o Conversazione nella “Catedral” o tanti altri libri di Vargas Llosa è un’esperienza simile ma anche molto diversa dal leggere Sables y utopías. Lo stile, la lingua sono radicalmente diversi, perché in un caso si tratta di un linguaggio che vuole esplicitamente definire, giudicare, difendere o combattere, mentre nell’altro si tratta di un linguaggio che vuole essenzialmente narrare, far vivere le contraddizioni piuttosto che risolverle o giudicarle. In un caso non si può, nell’altro si può e talora si deve deformare la realtà per capirne il senso e la verità più profonda.
Non credo, soprattutto per quel che riguarda lo stile, che si tratti di una scelta deliberata, perché uno scrittore non sceglie bensì fa quello che può ossia quello che deve; è la vicenda, l’oggetto che gli dettano per così dire lo stile, l’incalzare paratattico delle chiare e nette definizioni oppure la struttura ipotattica che cerca di afferrare contemporaneamente la complessità contraddittoria delle cose.

Claudio Magris e Mario Vargas Llosa
La letteratura è la mia vendetta
Mondadori 2012


sabato 13 aprile 2013

Lo stile è la ricerca dell'uno attraverso il molteplice

Quando frugo fra gli scaffali di una libreria per acquistare un romanzo, leggo tre paragrafi scelti a caso, distanti fra loro. 
Ci deve essere qualcosa, in quelle tre frasi compiute ma non contigue, che mi dice, e con forza, che appartengono allo stesso libro. 
Quel qualcosa è lo stile, ciò che unifica. 
Lo stile è la ricerca dell'uno attraverso il molteplice.

Andrea Molesini
da un articolo sul Sole 24Ore dell'11 settembre 2011

martedì 27 novembre 2012

Scrivere il diario

Nonostante qualche trepidazione, credo che continuerò questo diario, per il momento. A volte penso di aver lavorato fino ad arrivare allo strato stilistico più adatto - adatto a quest'ora confortevole e luminosa dopo il tè; ma lo stile che ho ora è meno flessibile. Non importa: immagino che una vecchia Virginia, inforcando gli occhiali per leggere qualcosa del marzo 1920, mi incoraggerebbe risolutamente a continuare. Saluti, mio caro fantasma; e bada bene che non penso che 50 anni siano poi tanti. Si possono ancora scrivere parecchi bei libri; ed ecco qui il materiale per fabbricarne uno ben fatto.
Martedì 9 marzo 1920

Virginia Woolf
Consigli a un aspirante scrittore
traduzione di Bianca Tarozzi e Giordano Vintaloro
a cura di Roberto Bertinetti
BUR 2012 

mercoledì 7 novembre 2012

Stile: tutto quello che non è tecnica

Scava la tua sensazione. Guarda cosa c'è dentro. Non analizzarla con parole. Traducila in immagini sorelle, in suoni equivalenti. Più è netta, più si afferma il tuo stile. 
(Stile: tutto quello che non è tecnica).
Fai apparire quello che senza di te forse non sarebbe mai stato visto.

Robert Bresson
Note sul cinematografo
traduzione di Ginevra Bompiani
Marsilio 1986

mercoledì 10 ottobre 2012

Lo stile è una risposta a tutto


Lo stile è una risposta a tutto.
Un nuovo modo di affrontare un giorno noioso o pericoloso
fare una cosa noiosa con stile è meglio che fare una cosa pericolosa senza stile.
Fare una cosa pericolosa con stile è ciò che io chiamo arte.

Charles Bukovski

martedì 9 ottobre 2012

Quando lo stile è bello

Lo stile, come per il corpo umano, è specialmente bello quando le vene non sporgono troppo e le ossa non possono venir contate.

Tacito
Dialogo sull'oratoria
BUR 1993

lunedì 8 ottobre 2012

Stile e linguaggio

Dietro uno stile si nasconde una personalità. dietro un linguaggio, una cultura. Dietro alla musicalità di una pagina si rivela la sensibilità di una persona che si esprime grazie allo stile e al linguaggio. Se non c'è visione, personalità e cultura (anche trasgressiva) non esiste né stile né linguaggio.

Roberta Mazzoni
Scrivere
BUR 2003


martedì 18 settembre 2012

Lo stile è l'unica verità

Lo stile è l'unica verità; e se anche l'artista è di solito un gran bugiardo, la sua arte, quando è autentica, vi dirà sempre la verità, la verità del momento, la sola che conti.

David H. Lawrence
Classici americani
Adephi 2009

sabato 25 agosto 2012

Lasciarsi trascinare dal vento

Voglio essere trasportato dal vento.
Certo è difficile lasciarsi andare così, naturalmente, bisogna avere un proprio stile, un centro di gravità, la propria linea interpretativa.
Ma se vuoi essere trascinato dal vento, devi essere capace di gettare tutto questo dietro le spalle. Questo è il vero inizio.

Keith Jarret

lunedì 21 maggio 2012

Ricetta per un capolavoro: la bilancia di Flaubert


La bellezza e la verità sono il segreto e il cuore della creazione. La verità è bella, e la bellezza è vera. Un capolavoro è fatto di bellezza e di verità, in ogni parola, ogni frase, ogni paragrafo, ogni capitolo. Ma cos’è la verità? La verità è che nulla può essere diverso da come è. La verità è che ogni parola scaturisce necessariamente dalla precedente, che non si può togliere né aggiungere niente senza perdere qualcosa. La bellezza è che una linea non può essere spostata di un millimetro né da una parte né dall’altra, in un disegno, senza che l’unità ne soffra. La verità è che quella stessa linea non può essere spostata perché il risultato sarebbe arbitrario. L’arte di cattiva qualità invece è piena di linee che potrebbero tranquillamente essere tracciate da qualche altra parte.
È disperatamente semplice e disperatamente difficile. L’obiettivo è creare un’opera che sia allo stesso tempo bella e vera in ogni suo dettaglio. Non si può forse dire che se qualcosa non può essere diverso da com’è, possiede il più alto grado di realtà?
Lo stile è tutto, ho detto e sostenuto in altre occasioni. In un certo senso è vero, ma non come lo si intende generalmente. Lo stile è forma e contenuto allo stesso tempo, entrambi altrettanto necessari. Il lettore deve esitare costantemente tra la tentazione di ascoltare la musica delle parole e quella di dimenticarla per capire il contenuto. Un libro il cui stile non si impone e non induce il lettore alla tentazione della musica, non è letteratura. E nemmeno un libro che sia solo stile, sempre che sia possibile.
Ogni parola è sia suono che contenuto. Nessuno dei due è più importante dell’altro, nessuno deve prendere il sopravvento. Scrivere un capolavoro è scegliere ogni parola sia per la forma che per il contenuto. Ogni parola scelta solo per l’uno o per l’altro è un’imperfezione. Non solo un difetto estetico, perché questo equivarrebbe ad ammettere che la bellezza possa vivere di vita propria. E’ possibile che la bellezza pura esista nel mondo della musica, o almeno così si dice. Ma non esistono parole, a parte il vero e proprio nonsense, che siano solo belle. O solo vere. Ogni parola è l’uno e l’altro.
È possibile scrivere un’opera in cui ogni parola sia scelta tanto per la sua bellezza quanto per la sua verità, tanto per la forma – ovvero il suono – quanto per il contenuto? Non lo so. Ho lavorato a Madame Bovary per cinque anni, soppesando ogni parola, ogni frase, ogni capitolo sui due miei piatti della bilancia. Ci sono stati giorni in cui non una sola parola ha superato l’esame. Non una!
Ho detto e sostenuto che non esistono più verità. Mi riferivo a quelle verità che sono solo contenuto: idee, opinioni, credenze e convinzioni. Non appena vengono espresse a parole esiste invece una verità, e cioè che niente può essere detto senza una forma. Nemmeno la matematica è pura forma, come si sostiene, perché perfino gli assiomi matematici devono essere espressi a parole. Non abbiamo altro su cui basarci.
La ricetta per un capolavoro è dunque questa: scegliere ogni parola in modo che sia bella e vera allo stesso tempo.
È così semplice, e così disperatamente difficile.
Perché la bilancia su cui vanno pesate le parole è sprovvista di scala.


Flaubert apocrifo, tratto da uno dei miei libri preferiti

Björn Larsson
Otto personaggi in cerca (con autore)
Iperborea 2009
traduzione di Katia De Marco