Visualizzazione post con etichetta Don DeLillo. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Don DeLillo. Mostra tutti i post

venerdì 5 febbraio 2016

Don DeLillo: ecco come procedo quando scrivo

Qualunque caratteristica abbia il linguaggio che uso scrivendo, è semplicemente lì, si travasa da me alla pagina.
(...)
Io sento le voci, guardo le facce, e questo è sempre il punto di partenza, e aspetto di vedere cosa ne scaturirà.
(...)
Alla fine, un romanzo comincia a rivelarmi i suoi temi, ma può anche darsi che ci lavori per un anno e mezzo, prima di avere anche solo un'idea dell'argomento, di che cosa passerà sopra le teste dei personaggi, per così dire... Ecco come procedo quando scrivo.

frammenti dell'intervista di Sybil Steinberg a Don DeLillo

L'arte dello scrivere
dall'esordio al best seller
traduzione di Pietro Ferrari
Marco Tropea Editore 1996

domenica 3 gennaio 2016

Il mondo accade in una giornata chiara e luminosa

Il tempo sembra passare. Il mondo accade, gli attimi si svolgono, e tu ti fermi a guardare un ragno attaccato alla ragnatela. C'è una luce nitida, un senso di cose delineate con precisione, strisce di lucentezza liquida sulla baia. In una giornata chiara e luminosa dopo un temporale, quando la più piccola delle foglie cadute è trafitta di consapevolezza, tu sai con maggiore sicurezza chi sei. 
Nel rumore del vento tra i pini, il mondo viene alla luce, in modo irreversibile, e il ragno resta attaccato alla ragnatela agitata dal vento.


Don DeLillo 

Body Art 
traduzione di Marisa Caramella
Einaudi 2001

Time seems to pass. The world happens, unrolling into moments, and you stop to glance at a spider pressed to its web. There is a quickness of light and a sense of things outlined precisely and streaks of running luster on the bay. You know more surely who you are on a strong bright day after a storm when the smallest falling leaf is stabbed with self-awareness. The wind makes a sound in the pines and the world comes into being, irreversibly, and the spider rides the wind-swayed web.

sabato 26 luglio 2014

Scrivere sulla carta è vivere in un mondo più personale

La parola «ipnosi» lui non la usa, ma Don DeLillo sembra pensare a qualcosa di simile mentre mi parla della sua diffidenza nei confronti della tecnologia e della sua capacità di cambiare in profondità l’individuo e le sue relazioni sociali: 
«Più ancora della rapidissima evoluzione» spiega il grande romanziere americano di origine molisana, «a lasciare senza fiato è la sua capacità di alterare i comportamenti umani, il nostro senso della necessità. Qualunque novità offerta dalla tecnologia, che sia o no significativa, diventa immediatamente la cosa di cui abbiamo disperatamente bisogno. Se la tecnologia ci consente di alterare la realtà con le sue novità e i suoi trucchi, noi siamo assolutamente determinati a battere queste nuove strade senza preoccuparci delle conseguenze, senza porci alcun quesito etico. La tecnica prevale su ogni scrupolo»
(...)
«Posso solo dirle che la tecnologia non ha impatto sul mio lavoro. Continuo a usare una macchina da scrivere meccanica: lavoro manuale, i caratteri impressi sulla carta. Significa molto per me», spiega il celebre artigiano delle parole, convinto che solo in questo modo può dare consistenza scultorea alle frasi: 
«Così ho la possibilità di studiare la pagina non solo per il significato delle parole e dei periodi, ma anche per il loro effetto visivo. Una parola su carta ha un effetto diverso rispetto allo schermo. Quello della carta è un mondo più personale, intimo rispetto all'universo digitale». 

incipit e frammento dell'intervista di Massimo Gaggi a Don DeLillo
Corriere della Sera lunedì 23 giugno 2014
.

lunedì 6 maggio 2013

Nel romanzo quel che più conta è il linguaggio

... nell'affrontare i temi di un romanzo ci si nasconde dietro il carattere dei personaggi; ma credo di poter dire che, in effetti, non intendevo usare le loro parole per esprimermi a fini ideologici. Certo, tutto il romanzo è profondamente calato nella storia degli ultimi quarantacinque anni e dunque nella politica; ma quel che più conta è il linguaggio. Uno scrittore dovrebbe percepire in anticipo quel che non si rende immediatamente visibile, e restituirlo creando frasi, componendo paragrafi, disegnando personaggi in una lingua che, prima di tutto, deve inseguire una sua bellezza ed essere capace di attrarre e coinvolgere il lettore.


Don DeLillo
Quanta nostalgia per i giorni della colpa
Frammenti dall’intervista - del marzo 1999 - a proposito del suo romanzo Underworld nel volume di Francesca Borrelli
Biografi del possibile
Bollati Boringhieri 2005

giovedì 14 marzo 2013

Il mondo che accade


Il tempo sembra passare. Il mondo accade, gli attimi si svolgono, e tu ti fermi a guardare un ragno attaccato alla ragnatela. C'è una luce nitida, un senso di cose delineate con precisione, strisce di lucentezza liquida sulla baia. In una giornata chiara e luminosa dopo un temporale, quando la più piccola delle foglie cadute è trafitta di consapevolezza, tu sai con maggiore sicurezza chi sei. Nel rumore del vento tra i pini, il mondo viene alla luce, in modo irreversibile, e il ragno resta attaccato alla regnatela agitata dal vento.
Quell'ultima mattina accadde che fossero insieme in cucina, e si sfiorassero di continuo per prendere oggetti dagli armadi e dai cassetti, e poi si fermassero al lavandino o al frigorifero l'uno in attesa dell'altra, ancora un po' vischiosi della materia dei sogni, e lei fece scorrere l'acqua del rubinetto sui mirtilli che teneva in mano e chiuse gli occhi per inalarne il profumo.

Don DeLillo
Body Art
traduzione di Marisa Caramella
Einaudi 2001

lunedì 14 gennaio 2013

Scrivere un romanzo è non sapere come andrà a finire

Mi dica allora: quali sono i libri che l'hanno più appassionata quest'anno? 
«Ho letto molti classici: ho ripreso in mano i libri di Beckett, e sono rimasto colpitissimo, anche più di quanto potessi aspettarmi. Ho passato mesi a leggere i quattro volumi dell'opera completa. Poi mi sono concentrato su un altro grande scrittore irlandese: James Joyce, in particolare Gente di Dublino. Ritengo che "I morti", da cui John Huston ha tratto un bellissimo film, sia un capolavoro, e forse Joyce è lo scrittore che ha avuto il ruolo più importante nella mia formazione letteraria. Infine ho letto qualcosa che non è propriamente letterario, ma a me ha lasciato un segno profondo: i testi scritti da e su De Kooning, usciti in occasione della grande retrospettiva al MoMA. Mi affascina moltissimo il modo di raccontare di De Kooning...». 

(...)

Che differenza c' è tra scrivere un romanzo e un racconto? 
«Quando scrivo un romanzo, per molto tempo non so come andrà a finire. La brevità invece porta ad avere un'idea compiuta della storia». 
I racconti generalmente vendono meno dei romanzi: come mai? 
«Perché i lettori, me compreso, amano seguire le vicende dei personaggi che si sviluppano lentamente davanti ai loro occhi. Desideriamo qualcosa, ma soprattutto qualcuno, che sia accanto a noi per molto tempo». 
I temi e i luoghi sono comunque quelli ricorrenti nella sua opera: il cinema, l'arte moderna, lo sport, i terminal degli aeroporti... 
«Si tratta delle mie passioni. I terminal mi affascinano per la loro impersonalità, sono luoghi che dimentichiamo nel momento in cui partiamo: mi colpisce questo senso di asettica fallacia»

frammento dell'intervista di Antonio Monda a Don DeLillo
la Repubblica 22 dicembre 2011

martedì 8 gennaio 2013

Scrivere è vedere in tre dimensioni

Ritiene che il cinema abbia influenzato la sua scrittura? 

«Quando scrivo cerco di vedere in tre dimensioni, e tento di non avere mai uno stile da saggista, dove l' ambientazione è astratta e generalizzata. Mi piace pensare ai colori, alle forme, alle facce, agli oggetti. Anche se descrivo un uomo solo in una stanza penso ad esempio al colore del muro. E credo che questo approccio debba molto al cinema».

frammento dell'intervista di Antonio Monda a Don DeLillo
la Repubblica 17 maggio 2012