giovedì 27 febbraio 2025
Mattina di febbraio
martedì 31 dicembre 2024
forse son queste cose la poesia
IL SUD
lunedì 20 maggio 2024
Il coro delle nuvole impazzite
Ho appena saputo che è mancato Renzo Favaron, un vecchio amico e poeta straordinario. Ci siamo frequentati parecchio in tempo remoto, ricordo i suoi racconti sulla Croazia, la mostra di Corot che avevamo visitato insieme a Maddalena Cavalleri a Verona nel dicembre 2009, è stato un amico, tanto che gli ho dedicato due poesie che copio qui per ricordarlo, insieme a quei giorni di sabato straordinari di un'estate di tanti anni fa.
Il coro delle nuvole impazzite
a Renzo Favaron
L’ora del tempo e la dolce stagione
non chiediamo altro al coro delle
nuvole impazzite e cortigiane
di questo vento che nega
la primavera ai fiori prima
ancora che a noi smemorati
e pieni di ogni luce negli
occhi caparbi nell’attesa
intenti nell’intagliare a
questo giorno una figura
memorabile nella teoria
degli anni, miserabili
frammenti delle stelle
che mai saremo, ma potremo
ricordare quel grande
albero in Croazia anche
se mai lo avremo veduto
e solo uno tra noi
lo ha cantato.
dalla raccolta Scrivere il vento.
Atì editore 2016
Variazioni su nuvole, luce e ombra
a Renzo F.
Un presagio per il giorno che
verrà è un’invenzione di nuvole
in quel cielo che mai vedremo,
in un luogo privo di memoria,
ai nostri sguardi solo quel cielo
è rimasto della città antica,
il cielo che le mani capricciose
del tempo e della ragione
appendono sulla mia giornata.
Guardo ancora e le nuvole
di Corot si dissolvono con
l’eleganza di un segreto custodito
nel cuore della luce che veloce
si alza a oriente. È un mattino
nuovo, memoria della notte, fiato
lungo nei passi, sempre più
piano avvolti nella brina,
inondati di luce sino alla fine
della stessa strada.
dalla raccolta Figure del silenzio. Atì editore 2010
mercoledì 8 novembre 2023
La pace delle cose selvagge
La pace delle cose selvagge
Quando mi sale la disperazione del mondo
e mi sveglio di notte al minimo rumore
per paura di come sarà la vita mia e dei miei figli,
vado a sdraiarmi dove il germano silvestre
si posa splendido sull’acqua e il grande airone mangia.
Entro nella pace delle cose selvatiche
che non si affliggono la vita con presagi
di dolore. Entro al cospetto dell'acqua calma.
E sento sopra di me le stelle cieche di giorno
in attesa con la loro luce Per un po'
riposo nella grazia del mondo e sono libero.
Wendell Berry
Perché l'amore tocchi terra
traduzione e cura di Riccardo Duranti
fotografie di Alessandro Ciaffoni
Lindau 2022
The Peace of Wild Things
When despair for the world grows in me
and I wake in the night at the least sound
in fear of what my life and my children’s lives may be,
I go and lie down where the wood drake
rests in his beauty on the water, and the great heron feeds.
I come into the peace of wild things
who do not tax their lives with forethought
of grief. I come into the presence of still water.
And I feel above me the day-blind stars
waiting with their light. For a time
I rest in the grace of the world, and am free.
martedì 18 aprile 2023
La mente è più estesa del cielo
La mente è più estesa del cielo
perché
mettili fianco a fianco
l’una
l’altro conterrà
con facilità
e tu accanto
La mente è
più profonda del mare
perché
tienili azzurro contro azzurro
l’una
l’altro assorbirà
come le spugne
i secchi assorbono
La mente ha
giusto il peso di Dio
perché
soppesali libbra per libbra
ed essi
differiranno se differiranno
come la
sillaba dal suono
The Brain is
wider than the Sky
For put them side by side
The one the other will contain
With ease and You beside
The Brain is deeper than the sea
For hold them Blue to Blue
The one the other will absorb
As Sponges Buckets do
The Brain is just the weight of God
For Heft them Pound for Pound
And they will differ if they do
As Syllable from Sound
Emily Dickinson
Poesie
Mondadori
mercoledì 15 febbraio 2023
Come se la vita ti dicesse: eccomi qua, provaci ancora
Quelle mattine
d’inverno
alle prime ore.
Le strade ancora bagnate,
l’aria fresca,
pulita,
l’odore di croissant nelle caffetterie,
la follia,
gli uccelli…
Come se la vita ti dicesse:
eccomi qua,
provaci ancora.
Karmelo C. Iribarren
Trad. Milton Fernández
giovedì 23 giugno 2022
Cronache dagli anni senza Carnevale/837. Impressioni di Perugia e dintorni
Impressioni
di Perugia la prima volta che la visito: Medioevo, allegria, curiosità,
bellezza, a misura umana. Il mattino facciamo una lunga passeggiata per le vie
del centro, fermandoci a guardare le facciate dei palazzi, i cortili, le facce
dei perugini, a respirare i profumi che escono dai forni e dalle pasticcerie.
Dopo un pranzo rapido in una piazza attraversata da pochi turisti, torniamo a
casa di Raffaella, l’editrice di Kaba Edizioni che mi ha invitato a presentare
il nuovo libro di Anna Maria Farabbi La
via del poco, in coedizione tra piédimosca edizioni e Al3vie, una raccolta
di otto plaquette uscite negli anni che trovano insieme una nuova vita e
contribuiscono a dare il senso all’opera raffinata della poetessa. Nel
pomeriggio scendo in giardino, mi ronzano intorno api e farfalle, il profumo
delle piante che mi circondano è intenso è persistente, mi riempio gli occhi di
verde e provo una gioia creaturale perfetta. Il gatto – o gatta ? – che si è
presentato alla porta ieri sera miagolando a voce altissima sino a quando non
abbiamo condiviso il prosciutto crudo che stavamo mangiando insieme a un melone
dolcissimo, non appena mi siedo per rileggere gli appunti e prepararmi alla
presentazione che ci sarà nel tardo pomeriggio da POPOUP libri-spunti-spuntini,
arriva e inizia a fare le fusa, si rotola nel prato, mi salta in braccio, mi dà
tenere testate sulla guancia e poi si sdraia accanto a me. Le ore che passano
sono perfette, una vita più vita, grazie alla natura nella quale sono immersa e
alla presenza dell’adorabile micio. Poi arriva l’ora di tornare in città, la
libreria è in uno slargo che mi ricorda un borgo ligure, c’è una fontana, le
case rosa, gialle e verdi, la gente inizia ad arrivare, ci accomodiamo, beviamo
acqua fresca, chiacchieriamo, poi inizia la presentazione, Anna Maria legge
alcuni testi su mio invito, ha una voce molto bella e una grande capacità
interpretativa. Del suo libro vorrei parlare in un post dedicato, così mi
limito a copiare una poesia.
È la
freccia scoccata dal dio delle origini
che
affonda precisa/mente
dentro
la terra vivente
della
mia fronte
Sono
milioni di uccelli
in
uno stormo a punta
che
vengono a riprodursi in me
nel
brevissimo periodo del disgelo
Prima di ripartire ci fermiamo a comprare al volo due pizze, così scopro che in Umbria la quattro stagioni la fanno col prosciutto crudo e mezzo uovo sodo. Farò felice il micio, ne sono certa. La mia pizza alla fine la mangio in macchina, non tutta, e quando arriviamo a casa ecco che subito il gatto arriva a chiedere la pappa. Mangia senza esitazione il prosciutto, ma di fronte all’uovo sodo, si ferma e mi guarda, come se mi stesso dicendo “Ma davvero devo mangiare questa roba gialla e bianca?”, alla fine mangerà solo il tuorlo. Quando ha finito se ne va e mi intristisco un po’, perché non so se e quando ci rivedremo. Ecco che finisce così questo giovedì 23 giugno del terzo anno senza Carnevale e del primo anno di guerra e questa Cronaca 837 afferma con decisione che l’uovo sulla quattro stagioni non ci va.
domenica 19 giugno 2022
Cronache dagli anni senza Carnevale/833. Un libro che si cancella mentre lo scrivi
È bello
non ricordare da un giorno con l’altro le cose fatte o pensate, è molto
riposante. Così non penso a niente di quel che è accaduto di piacevole nei
giorni scorsi e mi concentro sulla vita cittadina, con le sue incombenze e
richieste continue di fare e fare. Milano è fatta così, non ha requie e non è
facile staccarsi dai ritmi frenetici, anche se da quando hanno chiuso le scuole
tutto si muove al rallentatore e il quartiere si è svuotato. Anche oggi mi sono
immersa nella poesia di Brezmes e questa è la mia preferita:
Autobiografia
Vengo
da un luogo
che
mi insegue;
vado
verso un luogo
che
mi sfugge.
Tra
questi due luoghi io esisto:
questo
spazio tra parentesi,
questi
puntini di sospensione
nella
neve
delle
pagine di un libro
che
si cancella mentre lo scrivi.
Impronte
di qualcuno
che
dice che sono io.
Oggi
è domenica 19 giugno del terzo anno senza Carnevale e del primo anno di guerra
e questa Cronaca 833 mi insegue per le vie vuote della città.
sabato 18 giugno 2022
Cronache dagli anni senza Carnevale/832. Il mondo esiste, e non ha bisogno di me
Continua
la pigra deriva estiva e io leggo poesia, scrivo e fantastico sdraiata in
spiaggia. Il resto del tempo lo trascorro a nuotare, a chiacchierare con i
vicini di ombrellone e passeggiare in pineta L’estate è ormai arrivata, mi sono
così allontanata dalla vita cittadina e respirare salsedine e resina mi
ritempra e mi riempie di gioia. In questa vita beata continuo a leggere Alfonso
Brezmes Quando non ci sono e le sue
parole sono un balsamo.
Microcosmo
Sto
seduto qui.
Mormora
un fiume
che
non raggiunge lo sguardo.
Presto
farà notte
e
verranno gli animali
con
i loro occhi come ferite,
soffierà
il vento,
cadrà
qualche stella,
e il
mondo avrà compiuto
un
altro giro perfetto
su
se stesso.
Sto
seduto qui.
Tutto
è così semplice.
Il
mondo esiste,
e
non ha bisogno di me.
Oggi è sabato 18 giugno del terzo anno senza Carnevale e la città mai più silenziosa mi stava aspettando. Sono così contenta di essere qui com’ero contenta di essere al mare ancora stamattina e questa Cronaca 832, in realtà, sta ancora sguazzando tra le onde.
venerdì 17 giugno 2022
Cronache dagli anni senza Carnevale/831. Attraversare volando le frontiere incerte della poesia
Quando scopro un poeta per me nuovo e sconosciuto è
sempre una festa. Ho iniziato a leggere durante questa pigra vacanza marina
Alfonso Brezmes Quando non ci sono
tradotto da Mirta Amanda Barbonetti per Einaudi. Sento molto la sua poesia e
questo mi fa vibrare e mi mette allegria.
Ecco qualche piccolo assaggio della sue poesia che sto
centellinando.
Vite parallele
Tu sulla linea 3,
che leggi Plutarco;
io sulla linea 5,
che faccio l’amore con te,
mentre fingo
di scrivere questa poesia.
Finzioni
Dimmi che questo è solo un sogno
o tutt’al più un altro racconto di Borges,
che i sentieri che percorre l’amore
sono labirinti che si biforcano
e si perdono, si biforcano
e si perdono, e che il tuo ricordo
è solo un uccello che attraversa
volando
le frontiere incerte della poesia.
Un universo in più
tra i mille universi possibili.
Un’ultima
e dolce
e superba
metafora dell’oblio.
Perduti
To celebrate this night we
found each other,
let’s
get lost, oh, let’s get lost…
Chet Baker
Rimani qui,
dove tutto è possibile.
Non aver paura,
anche se tutto è buio.
La realtà è qui.
Perché ci sarà sempre qualcuno
che tornerà ad aprire questo libro
e arriverà a questa pagina,
e nel pronunciare i nostri nomi
ci ritroverà.
Oggi è venerdì 17 giugno del terzo anno senza Carnevale e
del primo anno di guerra e questa Cronaca 831 ascolta Chet Baker e canticchia a
mezza voce.
sabato 11 giugno 2022
Cronache dagli anni senza Carnevale/825. Una lingua millenaria che solo gli alberi conoscono
I viaggi lenti sono i miei preferiti, i viaggi in treno soprattutto, perché posso guardare il mutare del paesaggio, fantasticare, dormire, leggere e contare le stazioni che mancano all’arrivo. È stato un viaggio lento quello odierno in compagnia di Elisabetta e Roberta e la meta era una regione remota dell’Italia centrale a me sconosciuta, gli Abruzzi che al plurale mi piace di più. Siamo partite all’inizio del pomeriggio e arrivate in tarda serata. Poi abbiamo depositato i bagagli in albergo e raggiunto le amiche e gli amici per bere qualcosa. Il profumo del mare si mescolava con quello della pineta che separa il lungomare dalla strada principale che attraversa il paese. Gli invitati del Nord erano arrivati tutti, c’era un’allegria diffusa e quando i quasi sposi sono arrivati, abbiamo notato subito che lei sprizzava gioia come una ragazzina. Abbiamo tirato tardi ridendo e scherzando e poi siamo tornati in albergo. Dal balconcino della mia camera vedo le colline illuminate, l’aria è sempre profumata e il paesaggio mi ricorda quello calabrese della mia infanzia. Si sta bene sul balconcino, così prendo uno dei quattro libri che mi accompagnano in questo viaggio e leggo una poesia, quella sulla copertina della raccolta Quando non ci sono:
Vogliamo
imparare in due giorni
una
lingua millenaria
che
solo gli alberi conoscono:
lasciarsi
cullare dall’aria,
mentre
le foglie dicono me ne vado
e le
radici resto qui.
Una
giornata lunga e bella questo sabato 11 giugno del terzo anno senza Carnevale e
del primo anno di guerra e questa breve Cronaca 825 si accontenta di tutta la
bellezza che abbiamo condiviso.
giovedì 9 giugno 2022
Cronache dagli anni senza Carnevale/823. La parola semplice, della stessa materia della luce
Oggi
giornata di lavoro durissimo, intenso e divertente e poi a fine pomeriggio
incontro alla Libreria delle Donne per programmare gli incontri futuri. Ci sono
tanti libri interessanti, documentari e persone da incontrare e scoprire. Però oggi
è anche uscito un prezioso libro Verrà la
pace e avrà i tuoi occhi. Piccolo vademecum per la pace ricco di
riflessioni e poesie dedicate a questo tema imprescindibile per educarci a
vivere in un mondo senza conflitti. Che è un intento utopistico, lo so bene, ma
senza l’orizzonte dell’utopia, come scriveva Eduardo Galeano, è difficile
continuare a camminare. Nel libro c’è anche la mia poesia Trittico degli alberi e della pace che ho già postato nelle
Cronache, così scelgo la poesia di Lorenzo Gobbi:
La gioia è un turbine di quiete
Ho
imparato, Layla, quanto
è
giusto stendere la mano
al
disperdersi dei passeri
per
fame – senza foga di nutrire,
di
salvare. Impazzirei se non sognassi
un
dio che è pane.
Penso
che sia stata pronunciata
la
parola semplice, la sola
che
ci ascolti intimamente
senza
dire, della stessa materia
della
luce.
Purifica
il dolore... a me
non
sembra: direi che c’è un bisogno
indiscutibile
di gioia
com’è
forse nella vita oscura
dei
diamanti – gioia pura,
grazia
illimitata perché a volte
l’opera
si compia.
È
bene liberare, Layla,
assolvere
nel gesto e nella voce,
aspergere
col sangue se bisogna –
il
proprio, il solo. Se no, perché
parlare?
Quando
si spezza la canna incrinata
e il
lume che vacilla cede
tutto
alla durezza della notte,
senti
a poco a poco come
un
fremito nel buio e nella terra:
un
saluto che si colma, un abbraccio
caldo
che ridona vita appena può.
Con
un canto di speranza si chiude questo giovedì 9 giugno del terzo anno senza
Carnevale e del primo anno di guerra e questa Cronaca 823, semplice, pura,
luminosa.
mercoledì 8 giugno 2022
Cronache dagli anni senza Carnevale/822. Nel vago confine immaginario dello specchio vive la luce
Ho
scoperto da poco un pittore che non conoscevo, così sono andata a Palazzo Reale
a vedere Joaquin Sorolla. Pittore di luce
con i cari amici Grazia e Danilo. Sorolla è stato un pittore famosissimo in
vita, che è stata piuttosto breve, ha ottenuto riconoscimenti e venduto
moltissimi quadri, un destino d’artista opposto a quello di Van Gogh in
definitiva. La mostra non è molto grande ma vale la pena vederla perché davvero
i suoi quadri sprigionano luce.
Credo
lo si possa definire un pittore post-impressionista e, come mi faceva notare
Danilo, grande appassionato ed esperto d’arte, mentre lui continuava a
procedere in una tradizione, Picasso dipingeva Les damoiselles d’Avignon, ma a ciascuno il proprio destino e la
propria maestria. Dopo la mostra sono andata con il nipotine Marco a cena dall’amico
regista Luciano, gran bella serata anche questa. C’era anche la sua amica
Nicola Eugenia, e abbiamo ben mangiato e bevuto e parlato moltissimo di cinema,
politica, letteratura e vacanze. Luciano ha un carattere magnifico è curioso di
tutto e si muove nella vita con la stessa vitalità di un ragazzo. Chissà se
invecchiare bene è questione di geni, carattere o fortuna o di tutte le cose
messe insieme. Comunque ho continuato a leggere Borges nei vari viaggi in
metro, per cui anche oggi ecco una sua poesia tratta da Storia della notte:
Lo specchio
Da
bambino, temevo che lo specchio
mostrasse
un volto altrui o una cieca
maschera
impersonale che celasse
oscure
atrocità. Temevo inoltre
che
il silenzioso tempo dello specchio
deragliasse
dal corso quotidiano
delle
ore dell’uomo e che ospitasse
nel
suo vago confine immaginario
forme
e colori nuovi, esseri ignoti.
(Non
lo dissi a nessuno; il bimbo è timido).
Oggi,
io temo che lo specchio colga
il
volto autentico della mia anima,
segnata
dalle ombre e dalle colpe,
quello
che vede Dio. E forse gli uomini.
Ora è tardissimo, il calendario sta per girare pagina, sono gli ultimi minuti di mercoledì 8 giugno del terzo anno senza Carnevale e del primo anno di guerra e insieme alla Cronaca 822 sto vivendo come se niente fosse
lunedì 6 giugno 2022
Cronache dagli anni senza Carnevale/820. Per i versi che non ci hanno incontrato (il cui numero è il numero della sabbia)
Che lunedì
anomalo e festoso! Che gioia avere incontrato per pranzo tre giovani scrittori
talentuosi, Simone, Elisabetta e Daniela! Siamo stati all’Osteria del Binari,
di recente già citata. Dato che è un giorno lavorativo e c’è il Salone del
Mobile e il Fuori Salone in ogni angolo di Milano, il ristorante era pieno di
gente. Ma era tutto bello come sabato, quando eravamo pochissimi, perché la
luce filtrata dal pergolato, il profumo dei gelsomini, ci hanno trasportato in
un altrove fuori dal tempo, come se fossimo stati in vacanza. Abbiamo regalato
a Simone tre libri: Max e i fagociti
bianchi di Henry Miller, In fuga di
Anne Michaels, Tutto quel che è la vita
di James Salter, tre libri che sono anche nei mie scaffali dei libri preferiti.
Di cosa abbiamo parlato? Di scrittura, di vita, di progetti, del matrimonio
prossimo di una nostra amica comune, di libri, di viaggi, di vacanze. Poi Simone
è ripartito e noi tre milanesi siamo ritornate ai nostri lavori e alle nostre
incombenze. Io ho continuato a leggere Storia
della notte di Borges e così ho
deciso di postare un’altra poesia che è una dedica e una dichiarazione d’amore:
Iscrizione
Per
i mari azzurri degli atlanti e per i grandi mari del
mondo.
Per il Tamigi, per il Rodano, per l’Arno. Per le radici
di
una lingua di ferro. Per una pira su un promontorio del
Baltico,
helmum behongen*. Per i norvegesi che
attraversano
il fiume chiaro, gli scudi levati in alto. Per una
nave
in Norvegia, che i miei occhi non hanno visto. Per una
vecchia
pietra dell’Althing. Per una strana isola di cigni.
Per
un gatto a Manhattan. Per Kim e il suo Lama che
scalano
le ginocchia della montagna. Per il peccato di
superbia
del samurai. Per il Paradiso su un muro. Per
l’accordo
che non abbiamo sentito, per i versi che non ci
hanno
incontrato (il cui numero è il numero della sabbia),
per
l’inesplorato universo. Per la memoria di Leonor
Acevedo.
Per Venezia di vetro e di crepuscolo.
Per
la persona che Lei sarà; per quella che forse non
comprenderò.
Per
tutte queste cose disparate, che sono forse, come
presentiva
Spinoza, mere figurazioni e facce di un’unica
cosa
infinita, dedico a Lei, María Kodama, questo libro.
J.L.B.
Buenos Aires, 23 agosto 1977
Dopo
una giornata così bella e intensa, di amicizia e letteratura, sento di non
volere altro da questa giornata, lunedì 6 giugno del terzo anno senza Carnevale
e del primo anno di guerra e questa Cronaca 820 continua a leggere con me
queste magnifiche poesie di Borges il cantore cieco.
* Helmum behongen (Beowulf, verso 3139) in anglosassone significa «adorna di elmi».
domenica 5 giugno 2022
Cronache dagli anni senza Carnevale/819. La vertigine di ciò che negli specchi si moltiplica
È domenica mattina, non posso indugiare oltre, salto giù
dal letto e vado a fare una passeggiata prima che il resto della città entri in
movimento. Come ogni domenica tutto sembra sospeso, l’aria è luminosa e fresca,
mi fermo su una panchina a leggere Borges.
L’attesa
Prima
che il frettoloso campanello
squilli
e ti aprano e tu entri, oh attesa
dall’ansia,
l’universo dovrà già
aver
compiuto un’infinita serie
di
atti concreti. Non potrà nessuno
calcolarne
la cifra, la vertigine
di
ciò che negli specchi si moltiplica,
di
ombre che si allungano e ritornano,
di
passi che divergono e convergono.
La
sabbia non saprebbe enumerarli.
(Nel
petto l’orologio del mio sangue
batte
il trepido tempo dell’attesa).
Prima
che tu arrivi,
un
monaco deve sognare un’ancora,
una
tigre morire a Sumatra,
nove
uomini morire nel Borneo.
Mi
piace questo libro Storia della notte che
non conoscevo, rileggo la poesia e penso che la utilizzerò per scrivere la
nuova Cronaca. Il resto della giornata è trascorso a svuotare, pulire e
sistemare tutti i mobili della cucina, ma proprio a fondo. E anche a scegliere
cosa tenere e cosa buttare della collezione di bottiglie di vetro di vario
colore e di boccette. Ci sono oggetti che non so più perché avevo conservato. Ci
sono oggetti che hanno smesso di parlarmi e così continuo a scegliere cosa
tenere e cosa buttare o regalare. La magica arte del riordino non mi
appartiene, la mia arte è piuttosto quella del rigattiere, ma un rigattiere che
sta imparando a regalare anche le cose che ama. Oggi è domenica 5 giugno del
terzo anno senza Carnevale e del primo anno di guerra e questa Cronaca 819 ha
deciso di impadronirsi di qualche oggetto che ho scartato e mi guarda feroce se
le dico che bisogna lasciar andare le cose.
sabato 4 giugno 2022
Cronache dagli anni senza Carnevale/818. Io voglio ricordare quel bacio con cui tu mi baciavi in Islanda
In questo lento arrivo
dell’estate, intervallato da piogge e ripensamenti, ho gironzolato per i
Navigli con il nipote Marco e sono tornata a pranzare, dopo qualche anno,
all’Osteria del Binari che non ha perso una virgola del suo fascino inizio
Novecento. Dopo un’eccellente cotoletta alla milanese, beatamente spaparanzati
sotto il pergolato del giardino estivo, siamo andati a gironzolare al Libraccio
di via Corsico; prima tra i i libri d’arte e teatro e poi nel negozio piccolo
dove vendono tutto a 2 euro. Ho non ho potuto fare a meno di pensare alla
fatica improba che ogni libro costa al suo autore e alla fine ingloriosa di
essere messo in vendita a 2 euro. Si trovano sempre anche libri di autori bravi
e noti, mescolati a libri improbabili che pure, ai loro tempi, avevano avuto un
certo successo. Mi sono chiesta allora, per l’ennesima volta, quale demone
tenga inchiodate alcune persone, qualche centinaia di migliaia da che esiste la
scrittura, a uno scrittoio, come se la scrittura fosse la cosa più importante
della vita. Ma la questione è che per i bacati che amano scrivere più di ogni
altra cosa al mondo, nessun’altra cosa al mondo vale quanto la scrittura, lo
scrivere libri, ancor meglio se poi si riesca a pubblicarli. Borges aveva una
fede cieca e assoluta nella scrittura e questo suo amore è stato largamente
ricambiato. Lui è riuscita a mescolare storie impossibili con profili di gente
incredibile e da questi strani miscugli ne è sempre scaturita grande poesia.
GUNNAR THORGILSSON
(1816-1879)
La memoria del tempo
è gremita di spade e di vascelli
e polvere di imperi
e mormorio di esametri
e alti cavalli pronti per la guerra
e caos di grida e Shakespeare.
Io voglio ricordare quel bacio
con cui tu mi baciavi in Islanda.
Di cosa altro abbiamo
bisogno in una giornata come questa? Di nulla e così prendiamo commiato per
andare avanti a leggere Storia della
notte di J.L. Borges. Oggi è sabato 4 giugno del terzo anno senza Carnevale
e del primo anno di guerra e questa Cronaca 818 ricorda Shakespeare e i baci di
Giulietta.