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giovedì 27 febbraio 2025

Mattina di febbraio


Dinnanzi al foglio bianco, è un po’ che aspetto
le parole. Che però non arrivano.
Non ottengo che, docili, si posino
sul quaderno e che dicano quel che ora
tento di dire: che questa mattina
il sole di febbraio gioca sopra
i tetti del quartiere, che in un cielo
così azzurro ci sono solo due
o tre nuvole bianche,
che suona mezzogiorno all'orologio
della parrocchia e allegro
un passero si posa all'improvviso
sulla ringhiera del balcone:
batte
le ali, saltella, col becco si liscia
le piume, guarda, inquieto,
di qua, di là, e, d’un tratto,
gaio riprende il volo nella luce del giorno.

Eloy Sánchez Rosillo
Las cosas como fueron
Traduzione di Francesco Dalessandro
Tusquets, 2004

martedì 31 dicembre 2024

forse son queste cose la poesia

 IL SUD

Da un tuo cortile aver guardato
le antiche stelle,
dalla panchina in ombra aver guardato
quelle luci disperse
che non so ancora chiamare per nome
né ordinare in costellazioni,
aver sentito il cerchio d’acqua
nel segreto pozzo,
l’odore del gelsomino e della madreselva,
il silenzioso uccello addormentato,
la volta dell’androne, l’umido
– forse son queste cose la poesia.

Jorge Luis Borges
Fervore di Buenos Aires
Adelphi, 2010
(Traduzione di Tommaso Scarano)

lunedì 20 maggio 2024

Il coro delle nuvole impazzite

Ho appena saputo che è mancato Renzo Favaron, un vecchio amico e poeta straordinario. Ci siamo frequentati parecchio in tempo remoto, ricordo i suoi racconti sulla Croazia, la mostra di Corot che avevamo visitato insieme a Maddalena Cavalleri a Verona nel dicembre 2009, è stato un amico, tanto che gli ho dedicato due poesie che copio qui per ricordarlo, insieme a quei giorni di sabato straordinari di un'estate di tanti anni fa.


Il coro delle nuvole impazzite

a Renzo Favaron

L’ora del tempo e la dolce stagione

non chiediamo altro al coro delle

nuvole impazzite e cortigiane

di questo vento che nega

la primavera ai fiori prima

ancora che a noi smemorati

e pieni di ogni luce negli

occhi caparbi nell’attesa

intenti nell’intagliare a

questo giorno una figura

memorabile nella teoria

degli anni, miserabili

frammenti delle stelle

che mai saremo, ma potremo

ricordare quel grande

albero in Croazia anche

se mai lo avremo veduto

e solo uno tra noi

lo ha cantato.


dalla raccolta Scrivere il vento

Atì editore 2016



Variazioni su nuvole, luce e ombra

a Renzo F.

Un presagio per il giorno che

verrà è un’invenzione di nuvole

in quel cielo che mai vedremo,

in un luogo privo di memoria,

ai nostri sguardi solo quel cielo

è rimasto della città antica,

il cielo che le mani capricciose

del tempo e della ragione

appendono sulla mia giornata.

Guardo ancora e le nuvole

di Corot si dissolvono con

l’eleganza di un segreto custodito

nel cuore della luce che veloce

si alza a oriente. È un mattino

nuovo, memoria della notte, fiato

lungo nei passi, sempre più

piano avvolti nella brina,

inondati di luce sino alla fine

della stessa strada.


dalla raccolta Figure del silenzio. Atì editore 2010

mercoledì 8 novembre 2023

La pace delle cose selvagge

 La pace delle cose selvagge


Quando mi sale la disperazione del mondo

e mi sveglio di notte al minimo rumore

per paura di come sarà la vita mia e dei miei figli,

vado a sdraiarmi dove il germano silvestre

si posa splendido sull’acqua e il grande airone mangia.

Entro nella pace delle cose selvatiche

che non si affliggono la vita con presagi    

di dolore. Entro al cospetto dell'acqua calma.

E sento sopra di me le stelle cieche di giorno

in attesa con la loro luce Per un po'

riposo nella grazia del mondo e sono libero.


Wendell Berry

Perché l'amore tocchi terra

traduzione e cura di Riccardo Duranti

fotografie di Alessandro Ciaffoni

Lindau 2022



The Peace of Wild Things


When despair for the world grows in me

and I wake in the night at the least sound

in fear of what my life and my children’s lives may be,

I go and lie down where the wood drake

rests in his beauty on the water, and the great heron feeds.

I come into the peace of wild things

who do not tax their lives with forethought

of grief. I come into the presence of still water.

And I feel above me the day-blind stars

waiting with their light. For a time

I rest in the grace of the world, and am free.

martedì 18 aprile 2023

La mente è più estesa del cielo

 


La mente è più estesa del cielo

perché mettili fianco a fianco

l’una l’altro conterrà

con facilità e tu accanto

 

La mente è più profonda del mare

perché tienili azzurro contro azzurro

l’una l’altro assorbirà

come le spugne i secchi assorbono

 

La mente ha giusto il peso di Dio

perché soppesali libbra per libbra

ed essi differiranno se differiranno

come la sillaba dal suono

 

The Brain is wider than the Sky

For put them side by side

The one the other will contain

With ease and You beside

 

The Brain is deeper than the sea

For hold them Blue to Blue

The one the other will absorb

As Sponges Buckets do

 

The Brain is just the weight of God

For Heft them Pound for Pound

And they will differ if they do

As Syllable from Sound


Emily Dickinson

Poesie

Mondadori

mercoledì 15 febbraio 2023

Come se la vita ti dicesse: eccomi qua, provaci ancora



Quelle mattine

d’inverno
alle prime ore.

Le strade ancora bagnate,
l’aria fresca,
pulita,
l’odore di croissant nelle caffetterie,
la follia,
gli uccelli…

Come se la vita ti dicesse:
eccomi qua,
provaci ancora.

Karmelo C. Iribarren
Trad. Milton Fernández

giovedì 23 giugno 2022

Cronache dagli anni senza Carnevale/837. Impressioni di Perugia e dintorni

 


 

Impressioni di Perugia la prima volta che la visito: Medioevo, allegria, curiosità, bellezza, a misura umana. Il mattino facciamo una lunga passeggiata per le vie del centro, fermandoci a guardare le facciate dei palazzi, i cortili, le facce dei perugini, a respirare i profumi che escono dai forni e dalle pasticcerie. Dopo un pranzo rapido in una piazza attraversata da pochi turisti, torniamo a casa di Raffaella, l’editrice di Kaba Edizioni che mi ha invitato a presentare il nuovo libro di Anna Maria Farabbi La via del poco, in coedizione tra piédimosca edizioni e Al3vie, una raccolta di otto plaquette uscite negli anni che trovano insieme una nuova vita e contribuiscono a dare il senso all’opera raffinata della poetessa. Nel pomeriggio scendo in giardino, mi ronzano intorno api e farfalle, il profumo delle piante che mi circondano è intenso è persistente, mi riempio gli occhi di verde e provo una gioia creaturale perfetta. Il gatto – o gatta ? – che si è presentato alla porta ieri sera miagolando a voce altissima sino a quando non abbiamo condiviso il prosciutto crudo che stavamo mangiando insieme a un melone dolcissimo, non appena mi siedo per rileggere gli appunti e prepararmi alla presentazione che ci sarà nel tardo pomeriggio da POPOUP libri-spunti-spuntini, arriva e inizia a fare le fusa, si rotola nel prato, mi salta in braccio, mi dà tenere testate sulla guancia e poi si sdraia accanto a me. Le ore che passano sono perfette, una vita più vita, grazie alla natura nella quale sono immersa e alla presenza dell’adorabile micio. Poi arriva l’ora di tornare in città, la libreria è in uno slargo che mi ricorda un borgo ligure, c’è una fontana, le case rosa, gialle e verdi, la gente inizia ad arrivare, ci accomodiamo, beviamo acqua fresca, chiacchieriamo, poi inizia la presentazione, Anna Maria legge alcuni testi su mio invito, ha una voce molto bella e una grande capacità interpretativa. Del suo libro vorrei parlare in un post dedicato, così mi limito a copiare una poesia.

 

 

È la freccia scoccata dal dio delle origini

che affonda precisa/mente

dentro la terra vivente

della mia fronte

Sono milioni di uccelli

in uno stormo a punta

che vengono a riprodursi in me

nel brevissimo periodo del disgelo

 

 

Prima di ripartire ci fermiamo a comprare al volo due pizze, così scopro che in Umbria la quattro stagioni la fanno col prosciutto crudo e mezzo uovo sodo. Farò felice il micio, ne sono certa. La mia pizza alla fine la mangio in macchina, non tutta, e quando arriviamo a casa ecco che subito il gatto arriva a chiedere la pappa. Mangia senza esitazione il prosciutto, ma di fronte all’uovo sodo, si ferma e mi guarda, come se mi stesso dicendo “Ma davvero devo mangiare questa roba gialla e bianca?”, alla fine mangerà solo il tuorlo. Quando ha finito se ne va e mi intristisco un po’, perché non so se e quando ci rivedremo. Ecco che finisce così questo giovedì 23 giugno del terzo anno senza Carnevale e del primo anno di guerra e questa Cronaca 837 afferma con decisione che l’uovo sulla quattro stagioni non ci va.

domenica 19 giugno 2022

Cronache dagli anni senza Carnevale/833. Un libro che si cancella mentre lo scrivi

 

 


 

È bello non ricordare da un giorno con l’altro le cose fatte o pensate, è molto riposante. Così non penso a niente di quel che è accaduto di piacevole nei giorni scorsi e mi concentro sulla vita cittadina, con le sue incombenze e richieste continue di fare e fare. Milano è fatta così, non ha requie e non è facile staccarsi dai ritmi frenetici, anche se da quando hanno chiuso le scuole tutto si muove al rallentatore e il quartiere si è svuotato. Anche oggi mi sono immersa nella poesia di Brezmes e questa è la mia preferita:

 

 

Autobiografia

 

 

Vengo da un luogo

che mi insegue;

vado verso un luogo

che mi sfugge.

 

Tra questi due luoghi io esisto:

questo spazio tra parentesi,

questi puntini di sospensione

nella neve

delle pagine di un libro

che si cancella mentre lo scrivi.

 

Impronte di qualcuno

che dice che sono io.

 

 

Oggi è domenica 19 giugno del terzo anno senza Carnevale e del primo anno di guerra e questa Cronaca 833 mi insegue per le vie vuote della città.

sabato 18 giugno 2022

Cronache dagli anni senza Carnevale/832. Il mondo esiste, e non ha bisogno di me

 



Continua la pigra deriva estiva e io leggo poesia, scrivo e fantastico sdraiata in spiaggia. Il resto del tempo lo trascorro a nuotare, a chiacchierare con i vicini di ombrellone e passeggiare in pineta L’estate è ormai arrivata, mi sono così allontanata dalla vita cittadina e respirare salsedine e resina mi ritempra e mi riempie di gioia. In questa vita beata continuo a leggere Alfonso Brezmes Quando non ci sono e le sue parole sono un balsamo.

 

 

 

Microcosmo

 

Sto seduto qui.

Mormora un fiume

che non raggiunge lo sguardo.

Presto farà notte

e verranno gli animali

con i loro occhi come ferite,

soffierà il vento,

cadrà qualche stella,

e il mondo avrà compiuto

un altro giro perfetto

su se stesso.

Sto seduto qui.

Tutto è così semplice.

Il mondo esiste,

e non ha bisogno di me.

 

 

 

Oggi è sabato 18 giugno del terzo anno senza Carnevale e la città mai più silenziosa mi stava aspettando. Sono così contenta di essere qui com’ero contenta di essere al mare ancora stamattina e questa Cronaca 832, in realtà, sta ancora sguazzando tra le onde.

venerdì 17 giugno 2022

Cronache dagli anni senza Carnevale/831. Attraversare volando le frontiere incerte della poesia

 

 


 

Quando scopro un poeta per me nuovo e sconosciuto è sempre una festa. Ho iniziato a leggere durante questa pigra vacanza marina Alfonso Brezmes Quando non ci sono tradotto da Mirta Amanda Barbonetti per Einaudi. Sento molto la sua poesia e questo mi fa vibrare e mi mette allegria.

 

Ecco qualche piccolo assaggio della sue poesia che sto centellinando.

 

 

Vite parallele

 

Tu sulla linea 3,

che leggi Plutarco;

io sulla linea 5,

che faccio l’amore con te,

mentre fingo

di scrivere questa poesia.

 

Finzioni

 

 

Dimmi che questo è solo un sogno

o tutt’al più un altro racconto di Borges,

che i sentieri che percorre l’amore

sono labirinti che si biforcano

e si perdono, si biforcano

e si perdono, e che il tuo ricordo

è solo un uccello che attraversa

volando

le frontiere incerte della poesia.

Un universo in più

tra i mille universi possibili.

Un’ultima

e dolce

e superba

metafora dell’oblio.

 

 

Perduti

 

To celebrate this night we found each other,

let’s get lost, oh, let’s get lost…

Chet Baker

 

Rimani qui,

dove tutto è possibile.

Non aver paura,

anche se tutto è buio.

La realtà è qui.

Perché ci sarà sempre qualcuno

che tornerà ad aprire questo libro

e arriverà a questa pagina,

e nel pronunciare i nostri nomi

ci ritroverà.

 

 

Oggi è venerdì 17 giugno del terzo anno senza Carnevale e del primo anno di guerra e questa Cronaca 831 ascolta Chet Baker e canticchia a mezza voce.

sabato 11 giugno 2022

Cronache dagli anni senza Carnevale/825. Una lingua millenaria che solo gli alberi conoscono

 


 

I viaggi lenti sono i miei preferiti, i viaggi in treno soprattutto, perché posso guardare il mutare del paesaggio, fantasticare, dormire, leggere e contare le stazioni che mancano all’arrivo. È stato un viaggio lento quello odierno in compagnia di Elisabetta e Roberta e la meta era una regione remota dell’Italia centrale a me sconosciuta, gli Abruzzi che al plurale mi piace di più. Siamo partite all’inizio del pomeriggio e arrivate in tarda serata. Poi abbiamo depositato i bagagli in albergo e raggiunto le amiche e gli amici per bere qualcosa. Il profumo del mare si mescolava con quello della pineta che separa il lungomare dalla strada principale che attraversa il paese. Gli invitati del Nord erano arrivati tutti, c’era un’allegria diffusa e quando i quasi sposi sono arrivati, abbiamo notato subito che lei sprizzava gioia come una ragazzina. Abbiamo tirato tardi ridendo e scherzando e poi siamo tornati in albergo. Dal balconcino della mia camera vedo le colline illuminate, l’aria è sempre profumata e il paesaggio mi ricorda quello calabrese della mia infanzia. Si sta bene sul balconcino, così prendo uno dei quattro libri che mi accompagnano in questo viaggio e leggo una poesia, quella sulla copertina della raccolta Quando non ci sono:

 

Vogliamo imparare in due giorni

una lingua millenaria

che solo gli alberi conoscono:

lasciarsi cullare dall’aria,

mentre le foglie dicono me ne vado

e le radici resto qui.

 

 

Una giornata lunga e bella questo sabato 11 giugno del terzo anno senza Carnevale e del primo anno di guerra e questa breve Cronaca 825 si accontenta di tutta la bellezza che abbiamo condiviso.

giovedì 9 giugno 2022

Cronache dagli anni senza Carnevale/823. La parola semplice, della stessa materia della luce

 


  

Oggi giornata di lavoro durissimo, intenso e divertente e poi a fine pomeriggio incontro alla Libreria delle Donne per programmare gli incontri futuri. Ci sono tanti libri interessanti, documentari e persone da incontrare e scoprire. Però oggi è anche uscito un prezioso libro Verrà la pace e avrà i tuoi occhi. Piccolo vademecum per la pace ricco di riflessioni e poesie dedicate a questo tema imprescindibile per educarci a vivere in un mondo senza conflitti. Che è un intento utopistico, lo so bene, ma senza l’orizzonte dell’utopia, come scriveva Eduardo Galeano, è difficile continuare a camminare. Nel libro c’è anche la mia poesia Trittico degli alberi e della pace che ho già postato nelle Cronache, così scelgo la poesia di Lorenzo Gobbi:

 

 

La gioia è un turbine di quiete

 

Ho imparato, Layla, quanto

è giusto stendere la mano

al disperdersi dei passeri

per fame – senza foga di nutrire,

di salvare. Impazzirei se non sognassi

un dio che è pane.

Penso che sia stata pronunciata

la parola semplice, la sola

che ci ascolti intimamente

senza dire, della stessa materia

della luce.

Purifica il dolore... a me

non sembra: direi che c’è un bisogno

indiscutibile di gioia

com’è forse nella vita oscura

dei diamanti – gioia pura,

grazia illimitata perché a volte

l’opera si compia.

È bene liberare, Layla,

assolvere nel gesto e nella voce,

aspergere col sangue se bisogna –

il proprio, il solo. Se no, perché

parlare?

Quando si spezza la canna incrinata

e il lume che vacilla cede

tutto alla durezza della notte,

senti a poco a poco come

un fremito nel buio e nella terra:

un saluto che si colma, un abbraccio

caldo che ridona vita appena può.

 

 

Con un canto di speranza si chiude questo giovedì 9 giugno del terzo anno senza Carnevale e del primo anno di guerra e questa Cronaca 823, semplice, pura, luminosa.

mercoledì 8 giugno 2022

Cronache dagli anni senza Carnevale/822. Nel vago confine immaginario dello specchio vive la luce

 

 


 

Ho scoperto da poco un pittore che non conoscevo, così sono andata a Palazzo Reale a vedere Joaquin Sorolla. Pittore di luce con i cari amici Grazia e Danilo. Sorolla è stato un pittore famosissimo in vita, che è stata piuttosto breve, ha ottenuto riconoscimenti e venduto moltissimi quadri, un destino d’artista opposto a quello di Van Gogh in definitiva. La mostra non è molto grande ma vale la pena vederla perché davvero i suoi quadri sprigionano luce.

Credo lo si possa definire un pittore post-impressionista e, come mi faceva notare Danilo, grande appassionato ed esperto d’arte, mentre lui continuava a procedere in una tradizione, Picasso dipingeva Les damoiselles d’Avignon, ma a ciascuno il proprio destino e la propria maestria. Dopo la mostra sono andata con il nipotine Marco a cena dall’amico regista Luciano, gran bella serata anche questa. C’era anche la sua amica Nicola Eugenia, e abbiamo ben mangiato e bevuto e parlato moltissimo di cinema, politica, letteratura e vacanze. Luciano ha un carattere magnifico è curioso di tutto e si muove nella vita con la stessa vitalità di un ragazzo. Chissà se invecchiare bene è questione di geni, carattere o fortuna o di tutte le cose messe insieme. Comunque ho continuato a leggere Borges nei vari viaggi in metro, per cui anche oggi ecco una sua poesia tratta da Storia della notte:

 

 

Lo specchio

 

Da bambino, temevo che lo specchio

mostrasse un volto altrui o una cieca

maschera impersonale che celasse

oscure atrocità. Temevo inoltre

che il silenzioso tempo dello specchio

deragliasse dal corso quotidiano

delle ore dell’uomo e che ospitasse

nel suo vago confine immaginario

forme e colori nuovi, esseri ignoti.

(Non lo dissi a nessuno; il bimbo è timido).

Oggi, io temo che lo specchio colga

il volto autentico della mia anima,

segnata dalle ombre e dalle colpe,

quello che vede Dio. E forse gli uomini.

 

 


Ora è tardissimo, il calendario sta per girare pagina, sono gli ultimi minuti di mercoledì 8 giugno del terzo anno senza Carnevale e del primo anno di guerra e insieme alla Cronaca 822 sto vivendo come se niente fosse

lunedì 6 giugno 2022

Cronache dagli anni senza Carnevale/820. Per i versi che non ci hanno incontrato (il cui numero è il numero della sabbia)



 

Che lunedì anomalo e festoso! Che gioia avere incontrato per pranzo tre giovani scrittori talentuosi, Simone, Elisabetta e Daniela! Siamo stati all’Osteria del Binari, di recente già citata. Dato che è un giorno lavorativo e c’è il Salone del Mobile e il Fuori Salone in ogni angolo di Milano, il ristorante era pieno di gente. Ma era tutto bello come sabato, quando eravamo pochissimi, perché la luce filtrata dal pergolato, il profumo dei gelsomini, ci hanno trasportato in un altrove fuori dal tempo, come se fossimo stati in vacanza. Abbiamo regalato a Simone tre libri: Max e i fagociti bianchi di Henry Miller, In fuga di Anne Michaels, Tutto quel che è la vita di James Salter, tre libri che sono anche nei mie scaffali dei libri preferiti. Di cosa abbiamo parlato? Di scrittura, di vita, di progetti, del matrimonio prossimo di una nostra amica comune, di libri, di viaggi, di vacanze. Poi Simone è ripartito e noi tre milanesi siamo ritornate ai nostri lavori e alle nostre incombenze. Io ho continuato a leggere Storia della notte  di Borges e così ho deciso di postare un’altra poesia che è una dedica e una dichiarazione d’amore:

 

Iscrizione

 

Per i mari azzurri degli atlanti e per i grandi mari del

mondo. Per il Tamigi, per il Rodano, per l’Arno. Per le radici

di una lingua di ferro. Per una pira su un promontorio del

Baltico, helmum behongen*. Per i norvegesi che

attraversano il fiume chiaro, gli scudi levati in alto. Per una

nave in Norvegia, che i miei occhi non hanno visto. Per una

vecchia pietra dell’Althing. Per una strana isola di cigni.

Per un gatto a Manhattan. Per Kim e il suo Lama che

scalano le ginocchia della montagna. Per il peccato di

superbia del samurai. Per il Paradiso su un muro. Per

l’accordo che non abbiamo sentito, per i versi che non ci

hanno incontrato (il cui numero è il numero della sabbia),

per l’inesplorato universo. Per la memoria di Leonor

Acevedo. Per Venezia di vetro e di crepuscolo.

Per la persona che Lei sarà; per quella che forse non

comprenderò.

Per tutte queste cose disparate, che sono forse, come

presentiva Spinoza, mere figurazioni e facce di un’unica

cosa infinita, dedico a Lei, María Kodama, questo libro.

 

J.L.B.

Buenos Aires, 23 agosto 1977

 

 

Dopo una giornata così bella e intensa, di amicizia e letteratura, sento di non volere altro da questa giornata, lunedì 6 giugno del terzo anno senza Carnevale e del primo anno di guerra e questa Cronaca 820 continua a leggere con me queste magnifiche poesie di Borges il cantore cieco.

 

* Helmum behongen (Beowulf, verso 3139) in anglosassone significa «adorna di elmi». 

domenica 5 giugno 2022

Cronache dagli anni senza Carnevale/819. La vertigine di ciò che negli specchi si moltiplica

 

 


È domenica mattina, non posso indugiare oltre, salto giù dal letto e vado a fare una passeggiata prima che il resto della città entri in movimento. Come ogni domenica tutto sembra sospeso, l’aria è luminosa e fresca, mi fermo su una panchina a leggere Borges.

 

L’attesa

 

Prima che il frettoloso campanello

squilli e ti aprano e tu entri, oh attesa

dall’ansia, l’universo dovrà già

aver compiuto un’infinita serie

di atti concreti. Non potrà nessuno

calcolarne la cifra, la vertigine

di ciò che negli specchi si moltiplica,

di ombre che si allungano e ritornano,

di passi che divergono e convergono.

La sabbia non saprebbe enumerarli.

(Nel petto l’orologio del mio sangue

batte il trepido tempo dell’attesa).

 

Prima che tu arrivi,

un monaco deve sognare un’ancora,

una tigre morire a Sumatra,

nove uomini morire nel Borneo.

 

 

Mi piace questo libro Storia della notte che non conoscevo, rileggo la poesia e penso che la utilizzerò per scrivere la nuova Cronaca. Il resto della giornata è trascorso a svuotare, pulire e sistemare tutti i mobili della cucina, ma proprio a fondo. E anche a scegliere cosa tenere e cosa buttare della collezione di bottiglie di vetro di vario colore e di boccette. Ci sono oggetti che non so più perché avevo conservato. Ci sono oggetti che hanno smesso di parlarmi e così continuo a scegliere cosa tenere e cosa buttare o regalare. La magica arte del riordino non mi appartiene, la mia arte è piuttosto quella del rigattiere, ma un rigattiere che sta imparando a regalare anche le cose che ama. Oggi è domenica 5 giugno del terzo anno senza Carnevale e del primo anno di guerra e questa Cronaca 819 ha deciso di impadronirsi di qualche oggetto che ho scartato e mi guarda feroce se le dico che bisogna lasciar andare le cose.

sabato 4 giugno 2022

Cronache dagli anni senza Carnevale/818. Io voglio ricordare quel bacio con cui tu mi baciavi in Islanda

 

 


In questo lento arrivo dell’estate, intervallato da piogge e ripensamenti, ho gironzolato per i Navigli con il nipote Marco e sono tornata a pranzare, dopo qualche anno, all’Osteria del Binari che non ha perso una virgola del suo fascino inizio Novecento. Dopo un’eccellente cotoletta alla milanese, beatamente spaparanzati sotto il pergolato del giardino estivo, siamo andati a gironzolare al Libraccio di via Corsico; prima tra i i libri d’arte e teatro e poi nel negozio piccolo dove vendono tutto a 2 euro. Ho non ho potuto fare a meno di pensare alla fatica improba che ogni libro costa al suo autore e alla fine ingloriosa di essere messo in vendita a 2 euro. Si trovano sempre anche libri di autori bravi e noti, mescolati a libri improbabili che pure, ai loro tempi, avevano avuto un certo successo. Mi sono chiesta allora, per l’ennesima volta, quale demone tenga inchiodate alcune persone, qualche centinaia di migliaia da che esiste la scrittura, a uno scrittoio, come se la scrittura fosse la cosa più importante della vita. Ma la questione è che per i bacati che amano scrivere più di ogni altra cosa al mondo, nessun’altra cosa al mondo vale quanto la scrittura, lo scrivere libri, ancor meglio se poi si riesca a pubblicarli. Borges aveva una fede cieca e assoluta nella scrittura e questo suo amore è stato largamente ricambiato. Lui è riuscita a mescolare storie impossibili con profili di gente incredibile e da questi strani miscugli ne è sempre scaturita grande poesia.

 

GUNNAR THORGILSSON

(1816-1879)

La memoria del tempo

è gremita di spade e di vascelli

e polvere di imperi

e mormorio di esametri

e alti cavalli pronti per la guerra

e caos di grida e Shakespeare.

Io voglio ricordare quel bacio

con cui tu mi baciavi in Islanda.

 

 

Di cosa altro abbiamo bisogno in una giornata come questa? Di nulla e così prendiamo commiato per andare avanti a leggere Storia della notte di J.L. Borges. Oggi è sabato 4 giugno del terzo anno senza Carnevale e del primo anno di guerra e questa Cronaca 818 ricorda Shakespeare e i baci di Giulietta.