lunedì 31 ottobre 2016

Sopra la preghiera della pioggia, un blu sterminato

Estasi

Nei tuoi pensieri tutto il giorno, tu nei miei.
Gli uccelli cantano al riparo di un albero.
Sopra la preghiera della pioggia, un blu sterminato,
non il paradiso, che non va da nessuna parte, senza fine.
Perché mai le nostre vite si allontanano
da noi stesse, mentre rimaniamo intrappolate nel tempo,
in fila verso la morte? Sembra che nulla possa mutare
lo schema dei nostri giorni
, alterare la rima
data da lutto in assonanza con diletto.
Poi sopraggiunge l’amore come un volo lesto di uccelli
dalla terra al paradiso dopo la pioggia. Un tuo bacio,
rievocato, sfila, come fossero perle, questa catena di parole.
Cieli immensi ci congiungono, unendo qui a lì.
Desiderio e passione nell'aria che pensa.



Carol Ann Duffy
Lo splendore del tempio. 
Poesia d’amore
a cura di Floriana Marinzuli e Bernardino Nera
Crocetti Editore 2012

domenica 30 ottobre 2016

Su pozze ghiacciate scrivono gli uccelli

Disegno
Fosco giorno d’autunno, nevischio.
Un morbido grigio disegno,
tracciato come in un sogno.
I pini han raccolto cotone di cielo
e infilato i fiocchi tra i capelli,
e le betulle tendono i rami sottili
delicatamente, delicatamente...
Su pozze ghiacciate scrivono gli uccelli
su nuove lavagne.


Olav H. Hauge
La terra azzurra

a cura di Fulvio Ferrari
Introduzione di Idar Stegane
Crocetti Editore 2008

sabato 29 ottobre 2016

La mente riposa nelle storie

Prima la luce, poi il suono
per questo preferisco la poesia
alla narrazione. Amo quella
velocità particolare che ti
attraversa la lingua e
il battito e giunge nel
fondo dell’orecchio.
Solo quando la stanchezza
di troppo tempo sulle mani
prevale, lascio che la mente
riposi nelle storie.

Elena Petrassi
Scrivere il vento
Ati editore 2016



venerdì 28 ottobre 2016

nei due regni

Isaac Newton sognò Isaac
Newton addormentato all’ombra
di un melo. Così preso nel
suo stesso sogno da dimenticare
che ogni piacere nasce da una
tentazione. Non ebbe neppure
bisogno del serpente per
sapere che la forza che
tiene i pianeti in orbita sino
al sole fa cadere la mela
a terra. “Con un’audacia senza
pari, Newton riunì la fisica
terrestre e quella celeste,
proclamando che la forza di
gravità era la sola e unica
mano, invisibile, al lavoro
nei due regni”.

Elena Petrassi
Scrivere il vento
Ati editore 2016

giovedì 27 ottobre 2016

l'altro lato della bottiglia verde

Guardo una bottiglia verde
sul tavolo della mia
cucina, la guardo meglio
e ancora e in quella bottiglia
emergono prima le bolle
di aria e l’acqua ancora
più scura del vetro e poi vedo
la luce che taglia il confine
tra la materia dura e quella
mobile che la riempie
e guardo ancora e tutte
le bottiglie che ho guardato
ecco sono in un’unica sola
bottiglia, in un unico punto
di spazio e tempo e dove non
è la materia nelle sue tre
dimensioni a essere risucchiata,
ma è il tempo, tutto il tempo
che ha tenuto nel mio sguardo
ogni singola bottiglia di vetro.
Accanto alla bottiglia la tua
mano scrive parole rovesciate
che ancora non leggo e
il tuo sguardo attento,
genera il lato della
bottiglia che io non
sto guardando.

Elena Petrassi
Scrivere il vento
Ati editore 2016

mercoledì 26 ottobre 2016

prima che il mondo cada, prima che il tempo cambi

Quando mi prendono le parole
non usano annunciarsi
né hanno mani leggere.
Solcano il giardino, strappano
i fiori e io non posso
che constatare la loro
orrenda maleducazione
questo non fa di me un poeta
dalle buone maniere né
dalla bella presenza gradita
al mondo. Ma tra i capelli
arruffati e l’ostilità del
sole, riesco a cogliere
le corse dei bambini nelle
pozzanghere lucenti e i
vecchi che si girano verso
la luce prima che il mondo
cada, prima che il tempo cambi
girando la pagina dal lato sbagliato.

Elena Petrassi
Scrivere il vento
Ati editore 2016

martedì 25 ottobre 2016

alla finestra devo la pazienza e l’aspettare

Devo alla mia finestra tutto ciò che non scrivo,
è lei l’immagine distesa sulla quale assopiscono i pensieri.
Devo alla finestra il ronzio continuato della mosca
E l’immobile sedere e l’ascolto finché viene sera.
A lei devo il buio pesto e la Pia, che puntuale
Ogni sera accende le lampadine del Natale.
Alla finestra devo ciò che a volte fisso per ore
Badia è lo specchio e l’orologio dei miei giorni
Devo alla finestra l’armonia esterna delle campane,
la fede del suono parente alla quale non apro,
alla finestra devo la pazienza e l’aspettare.
Davanti ad essa però, io non mi commuovo
Né mai mi rallegro. Muta rimango
E non schiudo alcun sentimento alla voce,
ora infatti la sola penna, troppo è il rumore per così poco.

Roberta Dapunt
La terra più del paradiso
Einaudi 2008

lunedì 24 ottobre 2016

come diverso e bello vive il cielo

Resta, resta con me
Resta, resta con me,
bel forestiero, dolce amore,
bello dolce amore,
e non lasciare quest’anima!
Ah, come diverso e bello
vive il cielo, vive la terra,
ah, come sento, come sento
la vita per la prima volta!

J. W. Goethe
grazie al blog Berlino cacio e pepe per averla condivisa

Bleibe, bleibe bei mir
Bleibe, bleibe bei mir,
Holder Fremdling, süsse Liebe,
Holde, süsse Liebe,
Und verlasse die Seele nicht!
Ach, wie anders, wie schön
Lebt der Himmel, lebt die Erde,
Ach, wie fühl ich, wie fühl ich
Dieses Leben zum ersten Mal.

domenica 23 ottobre 2016

con i gesti eccessivi e le parole

Più che puoi
Se non puoi farla come vuoi, la vita,
sforzati almeno più che puoi
di non prostituirla
nei contatti eccessivi con la gente,
con i gesti eccessivi e le parole.

Non la prostituire col portarla
troppo sovente in giro, con l’esporla
ai commerci e alle pratiche
della dissennatezza quotidiana
finché diventi estranea ed importuna.



Costantino Kavafis
traduzione di Nicola Crocetti

sabato 22 ottobre 2016

azzurro ceruleo, blu cobalto, azzurro oltremare, indaco

Testamento

Lascio ai miei amici
Un azzurro ceruleo per volare in alto
Un blu cobalto per la felicità
Un azzurro oltremare per stimolare lo spirito
Un vermiglio per fare circolare il sangue allegramente
Un verde muschio per calmare l’inquietudine
Un giallo oro: ricchezza
Un violetto di cobalto per la rêverie
Una lacca di garanza che fa udire il violoncello
Un giallo cadmio: fantascienza, brillio, splendore
Un giallo ocra per accettare la terra
Un verde Veronese per ricordo della primavera
Un indaco per accordare lo spirito al temporale
Un arancione per suscitare la vista di un albero di limoni in lontananza
Un giallo limone per la grazia
Un bianco puro: purezza
Terra di Siena naturale: tramutazione dell’oro
Un nero sontuoso per vedere Tiziano
Una terra d’ombra naturale per accettare meglio la nera malinconia
Una terra di Siena bruciata per il sentimento di durata

Maria Helena Vieira da Silva
traduzione di Antonio Tabucchi
grazie a Luca Rosati per la segnalazione

Estuaire bleu, 1974


Eu lego aos meus amigos
Um azul cerúleo para voar alto.
Um azul cobalto para a felicidade.
Um azul ultramarino para estimular o espírito.
Um vermelhão para o sangue circular alegremente.
Um verde musgo para apaziguar os nervos.
Um amarelo ouro: riqueza.
Um violeta cobalto para o sonho.
Um garança para deixar ouvir o violoncelo.
Um amarelo barife: ficção científica e brilho; resplendor.
Um ocre amarelo para aceitar a terra.
Um verde veronese para a memória da primavera.
Um anil para poder afinar o espírito com a tempestade.
Um laranja para exercitar a visão de um limoeiro ao longe.
Um amarelo limão para o encanto.
Um branco puro: pureza.
Terra de siena natural: a transmutação do ouro.
Um preto sumptuoso para ver Ticiano.
Um terra de sombra natural para aceitar melhor a melancolia negra.
Um terra de siena queimada para o sentimento de duração.

venerdì 21 ottobre 2016

il tempo che ha tenuto nel mio sguardo ogni luce

L’altro lato della bottiglia verde

Guardo una bottiglia verde
sul tavolo della mia
cucina, la guardo meglio
e ancora e in quella bottiglia
emergono prima le bolle
di aria e l’acqua ancora
più scura del vetro e poi vedo
la luce che taglia il confine
tra la materia dura e quella
mobile che la riempie
e guardo ancora e tutte
le bottiglie che ho guardato
ecco sono in un’unica sola
bottiglia, in un unico punto
di spazio e tempo e dove non
è la materia nelle sue tre
dimensioni a essere risucchiata,
ma è il tempo, tutto il tempo
che ha tenuto nel mio sguardo
ogni singola bottiglia di vetro.
Accanto alla bottiglia la tua
mano scrive parole rovesciate
che ancora non leggo e
il tuo sguardo attento,
genera il lato della
bottiglia che io non
sto guardando.

Elena Petrassi
Scrivere il vento
Atì editore 2016

giovedì 20 ottobre 2016

Tutti i romanzi sono un unico libro che noi stessi abbiamo scritto

Di colpo mi son trovata dentro un libro su come leggere i romanzi, e non riesco a smettere di costruire frasi. È questo il libro che vedo quando sollevo il coperchio e guardo dentro. Sarà come leggere tutta la narrativa come se fosse un unico libro che noi stessi abbiamo scritto.
 5 febbraio 1927

Virginia Woolf
lettera a Vita Sackville-West 

mercoledì 19 ottobre 2016

Impossibile sopravvivere senza leggere

Ma anche che sollievo alla solitudine, i libri, e all'angoscia della vita! Penso spesso a chi non sa leggere, o non è abituato a farlo, chi non può perdere mente, anima, sensibilità tra le pagine. Come fa a sopravvivere?

Simone Perotti
Rais
Frassinelli 2016

martedì 18 ottobre 2016

Lo chiedo per sapere, o voi poeti

Quanti fuochi, quanti soli, quante aurore, quante mai sono le acque? Non ve lo dico per sfida, o voi Padri. Lo chiedo per sapere, o voi poeti.

Rgveda
10, 88, 18

esergo del libro di

Roberto Calasso
L'ardore
Adelphi 2010

lunedì 17 ottobre 2016

il tempo è secoli e stelle

POEMA

Rovescio

Svegliare chi dorme
è un gesto comune e quotidiano
che potrebbe farci tremare.
Svegliare chi dorme
è imporre all'altro l’interminabile
prigione dell’universo.
E del suo tempo senz'alba e tramonto
È ricordargli che è qualcuno o qualcosa
che è sottomesso a un nome che lo svela
e a un cumulo di ieri.
È inquietare la sua eternità.
È opprimerlo di secoli e di stelle.
È restituire al tempo un altro Lazzaro
carico di memoria.
È infamare l’acqua del Lete.

J. L. Borges
La cifra
Opere - Meridiani volume secondo
a cura di Domenico Porzio
Mondadori 1985

Reverso

Recordar a quien duerme
es un acto común y cotidiano
que podría hacernos temblar.
Recordar a quien duerme
es imponer a otro la interminable
prisión del universo.
Y de su tiempo sin ocaso ni aurora.
Es revelarle que es alguien o algo
que está sujeto a un nombre que lo publica
y a un cúmulo de ayeres.
Es inquietar su eternidad.
Es cargarlo de siglos y de estrellas.
Es restituir al tiempo otro Lázaro
cargado de memoria.

Es infamar el agua del Leteo.

domenica 16 ottobre 2016

una domenica mattina il sapore dell'uva e del miele...

POEMA

Diritto

Dormivi. Ti sveglio.
Il gran mattino reca l'illusione di un inizio.
Avevi dimenticato Virgilio. Sono qui gli esametri.
Ti porto molte cose.
I quattro elementi dei greci: la terra, l'acqua, il fuoco, l'aria.
Un solo nome di donna.
L'amicizia della luna.
I chiari colori dell'atlante.
L'oblio, che purifica.
La memoria che sceglie e che riscrive.
L'abitudine che ci aiuta a sentirci immortali.
Il quadrante e le lancette che dividono l'inafferrabile tempo.
La fragranza del sandalo.
I dubbi che chiamiamo, non senza vanità, metafisica.
Il manico del bastone che la tua mano attende.
Il sapore dell'uva e del miele.

J.L. Borges
La cifra
Opere - Meridiani volume secondo
a cura di Domenico Porzio
Mondadori 1985

sabato 15 ottobre 2016

alle nubi, insensibili nubi che si fanno e disfanno in chiaro cielo

Ritratto della mia bambina

La mia bambina con la palla in mano,
con gli occhi grandi colore del cielo
e dell’estiva vesticciola: “Babbo
-mi disse – voglio uscire oggi con te”
Ed io pensavo: Di tante parvenze
che s’ammirano al mondo, io ben so a quali
posso la mia bambina assomigliare.
Certo alla schiuma, alla marina schiuma
che sull’onde biancheggia, a quella scia
ch’esce azzurra dai tetti e il vento sperde;
anche alle nubi, insensibili nubi
che si fanno e disfanno in chiaro cielo;
e ad altre cose leggere e vaganti.

Umberto Saba
Canzoniere
Cose leggere e vaganti
1920

venerdì 14 ottobre 2016

la quercia e io ce ne stiamo lì in silenzio, ad ascoltare la pioggia

Mi fermo sotto la quercia antica
in un giorno di pioggia

Non è solo la pioggia
a farmi fermare
sotto la quercia antica
lungo la strada. Ci si sente
sicuri sotto l’ampia
chioma, deve essere
un’antica amicizia a far sì
che la quercia e io ce ne stiamo lì
in silenzio, ad ascoltare la pioggia
gocciolare sulle foglie, a guardare
la giornata grigia,
ad attendere, a capire.
Il mondo è antico, pensiamo,
e tutt'e due invecchiamo.
Oggi non rimango asciutto,
le foglie hanno cominciato a cadere,
c'è un odore aspro
nell'aria umida, sento
le gocce tra i capelli.

Olav H. Hauge
La terra azzurra
traduzione di Fulvio Ferrari
Crocetti editore 2008

giovedì 13 ottobre 2016

i poeti, nel loro silenzio

poeti lavorano di notte
quando il tempo non urge su di loro,
quando tace il rumore della folla
e termina il linciaggio delle ore.
I poeti lavorano nel buio
come falchi notturni od usignoli
dal dolcissimo canto
e temono di offendere Iddio.
Ma i poeti, nel loro silenzio
fanno ben più rumore
di una dorata cupola di stelle.


Alda Merini
Testamento
a cura di Giovanni Raboni
Crocetti Editore 1988

mercoledì 12 ottobre 2016

come s’incontrano due eternità

A nord di San Francisco

Qui molli le colline toccano il mare
come s’incontrano due eternità.
E le mucche che pasturano lassù
ci ignorano, come fossero angeli.
Anche il maturo aroma di melone in cantina
profetizza la quiete.

Il buio non combatte con la luce
ma ci spinge avanti
verso altra luce, e l’unico dolore
è quello di non restare.

Nella mia terra che vien detta santa
non permettono mai all’eternità
di essere eterna:
l’hanno divisa in piccole fedi
frazionata in territori di Dio
sminuzzata in schegge di Storia
acuminate che feriscono a morte.
Delle sue quiete lontananze hanno fatto
prossimità che freme di pena del presente.

A Bolinas, sulla spiaggia, ai piedi
dei gradini di legno
vidi fanciulle dalle natiche nude
sul ventre stese nella sabbia ebbre
di regno sempiterno,
e le anime in loro come porte
si aprivano e chiudevano,
si aprivano e chiudevano nel ritmo
della risacca.

Yehuda Amichai
Poesie
introduzione di Ted Hughes
traduzione di Ariel Rathaus
Crocetti Editore 1993, 2001

martedì 11 ottobre 2016

mi duole questo colore sulla nube - mi fa male il tempo

Sera grigia


Mi duole in petto la bellezza; mi dolgono le luci
nel pomeriggio arrugginito; mi duole
questo colore sulla nube – viola plumbeo
viola repellente; il mezzo anello della luna
che brilla appena – mi duole. Passò un battello.
Una barca; i remi; gli innamorati; il tempo.
I ragazzi di ieri sono invecchiati. Non tornerai indietro.
Serata grigia, luna sottile, – mi fa male il tempo.

Ghiannis Ritsos
traduzione di Nicola Crocetti
Poesia n. 278 gennaio 2013

lunedì 10 ottobre 2016

Leggere per sognare, per scrivere

Di tanto in tanto apri qualche vecchio libro di storia, o la biografia di qualche sconosciuto, ma non leggerli attentamente: usali per sognare. Così in una settimana – anzi in tre o quattro giorni – il poema si agiterà e ribollirà nella tua testa.

10 ottobre 1926

Virginia Woolf
lettera a Vita Sackville-West 

domenica 9 ottobre 2016

la mia memoria una viaggiatrice affascinata, un fuoco incessante

Chi illumina

Quando mi guardi
i miei occhi sono chiavi,
il muro ha segreti,
il mio timore parole, poesie.
Solo tu fai della mia memoria
una viaggiatrice affascinata,
un fuoco incessante.


Alejandra Pizarnik
La figlia dell’insonnia
a cura di Claudio Cinti
Crocetti Editore 2004

sabato 8 ottobre 2016

Bisognava scrivere senza perché, senza per chi

Fuga in lilla 

Bisognava scrivere senza perché, senza per chi.
Il corpo si ricorda di un amore come un accendersi la lampada.
Il silenzio è tentazione e promessa.

Alejandra Pizarnik
La figlia dell'insonnia
traduzione di Claudio Cinti
introduzione di Enrique Molina; con uno scritto di Octavio Paz
Crocetti Editore 2015

Tengo alla metrica, al ritmo della frase, alla cadenza della pagina, al suono delle parole

Senza fermarmi cioè senza mangiare e senza dormire. Non sentivo neanche la fame e il sonno. Mi tenevo su a sigarette, caffè, e basta. E qui devo fare una messa a punto. Devo dire che scrivere è una cosa molto seria per me. 
Non è un divertimento o uno svago o uno sfogo. Non lo è perché non dimentico mai che le cose scritte possono fare un gran bene ma anche un gran male, guarire oppure uccidere. Studia la Storia e vedrai che dietro ogni evento di Bene o di Male c'è uno scritto. Un libro, un articolo, un manifesto, una poesia, una preghiera, una canzone. (Un Inno di Mameli. Una Marsigliese. Uno Yankee Doodle Dandy. O peggio: una Bibbia, una Torah, un Corano, un Das Kapital). Così non scrivo mai alla svelta, cioè di getto. Sono uno scrittore lento, uno scrittore cauto. Sono anche uno scrittore incontentabile. Non assomiglio davvero a quelli che si compiacciono sempre del loro prodotto, manco urinassero ambrosia. In più ho o molte manie. Tengo alla metrica, al ritmo della frase, alla cadenza della pagina, al suono delle parole. E guai alle assonanze, alle rime, alle ripetizioni non volute. La forma mi preme quanto la sostanza. Penso che la forma sia un recipiente dentro il quale la sostanza si adagia come un vino dentro un bicchiere, e gestire questa simbiosi a volte mi blocca. Ora, invece, non mi bloccava per niente. Scrivevo alla svelta, di getto, senza curarmi delle assonanze, delle rime, delle ripetizioni perché la metrica cioè il ritmo fioriva da sé, e come non mai ricordando che le cose scritte possono guarire od uccidere. (Può giungere a tanto la passione?). 

Oriana Fallaci
La rabbia e l'orgoglio
Rizzoli 2001

giovedì 6 ottobre 2016

Guidami tu, stella variabile, finché puoi

La malattia dell'olmo

Se ti importa che ancora sia estate
eccoti in riva al fiume l’albero squamarsi
delle foglie più deboli: roseogialli
petali di fiori sconosciuti
– e a futura memoria i sempreverdi
immobili.

Ma più importa che la gente cammini in allegria
che corra al fiume la città e un gabbiano
avventuratosi sin qua si sfogli
in un lampo di candore.

Guidami tu, stella variabile, finché puoi...

– e il giorno fonde le rive in miele e oro
le rifonde in un buio oleoso
fino al pullulare delle luci.
                                   Scocca
da quel formicolio
un atomo ronzante, a colpo
sicuro mi centra
dove più punge e brucia.

Vienmi vicino, parlami, tenerezza,
– dico voltandomi a una
vita fino a ieri a me prossima
oggi così lontana – scaccia
da me questo spino molesto,
la memoria:
non si sfama mai.

È fatto – mormora in risposta
nell’ultimo chiaro
quell’ombra – adesso dormi, riposa.

                                   Mi hai
tolto l’aculeo, non
il suo fuoco – sospiro abbandonandomi a lei
in sogno con lei precipitando già.


Vittorio Sereni
Stella variabile 
Garzanti 1981

mercoledì 5 ottobre 2016

scegli e non guardare indietro

A chi porterò il silenzio?

Il giardino chiama il mare attraverso
il vento e risponde il mare anche
nelle giornate più lunghe e chiare
della nostra primavera. A chi porterò
il silenzio? Si chiede il giardino.
A chi risponderò? Portami le onde,
lascia che l’acqua sfiori le mie rive
e non bruci le più tenere foglie che
il sole mi contende.
Il mare ascolta e un po’ sorride,
come solo la spuma sa fare, un po’
beffarda, un po’ nostalgica: scegli
ti dice, scegli e non guardare
indietro.

Elena Petrassi
Scrivere il vento
Atì editore 2016

martedì 4 ottobre 2016

Dov'è che tieni le matite?

Ma ora siamo sullo Strand e, mentre esitiamo sul marciapiede, una bacchetta lunga non più di un dito comincia a mettersi d’ostacolo alla velocità e abbondanza della vita. «Devo davvero – devo senz'altro» – ecco cos’è. Senza esaminare la richiesta, la mente si arrende al solito tiranno. Si deve, sempre si deve fare una cosa o un’altra; non si è mai liberi di divertirsi. Non è stato per questa ragione che tempo fa abbiamo escogitato quella scusa e ci siamo inventati la necessità di comprare qualcosa? Già! Ma che cosa? Ah, sì, una matita! Su, andiamo a comprare la matita. Ma proprio mentre stiamo per ubbidire al comando, un altro io contesta al tiranno il diritto di insistere. Scoppia il solito conflitto. Al di là della bacchetta del dovere, si distende in tutta la sua ampiezza il Tamigi – largo, triste, quieto. Lo vediamo attraverso gli occhi di qualcuno che si affaccia dall'Embankment una sera d’estate, senza un pensiero al mondo. Lasciamo perdere la matita, andiamo invece in cerca di questa persona (è subito evidente che quella persona siamo noi). Perché se potessimo ritrovarci dov'eravamo sei mesi fa, non saremmo di nuovo com'eravamo allora – calmi, distaccati, contenti? Proviamoci dunque. Ma il fiume è più mosso e più grigio di come ci ricordavamo. La marea porta al mare. Trascina con sé un rimorchiatore e due chiatte, il cui carico di paglia è legato stretto sotto coperte di tela. Vicini a noi ci sono due che si appoggiano alla balaustra, parlando piano, con quella curiosa mancanza di consapevolezza che hanno gli amanti, come se l’importanza di ciò che li lega reclamasse senza dubbio l’indulgenza della razza umana. Le vedute che vediamo e i suoni che sentiamo non hanno affatto la qualità del passato, non partecipiamo per niente alla serenità di chi sei mesi fa stava proprio qui, dove stiamo adesso. Sua è la felicità della morte, nostra l’insicurezza della vita. Lui non ha futuro, il futuro invade proprio in questo preciso attimo la nostra pace. Soltanto quando guardiamo al passato, togliendo al tempo l’elemento dell’incertezza, possiamo godere della pace perfetta. Come stanno le cose, adesso dobbiamo voltare, attraversare di nuovo lo Strand, trovare il negozio dove anche a quest’ora saranno pronti a venderci una matita.

È sempre un’avventura entrare in una stanza nuova; la vita e il carattere dei suoi proprietari le hanno infuso la loro atmosfera e appena entriamo ci assale una nuova ondata di emozioni. Non c’è dubbio, nella cartoleria hanno litigato.
Hanno sparato rabbia nell'aria. Ora hanno smesso, la vecchia – sono marito e moglie evidentemente – se n’è andata nella stanza sul retro; il vecchio la cui fronte rotonda e gli occhi a palla farebbero la loro figura sul frontespizio di un in folio elisabettiano è rimasto a servirci. «Una matita, una matita» ripeteva «certo, certo.» Parlava con la stessa distrazione ed effusione di chi s’è molto eccitato e poi tutto a un tratto represso. Cominciò ad aprire una scatola dopo l’altra e a richiuderle. Disse che era molto difficile trovare qualcosa, dal momento che avevano così tanti articoli. Si lanciò in una storia riguardo un certo gentiluomo, un avvocato, che s’era trovato nei pasticci a causa della condotta di sua moglie. Lo conosceva da anni; aveva rapporti col Temple da più di mezzo secolo, disse, come se volesse essere sentito dalla moglie nella stanza sul retro. Rovesciò una scatola di elastici. Alla fine, esasperato dalla propria incompetenza, aprì la porta a molla e urlò con violenza «Dov'è che tieni le matite?» come se la moglie le avesse nascoste. La vecchia entrò. Senza guardare nessuno, con una bell'aria di dignitosa severità ficcò la mano nella scatola giusta. Ecco le matite. Come avrebbe fatto senza di lei? Non gli era indispensabile? Per farli rimanere lì uno di fianco all'altra in quella forzosa neutralità bisognava essere particolarmente esigenti nella scelta della matita, questa troppo soffice, questa troppo dura. Loro zitti osservavano. Più stavano lì, più si facevano tranquilli; il calore diminuiva, la rabbia sbolliva. E senza una parola da entrambe le parti, la lite fu ricomposta. Il vecchio che non avrebbe sfigurato sulla copertina di Ben Jonson allungò la mano e ripose la scatola al suo posto, con un inchino profondo ci diede la buonasera, e scomparvero. Lei avrebbe tirato fuori il cucito; lui avrebbe preso il giornale; il canarino li avrebbe entrambi imparzialmente ricoperti di semi. La lite era finita.
Durante quei pochi minuti in cui era stato evocato un fantasma, ricomposta una lite e comprata una matita, le strade s’erano svuotate. La vita s’era ritirata al piano di sopra, s’erano accese le lampade. Il selciato era asciutto, duro; la strada di argento battuto. Ritornando verso casa attraverso la desolazione, ci si poteva ripetere la storia della nana, dei ciechi, della festa nella bella casa di Mayfair, del litigio nella cartoleria. S’era potuto penetrare in ognuna di queste vite un poco, abbastanza da darci l’illusione che non siamo incatenati a un’unica mente, ma brevemente, anche per pochi minuti, si possono avere il corpo e la mente di un altro. Si può diventare una lavandaia, un oste, un cantante di strada. E quale maggiore incanto e meraviglia che abbandonare le linee diritte della personalità e deviare in quei sentieri che portano alla boscaglia e ai tronchi spessi degli alberi fino nel cuore della foresta, dove vivono quelle bestie selvagge, i nostri simili?
È vero: fuggire è il più grande dei piaceri; andare a zonzo d’inverno la più grande avventura. E tuttavia, riavvicinandoci al nostro portone, ci conforta sentire che i familiari possessi e pregiudizi ci riavvolgono e proteggono, richiudendosi intorno all'io che il vento ha trascinato da un angolo all'altro della strada, e come una falena ha sbattuto contro la fiamma di tante inaccessibili lanterne. Ecco di nuovo la porta che conosciamo, ecco la sedia girata proprio come l’abbiamo lasciata, e la coppa di porcellana e il cerchio scuro sul tappeto. Ed ecco – guardiamola ora con tenerezza, tocchiamola con reverenza – la sola spoglia che abbiamo riportato dai tesori della città, una matita.

frammento dell'articolo Street Haunting: A London Adventure
Yale Review, ottobre 1927

Virginia Woolf
Voltando pagina
Saggi 1904-1941
a cura di Liliana Rampello
Il Saggiatore 2011

lunedì 3 ottobre 2016

il retaggio del vento

II

È troppo poco dire che non viviamo
nella luce, che ogni passo
è una caduta d'Icaro e neppure un giorno,
neppure un rumore, neppure un passo
che non ci consacrino possessori di
nulla – gli dèi stessi hanno perso il retaggio
del vento e ormai le loro voci girano a vuoto
quando il cielo si apre le vene
ai quattro orizzonti della camera
e già le foglie si tendono
a ricevere con l'oro e la mirra
l'incenso blu che sale dalla terra. 

Guy Goffette
traduzione di Gio Batta Bucciol


Poesia n. 289 Gennaio 2014
Guy Goffette. Alla ricerca delle parole definitive
a cura di Roger Grénier e Gio Batta Bucciol

domenica 2 ottobre 2016

Tra sparire e ricominciare l'impossibile accade

Rassegnazione per principianti

Tu non cercare nulla. Non c'è niente da trovare,

Niente da capire. Accontentati.
Quando verrà il loro tempo fioriranno i tigli
Sopra la tomba scavata di fresco.

Quando verrà il suo tempo si dissiperà il buio,
Scintillerà la luce rinata.
Niente è concluso, tutto continua.
E tu sarai allegro. O forse no.

Tra sparire e ricominciare
L'impossibile accade.
Come e perché non è stato svelato.
Suona nuova al principiante l'antichissima melodia.

Per cercare il senso profondo, non sprofondare.

Tu non cercare. Così lo troverai.

Mascha Kaléko

traduzione di Francesca Goll


Poesia n. 287 Novembre 2013
Mascha Kaléko. Il tormento dell'esilio
a cura di Francesca Goll
Fondazione Poesia Onlus 2013

sabato 1 ottobre 2016

I libri dell’autunno si spargono sul letto

Ottobre

Libri sparsi sul letto,
sgocciola via il prato. Piove
sottilmente. L’autunno
è arrivato: disadorno,
nell’effusione delle foglie.

Gli aceri maturano. Le mele
raccolte arrivano a casa croccanti.
Questa pera ha un buon sapore.
Piove sottilmente
sui casuali motivi delle foglie.

Il nembo si è proteso
sulla nostra isola. La pioggia
sottilmente tamburella
sulle foglie rimaste. I libri
dell’autunno si spargono sul letto.

James Marcus Schuyler 
traduzione di  Emilio Capaccio

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Books litter the bed,
leaves the lawn. It
lightly rains. Fall has
come: unpatterned, in
the shedding leaves.

The maples ripen. Apples
come home crisp in bags.
This pear tastes good.
It rains lightly on the
random leaf patterns.

The nimbus is spread
above our island. Rain
lightly patters on unshed
leaves. The books
of fall litter the bed.

OCTOBER