mercoledì 31 luglio 2013

Sono diventato l’ombra di questo luglio

Time out
5.


Davanti alla finestra il muro non ha porte vicine,
io neppure vedo cosa mi nasconde.
Con gli occhi chiusi prendo fiato – come la preda
e come il tiratore scelto – io non possiedo
un nome regolare, un codice d’accesso, un’arma.

Sono diventato l’ombra di questo luglio, solo tra molti
perso in giallo e muto mare;
il centro cittadino è chiuso;
la sosta di un momento del blindato
lascia la mia vista libera:
lo sguardo allora corre fuori. E si ripete
verso gli sguardi fermi, in gioco ed in battaglia
– che esplode, tra gli occhi miei e di altri centomila.

Mario De Santis
La polvere nell’acqua
Crocetti Editore 2012

martedì 30 luglio 2013

Io non cerco mai la scrittura.È la scrittura che viene da me

Io non cerco mai la scrittura. È la scrittura che viene da me. E' qualcosa che esce dal mondo e mi ferisce. Scrivere è scoprirsi emofiliaco, sanguinare inchiostro alla prima sbucciatura (...) Si scrive perché si ha una malattia della pelle, perché ci si accorge d'essere venuti al mondo senza pelle e il più leggero contatto provoca risonanze di sogno e brucia un nervo oscuro.

Christian Bobin
Consumazione, un temporale

traduzione di E. D'Agostini
Servitium editrice 2006

lunedì 29 luglio 2013

Ciascuno cammina da solo verso l’amore

Lasciami venire con te. Che luna stasera!
La luna è buona – non si vedrà
che si sono imbiancati i miei capelli. La luna
me li farà di nuovo biondi. Non te ne accorgerai.
Lasciami venire con te. [...].

Ci sederemo un poco sul muretto, sull’altura,
e rinfrescandoci al vento di primavera
forse immagineremo pure di volare,
perché spesso, e perfino ora, sento il fruscío della mia veste
che pare il battito di due ali forti,
e quando ti chiudi in questo rumore del volo
senti irrigidirsi il collo, i fianchi, la tua carne,
e così stretto nei muscoli del vento azzurro,
nei nervi robusti dell’altezza,
non ha importanza che tu parta o torni
né conta che i miei capelli siano bianchi,
(non è questo che mi dà pena – mi dà pena
che non mi s’imbianchi anche il cuore).
Lasciami venire con te.
Lo so, ciascuno cammina da solo verso l’amore,
solo verso la gloria e la morte.
Lo so. L’ho provato. Non giova a niente.
Lasciami venire con te. [...]. 

Ghiannis Ritsos

Delfi. La sonata al chiaro di luna
traduzione e cura di Nicola Crocetti
introduzione di Moni Ovadia
Crocetti Editore 2012

domenica 28 luglio 2013

Canto perché l’attesa si consumi

850
Canto perché l’attesa si consumi –
soltanto la mia cuffia da allacciare
e chiudere la porta della casa –
Altro non ho da fare –

finché il suo passo s’avvicini e insieme
noi due cammineremo verso il Giorno
dicendoci le cose che cantammo
per tenere la Tenebra lontana –

Emily Dickinson

Traduzione di Silvio Raffo 

sabato 27 luglio 2013

Dove il cielo specchia le sue tinte senza durata


So di paesi d’acque e di canali
dove anche gli occhi hanno una grazia freschissima
occhi chiari, ricordo, di Fiandra e d’Olanda
bagnati, acquosi, quasi porti nascosti
nei quali attenda solitaria una nave
senza alcun carico, umile, felice
alle cui vele immobili si plachino
gli ardori di un tramonto autunnale.
Umidi occhi che ripetono l’acqua
presso cui nacquero, e ancora conservano
quasi un’apparenza di specchio
di campagne argentate dai canali.
Acqua degli occhi, eguale
all’acqua delle chiuse: dove traspare
un miraggio di prati e di orizzonti.
Qui il cielo
specchia le sue tinte senza durata
scorgere qui puoi
un’alzaia oppure un vecchio mulino
miniato in oro, come pergamena
è tutto il piccolo mondo
degli occhi del Nord.
Georges Rodenbach
Dei cristalli naturali
Traduzione di Luciano Erba
Guerini e Associati 1991

venerdì 26 luglio 2013

Sulla pagina bianca il silenzio racconta la storia più profonda

«Con mia nonna» diceva «ho fatto una scuola dura.» “Sìì fedele alla tua storia” mi ripeteva la vecchia strega. “Sii eternamente, inflessibilmente fedele alla tua storia”. “Perché nonna?”, le domandavo. “E ti devo dire anche i motivi sfrontata?”, gridava lei. “E tu prenderesti di fare la narratrice! Eppure devi diventarlo, e io ti dirò quei motivi! Ascolta, dunque: dove il lettore è fedele, eternamente, inflessibilmente fedele alla sua storia, là alla fine parlerà il silenzio. Dove la storia è stata tradita, il silenzio non è che vuoto. Ma noi, i fedeli, subito dopo aver pronunciato l’ultima parola, udremo la voce del silenzio. Che una ragazzina mocciosa lo capisca o no”».
«Chi allora» ella continua «racconta una storia ancora più bella delle nostre? Il silenzio. E dove si legge una storia più profonda di quelle scritte sulla pagina più squisitamente stampata del più prezioso di tutti i libri? Sulla pagina bianca. Quando una penna regale e coraggiosa, nel momento della sua più alta ispirazione, ha finito di scrivere la sua storia con l’inchiostro più raro… dove, in quel momento, si può leggere un racconto ancora più profondo, più soave, più allegro e più crudele di quello? Sulla pagina bianca».

Karen Blixen
Ultimi racconti
La pagina bianca
Traduzione di Adriana Motti

Adelphi 1982

giovedì 25 luglio 2013

Insonnia

La Luna nello specchio del comò
guarda milioni di miglia lontano
(e forse con orgoglio, a se stessa,
ma non sorride, non sorride mai)
via lontano lontano oltre il sonno,
o forse è una che dorme di giorno.
Se l'Universo volesse abbandonarla,
lei gli direbbe di andare all'inferno,
e troverebbe una distesa d'acqua
o uno specchio, sul quale indugiare.
Tu dunque metti gli affanni in un sacco
di ragnatele e gettalo nel pozzo
nel mondo alla rovescia dove
la sinistra è sempre la destra,
dove le ombre in realtà sono corpi,
dove restiamo tutta la notte svegli,
dove il cielo ha tanto poco spessore
quanto è profondo il mare e tu mi ami d'amore.
Elizabeth Bishop 

da PensieriParole

mercoledì 24 luglio 2013

Leggere poesie in luglio

In questi giorni di lenta calma estiva, leggo le poesie sul sito della rivista Nuovi Argomenti e copio.
Buona lettura!

L'arte è sempre quella


L’arte di perdere s’impara presto
tutte le cose col segreto intento
di andare perse, che non è un disastro.
Perdi una cosa al giorno. Con malestro
accetta chiavi perse, un’ora al vento.
L’arte di perdere s’impara presto.
Perdi di più, più in fretta; al peggio apprestati:
luoghi e nomi e dov’è che avevi in mente
di recarti. Non sarà mai un disastro.
L’orologio di mamma ho perso; e questa!
che è l’ultima di tre case nel niente.
L’arte di perdere s’impara presto.
Ho perso due città, belle. E, più vasti,
altri regni, due fiumi, un continente.
Mi mancano, ma non è poi un disastro.
Anche perdere te (la voce, il gesto
amato) non mi smentirà. È evidente:
l’arte di perdere fin troppo presto
s’impara, e sembra (scrivilo!) un disastro.

Elizabeth Bishop
Miracolo a colazione
Traduzione di Damiano Abeni, Riccardo Duranti e Ottavio Fatica
Adelphi 2005
da PensieriParole

martedì 23 luglio 2013

Ci siamo sempre lasciati senza salutarci

Amicizia

Noi non ci conosciamo. Penso ai giorni
che, perduti nel tempo, c’incontrammo,
alla nostra incresciosa intimità.
Ci siamo sempre lasciati
senza salutarci,
con pentimenti e scuse da lontano.
Ci siam riaspettati al passo,
bestie caute,
cacciatori affinati,
a sostenere faticosamente
la nostra parte di estranei.
Ritrosie disperanti,
pause vertiginose e insormontabili,
dicevan, nelle nostre confidenze,
il contatto evitato e il vano incanto.
Qualcosa ci è sempre rimasto,
amaro vanto,
di non ceduto ai nostri abbandoni,
qualcosa ci è sempre mancato.


Vincenzo Cardarelli
Poesie
1936

lunedì 22 luglio 2013

L'amore non revoca la solitudine. La porta a compimento

Resta l'amore che ci solleva da tutto, senza salvarci da nulla.
La solitudine in noi è come una lama, conficcata profondamente nella carne. Non possiamo estrarla senza ucciderci all'istante. L'amore non revoca la solitudine. La porta a compimento. Le apre tutto lo spazio per bruciare. L'amore è niente di più che questo bruciare, come bruciare al calor bianco. Una schiarita nel sangue. Una luce nel respiro. Niente di più. E tuttavia mi sembra che una vita intera sarebbe leggera, affacciata su questo nulla. Leggera, limpida: l'amore non oscura ciò che ama. Non l'oscura perché non cerca di prenderlo. Lo tocca senza prenderlo. Lo lascia andare e venire. Lo guarda allontanarsi con un passo così felpato che non lo si sente spegnersi: elogio del poco, lode del debole. L'amore viene, l'amore va. A suo tempo, mai al nostro. Chiede, per venire, tutto il cielo, tutta la terra, tutto il linguaggio. Non potrebbe resistere nella costrizione di un senso. Nemmeno saprebbe accontentarsi di una felicità. L'amore è libertà. L'amore non va a braccetto con la felicità. Si accompagna alla gioia. La gioia è come una scala di luce nel nostro cuore. Porta ben più in alto di noi, ben più in alto di sé: là dove non c'è più niente da afferrare, se non l'inafferrabile. Certo, non rispondo più veramente: io canto. Ma si può chiedere all'uccello la ragione del suo canto?

Christian Bobin
Elogio del nulla
traduzione di Federico Francucci
Servitium editrice 2007

domenica 21 luglio 2013

Scrivere è convertire il troppo in poco, l'eccesso in mancanza

Écrire c’est convertir le trop en peu, l’excès en manque.
Aucune livre ne devrait etre plus pesant qu’une lumière. Aucune écriture ne devrait faire plus de bruit qu’on sourire.

Scrivere è convertire il troppo in poco, l'eccesso in mancanza.
Nessun libro dovrebbe essere più pesante di una luce. Nessuna scrittura dovrebbe fare più rumore di un sorriso

Christian Bobin
La vie passante


Fata Morgana 1990

sabato 20 luglio 2013

I profumi, i colori e i suoni si rispondevano

Arthur vive a Parigi con arido distacco. Nelle spelonche dove gli capita di abiatre scrive fino alle cinque del mattino, imbambolato d’assenzio. Così passa le notti nella mansarda di Rue Monsieur le Prince, sospesa sul giardino del liceo Saint-Louis. Davanti alla stretta finestra vibra una cortina di fronde, le cimase dei grandi platani. Tutti gli uccelli sui rami gridano insieme. Alle tre di notte la candela agonizza. Lavora alle sue visioni inimmaginabili. Sul foglio più che scrivere accorda ritmi, tra musica e pittura. Il linguaggio poetico deve coinvolgere tutti i sensi, l’anima per l’anima che riassume tutto: profumi, suoni, colori. Come Baudelaire. “I profumi, i colori e i suoni si rispondevano” è il distico che Arthur sceglie per la sua poesia Les Chercheurs de poux. Guarda gli alberi, il cielo sospeso all’ora indicibile vicina all’alba. Attraverso le alte finestre del liceo esplora le camerate, assolutamente sorde. E così ascolta l’intermittenza del brulichio sonoro delizioso delle carrette che trabalzano sul selciato dei viali. Fuma la pipa, sputando sulle tegole grigie. Accompagnato dallo scricchio da scarpe nuove della lunga scala di legno del caseggiato, alle cinque scende a comprarsi del pane. È l’ora in cui sfornano. Gli operai formicolano marciando ovunque. È anche l’ora, per lui, di ricominciare a stordirsi di vino. Rientra e si butta sul letto sfatto, proprio quando il primo sole, scaldandole, fa uscire gli onisco da sotto le tegole. Il primo mattino, in estate, e le sere di dicembre, ecco ciò che lo turba sempre.

Giuseppe Marcenaro
Una sconosciuta moralità
Quando Verlaine sparò a Rimbaud

Bompiani 2013

venerdì 19 luglio 2013

La visione s'è trovata in tutti i climi

Visto abbastanza. La visione s’è trovata in tutti i climi. Avuto abbastanza. Rumori di città, la sera e al sole e sempre. Conosciuto abbastanza. Le decisioni della vita. Oh rumori e visioni! Partenza in affetto e fragori nuovi! Via, chiederò perdono per essermi nutrito di menzogna. E andiamo.

Arthur Rimbaud

giovedì 18 luglio 2013

Nelle chiare azzurre sere d'estate

Sensation

Par les soirs bleus d'été, j'irai dans les sentiers,
Picoté par les blés, fouler l'herbe menue:
Rêveur, j'en sentirai la fraîcheur à mes pieds.
Je laisserai le vent baigner ma tète nue.

Je ne parlerai pas, je ne penserai rien:
Mais l'amour infini me montera dans l'âme,
Et j'irai loin, bien loin, comme un bohémien,
Par la Nature, — heureux comme avec une femme.


Sensazione

Nelle chiare azzurre sere d'estate, andrò per i sentieri,
Punzecchiato dal grano, a pestare l'erba tenera:
Trasognato, ne sentirò la frescura sotto ai miei piedi
Lascerò che il vento bagni il mio capo nudo.

Io non parlerò, non penserò a nulla:
Ma l'amore infinito mi salirà nell'anima,
E me ne andrò lontano, molto lontano come un gitano,

Nella Natura, - felice come con una donna.

Arthur Rimbaud
traduzione di Elena Petrassi


mercoledì 17 luglio 2013

Ho abbracciato l'alba d'estate

Aube

J'ai embrassé l'aube d'été.
Rien ne bougeait encore au front des palais. L'eau était morte. Les camps d'ombres ne quittaient pas la route du bois. J'ai marché, réveillant les haleines vives et tièdes, et les pierreries regardèrent, et les ailes se levèrent sans bruit.

La première entreprise fut, dans le sentier déjà empli de frais et blêmes éclats, une fleur qui me dit son nom.

Je ris au wasserfall blond qui s'échevela à travers les sapins: à la cime argentée je reconnus la déesse.

Alors je levai un à un les voiles. Dans l'allée, en agitant les bras. Par la plaine, où je l'ai dénoncée au coq. A la grand'ville elle fuyait parmi les clochers et les dômes, et courant comme un mendiant sur les quais de marbre, je la chassais.

En haut de la route, près d'un bois de lauriers, je l'ai entourée avec ses voiles amassés, et j'ai senti un peu son immense corps. L'aube et l'enfant tombèrent au bas du bois.

Au réveil il était midi.


Alba

Ho abbracciato l'alba d'estate.

Nulla si muoveva ancora sulla fronte dei palazzi. L'acqua era morta. Le zona d'ombra non lasciavano la strada del bosco. Ho camminato, ridestando gli aliti vivi e tiepidi, e le pietre preziose guardarono, e le ali si alzarono senza rumore.

La prima impresa fu, nel sentiero già pieno di freschi e spenti chiarori, un fiore che mi disse il suo nome.

Risi alla bionda cascata che si lasciava cadere attraverso gli abeti: dalla cima argentata riconobbi la dea.

Allora alzai uno ad uno i veli. Nel sentiero, agitando le braccia. Nella pianura, dove l'ho denunciata al gallo. Nella grande città fuggiva tra i campanili e le cupole, e correndo come un mendicante sui sagrati di marmo, la incalzavo.

In cima alla strada, vicino a un bosco di alloro, l'ho avvolta nei suoi molti veli, e ho sentito un poco il suo corpo immenso. L'alba e il bambino caddero in fondo al bosco.


Al risveglio era mezzogiorno.

Arthur Rimbaud
traduzione di Elena Petrassi

martedì 16 luglio 2013

L’assenza meridiana

È calma di vento l’ora
della tua sera. Le ferite
aperte chiedono sale
il passo incalza nel rumore
della luce, il gelso ha
fame di seta, le more
rischiarano il volo della
rondine. La città intera
siede sulla soglia del
tuo scontento, dove la
notte non è mai assenza
meridiana, ma solo un solco
dimenticato dall’aratro.


Elena Petrassi
Il calvario della rosa

Moretti&Vitali 2004

lunedì 15 luglio 2013

Nessuna metafora della luce

Nessuna sostituzione

La luce piena ci avvolge
non la luce del giorno
non la luce in punta di
piedi dell’alba. Non la luce
rossa del tramonto. Nessuna
metafora della luce, nessuna
sostituzione. Solo luce assoluta
gialla al centro, più chiara intorno
la nostra luce, luce piena
luce sola.

Elena Petrassi
Il calvario della rosa

Moretti&Vitali 2004

domenica 14 luglio 2013

Quella era la luce

La luce

Quella era la luce
intravista sulla soglia
non splendente, non
accecante, solo luce
su un gradino di sabbia.
Passava tra le nostre
ginocchia, nel freddo.
Era la mia luce, era la
tua luce. Solo questo

uno dell’altro sappiamo.

Elena Petrassi
Il calvario della rosa

Moretti&Vitali 2004

sabato 13 luglio 2013

Sul profilo della luce

La notte ha minuti tondi,
insieme li abbiamo colti,
infilati sul profilo della
luce nascosta, insieme
abbiamo visto il volto
d’alba farsi azzurra cenere
intorno ai tetti assopiti.
Così il silenzio si è allontanato
in punta di piedi e la
collana si è rotta senza alcun
movimento. I minuti tondi si
sono affilati e tagliano i
rami anneriti dal gelo.
Quando sei lontano la
notte si ammanta di ore né
tonde né silenziose.
La notte si chiama assenza,

si chiama silenzio e tace.

Elena Petrassi
Il calvario della rosa

Moretti&Vitali 2004

venerdì 12 luglio 2013

Invocazione

Ancora, mi implori
ancora, ti sussurro
le sillabe si frantumano
sull’àncora dei nostri corpi
esposti alla notte.

Ancora e ancora mi chiedi
Ancora,  ti concedo
mentre la lingua gioca
sulle omonimie per
occupare gli spazi
immensi, tra i nostri
corpi, divorati e sciolti.

Ancora non è l’inizio.

(quello viene prima
di questa fine
di questo desiderio
che tutto mischia

e subito ci separa).

Elena Petrassi
Il calvario della rosa

Moretti&Vitali 2004

giovedì 11 luglio 2013

Non ci sono geometrie cartesiane nel mio cuore

Una singola equazione
il risultato è la conferma,
la punta delle dita sulla
piega del tuo sorriso
aspetta l’esito definitivo
che non tolga ombra
al solco di sale che ha
rovesciato nel suo contrario
il triangolo iniziale:  

non ci sono geometrie 
cartesiane nel mio cuore.*




Elena Petrassi
Il calvario della rosa
Moretti&Vitali 2004

* la citazione è tratta da Ivan Illich

mercoledì 10 luglio 2013

Il peso dell’acqua

Oggi non vi è traccia del tempo
sulle parole, nella loro antica
bellezza intatte, esistono mentre
la rovina degli oggetti nasce
dal tuo sguardo di sgomento
sulla superficie. Il temporale abita
ogni soffitta, sul confine i calici
cadranno senza far rumore e l’acqua,
l’acqua accetterà il suo peso
e l’attesa.

Elena Petrassi

Il calvario della rosa
Moretti&Vitali 2004

martedì 9 luglio 2013

Lo stesso occhio

Lo stesso occhio, ancora
il sinistro, il chiaroveggente
non sopporta la lente, la luce
vorrebbe solo libri a poca
distanza.  Qui, a una speranza
e mezza tra  la vista e
il cuore si apre l’attesa,
si perdono gli alfabeti.

Elena Petrassi
Il calvario della rosa
Moretti&Vitali 2004

lunedì 8 luglio 2013

Love After Love

The time will come 
when, with elation 
you will greet yourself arriving 
at your own door, in your own mirror 
and each will smile at the other's welcome, 

and say, sit here. Eat. 
You will love again the stranger who was your self.
Give wine. Give bread. Give back your heart 
to itself, to the stranger who has loved you 

all your life, whom you ignored 
for another, who knows you by heart. 
Take down the love letters from the bookshelf, 

the photographs, the desperate notes, 
peel your own image from the mirror. 
Sit. Feast on your life. 


Derek Walcott

Amore dopo amore

Tempo verrà
in cui, con esultanza,
saluterai te stesso arrivato
alla tua porta, nel tuo proprio specchio,
e ognuno sorriderà al benvenuto dell’altro,
e dirà: Siedi qui. Mangia.
Amerai di nuovo lo straniero che era il tuo Io.
Offri vino. Offri pane. Rendi il cuore
a se stesso, allo straniero che ti ha amato
per tutta la tua vita, che hai ignorato
per un altro che ti sa a memoria.
Dallo scaffale tira giù le lettere d’amore,
le fotografie, le note disperate,
sbuccia via dallo specchio la tua immagine.
Siediti. E’ festa: la tua vita è in tavola.

Derek Walcott
Mappa del Nuovo Mondo

Traduzione di Barbara Bianchi, Gilberto Forti, Roberto Mussapi
Adelphi 1992

domenica 7 luglio 2013

Cadono le api fiore a fiore

Su ogni stelo di lavanda
cadono le api e fiore
a fiore si inebriano di
nettare. In ogni stelo
un’ape impazzita crea
il miele del futuro, ebbra
di sole e profumo darà
sentore di lavanda al
miele e sarà armonia tra
l’ape e il mondo.
Ma poco accanto, sul
cespuglio di rosmarino sta
un’ape solitaria e sugge
il nettare da quell’altro
fiore che dicono amaro.
Lei sola sa gustare quel
profumo salato che evoca
acqua di mare e vento
largo, solo quell’unica
ape sa che il desiderio
si nasconde al di là
del blu profondo dei
fiori di lavanda, che quel
miele nato dal fiore amaro
sarà il segreto tra se
stessa e quell’unico fiore
che ha adorato.

Elena Petrassi
(6-7 luglio 2013)

sabato 6 luglio 2013

Per ingrandire il cielo

Il se couchait derrière le brin d’herbe
Pour agrandir le ciel.

Si sdraiava dietro il filo d’erba
Per ingrandire il cielo.


Noël Bureau

venerdì 5 luglio 2013

Il racconto è un’immagine che ragiona

Il racconto è un’immagine che ragiona e tende ad associare immagini straordinarie come se esse potessero essere immagini coerenti. Il racconto reca così la convinzione di una immagine prima rispetto all’insieme di immagini derivate. Il legame è tuttavia così facile ed il ragionamento tanto scorrevole che ben presto non si sa più dove si trovi il seme del racconto.

Gaston Bachelard
La poetica dello spazio
traduzione di Ettore Catalano

Dedalo 1975

Il poeta conosce il seme dei fiori

Nei giardini del minuscolo, il poeta conosce il seme dei fiori. Ed io vorrei poter dire, come André Breton: “Ho mani per coglierti, timo minuscolo dei miei sogni, rosmarino del mio estremo pallore”.

Gaston Bachelard
La poetica dello spazio
traduzione di Ettore Catalano
Dedalo 1975

mercoledì 3 luglio 2013

La mia ombra forma un guscio sonoro

La vieille maison où vont et viennent
L’étoile et la rose..

Mon ombre forme un coquillage sonore
Et le poète ècoute son passé
Dans la coquille de l’ombre de son corps.

La vecchia casa in cui vanno e vengono
La stella e la rosa…

La mia ombra forma un guscio sonoro
Ed il poeta ascolta il suo passato
Nel guscio dell’ombra del suo corpo.

Maxime Alexandre 
La peau et les os
Gallimard 1956


martedì 2 luglio 2013

La semplice felicità di un uomo disteso sul fondo di una barca

Quel mattino io dirò la semplice felicità di un uomo disteso sul fondo di una barca.
L’oblungo guscio di un canotto si è richiuso su di lui.
Dorme. È una mandorla. La barca come un letto sposa il sonno

Gaston Puel

Ce chant entre deux astres
Henneuse éditeur, Lyon 1956

La luce dorata sul bordo delle cose

Quella luce dorata sul bordo delle cose che, nel pomeriggio madrileno, lascia tutto come sospeso nell’aria…

Alvaro Mutis
Trittico di mare e di terra
Einaudi 1997

lunedì 1 luglio 2013

L'arte è un'anima azzurra, un mercurio fiammeggiante

La mia arte è forse un’arte insensata,  un mercurio fiammeggiante, un’anima azzurra, zampillante sulle mie tele…


Marc Chagall