lunedì 31 gennaio 2022

Cronache dagli anni senza Carnevale/694. La fisica quantistica della carta e dei libri

 

 


 

Come scegliere cosa tenere e cosa gettare? Metterò mai più quel lungo abito color avorio? Rileggerò quel romanzo che mi era piaciuto così tanto? Ha senso continuare a conservare i ritagli delle recensioni più interessanti a libri che poi non abbiamo mai comprato? E quelle vecchie fotografie sfocate di gente che non abbiamo visto mai più, che senso ha tenerle ancora? Sono domande che mi pongo tutte le volte che faccio ordine negli armadi, nei cassetti e nelle librerie e più passa il tempo più mi rendo conto che il senso non esiste se non perché ogni oggetto è la chiave di una diversa porta che ci conduce nel passato, un passato di cui non siamo più consapevoli, salvo quando prendiamo in mano quel romanzo leggero e piacevole e ci ricordiamo anche della piacevolezza di quel pomeriggio in spiaggia stesi a leggere e a guardare il mare. Oppure quando riguardiamo le fotografie di vecchi colleghi con cui non lavoriamo più da anni ma, che nel tempo che abbiamo condiviso sono stati importanti. Allora cosa tengo e cosa butto? La biblioteca accetterà anche questi romanzi remoti? Le fotografie le conservo ancora, dei libri ho imparato a fare a meno e a regalarli, perché possano continuare a seminare piacere e curiosità anche in altre menti, soprattutto quando ho la certezza che non li rileggerò mai più. La cosa stupefacente di ogni riordino è che, nonostante la quantità di libri e oggetti regalati o buttati via, secondo la ben nota legge della carta polistirolo, sul ripiano della libreria non ci sarà comunque nessuno spazio per un libro nuovo. Questo è uno dei misteri della fisica quantistica dei libri, soprattutto quando siamo certi di avere finalmente riposto in ordine di pubblicazione tutti i libri di Paul Auster e, non si sa come, troviamo in mezzo un Philip Roth che, a parte la condivisione della casa editrice italiana, non centra proprio nulla. Lo stesso accade quando riordiniamo tutti i libri di e su Katherine Mansfield e Virginia Woolf. Sono sempre molti, molti di più di quanto non ricordassimo, così dobbiamo fare e disfare l’ordine dieci volte prima di averli raggruppati secondo un ordine solo a noi noto e che presto avremo dimenticato e rimettere le mani su quei ripiani sarà sempre come partire per una caccia nella jungla nera e selvaggia. Il segreto che tutti gli amanti dei libri conoscono è che i libri parlano tra loro e si raccontano di notte con voci sussurranti che le nostre orecchie sensibili di lettori e maniaci riusciamo a sentire. Per questo impariamo molto più di quanto una semplice lettura potrà mai darci. Perché i libri sono come i gatti, affamati e riconoscenti, fanno le fusa per attirare la nostra attenzione e quando cadiamo tra le loro sgrinfie, non possiamo resistere alla loro malia.

 

 

Navigare nel mare dell’infanzia

 

Con ogni libro costruisco

un mondo o lo distruggo.

Volo su un magico tappeto

e solco l’oceano più periglioso

mentre Nemo si inabissa tra

le onde dell’infanzia e la foresta

continua a richiamare non solo

cani e lupi, ma anche noi

bambini, quei bambini che

stanno sdraiati interi pomeriggi

e quando finiscono un libro,

lo iniziano da capo.

 

 

Che tenerezza avere ritrovato i libri che leggevo da bambina, sfogliarli e poi riporli in un ripiano speciale, quello dove stanno i libri che vogliamo continuino a farci compagnia. Una compagnia imperdibile di cui ci è impossibile fare a meno. Oggi è lunedì 31 gennaio del terzo anno senza Carnevale e questa Cronaca 694 ancora una volta ha smesso di spolverare i libri e si è messa a pancia in giù sul tappeto a rileggere Il giro del mondo in ottanta giorni, cosa che, a questo punto, penso farò anch’io.

Nessun commento: