sabato 22 gennaio 2022

Cronache dagli anni senza Carnevale/685. È il silenzio, insieme, della città e del cielo

 


Quando hanno smesso di parlarsi le strade e le stelle? Quando le nuvole e gli alberi? Eppure oggi è questa la città, silenziosa, è questo il cielo, silenzioso. Si guardano come fanno sempre e da sempre ma hanno deciso di non comunicare, almeno per oggi, almeno per il tempo necessario a fantasticare su questo silenzio nuovo, o rinnovato, su questa mancanza di parole umane, di simboli, di ritorni.

Il cielo parla con le nuvole, con il loro movimento, ma anche con la totale assenza di nuvole e di movimento. Le nuvole dicono le stagioni di mezzo, primavera e autunno, la fine della stagione calda con i temporali d’agosto, il colmo dell’inverno, quando da nuvole bianche e compatte saltano giù fiocchi di neve via via sempre più fitti. La città parla con le luci dei lampioni e dei negozi, parla con luci alle finestre, i clacson in strada e il rombo delle auto. La voce della città dipende sempre dalle azioni umane, la voce del cielo solo da intenzioni celesti di esseri invisibili e a noi sconosciuti. Quando le luci e le nuvole si incontrano nascono bizzarre creature alate che si divertono a portare scompiglio. Quando il cielo parla con le stelle, lo fa solo di notte, quando le stelle cercano di entrare in contatto con le finestre e quello che nascondono, o svelano, alla vista. Sono curiose le stelle delle attività umane, ma possono avvicinarsi solo quando il buio è calato e noi umani siamo perlopiù chiusi nelle nostre case a preparare la cena, a guardare la televisione, a riposarci dopo una giornata di lavoro. Sono invidiose le stelle dei racconti delle nuvole che ci vedono agire durante le ore diurne, ci vedono passeggiare alla luce del sole, chiacchierare, cantare, giocare e correre. Di notte siamo illuminati dai lampioni e dalle lampadine, non dalla luce dell’unica stella abbastanza vicina da illuminare tutto questo nostro mondo. Le stelle, il firmamento, sono invidiosi di quest’unica stella che può starci vicino senza consumarci. Ma loro, le altre stelle, lanciano i loro raggi e li inseguono sperando di arrivare in tempo, prima di esplodere, prima della nostra estinzione, prima che il tempo finisca, ma non sempre ci riescono.

 

 

 

La perfezione senza le sillabe

 

 

Nel silenzio della città

e del cielo prendo in

prestito i suoi versi e

mi fermo ad ascoltare

il loro suono e un’altra

città si dispiega davanti

ai miei occhi e io sono

qui e anche laggiù, mentre

è tutto questo silenzio

che accompagna il giorno

e la sua fine che è certa

mentre la notte è scesa

e questo silenzio è anche

il mio silenzio, il tuo silenzio,

nessuna sillaba arriva a

cambiarne la perfezione.

 

 

 

Ecco che un altro giorno di gennaio è trascorso tra lavori domestici, riposo e libri. Ho sentito così forte in me questo silenzio quando il mio amico Danilo mi ha letto la poesia Comizio di Pasolini, che ho dovuto prenderne un verso e utilizzarlo per il titolo di questa Cronaca 685 di sabato 22 gennaio del terzo anno senza Carnevale. Anche se il Brasile ha deciso di posticipare le sfilate dei carri in aprile, forse potrò scrivere le Cronache dagli anni con il Carnevale in ritardo?

1 commento:

Michel BARBOT ha detto...

belle chronique sur le silence de la nuit, et belle évocation de celui de deux amants