Se gennaio fosse un luogo sarebbe Santa Caterina Valfurva – frazione Paris e anche la Val Zebrù, sempre in inverno con le stalattiti di ghiaccio anziché l’acqua che scorre nei ruscelli e torrenti. Ho ricordi bellissimi di quei luoghi anche d’estate, ma era d’inverno che la montagna riusciva a incantarmi grazie alla neve e al silenzio. Un anno in particolare ricordo le lunghe passeggiate mattutine, gli sciat, i pizzoccheri, i formaggi, la cioccolata calda al pomeriggio, le lunghe ore di lettura accanto alla stufa, come se al mondo non ci fosse altro che tutta quella calma e la totale concentrazione sulle Memorie di una ragazza perbene di Simone de Beauvoir che stavo leggendo per la seconda volta. È proprio vero che le letture di adolescenza e prima giovinezza ci appartengono per sempre, perché sono quelle che hanno formato il nostro occhio, aperto la nostra mente, rafforzato i gusti. Lei, Simone è stata una delle letture fondamentali che sto rifacendo intanto che scrivo la voce a lei dedicata per l’Enciclopedia delle Donne. Così, mentre sto in questo presente dimezzato, vengono a farmi compagnia immagini e profumi cui non pensavo più da anni, e sono grata alla vita perché ho una riserva notevole di bei ricordi, bei libri e bei luoghi da riportare alla mente quando il presente si fa pesante, monotono, in apparenza senza veri motivi di gioia e soddisfazione. Vado poi a rileggere il brano della lettera di Rosa Luxemburg che ho postato nella Cronaca 663 del 31/12/2021: (…) “Ieri dunque pensavo: quanto è strano che, senza alcun motivo particolare, io viva sempre in un’ebbrezza gioiosa”. E poi i diari di Marina Cvetaeva che ho già citato nella Cronaca 443 del 25/05/2021: “Alle 10 la giornata è finita. Talvolta sego e taglio legna per il giorno dopo. Alle 11 o alle 12 vado a letto. Sono felice del lumino proprio accanto al guanciale, del silenzio, del quaderno, della sigaretta, talvolta - del pane. Scrivo malamente, in fretta. Non ho annotato né le ascensions in soffitta - niente scala (l'hanno bruciata) - mi isso con una corda - per prendere le travi, né le continue ustioni delle braci che (impazienza? esasperazione?) afferro direttamente con le mani, né le corse su e giù per i kommissionnye (che abbiano venduto tutte le mie cose?) e per le cooperative (che distribuiscano?). Non ho annotato la cosa più importante: l'allegria, l'acutezza di pensiero, le esplosioni di gioia ad ogni più piccolo colpo di fortuna, l'appassionata tensione di tutto l'essere - tutti i muri sono coperti di versi e di NB! per il taccuino. In soffitta (Dagli appunti moscoviti, 1919-1920).
Anche
stasera sto sistemando libri, rileggendo citazioni, cercando di scrivere parole
che abbiamo un senso non soltanto per me. L’unica cosa che mi manca, mi manca
davvero, sarebbe una lenta nevicata.
Torneremo anche noi
ricoperti di gemme e fiori
Se
guardo i giorni dalla
vetta
di questa età,
tutto
il paesaggio intorno
s’imbianca
e lenta scende
la
neve dei ricordi e della
nostalgia.
Ma basta che io
sposti
un po’ la testa e
la
fine dell’inverno già
si
indovina oltre il confine
degli
abeti e del ghiaccio,
là
dove una nuova primavera
sta
facendo le prove generali
mentre
dorme sogni verdi
con
le pietre e i rami. Torneremo
anche
noi ricoperti di gemme e
fiori,
il torrente romperà gli
argini
e il tempo, il tempo non
sarà
che un fiocco di neve
ancora
indeciso sul dove
cadere,
una goccia di pioggia
che
indugia sul vetro della
mia
immaginazione.
Poi
per dare vigore a questa nostalgia ascolto vecchie canzoni di Peter Gabriel e
gli anni Ottanta rifulgono come piccole stelle nel mio cielo personale. Oggi è
martedì 11 gennaio del terzo anno senza Carnevale e questa Cronaca 674 disegna
fiocchi di neve seduta accanto al camino.
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