lunedì 24 gennaio 2022

Cronache dagli anni senza Carnevale/687. Per le rose che dormono nell’inverno dei rami

 


 

La luce dei lampioni scende nella notte come l’inchiostro caduto nell’acqua, il movimento è lo stesso, ma opposto è il risultato. Mentre la notte rischiarata dalle luci artificiali diventa un luogo frequentabile, né l’acqua né l’inchiostro potranno servire ancora. Dunque non sempre mescolare materia ad altra materia porta a un risultato sensibile. Eppure non sappiamo resistere e tutta la nostra giornata è una fatica contro gli stati originari della materia che vogliamo cambiare, modificare, possibilmente migliorare. Usiamo le mani per farlo, usiamo il fuoco, l’acqua, la luce, il vento. Proprio il vento, e il fuoco, sono molto più esperti di noi umani nel modificare gli stati della materia. Il vento trascina e strapazza le nuvole, la pioggia e la neve, scompiglia le foglie e i rami, i nostri capelli. Il fuoco divora o cucina, rende cenere o rende commestibile. Quel che non riusciamo a fare da soli è il tempo a compierlo, il tempo che ci mola tutti, ci arrotonda e poi ci lascia continuare la nostra opera umana, le nostre piccole trasformazioni, ci lascia alla nostra incrollabile fiducia che domani sarà un tempo migliore di ieri e di oggi, domani è il tempo della rinascita o della resurrezione che non sono proprio la stessa cosa. Per rinascere dobbiamo abbandonare qualcosa di noi nel tempo passato, per risorgere riportiamo in vita tutto quanto con noi? Cosa è meglio? Cosa è più opportuno?

 


La canzone della rosa in fondo al giardino

 

Canterò maggio nella

prossima canzone, ma

ti prego ferma l’onda

del tempo, fa che maggio

non arrivi, non sono ancora

pronta per la muta, non

cerco la resurrezione, ma

una nascita nuova, quella

che non ho avuto quando

il tempo mi ha gettato oltre

le sue barriere e io ero

ancora muta e troppo

piccolina per dire o fare

cose o protestare. Non

far arrivare maggio sino

a quando non sarò pronta,

dillo anche alla rosa in fondo

al giardino che fioriremo

insieme e le starò accanto

per raccontare come si

muovono le nuvole nel cielo

e anche quanto è buono

il suo profumo e quanto belle

sono le sue sembianze. Rosa

di maggio che non conosci altra

forma che la perfezione, dì

al tempo che non è tempo di

arrivare, diglielo ancora perché

non ricordi da dove viene, e

diglielo ancora perché maggio

deve restare l’orizzonte in

fondo al mio giardino.

 

 

Questa Cronaca 687 di lunedì 24 gennaio del terzo anno senza Carnevale nasce dalla lettura di un nuovo romanzo della mia amica Elisabetta e da un sogno dove qualcuno cantava e chiedeva a maggio di non arrivare. Ma maggio arriverà per lei, per me, per le rose in fondo al giardino che ora dormono nell’inverno dei rami.

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