La luce dei lampioni scende nella notte come l’inchiostro caduto nell’acqua, il movimento è lo stesso, ma opposto è il risultato. Mentre la notte rischiarata dalle luci artificiali diventa un luogo frequentabile, né l’acqua né l’inchiostro potranno servire ancora. Dunque non sempre mescolare materia ad altra materia porta a un risultato sensibile. Eppure non sappiamo resistere e tutta la nostra giornata è una fatica contro gli stati originari della materia che vogliamo cambiare, modificare, possibilmente migliorare. Usiamo le mani per farlo, usiamo il fuoco, l’acqua, la luce, il vento. Proprio il vento, e il fuoco, sono molto più esperti di noi umani nel modificare gli stati della materia. Il vento trascina e strapazza le nuvole, la pioggia e la neve, scompiglia le foglie e i rami, i nostri capelli. Il fuoco divora o cucina, rende cenere o rende commestibile. Quel che non riusciamo a fare da soli è il tempo a compierlo, il tempo che ci mola tutti, ci arrotonda e poi ci lascia continuare la nostra opera umana, le nostre piccole trasformazioni, ci lascia alla nostra incrollabile fiducia che domani sarà un tempo migliore di ieri e di oggi, domani è il tempo della rinascita o della resurrezione che non sono proprio la stessa cosa. Per rinascere dobbiamo abbandonare qualcosa di noi nel tempo passato, per risorgere riportiamo in vita tutto quanto con noi? Cosa è meglio? Cosa è più opportuno?
La canzone della
rosa in fondo al giardino
Canterò
maggio nella
prossima
canzone, ma
ti
prego ferma l’onda
del
tempo, fa che maggio
non
arrivi, non sono ancora
pronta
per la muta, non
cerco
la resurrezione, ma
una
nascita nuova, quella
che
non ho avuto quando
il
tempo mi ha gettato oltre
le
sue barriere e io ero
ancora
muta e troppo
piccolina
per dire o fare
cose
o protestare. Non
far
arrivare maggio sino
a
quando non sarò pronta,
dillo
anche alla rosa in fondo
al
giardino che fioriremo
insieme
e le starò accanto
per
raccontare come si
muovono
le nuvole nel cielo
e
anche quanto è buono
il
suo profumo e quanto belle
sono
le sue sembianze. Rosa
di
maggio che non conosci altra
forma
che la perfezione, dì
al
tempo che non è tempo di
arrivare,
diglielo ancora perché
non
ricordi da dove viene, e
diglielo
ancora perché maggio
deve
restare l’orizzonte in
fondo
al mio giardino.
Questa Cronaca 687 di lunedì 24 gennaio del terzo anno senza Carnevale nasce dalla lettura di un nuovo romanzo della mia amica Elisabetta e da un sogno dove qualcuno cantava e chiedeva a maggio di non arrivare. Ma maggio arriverà per lei, per me, per le rose in fondo al giardino che ora dormono nell’inverno dei rami.
Nessun commento:
Posta un commento