Poi
ci sono giorni in cui le cose concrete prendono il sopravvento, una perdita d’acqua
dal lavandino principale, una pozzanghera in bagno, l’idraulico. La riparazione
in sé non è cosa complicata, ma colgo l’occasione per chiedergli tutta una
serie di piccoli lavori rimandati da secoli. Così questo bravissimo artigiano
con le mani d’oro, calabrese trapiantato a Milano da ragazzo, cinquant’anni fa,
simpaticissimo e chiacchierone ripara, cambia, sistema e per farlo lavorare ho
dovuto svuotare completamento la stanza da bagno che rimane nuda nella sua
bianchezza con solo i colori della tenda della doccia, immagini floreali con
una prevalenza di foglie verdi intorno. Tanto è stato veloce svuotare la
stanza, tanto sono lenta nel rimettere in ordine le cose perché anche in questa
stanza decido di fare una selezione tra gli oggetti accumulati negli anni. Anche
tra i più banali campioncini di creme e profumi si nascondono frammenti di
giorni andati, un giro in profumeria, un profumo che riporta indietro un giorno
speciale, un’amica perduta che prova un ombretto verde. È proprio di verde e di
azzurro che sono colorati tappi e boccette che decido di tenere insieme a
vecchi flaconi dei prodotti della linea I
Coloniali che non sono più in produzione da tempo, di sicuro a causa del
nome così poco politically correct, ma l’aroma alla mirra resta insuperato. Anche
fare ordine e pulizia in casa è un’attività che concilia il pensiero, forse perché
alla ripetitività dei gesti lascia libera la mente di ritornare alle letture
recenti e anche a una straordinaria lezione di Romano Madera intorno alle storie
della filosofia come modo di vivere, dove ritorna il nume tutelare di questo
filone di pensiero, il filosofo francese Pierre Hadot. Tra lui e la Zambrano
questi giorni invernali sono ricchi di filosofia e di spunti di riflessione che
lascio rispecchiarsi nelle bolle di sapone e nelle gocce d’acqua che scivolano
nel lavandino. Il pensiero scivola altrettanto veloce e frammenti di frasi
intorno a scrittura e poesia, solitudine e filosofia si affollano e chiedono di
essere portati sulla carta. Lo faccio, non in questa Cronaca, e tutto quel
movimento si placa per un po’.
La poesia è parola
rovesciata
Come
conservare le cose
caduche
e fragili come
sono
foglie e gocce d’acqua?
Se
possiamo salvare una
foglia
in un libro amato,
sapendo
che perderà solo
il
colore, non è possibile
procedere
allo stesso modo
per
la goccia d’acqua. Perché
il
suo stato appartiene all’istante,
per
questo non possiamo
tenerla
ferma nel tempo, se
non
in un’immagine o parola.
Guardo
meglio la goccia
d’acqua
e il mondo tutto intero,
ma
rovesciato, si rispecchia.
Così
accade con la poesia, dopo
che
l’abbiamo scritta, dobbiamo
imparare
a leggere a rovescio.
Ecco
che va verso la sua fine un’altra giornata di ricchezza filosofica e poetica e
sono grata a questo tempo, a questo freddo per esserci ora, per essere in
queste parole, in queste letture e nel flusso del pensiero dei filosofi che
nutrono la mia mente. Oggi è mercoledì 19 gennaio del terzo anno senza
Carnevale e questa Cronaca 682 ha indossato un antico chitone greco preso in
prestito da non so ancora quale filosofo.
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