martedì 18 gennaio 2022

Cronache dagli anni senza Carnevale/681. Scrivere è stare nella lontananza dalle cose concrete

 



Un giorno di pausa dalla città poco silenziosa, un breve viaggio in treno fino al Lago Maggiore. Poca gente in metropolitana, ancor meno sul treno. Tutte le persone mascherate, qualcuno con addirittura la mascherina chirurgica sopra quella FFP2. È una giornata di sole, non troppo fredda, c’è il mercato Ad Arona ed è piacevole passeggiare tra le bancarelle. Proprio all’inizio ci sono quelle di frutta e verdura, formaggio, gastronomia. Poi la biancheria, per casa e umani, moltissime bancarelle di vestiti, borse e scarpe. La prima sosta è a un bar pasticceria che già conosco, mi siedo con il sole di lato che mi scalda subito, mentre l’altro lato è all’ombra. Quasi tutti i tavolini sono occupati, si sta proprio bene. Dopo un cappuccino riprendo il mio girovagare, finisco il mercato e vado sul lungolago. C’è una quiete infinita, sento solo le onde e le voci dei radi passanti. Così mi siedo su una panchina e ricomincio a leggere un libro letto un quarto di secolo fa, Verso un sapere dell’anima di Maria Zambrano, filosofa impagabile e che è una grande fonte di spunti di riflessione che mi accompagna da allora. Nel rileggerla trovo brani che mi risuonano come il battito di un campanile noto e altri che continuano ad avere tutto il gusto delle novità, come se li stessi leggendo oggi per la prima volta. Mi lascio trasportare dalla lettura senza più muovermi sino a ora di pranzo.

“Scrivere è difendere la solitudine in cui ci si trova; è un’azione che scaturisce soltanto da un isolamento effettivo, non comunicabile, nel quale proprio per la lontananza da tutte le cose concrete, si rende possibile una scoperta di rapporto tra esse. È una solitudine, però, che non ha bisogno di essere difesa, che non ha bisogno cioè di giustificazione. Lo scrittore difende la sua solitudine, rivelando ciò che trova in essa e in essa soltanto”.

È proprio la solitudine dello scrittore a chiamare e creare la solitudine del lettore, quello stato estatico dove il mondo intorno diventa un dettaglio e tutto l’universo sta in ciò che stiamo leggendo, cioè ricreando nella nostra mente.

 

 

Leggere è stare nella lontananza dalle cose concrete

 

Inizio la prima pagina, giro

inizio daccapo, sento in

mano il peso del libro, mi

accompagnano immagini

nuove anche se ciò che

leggo non sono descrizioni.

Giro una pagina ed entro

ogni volta in una stanza

diversa o in un mondo

nuovo. Sono sola, eppure

non sono mai sola, mi

accompagna la mente dello

scrittore, l’unica compagnia

di cui ho bisogno. Leggo pagina

dopo pagina e il mio mondo

interiore è più vasto e ha orizzonti

ancora più lontani di quello

che vedo ora sul limitare del

lago, tenuto fermo tra la Rocca

e il cielo. Leggo e non sono

più soltanto io, presto le mie

mani all’ignota viaggiatrice che

ha intrapreso un giorno questo

cammino, si è seduta, ha preso

carta e penna e ha deciso che

era arrivato il tempo di essere

sola scrivendo un libro e così,

non essere sola mai più, per

l’eternità e un giorno.

 

 

Oggi è martedì 18 gennaio del terzo anno senza Carnevale e questa Cronaca 681 ancora si riposa nel sole tiepido e nella brezza leggera di questa giornata trascorsa al lago.

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