Un giorno di pausa dalla città poco silenziosa, un breve viaggio in treno fino al Lago Maggiore. Poca gente in metropolitana, ancor meno sul treno. Tutte le persone mascherate, qualcuno con addirittura la mascherina chirurgica sopra quella FFP2. È una giornata di sole, non troppo fredda, c’è il mercato Ad Arona ed è piacevole passeggiare tra le bancarelle. Proprio all’inizio ci sono quelle di frutta e verdura, formaggio, gastronomia. Poi la biancheria, per casa e umani, moltissime bancarelle di vestiti, borse e scarpe. La prima sosta è a un bar pasticceria che già conosco, mi siedo con il sole di lato che mi scalda subito, mentre l’altro lato è all’ombra. Quasi tutti i tavolini sono occupati, si sta proprio bene. Dopo un cappuccino riprendo il mio girovagare, finisco il mercato e vado sul lungolago. C’è una quiete infinita, sento solo le onde e le voci dei radi passanti. Così mi siedo su una panchina e ricomincio a leggere un libro letto un quarto di secolo fa, Verso un sapere dell’anima di Maria Zambrano, filosofa impagabile e che è una grande fonte di spunti di riflessione che mi accompagna da allora. Nel rileggerla trovo brani che mi risuonano come il battito di un campanile noto e altri che continuano ad avere tutto il gusto delle novità, come se li stessi leggendo oggi per la prima volta. Mi lascio trasportare dalla lettura senza più muovermi sino a ora di pranzo.
“Scrivere
è difendere la solitudine in cui ci si trova; è un’azione che scaturisce
soltanto da un isolamento effettivo, non comunicabile, nel quale proprio per la
lontananza da tutte le cose concrete, si rende possibile una scoperta di
rapporto tra esse. È una solitudine, però, che non ha bisogno di essere difesa,
che non ha bisogno cioè di giustificazione. Lo scrittore difende la sua
solitudine, rivelando ciò che trova in essa e in essa soltanto”.
È
proprio la solitudine dello scrittore a chiamare e creare la solitudine del
lettore, quello stato estatico dove il mondo intorno diventa un dettaglio e
tutto l’universo sta in ciò che stiamo leggendo, cioè ricreando nella nostra
mente.
Leggere è stare
nella lontananza dalle cose concrete
Inizio
la prima pagina, giro
inizio
daccapo, sento in
mano
il peso del libro, mi
accompagnano
immagini
nuove
anche se ciò che
leggo
non sono descrizioni.
Giro
una pagina ed entro
ogni
volta in una stanza
diversa
o in un mondo
nuovo.
Sono sola, eppure
non
sono mai sola, mi
accompagna
la mente dello
scrittore,
l’unica compagnia
di
cui ho bisogno. Leggo pagina
dopo
pagina e il mio mondo
interiore
è più vasto e ha orizzonti
ancora
più lontani di quello
che
vedo ora sul limitare del
lago,
tenuto fermo tra la Rocca
e
il cielo. Leggo e non sono
più
soltanto io, presto le mie
mani
all’ignota viaggiatrice che
ha
intrapreso un giorno questo
cammino,
si è seduta, ha preso
carta
e penna e ha deciso che
era
arrivato il tempo di essere
sola
scrivendo un libro e così,
non
essere sola mai più, per
l’eternità
e un giorno.
Oggi
è martedì 18 gennaio del terzo anno senza Carnevale e questa Cronaca 681 ancora
si riposa nel sole tiepido e nella brezza leggera di questa giornata trascorsa
al lago.
Nessun commento:
Posta un commento