venerdì 7 gennaio 2022

Cronache dagli anni senza Carnevale/670. Canzone del figlio dimenticato in fondo al giardino

 


Mi sono svegliata con due frasi in inglese che mi ronzavano in testa: “the morning son” e “the morning song” così le ho raccolte dal nido dei sogni e le ho portate con me nella città più depressa che silenziosa. Alcune scuole hanno riaperto, ma pare che da lunedì parta di nuovo la DAD, le code davanti alle farmacie che fanno i tamponi sono sempre chilometriche, i saldi sono partiti in sordina, le notizie sulla pandemia sono sempre sconsolanti. Così ho deciso che quelle poche parole inglesi sarebbero state una migliore compagnia per le mie parole, le intenzioni per questa nuova Cronaca e le cose da fare in questa giornata interlocutoria dopo la fine del periodo festivo. Così questa mattina ho letto un racconto di Irène Némirovsky che avevo comprato da tanto tempo: Legami di sangue, una storia familiare, madre anziana, una figlia nubile di mezza età, tre figli con rispettive consorti e loro figli e le dinamiche relazionali scandagliate con l’usuale profondità e sottigliezza psicologica da grande scrittrice qual è stata.

Il desiderio di fuga e di libertà del fratello più piccolo, disposto ad abbandonare moglie e figlie per raggiungere la propria amante e il bambino avuto con lei, sembra concretizzarsi solo quando sembra che la madre sia ormai sul letto di morte. Ma lei sopravvive, il dolore e il sollievo dei congiunti si ritirano come la marea e tutto torna a orbitare intorno ai tremendi pasti domenicali che tutti destano ma cui nessuno osa sottrarsi. Eppure c’è stato un tempo dove questa è stata una famiglia felice, quando i figli erano bambini e nella casa delle vacanze si tenevano feste bellissime. Nel presente è la vecchiaia della madre che tiene imprigionato il resto della famiglia:

 

“Nel frattempo, la madre aveva richiuso la porta dietro Alain e Alix, gli ultimi ad andarsene. Rimasta sola, passò un istante da una stanza all’altra, aprendo tutte le finestre. Che silenzio! Di solito non lo sentiva, ma quella sera, dopo che i passi dei suoi figli si erano allontanati, che tutte quelle giovani voci avevano taciuto, quel silenzio la opprimeva. Spaventoso silenzio della vecchiaia, dove tutto sembra tacere nello stesso istante, il rumore della vita fuori e quel tumulto gioioso dell’anima che si sente risuonare come una fanfara durante la giovinezza…”.

Così le due frasi che mi accompagnano dal risveglio fanno crasi con questo racconto e il suo silenzio e una poesia si presenta nella testa, nelle orecchie e negli occhi.

 

 

Il figlio di un mattino che ha cantato

 

Cammina nell’alba il ragazzo,

ancora non sa dire se il cielo

sarà grigio o rosa. È lunga

questa strada che lo allontana

dalla notte, è stanco di buio e

cerca solo la luce, lui che è

figlio di un mattino e di una

rosa. Inizia così, con queste

parole il canto mattutino del

giorno nuovo e del figlio

dimenticato dalla rosa in fondo

al giardino. È silenzioso ora

quel canto lontano, il figlio non

è più bambino, ma nell’alba cerca

ancora il distacco dal buio e

dalle stelle.

 

 

Intanto che scrivevo questa Cronaca sono anche venuta a sapere della morte, forse per un gesto volontario, dello scrittore Vitaliano Trevisan. Forse la sua notte non lo ha mai lasciato, ma qui mi fermo perché solo il silenzio, di nuovo il silenzio, può contenere tutto lo sgomento e il dolore.

Oggi è venerdì 7 gennaio del terzo anno senza Carnevale e questa Cronaca 670 fischietta un motivetto in inglese che mi sembra di riconoscere.

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