Che
numero inquietante per questa nuova Cronaca di un altro giorno che assomiglia a
quello che lo ha preceduto, le stesse notizie, le stesse inquietudini, il
secondo capitolo del film L’era glaciale,
altri due ripiani della libreria sistemati, libri spolverati e selezionati
insieme a un po’ di DVD. Sono uscita a fare una passeggiata e la città è ancora
deserta, tranne che per le code fuori dalle farmacie. Il mio amico meccanico mi
ha raccontato di essere stato in montagna ieri e c’erano diciotto gradi e che
mai era riuscito a fare un giro in moto ai primi di gennaio da quelle parti. Dunque
sono passati 666 giorni dal primo lockdown e chi se lo aspettava a quel tempo? È
stato quel giorno che ho deciso di iniziare a scrivere queste Cronache, più per
tenere insieme i ricordi del mondo che era stato che per rendere testimonianza
di quello che stava accadendo. Così ho continuato a scrivere di tutto, racconti
brevi, poesie, testimonianze, favole di Natale e di Capodanno, incipit di
racconti lunghi e, forse, di nuovi romanzi. È un appuntamento che non ho mai
saltato anche se diventa sempre più faticoso trovare il filo di un discorso che
abbia per me un senso, un discorso che non sia ripetizione ma che mi aiuti a
dire cose nuove anche se non è la prima volta che le racconto.
Cercare le lucciole anche nel cuore dell’inverno
C’è un
cielo pieno di
stelle
sopra di noi, lo
vedi? Anche
se è pallida
l’ombra
della casa, non
smettere
di ricordare
com’era
affacciarsi ogni
mattina
allo stesso balcone
e
vedermi in giardino a
raccogliere
le rose che
avevi
piantato per me
in
quella stagione lontana
dove la
rosa e la sua ombra
erano
prima di tutto una poesia
e poi
qualcosa di tangibile
e
profumato nel mondo
reale.
Vieni, vieni adesso
a
danzare con me nel buio
e non
smettere di cercare
le
lucciole anche nel cuore
di
questo inverno che è
appena
iniziato, di questo
amore
che non è mai finito.
Di una
cosa sono grata a questi giorni strani, a questa vita compressa, a queste
Cronache che mi costringono ogni giorno alla scrivania, sono grata alla poesia
che viene e resta con me e si lascia domare come un puledro selvaggio e profuma
di rose appena raccolte e brilla come un cielo di lucciole e stelle, come
questa Cronaca 666 di lunedì 3 gennaio del terzo anno senza Carnevale.
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