lunedì 3 gennaio 2022

Cronache dagli anni senza Carnevale/666. Sotto un cielo pieno di stelle danzano le rose

 


 

 

Che numero inquietante per questa nuova Cronaca di un altro giorno che assomiglia a quello che lo ha preceduto, le stesse notizie, le stesse inquietudini, il secondo capitolo del film L’era glaciale, altri due ripiani della libreria sistemati, libri spolverati e selezionati insieme a un po’ di DVD. Sono uscita a fare una passeggiata e la città è ancora deserta, tranne che per le code fuori dalle farmacie. Il mio amico meccanico mi ha raccontato di essere stato in montagna ieri e c’erano diciotto gradi e che mai era riuscito a fare un giro in moto ai primi di gennaio da quelle parti. Dunque sono passati 666 giorni dal primo lockdown e chi se lo aspettava a quel tempo? È stato quel giorno che ho deciso di iniziare a scrivere queste Cronache, più per tenere insieme i ricordi del mondo che era stato che per rendere testimonianza di quello che stava accadendo. Così ho continuato a scrivere di tutto, racconti brevi, poesie, testimonianze, favole di Natale e di Capodanno, incipit di racconti lunghi e, forse, di nuovi romanzi. È un appuntamento che non ho mai saltato anche se diventa sempre più faticoso trovare il filo di un discorso che abbia per me un senso, un discorso che non sia ripetizione ma che mi aiuti a dire cose nuove anche se non è la prima volta che le racconto.

 

 

Cercare le lucciole anche nel cuore dell’inverno

 

C’è un cielo pieno di

stelle sopra di noi, lo

vedi? Anche se è pallida

l’ombra della casa, non

smettere di ricordare

com’era affacciarsi ogni

mattina allo stesso balcone

e vedermi in giardino a

raccogliere le rose che

avevi piantato per me

in quella stagione lontana

dove la rosa e la sua ombra

erano prima di tutto una poesia

e poi qualcosa di tangibile

e profumato nel mondo

reale. Vieni, vieni adesso

a danzare con me nel buio

e non smettere di cercare

le lucciole anche nel cuore

di questo inverno che è

appena iniziato, di questo

amore che non è mai finito.

 

Di una cosa sono grata a questi giorni strani, a questa vita compressa, a queste Cronache che mi costringono ogni giorno alla scrivania, sono grata alla poesia che viene e resta con me e si lascia domare come un puledro selvaggio e profuma di rose appena raccolte e brilla come un cielo di lucciole e stelle, come questa Cronaca 666 di lunedì 3 gennaio del terzo anno senza Carnevale.

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