sabato 1 gennaio 2022

Cronache dagli anni senza Carnevale/664. Perché c’è silenzio invece di un nome. Perché è inverno, anno nuovo

 



Oggi è il primo giorno del nuovo anno, un altro anno che non avrà il Carnevale. Anche all’inizio del 2021 ho trascritto questa poesia e quella Cronaca 299 era così piena di domande e di aspettative che sono rimaste le stesse così come le domande. Oggi è stata una giornata quieta di letture, occhiate verso il cielo, serie tv, un po’ di giornali, molte chiacchiere al telefono. Buon anno, che le domande trovino le giuste risposte, che le aspettative abbiano il loro compimento.

 

 

L'anno nuovo

 

È inverno, anno nuovo.

Nessuno ti conosce.

Via dalle stelle, dalla pioggia della luce,

giaci sotto il clima delle pietre.

Non c’è alcun filo che ti riconduca qui.

Gli amici s’assopiscono nel buio

del piacere e non possono ricordare.

Nessuno ti conosce.

Sei il vicino del nulla.

Non vedi la pioggia e l’uomo che s’allontana a piedi,

il vento sudicio che soffia le proprie ceneri per la città.

Non vedi il sole che trascina la luna come un’eco.

Non vedi il cuore ferito andare in fiamme,

i crani degli innocenti farsi fumo.

Non vedi le cicatrici dell’abbondanza, gli occhi senza luce.

È finita. È inverno, anno nuovo.

I mansueti trascinano la propria pelle in paradiso.

I disperati soffrono il freddo con quelli che non hanno

nulla da nascondere.

È finita e nessuno ti conosce.

Luce di stella alla deriva su acqua nera.

Vi sono le pietre nel mare che nessuno ha visto.

C’è una riva e la gente aspetta.

E niente ritorna.

Perché è finita.

Perché c’è silenzio invece di un nome.

Perché è inverno, anno nuovo.

 

 

La poesia è di Mark Strand, tratta da L'inizio di una sedia, a cura di Damiano Abeni, Donzelli editore 1999.

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