Oggi è il primo giorno del nuovo anno, un altro anno che non avrà il Carnevale. Anche all’inizio del 2021 ho trascritto questa poesia e quella Cronaca 299 era così piena di domande e di aspettative che sono rimaste le stesse così come le domande. Oggi è stata una giornata quieta di letture, occhiate verso il cielo, serie tv, un po’ di giornali, molte chiacchiere al telefono. Buon anno, che le domande trovino le giuste risposte, che le aspettative abbiano il loro compimento.
L'anno nuovo
È inverno, anno nuovo.
Nessuno
ti conosce.
Via
dalle stelle, dalla pioggia della luce,
giaci
sotto il clima delle pietre.
Non c’è
alcun filo che ti riconduca qui.
Gli
amici s’assopiscono nel buio
del
piacere e non possono ricordare.
Nessuno
ti conosce.
Sei il
vicino del nulla.
Non
vedi la pioggia e l’uomo che s’allontana a piedi,
il vento
sudicio che soffia le proprie ceneri per la città.
Non
vedi il sole che trascina la luna come un’eco.
Non
vedi il cuore ferito andare in fiamme,
i crani
degli innocenti farsi fumo.
Non
vedi le cicatrici dell’abbondanza, gli occhi senza luce.
È
finita. È inverno, anno nuovo.
I
mansueti trascinano la propria pelle in paradiso.
I
disperati soffrono il freddo con quelli che non hanno
nulla
da nascondere.
È
finita e nessuno ti conosce.
Luce di
stella alla deriva su acqua nera.
Vi sono
le pietre nel mare che nessuno ha visto.
C’è una
riva e la gente aspetta.
E
niente ritorna.
Perché
è finita.
Perché
c’è silenzio invece di un nome.
Perché
è inverno, anno nuovo.
La
poesia è di Mark Strand, tratta da L'inizio
di una sedia, a cura di Damiano Abeni, Donzelli editore 1999.
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