mercoledì 26 gennaio 2022

Cronache dagli anni senza Carnevale/689. Quando le mani si muovono nell’aria

 


 

Cerco indietro nel tempo i primi momenti in cui ho capito che la forma della materia non era stabile, che potevano intervenire azioni, umane o naturali, che l’avrebbero cambiata. Forse la prima volta è stato quando ho visto le onde cancellare le mie impronte sulla sabbia, l’ho visto quando ho impastato terra e acqua per farne torte di fango per il mercatino in cortile, l’ho visto quando da una montagnola di farina, acqua e sale, uscivano impasti morbidi che sarebbero diventati recchitelli, strascinati e cavatiddi sotto il lavoro sapiente delle mani di mia madre. Allo stesso modo i tessuti tagliati e cuciti diventavano vestiti, le piantine messe nei vasi in germoglio diventavano fiori e i capelli lunghi e selvaggi diventavano disciplinate code e trecce.

Tutta la nostra vita umana è una lotta continua contro la materia nella sua forma originaria, confrontarci e scontrarci, lasciare le nostre impronte sulle cose, imparare a usare il fuoco e l’acqua, la legna e l’aria per dare nuove forme, ma spesso non nuove vite, alle cose intorno. Anche scrivere è una lotta contro la materia, contro una materia molto particolare che è il vuoto, la pagina bianca, il silenzio. Incidiamo la carta con l’inchiostro e la grafite, riempiamo di segni e simboli la carta bianca virtuale del computer, ci insinuiamo nel silenzio e lo trasformiamo in qualcosa d’altro.

 

 

Madre, materia, mani

 

Anche se le mani stanno

ferme, è la materia a

chiamare i nostri movimenti,

a chiedere di mutare in forme

che altrimenti le sarebbero

precluse. Forti come farfalle

nell’aria si riposano le mani

e non perdono la loro forma,

mai, se non quando accarezzano

un viso amato, asciugano lacrime

o sfiorano un ricordo addormentato

in un oggetto. Mani e materia iniziano

con la stessa sillaba “ma”, la prima

sillaba anche della parola madre,

la prima parola mamma e anche

l’ultima, per chi ha imparato a

dire l’amore e lo chiama da

un capo all’altro del tempo.

 

 

Mi fermo a cercare nella memoria quelle mani, a ricordare le ultime carezze, a cercare nella loro forma la mia forma, le diverse abilità. E trovo conforto in quei gesti ripetuti talmente tante volte, che sono ormai parte di me.

Oggi è mercoledì 26 gennaio del terzo anno senza Carnevale e questa Cronaca 688 impasta acqua e farina per ricordarmi come si fa.

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