Due
delle attività umane che più mi piacciono sono in perfetta antitesi: stare
ferma alla scrivania – a leggere e scrivere - , o uscire e andare a zonzo per
la mia città come se fossi una turista e riuscire a stupirmi davanti al mio
albero bellissimo come se non lo avessi visto mai. Le novità che l’occhio
coglie sono favorite soprattutto dalla diversa luminosità e atmosfera, anche
questa mattina c’era una leggera nebbia, perché i colori del mondo cambiano
moltissimo a seconda della luce. Così, di fatto, è proprio la luce a essere la
scrittrice del mondo e io ne sono una fedele lettrice impegnata a decifrare
significati, a stratificare ricordi e a trasporli sulla mia carta che non è il
mondo intero ma un foglio bianco, reale o virtuale, poco importa.
La
luce ha molti aiutanti in questa faticosa opera quotidiana e chi sono i
principali? Sono le nuvole, le meravigliose nuvole che impediscono o
favoriscono che la luce arrivi sino alla superficie del mondo e lavori di
cesello sulle case e sugli alberi, sulle strade e su di noi umani, noi che
passeggiamo e cerchiamo di attraversare il tempo in punta di piedi, senza fare
troppo rumore, senza lasciare troppe tracce intorno a noi.
Il luogo dove tutti
i luoghi non sono che uno
Con
passo di volpe hai
attraversato
il bosco urbano
che
circonda la mia casa. E
non
sono i sussurri delle foglie,
non
i fischi del vento che mi
hanno
rivelato il tuo passaggio,
un
andare veloce che non si è
trasformato
in presenza, ma
solo
in tracce che gli elementi
hanno
presto cancellato. Nessuna
impronta
sul selciato, niente
piume
nel nido abbandonato,
non
una sola parola incisa sul
muro
che circonda il mio
giardino.
Eppure so che sei
passato,
me lo dicono i sogni,
notte
dopo notte, me lo dice
la
luce che si ritrae a ogni
mio
passo per condurmi
verso
di te, in quel regno
che
posso solo immaginare,
in
quel luogo fatto di tutti
i
luoghi che è la nostra
memoria
comune, madre.
Eppure
vorrei, proprio vorrei
per
una volta ancora vedere
le
tue mani nude scavare
nella
terra e poi la pianta e
poi
il fiore, rosa, perfetto e
profumato
che non avresti
mai
raccolto. È quel profumo
la
nostalgia, è quel colore che
tinge
tutte le parole che non
ci
siamo dette, che ancora
non
ci siamo dette.
Così
la città mi ha accolto con tracce di mia madre nei luoghi dove siamo state
insieme e dove non l’ho cercata, è stata lei a trovarmi in questa giornata di
inverno gelido e umido, venerdì 28 gennaio 2022, il terzo anno senza Carnevale.
Sono queste Cronache a custodire quel che trovo qua e là e questa Cronaca 691
non è da meno di quelle che l’hanno preceduta e tiene in ordine in una specie
di erbario tutto quello che abbiamo raccolto insieme, in giro per la nostra città.
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