Quando la luce inizia a emergere dallo spessore del buio, compio il primo gesto che è aprire la finestra e ascoltare gli uccellini mattinieri quanto me.
Il secondo gesto è aprire la doccia perché l’acqua si riscaldi e mentre inizia a scrosciare decidere quale sapone profumato mi accompagnerà.
Avvolta in un accappatoio, i capelli in un turbante di spugna, preparo il caffè. A volte una macchinetta di caffè, a volte acqua per un Nescafé, a volte un caffè americano.
Poi scelgo cosa mangiare: qualche biscotto, un frutto o uno yogurt, mentre passo in rassegna tutti questi gesti quotidiani, una volta di più mi rendo conto di quanto io sia una privilegiata.
Al tavolo della cucina sorseggio il caffè e dò la prima scorsa ai quotidiani. È un gesto che compio da quando ero ragazzina e che non mi stanca mai.
Qui nella Casa delle Parole tutti dormono ancora e io li lascio dormire perché mi piace stare da sola e questo silenzio è una delle qualità del mattino che più amo.
Decido di scendere alla spiaggia e anche la Casa delle Sorelle è ancora avvolta nel sonno. Cammino sul bagnasciuga e fantastico sull’isola che prima o poi rivedrò e andrò ad esplorare. Il rumore del mare è così tranquillo che mi sdraio sulla sabbia umida e mi addormento.
Quando mi risveglio sono passate almeno due ore, ancora non c’è nessuno in giro, così mi sfilo la tunica e mi tuffo tra le onde senza nulla addosso. La sensazione dell’acqua sulla pelle è impagabile, nuoto avanti e indietro parallela alla spiaggia, i delfini non si vedono, ma le tigri si tuffano a fare il bagno e mi raggiungono. Giochiamo a lungo, sino a quando il fiato viene meno e allora torno a riva, mi asciugo come posso con il mio vestito e torno a casa.
Prima di entrare passo nell’orto a vedere cosa è maturato: pomodori datterini e ciliegini in grande quantità, basilico dalle foglie enormi, qualche cetriolo, peperoni rossi e verdi, una piccola anguria, due meloncini.
Colgo anche tre rose nel pieno della fioritura e le dispongo sul tavolo della cucina in tre piccoli vasi.
Prendo la caffettiera grande e preparo il caffè per i dormienti che tra poco saranno qui con noi in questo mattino che dopo qualche ora diventa una lunga mattina.
Con un’altra tazza di caffè me ne torno nel mio studio e leggo qualche poesia prima di iniziare a scrivere.
È tutta qui la vita quotidiana che conosco in questo primo giorno del mese che un tempo era il mese delle ferie.
La luce tenue che anticipa il
movimento
Il tempo del mattino è fatto di
ore rosa che mutano in oro man
mano che il mezzogiorno si
avvicina. Il silenzio del mattino
abbraccia le preghiere per il giorno
nuovo, non ha bisogno delle nostre
voci, i pensieri accontentano
il bisogno di quiete e di
amore per questo nostro
stare gioiosi e dimentichi che
il mattino è solo un lembo del
mantello e che con il nuovo
buio della sera, avremo
davanti a noi il sogno tutto
intero e la luce tenue che
anticipa il movimento.
L’invocazione della rondine
Sto nelle ore come una rondine
al riparo nel suo nido. Non mi
sorprende la pioggia, non mi
distrae il vento. Continuo a
sognare di volare in alto, più
in alto del tuo cielo azzurro
e poi viola. Tornerai domani?
Tornerai? È questa l’unica
invocazione che la rondine
non comprende e mi lascia
sulla mia umana bocca per
fendere tutto il silenzio
intorno.
La luce tenue che anticipa il movimento e L’invocazione della rondine le ho scritte per questa Cronaca 146 che accompagna il primo giorno d’agosto dell’anno senza Carnevale.
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