Mi chiedo dove siano finiti tutti i giorni di Ferragosto che ho vissuto, in realtà lo so. Insieme a tutti i giorni di Natale e di Capodanno, dell’Epifania, di Pasqua e dei Compleanni. Ascensioni, Resurrezioni, nascite, il Corpus Domini, i Santi Pietro e Paolo, il Santo Patrono.
I giorni di festa sono le pietre miliari delle nostre vite perché tengono il segno di una gioia e di un’appartenenza. Anche se la laicizzazione e secolarizzazione dell’Occidente hanno sbriciolato quasi tutti i simboli originari della nostra civiltà, le feste continuano a essere quei giorni speciali dove si festeggia l’essere vivi e al riparo nel cuore dell’inverno, dove le notti brevi dell’estate sono illuminate dai fuochi e dove godiamo del calore, dei profumi e l’inverno se ne sta rinchiuso nelle sue ali d’aquila ad aspettare che il suo tempo ritorni.
Ferragosto è il culmine dell’estate, la pienezza, la maturità, i frutti succosi, le grandi tavolate in campagna e al mare.
Celebriamo il momento, abbandoniamoci alla frescura degli alberi, alla chiara freschezza dell’acqua.
Una giornata di aria, respiro e sole
Oggi non guarderò i passi
di ciò che è stato, oggi sarà
solo oggi e non domani.
Il respiro è aria, non acqua,
non fuoco. Tengo i piedi
ben saldi sulla terra, vieni -
ti dico a festeggiare quest’aria,
il nostro ritmo, vieni e
cammina con me sulla riva
del mare, di questo mare e
non di un altro. Vieni, perché
la stagione risplende nel suo
massimo fulgore e forse
domani potremo dire quanto
è stata bella questa giornata
di aria, respiro e sole.
Qui alla Casa delle Parole siamo tutti affaccendati a preparare il ricco pasto del Ferragosto, le angurie galleggiano nella fontana insieme alle bottiglie di vino. I fuochi d’artificio sono pronti per la sera e non abbiamo bisogno d’altro che la nostra reciproca compagnia e a questa tavola invitiamo non solo i poeti, tutto il mondo è invitato a sedersi e a riposare, a gustare il cibo e a ridere.
Esiste questo lato luminoso della vita, non è l’unico lato di una figura di cui mai riusciremo a contemplare l’insieme, ma oggi è questo il luogo dove siamo.
In fondo al giardino
Dal fondo del giardino profumano
gli oleandri e il fico, corrono i lupi,
le mie mani sono vuote e piene
a un tempo e non ho modo di
scegliere cosa tenere. Nel pieno
della mano sinistra tengo gli
istanti come fossero i sassi del
nostro sentiero, nella mano
destra il vuoto che solo una
presenza potrà colmare proprio
nell’ora in cui arriverai e io ti
dirò “siediti, mangia con noi,
arresta il tuo cammino. Qui
c’è tutto quel che cercavi”.
E tu annuirai e sorrideremo
come le rose bianche e
smemorate che stanno, anche
loro, in fondo al giardino.
Ecco, mentre tutti si danno da fare, ho ritagliato il tempo necessario
per dire queste ore di preparativi, quando la festa sta per iniziare e noi
corriamo nel tempo, ancora bambini in un’estate infinita.
La Cronaca 160 nasce nel giorno di Ferragosto dell’anno senza Carnevale. I poeti sono tutti seduti all’immensa tavola del mondo, quindi non li ho scomodati e ho scritto io le due poesie che avete appena letto.
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