sabato 15 agosto 2020

Cronache dall’anno senza Carnevale/160: dove la stagione risplende nel suo massimo fulgore



Mi chiedo dove siano finiti tutti i giorni di Ferragosto che ho vissuto, in realtà lo so. Insieme a tutti i giorni di Natale e di Capodanno, dell’Epifania, di Pasqua e dei Compleanni. Ascensioni, Resurrezioni, nascite, il Corpus Domini, i Santi Pietro e Paolo, il Santo Patrono.

I giorni di festa sono le pietre miliari delle nostre vite perché tengono il segno di una gioia e di un’appartenenza. Anche se la laicizzazione e secolarizzazione dell’Occidente hanno sbriciolato quasi tutti i simboli originari della nostra civiltà, le feste continuano a essere quei giorni speciali dove si festeggia l’essere vivi e al riparo nel cuore dell’inverno, dove le notti brevi dell’estate sono illuminate dai fuochi e dove godiamo del calore, dei profumi e l’inverno se ne sta rinchiuso nelle sue ali d’aquila ad aspettare che il suo tempo ritorni.

Ferragosto è il culmine dell’estate, la pienezza, la maturità, i frutti succosi, le grandi tavolate in campagna e al mare.

Celebriamo il momento, abbandoniamoci alla frescura degli alberi, alla chiara freschezza dell’acqua.

 

Una giornata di aria, respiro e sole

 

Oggi non guarderò i passi

di ciò che è stato, oggi sarà

solo oggi e non domani.

Il respiro è aria, non acqua,

non fuoco. Tengo i piedi

ben saldi sulla terra, vieni -

ti dico a festeggiare quest’aria,

il nostro ritmo, vieni e

cammina con me sulla riva

del mare, di questo mare e

non di un altro. Vieni, perché

la stagione risplende nel suo

massimo fulgore e forse

domani potremo dire quanto

è stata bella questa giornata

di aria, respiro e sole.

  

Qui alla Casa delle Parole siamo tutti affaccendati a preparare il ricco pasto del Ferragosto, le angurie galleggiano nella fontana insieme alle bottiglie di vino. I fuochi d’artificio sono pronti per la sera e non abbiamo bisogno d’altro che la nostra reciproca compagnia e a questa tavola invitiamo non solo i poeti, tutto il mondo è invitato a sedersi e a riposare, a gustare il cibo e a ridere.

Esiste questo lato luminoso della vita, non è l’unico lato di una figura di cui mai riusciremo a contemplare l’insieme, ma oggi è questo il luogo dove siamo.

 

In fondo al giardino

 

Dal fondo del giardino profumano

gli oleandri e il fico, corrono i lupi,

le mie mani sono vuote e piene

a un tempo e non ho modo di

scegliere cosa tenere. Nel pieno

della mano sinistra tengo gli

istanti come fossero i sassi del

nostro sentiero, nella mano

destra il vuoto che solo una

presenza potrà colmare proprio

nell’ora in cui arriverai e io ti

dirò “siediti, mangia con noi,

arresta il tuo cammino. Qui

c’è tutto quel che cercavi”.

E tu annuirai e sorrideremo

come le rose bianche e

smemorate che stanno, anche

loro, in fondo al giardino.

 

Ecco, mentre tutti si danno da fare, ho ritagliato il tempo necessario per dire queste ore di preparativi, quando la festa sta per iniziare e noi corriamo nel tempo, ancora bambini in un’estate infinita.

 

La Cronaca 160 nasce nel giorno di Ferragosto dell’anno senza Carnevale. I poeti sono tutti seduti all’immensa tavola del mondo, quindi non li ho scomodati e ho scritto io le due poesie che avete appena letto.

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