venerdì 31 luglio 2020

Cronache dall’anno senza Carnevale/145: i libri, i ciliegi e due amiche che ridono e passeggiano



“Mi sono svegliata sotto una pioggia di fiori di ciliegio, era il momento che aspettavo ogni anno. Passeggiavo e respiravo il profumo dell’aria. Lasciavo che i petali si adagiassero sui capelli e sulla tonaca. Era una pioggia tenue, perlopiù rosata, ma con punte di bianco e di rosa acceso, come se i fiori avessero voluto rivelarmi il loro segreto. Tutta l’Abbazia è un luogo di segreti e di misteri. Dagli antichi manoscritti ai libri copiati dalle amanuensi, dai profumi alle spezie, ai veleni, ai broccati intessuti con oro e argento che sarebbero diventati abiti di re e regine. C’è anche una sala dove conserviamo le miniature e i ritratti. Chiediamo sempre ai pellegrini che si fermano e posseggono il dono di una o più arti, di lasciare un manufatto per la collezione dell’Abbazia. Quando finisce la pioggia dei ciliegi parto e cerco nel mondo tutti i buoni motivi che mi faranno tornare quando saranno le piogge di agosto a spezzare la schiena infuocata dell’estate. Ho deciso di passare a trovarvi quando ho saputo che vivete ormai stabilmente nella Casa delle Parole”.

Ieri sera molto tardi è arrivata alla Casa delle Parole un’amica della sacerdotessa. Hanno vissuto al riparo della stessa Abbazia quando erano ragazze e ora Roxanne è diventata Madre Badessa e, nonostante ciò, a ogni stagione si allontana e poi ritorna. È una donna di una bellezza carnale, dalle forme morbide, dagli occhi vivaci e intelligenti. La forma del suo viso indica la provenienza dalla lontana Russia e infatti mi conferma di essere russa per parte di madre. Ha una profondissima vocazione questa donna sorprendente e bella che ha scelto l’Abbazia non per mancanza ma per eccesso di mondo. Ha avuto una gioventù giocosa, ha viaggiato travestita da uomo, ha molto amato e si è anche sposata, voleva essere madre e ha avuto non uno ma due figli, femmina e maschio che hanno reso più ricco il mondo e dopo averli partoriti e cresciuti è tornata nel suo luogo di bellezza e di mistero. Lì ha ritrovato la sacerdotessa che aveva già conosciuto in gioventù, quando entrambe vagavano nel mondo maschile dei primi computer. Era un mondo precluso alle donne quello, un mondo di cui gli uomini pretendevano di tenere i segreti. Ma per loro non ci furono segreti, solo molto divertimento e molto prima che l’informatica si diffondesse verso tutti. In molte cose erano state pioniere le due donne e piaceva loro ricordarlo.

Negli anni della città silenziosa avevano un rito estivo, andavano a passeggiare lungo il Naviglio e poi a caccia di vecchi libri che, a volte, si contendevano. Era tutto uno smontare il mondo e ricostruirlo, ricordare le storie d’amore, i bambini ancora piccoli, l’incanto della scrittura e dei libri che leggevano. Dalla loro complicità emergeva anche un sentimento di sorellanza che andava oltre l’essere sorelle nella carne, perché loro, e lo vedevo molto chiaramente, erano sorelle nell’anima.

Ascoltarle è stato un tale piacere che il sonno mi ha abbandonato e ho trascorso buona parte della notte a riflettere sul dono dell’amicizia. Voglio chiedere alle due sacerdotesse se potrò andare a visitare la loro Abbazia un giorno, no, non un giorno, ma molto presto.

Acconsentono, anche se mi dicono che devo aspettare l’equinozio d’autunno. Poi andremo insieme, non sarà difficile trovare la strada, perché chi vive ai piedi delle Montagne della Nebbia ha in sé tutte le strade, note e sconosciute e i desideri, molto desideri.

Quando mi sono svegliata ho trovato sul mio cuscino una sciarpa di seta cangiante che imitava i colori dei ciliegi. Sono corsa in soggiorno per ringraziare Roxanne, ma mi hanno detto che lei e la sua amica stavano passeggiando in giardino.

Sono uscita e, infatti, le ho viste che parlavano e ridevano come due ragazzine e nella nebbiolina dell’alba, nella rugiada, nel sonno che ancora mi albergava negli occhi, non riuscivo a distinguere chi fosse l’una e chi l’altra.

Anche il nostro ciliegio scintillava nel giardino ed era fiorito una volta ancora e i petali stavano coprendo tutto il mondo, il nostro mondo e anche quello nella città silenziosa, dove in pochi se ne sono accorti e dove ritornerò per qualche ora.

Roxanne mi fa un cenno con la mano e mi grida di portarle qualche libro nuovo. Rispondo e torno in casa, sono ricoperta di petali e i lupi vengono ad annusarmi. Parlo la loro lingua adesso e non sapevo di poterlo fare. La lupa sembra che mi sorrida e poi mi dice “Vai. E scrivi”.

Questo è l’ultimo giorno di luglio dell’anno senza Carnevale e io vi ho presentato Roxanne, amica e sorella del cuore.


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