mercoledì 26 agosto 2020

Cronache dall’anno senza Carnevale/171: nella cattedrale dove le colonne sono d’aria e il tempo è un bambino distratto

 


Ogni giorno ci sono cose interessantissime da fare, cose molto più interessanti della scrittura.

Lo annuncio ogni mattina come se la mia affermazione fosse una scoperta capitale e in casa annuiscono tutti mentre stanno già scrivendo.

Io no, prima devo passare in rassegna tutto il mondo che ho intorno, esplorare il giardino, scendere fino al mare, fare il bagno, guardare l’isola che emerge dalle acque, contare le onde, salutare i delfini, raccogliere una conchiglia.

La vertigine delle liste mi assale sempre, comincio a elencare tutte le cose belle che vedo, quelle che ho visto ieri. Nessuna lista finisce prima di avere evocato qualcosa di molto simile che ho già visto in passato o che mi è accaduto o che ho incontrato.

Mondo, mondo che mi chiami, non chiamarmi a voce troppo alta che devo scrivere!

Quando mi siedo al mio tavolo da lavoro, sfoglio sempre qualche libro, apro a caso i volumi di poesia, annoto qualche parola. Tanto so che poi i versi arriveranno, che le frasi non tarderanno a comporsi nella mia mente.

È molto difficile osservare se stessi dall’esterno, molto più facile costruire cattedrali con colonne fatte d’aria e un bambino distratto che ci corre intorno e mentre lo fa, capisco che è il tempo che si sta prendendo gioco di me.

Così gli propongo l’ennesimo scambio, so che solo l’apparenza è infantile, che sembra un bambino perché non vuole impaurirci. È come se avesse bevuto alla fonte dell’eterna giovinezza, come se fosse padrone del mondo.

 

 

La materia del tempo che non conosco

 

Il tempo è il signore di un castello

costruito sulle nuvole, intorno

volano le rondini della tua immaginazione,

le fondamenta sono radici che affondano

nel tuo sguardo e io cerco come entrare

perché voglio conoscerti meglio.” Ti darò

la chiave”, mi dici nel sogno e mi porgi

un foglio dove hai scritto una poesia che

poi mi leggi e io mi stupisco, perché

tu mi conosci come il marinaio la barca

che ha costruito, perché conosceva

il legno e prima ancora l’albero.

Il tempo è re del vento, soffia su ogni

creatura vivente e sulle creature di

pietra che accompagnano il viandante.

Mi accomodo nella sua bisaccia e vado

con lui, sono tranquilla. Scoprirò il suo

segreto? Te lo chiedo e tu mi sorridi

mentre apri la porta della tua casa.

 

 

Ogni Cronaca che scrivo è una sfida alla durata e alla memoria, al senso e all’immaginazione.

David annuisce, sa di cosa sto parlando.

Così possiamo continuare la nostra ascesa verso le Montagne della Nebbia.

Quassù si sentono solo i lupi che ululano alla luna e il nostro respiro che il tempo contende alla vita terrestre. Le stelle ci soccorrono, conoscono i suoi trucchi, ci sussurrano all’orecchio cosa è meglio fare. Le ascolteremo? Cosa ne sanno le stelle dall’alto della loro vita celeste di noi creature che neanche sappiamo volare? Ridono ora le stelle, perché sono nate il primo giorno della creazione e già sapevano che ci saremmo incontrati.

 

 

Questa Cronaca 171 è stata scritta il 26 agosto dell’anno senza Carnevale. La poesia è mia, scritta in parte in sogno, in parte in veglia.

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