Le isole non sono solo nel mare, non sempre si affastellano in
arcipelaghi. Così la prima isola di cui vi narrerò è un’isola che si trova in
mezzo a un fiume. E il fiume attraversa una delle città più belle del mondo, la
città delle luci.
L’Île Saint-Louis è una piccola oasi di silenzio nel cuore di Parigi, le vie sono strette, le facciate sobrie e i cortili molto piccoli.
Ma non è sempre stato così, un tempo sull’isola sorgeva un monastero dove la sacerdotessa aveva vissuto per qualche mese.
Era arrivata in una mattina di pioggia e vento, avvolta in un ampio mantello scuro aveva bussato, certa dell’ospitalità. La monaca che stava al portone riconobbe subito il velo e la spilla che lo teneva fermo. La fece entrare senza fare domande e la portò subito in cucina perché potesse rifocillarsi. Una zuppa calda che stava bollendo sul fuoco, una fetta di pane, una tazza di vino mescolato ad acqua.
Mentre Héloïse mangiava e lasciava che le consorelle la scrutassero con la dovuta curiosità, la madre guardiana andò dalla Badessa ad annunciare la visita. Sapeva che l’amica era arrivata sino a lei per un motivo ben preciso. Non poteva più nascondere tra le mura dell’Abbazia quell’uomo arrivato da un altro tempo. Il problema più grande era la sua cecità perché doveva sempre lasciarlo con una consorella che gli facesse compagnia leggendogli le Sacre Scritture. Ma poi lui chiese che gli venissero lette altre storie e dei componimenti che chiamava poesie in una lingua ardua che solo lei riusciva a decifrare.
Quando furono una di fronte all’altra, Roxanne sfilò dal suo velo uno spillone che finiva con una piccola ape ed Héloïse lo unì alle altre api che adornavano il suo velo e, finalmente, sorrise.
- Dubitavo di riuscire ad arrivare sino a qui, dubito sempre che riusciremo a prestare fede al nostro giuramento:
- Lo so, amica mia, abbiamo ricevuto troppe visite in questi ultimi mesi e credo che ormai anche il re sospetti che Luis sia qui con noi.
- La nuova Abbazia dove lo porterò è in Italia, in quella che sarà l’Italia dopo anni di una interminabile pandemia che ha decimato la popolazione mondiale. Non è stato un crollo della civiltà occidentale come la conoscevamo, ma un lento sbriciolamento. La religione è diventata un rifugio per molte anime e l’ultimo Papa di Roma ha accettato anche il sacerdozio delle donne pur di riportare all’ovile più anime possibile.
- Luis dovrà continuare a scrivere i suoi racconti e le sue poesie anche se il mondo lo crederà morto. Lui è una delle api più importanti, con le sue parole ha costruito il nostro ultimo rifugio, quella biblioteca dove solo lettrici e lettori accaniti come noi possono accedere. Anche la Biblioteca è un’isola e io non vedo l’ora di tornarci.
Il resto, lo sappiamo, è opera del vento
Un’isola non è un luogo
qualunque, isola è lo spazio
che ti occupa il fondo della
mente. Isola è il rifugio tra
i mondi e può essere circondata
da acqua o dalle tue parole.
L’isola è un sentimento che
lasci crescere, un respiro che
si allarga e ti apre le porte
verso quell’invisibile di cui
sei una delle custodi, di cui
lui è un custode e un creatore.
Il resto, lo sappiamo, è opera
del vento.
- Vieni sorella, andiamo da lui. Vorrà ascoltare le tue nuove poesie, le
nuove storie che arrivano dalle Montagne della Nebbia. Non ti ha mai potuta
vedere, quindi ti toccherà il viso, non spaventarti, lascialo fare. Quando lo
vedrai sorridere potrai parlare perché il tuo volto sarà in lui.
Insieme andarono nello scriptorium dove l’ospite amava passare il tempo per sentire l’odore dell’inchiostro e dei manoscritti. Chiusero la porta per far intendere alle consorelle che non dovevano essere disturbate.
Al suono dei loro passi, il poeta cieco si girò verso di loro e sorrise prima ancora che le donne gli si fossero avvicinate.
Non appena Héloïse gli fu accanto lui le porse un altro spillone con un’ape in cima e che andava a incastrarsi nel fermaglio che lei già indossava.
- Ditemi signore, da quale tempo lascerò che arrivi la mia voce?
Questa Cronaca 147 nasce dagli strani cortocircuiti tra letture vecchie e
nuove e conversazioni reali e immaginarie con i poeti. Che ora sappiamo,
viaggiano nel tempo e nello spazio.
“Le api dell’invisibile” sono una citazione da una lettera di R. M. Rilke
al suo amico Withold von Hulewicz.
Il resto, lo sappiamo, è opera del vento è una poesia scritta per questa
Cronaca e che cita la mia poesia L’opera
del vento, apparsa nella Cronaca 76 e nel mio libro Sillabario della Luce. Moretti&Vitali 2007
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