sabato 8 agosto 2020

Cronache dall’anno senza Carnevale/153: due ombre sul confine dell’alba e del giorno

Di notte mi addormento in compagnia di un grillo, è un canto sommesso e dolce, mi culla e mi riporta indietro alle notti d’estate della mia infanzia.

Quelle notti dove vedevo brillare le luci dei paesi sulle colline di fronte alla casa di mia nonna e pensavo che fossero le lanterne dei giganti addormentati di giorno e che di notte percorrevano le campagne.

Il canto del grillo non arriva solo dal giardino, anche quando sono nella città silenziosa, proprio sull’albero bellissimo davanti alla mia finestra, un grillo canta e mi fa compagnia.

Funziona così la memoria, come se ogni immagine potente del passato avesse bisogno di riemergere per rafforzare l’istante simile a un istante già vissuto. Chiedo a Luis se accade anche a lui la stessa cosa.

 

 

Io non è solo un altro

 

Vorrei potermi dire che

la memoria non è assedio

ma rivolta, un assalto contro

la fortezza e non la difesa

estrema di un io che si

frantuma e cerca un modo

per dirsi al singolare. Ma,

vedi, ormai lo sappiamo e

lo abbiamo imparato, noi

poeti e noi scrittori, lo sanno

Fernando e Antonio quanto

lo so io: perché “Io” non è

solo un altro, ma è molti

altri che vivono con me e

contro di me. Chi chiamate

Borges è solo il portavoce,

nulla di più.

 

 

È da molto tempo che non leggo Pessoa, forse è arrivata la stagione, gli dico e lui annuisce, con le sue solite nuvole negli occhi e un sorriso gemello della Gioconda, glielo dico.

- Quel sorriso enigmatico, mi ha sempre svelato un segreto con la sua muta confessione, cioè che non arriveremo mai a comprendere fino in fondo il mistero di un’altra creatura, né tanto meno il nostro. Alla fine, non avremo scoperto chi siamo, mi fanno sempre ridere quelli che partono alla scoperta di se stessi, alla fine avremo scoperto, forse, in quanti siamo.

- So, conosco e capisco il senso di essere molti e non solo una. I bambini, i giovani e gli adulti che siamo stati, stanno dentro di noi che siamo le matrioske. E di ogni nostra versione nelle età della vita, custodiamo quella che Tabucchi chiamava la confederazione di anime:

 

“Ebbene, disse il dottor Cardoso, credere di essere 'uno' che fa parte a sé, staccato dalla incommensurabile pluralità dei propri io, rappresenta un'illusione, peraltro ingenua, di un'unica anima di tradizione cristiana, il dottor Ribot e il dottor Janet vedono la personalità come una confederazione di varie anime, perché noi abbiamo varie anime dentro di noi, nevvero, una confederazione che si pone sotto il controllo di un io egemone. Il dottor Cardoso fece una piccola pausa e poi continuò: quella che viene chiamata la norma, o il nostro essere, o la normalità, è solo un risultato, non una premessa, e dipende dal controllo di un io egemone che si è imposto sulla confederazione delle nostre anime; nel caso che sorga un altro io, più forte e più potente, codesto io spodesta l'io egemone e ne prende il posto, passando a dirigere la coorte delle anime, meglio la confederazione, e la preminenza si mantiene fino a quando non viene spodestato a sua volta da un altro io egemone, per un attacco diretto o per una paziente erosione”.

 

- Dimmi allora, Caterina, chi è il tuo io egemone in questa fase della tua vita? Mi chiede Roxanne.

- È la bambina che voleva entrare in convento per copiare i libri, lei che sta bene chiusa in casa e respira la polvere dei libri, il loro odore antico come fosse un profumo raffinato. È sempre lei che tiene legato in vita il mazzo di chiavi che apre le mie porte, lei che ha determinato le mie scelte. E il tuo mia cara Badessa?

- È complicato, perché è almeno una coppia che mi strattona qua e là. La donna meditativa accompagnerà Luis al convento e resterà con lui per qualche tempo. Ma sento già la sedicenne avventurosa strattonarmi perché vuole andare a Parigi e ci andrà, così so già che partirò per un lungo viaggio, ma non verso Parigi, ma verso Oriente, alla ricerca delle tracce della mia famiglia russa.


Crediamo, per usanze, convinzioni ereditate, il corpo che si annoda su se stesso, la società che ci guarda male, che la vecchiaia sia il momento della resa, del ripiego, della quieta attesa del trapasso. E, invece, le forze vitali esplodono e se usciamo dalla cerchia dello sguardo di chi ci vede solo come una generazione e non un individuo, noi siamo pieni di energia, di vita e di progetti, di eternità che incarniamo giorno dopo giorno. In fondo, il pulviscolo dell’universo non è forse fatto dai nostri sogni e dai nostri desideri?

 

 

Due ombre sul confine del giorno

 

Ho cercato lo stupore in ogni parola,

è questo il mio senso della vita, non

altro. La memoria è stata la mia

feroce compagna e la notte la mia

casa. Sul suo confine un giorno

ti ho incontrata e solo le stelle e

i cani sono stati testimoni del

miracolo di un’alba dove la tua

ombra camminava accanto alla mia.

 

 

Luis ci ha recitato un’altra poesia, abbiamo continuato a parlare sino alla fine del mattino, ma ora è arrivato il momento di accompagnarlo a Colorno. Con me e le sacerdotesse viene anche David il poeta. A Colorno deve chiudere il cerchio di una giornata mancata, di una poesia che è rimasta ferma nella sua matita.

Partiamo, camminiamo a piedi, ci lasciamo avvolgere dalla nebbia leggera del bosco e poi arriviamo alla porta e il convento è davanti noi, rosso di mattoni e splendente nel sole.

  

Questa Cronaca dell’ottavo giorno del mese di agosto dell’anno senza Carnevale è un viaggio pluriennale condensato in pochi minuti. Pessoa è venuto a fare visita a Borges. Li rincontreremo al convento di Colorno insieme alle due sacerdotesse e al poeta David. Per quanto riluttante la narratrice deve tornare indietro nella città silenziosa e continuare a scrivere.

Anche le poesie di oggi, attribuite a Borges, sono opera mia. 

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