Solo la domenica, solo la domenica è il tempo giusto
per poter ipotizzare che il tempo, sempre, è frutto di una mediazione tra il
dentro e il fuori. L’ho capito girando per la casa, questa mattina molto presto,
mentre tutti sono ancora addormentati. Ho guardato, ho guardato e guardato come
se non lo avessi fatto mai:
La stanza
Riuniamo una porta, una finestra
e quattro muri pensierosi
e abbiamo già una stanza.
Una camera è senza dubbio il luogo
dove meglio si sente piovere.
Le tre rivelazioni della stanza:
un fantasma, un'arancia, una donna.
Quella che a tavola non disse nulla
lo dice con lacrime nella stanza.
La tua stanza è più intima del tuo passato
nel bosco i nidi
e nella città le stanze.
e quattro muri pensierosi
e abbiamo già una stanza.
Una camera è senza dubbio il luogo
dove meglio si sente piovere.
Le tre rivelazioni della stanza:
un fantasma, un'arancia, una donna.
Quella che a tavola non disse nulla
lo dice con lacrime nella stanza.
La tua stanza è più intima del tuo passato
nel bosco i nidi
e nella città le stanze.
Nessuno ha mai pianto in questa casa, ma tutti abbiamo lasciato
un’arancia a dormire sul tavolo, un’arancia passata da una mano all’altra sino
a quando la volpe non l’ha presa e portata nella sua tana.
Tutti abbiamo ascoltato la pioggia e cantato la sua canzone.
Tutti abbiamo taciuto ascoltando chi voleva solo confessare lo
straniamento dell’essere qui, tutti insieme, al sicuro, mentre la tela del
mondo reale si sfilacciava un filo alla volta e sembrava che nessuno se ne
fosse accorto.
Qui, nelle stanze, con noi riposano le storie, che sono molte, le figlie
dell’ibisco rosso mi stanno chiamando al mio scrittoio, sento i rumori di chi
si sta svegliando.
È un giorno nuovo, di tempo mite e fresco, benché il sole già splenda
alto e nel giardino i lupi giochino a nascondino.
Ma oltre il giardino, oltre il mio sguardo, c’è l’Altipiano della Luna
intorno e ci sono da un lato le Montagne della nebbia e dall’altro il Mare dei
Delfini.
David, il poeta, sta uscendo con il suo taccuino, non so che strada
prenderà, forse andrà alla Casa delle Sorelle in spiaggia e siederà in veranda
a scrivere.
Arriva Anna con dei fogli in mano, ho copiato poesie mi dice e ora devo
leggerlo a qualcuno:
Qui dove la
pietra
è ritratto del tempo
è ritratto del tempo
e lo spazio
è l'unico albero
è l'unico albero
e il suo
fogliame: nubi
e i suoi frutti: astri.
e i suoi frutti: astri.
E il vento:
solo vento.
solo vento.
Come possono
menti e voci che provengono da altre epoche sapere esattamente com’è il nostro
fuori, quaggiù, con tutta la luce intorno e le nuvole in cerchio che giocano
con i lupi, con tutto il tempo che vogliamo, per ridere e raccontare?
Come fanno i
lupi e il vento a giocare e correre come se fossero un’unica creatura?
Una voce
risponde: “Ma tutti noi siamo un’unica creatura che parla molte lingue e nel
silenzio del cielo trova echi qui, sulla terra”.
È l’ultima
domenica di luglio e noi siamo sempre qui, a vagare tra i mondi e il tempo e
gli sguardi di chi sa ascoltare.
Le poesie di
questa Cronaca 140 sono del poeta boliviano Eduardo Mitre:
La stanza trad. A. M. Molina, in Poesia, n. 221, Crocetti, 2007
è la prima delle Celebraciones
L’altipiano in Versi d'autunno, Sinopia, 2005, a cura di Antonella Ciabatti
Celebraciones
Unimos una puerta, una ventana
y cuatro pensativos
y ya tenemos un cuarto.
Un cuarto es sin duda el sitio
donde mejor se oye llover.
Las tres revelaciones del
cuarto:
un fantasma, una araña, la mujer.
La que a la mesa nada dijo
se lo dice con lágrimas al cuarto.
Tu cuarto es más íntimo que tu pasado.
En el bosque los nidos
y en la ciudad los cuartos.
El Altipiano
Aquí donde la piedra
es retrato del tiempo
es retrato del tiempo
y el espacio
el único árbol
el único árbol
y su follaje: nubes
y sus frutos: astros.
y sus frutos: astros.
Y el viento:
sólo viento.
sólo viento.
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