giovedì 30 luglio 2020

Cronache dall’anno senza Carnevale/144: se il tuo sguardo è la forza del mio

Sulla città silenziosa cala il sipario dell’estate anche se l’anno in corso è un anno diverso. Ieri e oggi ho camminato a lungo per le sue strade, ho ascoltato i suoni, i rumori, i canti degli uccelli.

A parte il rumore del traffico e le sirene delle ambulanze, la voce prevalente è quella delle cicale. Sì, proprio delle cicale, come se fossimo in campagna qualche decennio fa. La voce delle rondini si fa sentire solo il mattino molto presto o intorno al tramonto, cornacchie, merli, passeri e altri uccellini non si sentono quasi più.

Noi umani siamo più silenziosi, forse perché siamo alla ricerca di un impossibile equilibrio tra una nuova normalità e questo tempo nebuloso dove ci muoviamo al rallentatore.

Verso sera tutto si fa morbido e al buio cantano i grilli, poche persone passeggiano, neanche le terrazze si illuminano più di candele.

Ma una città è una città, posso tornare a esplorarla estate dopo estate e le variazioni saranno minime. Perché i palazzi non fioriscono e le piazze non si espandono.

Non sopporto altro tempo quaggiù, né tempo scritto, né tempo immaginato, né tempo reale.

Così torno con il mio bottino di libri nella Casa delle Parole, dove non c’è nessuno se non altri libri e un pomeriggio sonnolento.

Mi dispiace aver perso l’alba quaggiù, mi dispiace non avere visto il mare a mezzogiorno e non avere fatto il bagno con i delfini.

In città ho simulato la campagna mangiando pomodori e cetrioli sconditi, ora simulerò il mare ascoltando le onde immaginarie che chiamo sulle rive della mia memoria.

E così vedo l’isola, davanti alla nostra spiaggia un’isola che appare e scompare secondo i giorni e gli umori.

Lascio che i miei occhi si abituino a questa forma inesplorata, lascio che i miei occhi fioriscano e lo sguardo si apra su nuove dimensioni.

 

Se il tuo sguardo è la forza del mio

 

Dove esiste uno sguardo

esiste un nome, esiste

un tempo che ha inizio e

una fine, un colore che

dimentica se stesso, una

rondine che si tuffa coi

delfini, una conchiglia che

custodisce il sole, un granello

di sabbia che ruba il vento al

mare, un mare distratto che

gioca con le onde, un’onda che

canta come se fosse una foglia,

una rosa fiorita nell’angolo più

remoto della spiaggia, dove c’è

terra buona per la fioritura e

tutto questo basta perché questo

mio sguardo sia la trama di una

storia o di una poesia. A compiere

il miracolo, sono poi il silenzio e

il vento, le mie parole che sanno

di sale e il tuo sguardo che

incrocio e mi dice ciò che

avevo smarrito e non avevo

visto mai.

 

 

Sì, è proprio così, il mio sguardo e il tuo sguardo sono molto più che due sguardi. È tutto il mondo che ci danza intorno e insieme lo costruiamo parola per parola.

 

Questa Cronaca 144 nasce intorno alla poesia


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